sabato 31 gennaio 2009

La lampada

La luce splende nelle tenebre, e le tenebre non l'hanno sopraffatta (Giovanni 1:5).

Le tenebre non l’hanno soprafatta. Cosa significa? Questa luce vinse sul male. La Parola incarnata, luce del mondo, avendo vissuto nella perfezione una vita da uomo è riuscita a compiere la propria missione ottenendo la vittoria sul male, male introdotto dall’uomo. Essa rimediò così a qualcosa d’irreparabile, le tenebre (peccato). L’uomo non avrebbe potuto mai salvarsi, o pensate di riuscire a rinvenire nel buio più assoluto qualcosa o qualcuno? Ecco questa luce venne ad aprire una via d’accesso al nostro Creatore.
Nel verso in epigrafe è scritto che la luce “splende” e non “splendette”. Quindi, possiamo ritenere che oggi essa splende ancora in questo mondo di tenebre. Come? Così come splendette nel principio. La Parola nel principio illuminò l’universo. Oggi questa stessa Parola illumina le nostre vite: La tua parola è una lampada al mio piede e una luce sul mio sentiero (Salmi 119:105). Cristo è la via, ma ognuno di noi ha un sentiero da percorrere. Non possiamo affidarci in questo cammino alle nostre capacità o sensi. Abbiamo bisogno di qualcosa di più affidabile. Se desideriamo trovare il Signore dobbiamo affidarci a quella luce (la Parola di Dio) che ci mostra il sentiero corretto da percorrere. Nel mondo ci sono centinaia di religioni, sembra che esse portino più buio di quanto già c’è ne. Esse hanno soltanto causato odio, inimicizie e guerre. E’ davvero triste osservare questa giungla di religioni in cui non riesce a penetrare nemmeno un filo di luce. Qual è quella giusta? Ebbene, Cristo (la luce) non venne a instaurare una religione. La Sua venuta servì a compiere ciò che la legge non riuscì a fare: poiché Cristo è il termine della legge, per la giustificazione di tutti coloro che credono (Romani 10:4) "Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento "(Matteo 5:17). Oggi abbiamo il privilegio di possedere l’intero contenuto della rivelazione Divina, la Bibbia. Fu soltanto dopo la venuta di Cristo che questa rivelazione giunse al termine. Abbiamo così la facoltà di comprendere la volontà del Creatore nella Sua totalità. Non necessitiamo d’altro, tutto fu compiuto affinché giungessimo a Dio. Nessuna religione, è sufficiente soltanto l’insegnamento contenuto in questo libro. Come illustrato nei precedenti post, dobbiamo aggiungerci la fede, affinché si realizzino le promesse. Pertanto se vuoi conoscere il Creatore, devi usare la luce (la parola di Dio) che traccia il sentiero da percorrere. La luce non splendette, ma splende nel cuore di chiunque si accosta a Lui con fede attraverso la Sua lampada (parola di Dio)! Or senza fede è impossibile piacergli; poiché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano (Ebrei 11:69).

giovedì 29 gennaio 2009

Vita e luce

In lei era la vita, e la vita era la luce degli uomini (Giovanni 1:4).

La Bibbia presenta un’opera salvifica per mezzo di Cristo Gesù. Tutte le scritture parlano di Lui, dal Genesi all’Apocalisse! Ma salvezza da cosa? Qual è questo pericolo che l’uomo corre e da cui Cristo ci libera? Il verso in epigrafe parla di vita, sul lato diametralmente opposto, però, c’è la morte! Evento scongiurato da chiunque, che comunque rimane una tappa naturale con cui tutti dovranno alla fine confrontarsi. Alcune volte è addirittura difficile parlarne per motivi di scaramanzia. Oh, spero che ora non linkiate in un altro posto! Iniziamo a precisare che la Bibbia parla di due tipi di morte, ossia, la morte fisica e quella eterna. Quest’ultimo termine non si rinviene nelle Scritture. L’Apocalisse definisce questo stato con morte seconda. Ecco l’opera di Cristo ci salva proprio dalla morte seconda. Ma che tipo di morte è? La Bibbia ci rivela che ciò corrisponde a una separazione dolorosa da Dio per l’eternità, e se volete capire cosa significa eterno leggete questo mio post che vi aprirà uno scorcio su questa realtà. Mentre con separazione dolorosa, cosa s’intende? Beh, provate a pensare alla persona più cara che vi sta vicino, e immaginate che venisse improvvisamente a mancare, tale dolore può darvi un’idea della sofferenza. E ciò non sarà attenuato dal tempo, poiché vivremo in un “tempo” percepito costantemente al presente, cioè senza fine. Né ci sarà alcun conforto, orribile! Però, la buona notizia (Vangelo) l’abbiamo proprio nel verso odierno. In lei (Parola) era la vita! Sì, la vita. Non solo la Parola nel principio donò la vita fisica, ma oggi abbiamo il privilegio d’accedere direttamente alla vita eterna. Non morremo più? No, ma lo stesso Vangelo asserisce che: In verità, in verità vi dico: chi crede in me ha vita eterna (Giovanni 6:47). Quindi la morte diverrà soltanto la porta d’accesso alla vita eterna, o, se saremmo ancora viventi, accadrà che: Ecco, io vi dico un mistero: non tutti morremo, ma tutti saremo trasformati, (I Corinzi 15:51); poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo rapiti insieme con loro, sulle nuvole, a incontrare il Signore nell'aria; e così saremo sempre con il Signore (I Tessalonicesi 4:17).
La vita, inoltre, è la luce. Essa illumina il percorso di coloro che lo cercano, poiché è la Parola incarnata. Se la nostra vita scorre nel buio, necessitiamo di questa luce. Egli venne proprio per donarci la luce necessaria per conoscerlo. Vediamo cosa disse la luce a riguardo: Io son venuto come luce nel mondo, affinché chiunque crede in me, non rimanga nelle tenebre (Giovanni 12:46). Credendo in lui possiamo uscire da questo mondo di tenebre ed entrare a fare parte del Suo regno di luce. Non è un’affermazione meravigliosa? Possiamo far parte di un regno totalmente diverso da questo mondo, semplicemente credendo nel messaggio di questa luce. Credendo nella Sua parola acquisiremo la luce che ci permetterà di scorgere il regno di Dio. Inizia a leggere la Bibbia con fede, realizzerai ciò che Egli disse. A nessuno piace il buio, dimostralo credendo nelle Sue parole!

martedì 27 gennaio 2009

Un nuovo creato

Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta (Giovanni 1:3).

Neppure una delle cose fatte è stata fatta senza di Lei (la Parola)! Ogni cosa creata Egli l’ha trasse dal nulla. Così, soltanto proferendo una parola, senza alcuno sforzo. Quello che spesso non intravediamo è che il Creatore non concepì le cose così come noi oggi le conosciamo. Il Genesi definì il creato buono, e dopo la creazione dell’uomo molto buono. Questo significa che era perfetto, ma ciò non corrisponde certamente all’attuale realtà. Il mondo è tempestato da malattie, guerre, l’uomo non perde occasione d’opprimere o approfittarsi del prossimo, e la natura è sconvolta da terremoti o altri fenomeni disastrosi. Può sembrare la solita descrizione retorica d’eventi naturali. In effetti, la caduta dell’uomo nel peccato sconvolse oltre il rapporto con Dio anche la natura. I disastri naturali susseguitosi nei secoli non sono altro che una conseguenza del peccato. L’apostolo Paolo lo afferma nell’epistola ai Romani: Poiché la creazione aspetta con impazienza la manifestazione dei figli di Dio; perché la creazione è stata sottoposta alla vanità, non di sua propria volontà, ma a motivo di colui che ve l'ha sottoposta, nella speranza che anche la creazione stessa sarà liberata dalla schiavitú della corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio. Sappiamo infatti che fino a ora tutta la creazione geme ed è in travaglio; non solo essa, ma anche noi, che abbiamo le primizie dello Spirito, gemiamo dentro di noi, aspettando l'adozione, la redenzione del nostro corpo (8:19-23). Tutto questo male non esisteva prima della caduta nel peccato. Alcuni commettono l’errore d’attribuire il male al Creatore, non avendone impedita l’esistenza. Il male però esiste nella nostra realtà per scelta dell’uomo. Non fu Dio a crearlo. L’uomo scelse d’acquisire la conoscenza del bene e del male violando l’unico precetto di Dio. Questa scelta ebbe delle conseguenze che generarono il male. Il Creatore avrebbe potuto evitare di donargli la facoltà del libero arbitrio? Sì, ma che essere vivente sarebbe stato questo? Un essere umano è tale (a immagine e somiglianza di Dio) perché possiede il libero arbitrio, se non fosse così, assomiglierebbe a un robot o altra macchina automatizzata con delle informazioni preinstallate. La capacità del libero arbitrio comporta delle responsabilità. E come qualsiasi altra facoltà se ne può fare un abuso. L’uomo cadde proprio in questo eccesso perché non consultò il Creatore. Pensò di poter fare autonomamente. Pose la sua capacità di valutazione al di sopra di quella divina. Chissà quante persone oggi non fanno altro che assomigliare ai nostri progenitori, confidando più nel proprio discernimento che in quello di Dio trasmesso attraverso la Sua parola. Tutto questo non fa altro che aggravare l’attuale situazione caotica nel mondo. Il Creatore, però, è tornato nuovamente all’opera, il riposo terminò duemila anni fa. Fu con la risurrezione di Cristo che Egli diede inizio a una nuova creazione. "All'angelo della chiesa di Laodicea scrivi: Queste cose dice l'Amen, il testimone fedele e veritiero, il principio della creazione di Dio: (Apocalisse 3:14). Cristo esiste (come uomo, e non nella Sua divinità) da quando fu concepito miracolosamente nel seno di Maria. Dato che umanamente prima di quel momento non esisteva, possiamo dedurre che il termine “principio della creazione” si riferisce a una nuova. Questa creazione non terminò con Lui, ma fu solamente l’inizio, perché ogni uomo che nasce di nuovo (nel modo descritto da Gesù a Nicodemo nel capitolo tre dell’Evangelo di Giovanni), andrà e, fa parte del nuovo creato. L’apostolo Paolo si riferì proprio a questo quando scrisse ai Corinzi e ai Colossesi: Ma ora Cristo è stato risuscitato dai morti, primizia di quelli che sono morti (I Corinzi 15:20). Egli è il capo del corpo, cioè della chiesa; è lui il principio, il primogenito dai morti, affinché in ogni cosa abbia il primato (Colossesi 1:18). Soltanto nascendo di nuovo potremo far parte della nuova creazione. Notiamo che questa nuova creazione non inizia dai cieli e dalla terra, e nemmeno dal corpo, ma dallo spirito. E quando il numero dei redenti sarà al completo, il Signore tornerà dal cielo, per donarci un corpo totalmente diverso: … Così pure della risurrezione dei morti. Il corpo è seminato corruttibile, e risuscita incorruttibile; … Così anche sta scritto: il primo uomo, Adamo, fu fatto anima vivente; l'ultimo Adamo è spirito vivificante (I Corinzi 15:35-42). Alla fine dell’epoca presente Egli ci donerà un nuovo cielo e una nuova terra, sulla quale discenderà la nuova Gerusalemme in cui la notte non ci sarà più, e che avrà una piazza d’oro e le porte di perle. La descrizione nel libro dell’Apocalisse apre soltanto un piccolo scorcio a questa nuova creazione, poiché sarà qualcosa d’inimmaginabile. Pertanto se desideri fare parte di questa seconda creazione puoi chiedere al tuo Creatore e Salvatore di iniziare quest’opera in te. Devi soltanto credere (non alle mie parole, ma a quelle di Dio)!

domenica 25 gennaio 2009

La Parola è mediatrice

Essa era nel principio con Dio (Giovanni 1:2).

La Parola era nel principio con Dio. E oggi dove è? La Parola, nella persona di Cristo Gesù, è attualmente alla destra del Padre e intercede per noi (Romani 8:34)! Egli è tornato, dove risiedeva nel principio, con Dio, poiché è Dio. E’ lì, e sta pregando anche per te! Quindi, è tornato tutto come prima? No, oggi Egli ha un corpo che mostra i segni del Suo sacrificio, il quale ci permette d’accedere al Padre. Prima della venuta di Cristo non c’era modo d’accostarsi al Padre se non altro per mezzo di riti sacrificali. Oggi non abbiamo bisogno di nulla, soltanto la fede, ossia, credere in quel sacrificio che Egli compì. Né necessitiamo d’altri mediatori, perché egli è l’unico con quest'ufficio: Infatti c'è un solo Dio e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesú uomo, (I Timoteo 2:5). Notiamo che non c’è altro intermediario all’infuori di Lui. Cristo è l’unico uomo che possiede e possedeva le caratteristiche per ricoprire questa carica. Infatti, condusse una vita senza peccato. Se non fosse stato così, il sacrificio non sarebbe stato gradito a Dio (Padre). Qual è la prova di quest’affermazione? La risurrezione! Il Padre non l'avrebbe risuscitato donandogli un nuovo corpo incorruttibile.
La differenza consiste, quindi, nel fatto che ora la Parola, la quale nel principio era con Dio, possiede un corpo umano. Molti credono che ci furono altri uomini, i quali nella loro vita, dopo essere morti, abbiano raggiunto la carica di intercessori, cioè, di “santi”. Questo però non corrisponde a quanto ci trasmette il messaggio biblico. Nemmeno per la madre di Gesù? No, anche se spesso è definita l’“immacolata” e come tale co-rendentrice. L’unica volta che rinveniamo nel testo greco il termine ”immacolato” (amiantos) in riferimento a un uomo, ciò è attribuito alla persona di Gesù (Ebrei 7:26). Ma perché doveva essere un uomo? È scritto nell’epistola ai Romani: Infatti, come per la disubbidienza di un solo uomo i molti sono stati resi peccatori, così anche per l'ubbidienza di uno solo, i molti saranno costituiti giusti (Romani 5:19). C’è, inoltre, un ulteriore motivo. Infatti, chi all’infuori di un uomo può comprendere meglio un suo simile? Cristo essendo un essere umano riesce perfettamente a simpatizzare con le nostre debolezze (Ebrei 4:15). Non è che Dio come tale non sia in grado di farlo, Egli ci ha soltanto escluso così la possibilità d’accusarlo d’incomprensione. Questo ci dovrebbe consolare, perché abbiamo un essere umano (unico Essere degno e all’altezza) pronto a presentarci al cospetto dell’unico Creatore e Padre celeste. Contrariamente (nella necessità d’altri intermediatori) il sacrificio di Cristo sarebbe stato insufficiente. Egli, però, sulla croce esclamò, “è compiuto”, non serve altro. Spero avrete compreso perché Egli tornò ove fu nel principio, ossia, con Dio. Ciò significa che ci ha abbandonati? No, poiché Egli disse: "… io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente". E come se è con Dio (Padre)? Per mezzo del Suo Spirito! Egli c’è lo svelò prima d’ascendere al cielo: Ma quando sarà venuto il Consolatore che io vi manderò da parte del Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli testimonierà di me; (Giovanni 15:26). Possiamo notare che l’opera di Cristo continua tuttora, nonostante Egli sia con il Padre. In conclusione, siamo in grado d’asserire che nel principio la Parola era con Dio, e anche alla nostra fine sarà lì, ad attenderci! Dobbiamo soltanto chiederci, lo incontrerò come Salvatore o come Giudice? Se desideri rispondere a questa domanda, inizia a specchiarti nella Sua parola!

venerdì 23 gennaio 2009

La bilancia di Dio

Per comprender il seguente post sarebbe opportuno leggere il capitolo cinque del libro di Daniele.
Baldassar, re di Babilonia (si pensa co – reggente di Nabonido, e nipote di Nabucodonosor) diede un convito. Egli richiese l’uso delle stoviglie saccheggiate da Nabucodonosor nel tempio di Gerusalemme. Utensili adibiti a un uso sacro furono adoperati per la propria goduria alla gloria di altri dèi. La goccia che fece traboccare il bicchiere! L’ira di Dio si accese, e nel bel mezzo del banchetto apparve una mano mozza che scrisse il Suo giudizio su un muro del palazzo reale, sotto gli occhi terrorizzati dei presenti. Il messaggio fu: Mené, Mené, Téchel, U-Parsin. Nessuno fu in grado di tradurre il messaggio, pertanto, condussero Daniele dal re che rese il significato della scritta. Una sentenza durissima, nessun preavviso all’infuori del predetto giudizio. Perché? Come ogni sentenza anche questa fu ben motivata e argomentata. Nonostante Baldassar conoscesse le vicende di Nabucodonosor, e il giudizio inflitto dal Signore a causa del suo orgoglio, ricalco l’atteggiamento dell’avo ignorandone l’insegnamento. L’indifferenza mostrata nell’uso degli oggetti sacri segnò il suo giudizio sulla bilancia divina. E nella stessa notte dovette rendere conto al proprio Creatore.
Questa storia rispecchia ciò che accade oggigiorno a molte persone. Essi vivono le loro vite incuranti della parola di Dio. Magari conoscono il contenuto della Bibbia e i giudizi che essa predice, ma non se ne curano, vivono nell’assoluta indifferenza. Anzi, come Baldassare, profanano tutto ciò che concerne il divino, dandosi ai piaceri sfrenati della vita, con un cuore pieno d’apatia. Non c’è peggio di qualcuno che non vuole ascoltare o capire. Il Signore è un Dio paziente, offrendoci fino all’ultimo la possibilità di redenzione. Questa grazia può apparire a molti come immunità. Essi pensano d’essere esenti dal giudizio divino. Ma sebbene non abbiamo una prova fisica di Dio, questo non significa che Egli non stia pesando il nostro operato. Puoi anche continuare a costruire intorno a te il regno in cui ti dedichi a tutto all’infuori di Dio. Tuttavia, c’è una bilancia in cui da un lato poggia la giustizia divina e dall’altro quella nostra. Anche se non ce ne rendiamo conto questa bilancia è costantemente al lavoro per ognuno di noi, e penderà purtroppo sempre dalla parte divina fino a quando non permetteremo a Cristo di entrare (credendo nel Suo sacrificio) nella nostra vita, riportando così tutto in equilibrio. Non commettiamo l’errore pensando di poter sfuggire al giudizio divino. Alla fine arriverà per chiunque il momento. Cosa aspettiamo che il terrore ci colga all’improvviso? Non potremo giustificarci asserendo d’essere nell’ignoranza. Chiunque oggi ha la conoscenza del Salvatore. Tutti conoscono la figura di Cristo, unico "peso" che ci conduce in equilibrio dinanzi al Creatore. Forse non tutti sono al corrente dell’intero contenuto biblico e le dottrine in essa esposte. Però, tutti sanno che Cristo offrì se stesso per la redenzione dell’umanità. Bisogna soltanto crederci! Baldassare benché conoscesse tutto intorno al suo avo, restò nella spensieratezza. Non commettere lo stesso errore. Nel momento in cui Dio riverserà la Sua ira su questa terra, non ci sarà più tempo, poiché il tutto ti coglierà all’improvviso. Il terrore invaderà la tu vita, lasciandoti soltanto il tempo di percepire che: Mené, Mené, Téchel, U-Parsin (contato, contato, pesato e diviso) Dio ha fatto il conto del tuo regno e gli ha posto fine; tu sei stato pesato con la bilancia e sei stato trovato mancante. Il tuo regno è diviso … . Sì, diviso, poiché ti ritroverai separato da questo regno a rendere conto al tuo Creatore! E: È terribile cadere nelle mani del Dio vivente (Ebrei 10:31).

mercoledì 21 gennaio 2009

Fiumi di parole

Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio (Giovanni 1:1).

Viviamo in un mondo immerso nelle parole e non di parola. Fiumi di parole cadono nel vuoto senza che qualcuno ne colga una. Scorrono e non si fermano, volano e scompaiano. Chi riesce a coglierne una? Chi è che dà oramai peso alle parole? Nessuno! Eppure sono le parole che ci permettono di comunicare in un modo assolutamente unico su questa terra ripiena di esseri viventi. E cosa accade con la parola del Creatore? ... Io, il SIGNORE, parlo, e mando la cosa a effetto" (Ezechiele 36:36). Ogni parola di Dio va a effetto! Egli non parla tanto per fare fiato. Non sono parole vuote gettate al vento, né verbi sterili. Ogni singola parola produrrà qualcosa. Giratevi un po’ intorno, tutte ciò che vedete e riguarda il creato fu creata con la Parola. Immaginate di proferire una parola, per esempio acqua, ed essa appaia, così dal nulla. Impossibile, penserete, eppure l’Architetto creò tutto in questo modo, senza alcuno sforzo. Tuttavia Egli non si limitò a donarci soltanto la nostra realtà. È andato oltre, donò addirittura la Sua Parola per mezzo di cui creò ogni cosa. Magari le nostre parole offendono il Creatore ma Egli con la Sua ci ha permesso d’acquisire la vita eterna. Cristo è la Parola incarnata di Dio. Essa (la Parola) esprime il pensiero di Dio, ma soprattutto è un esempio d’azione, poiché nel principio creò, poi s’incarnò e abitò per un periodo tra noi insegnandoci ad amare il prossimo come noi stessi, mostrandoci che alle parole seguono sempre dei fatti. Sì, i fatti, quelli che mancano nelle nostre parole. Il Creatore mandò soltanto una Parola ed Essa aiutò il prossimo in ogni occasione. Inoltre, prima della Sua dipartita corporale, dimostrò sino in fondo l’ubbidienza al Padre, restando inerte e sofferente sulla croce pur potendo scendere e freddare i suoi aguzzini. Con una Parola cambiò il mondo, donandoci la possibilità di trascorrere l’eternità al Suo cospetto. Tocca a noi non lasciare cadere questa Parola nel vuoto. Egli la mandò, noi dobbiamo soltanto coglierla e credere in ciò che Essa ci insegnò! Nulla di più, ed è tutto gratuito. Per coglierla non dobbiamo fare nulla all’infuori di credere. L’unica azione da compiere è credere in questa Parola: In verità, in verità vi dico: chi crede in me ha vita eterna (Giovanni 6:47). Trilioni di parole in questo mondo rimangono inutili e sterili ma Egli con una ha salvato l’umanità. Vuoi crederci e permetterGli di fare nascere qualcosa di meraviglioso nella tua vita?

lunedì 19 gennaio 2009

Il centurione

Ascoltando una canzone cristiana sono rimasto colpito dal testo molto bello tratto dal Vangelo secondo Luca. Questo passo narra di un centurione che mandò degli anziani dei giudei per pregarlo affinché guarisse un suo servitore. Gesù s’incamminò, e giunto nei pressi della casa il centurione inviò degli amici per fargli una richiesta. Vediamo cosa gli riferirono: Signore, non ti dare questo incomodo, perch'io non son degno che tu entri sotto il mio tetto; e perciò non mi son neppure reputato degno di venire da te; ma dillo con una parola, e sia guarito il mio servitore. Poiché anch'io son uomo sottoposto alla potestà altrui, ed ho sotto di me de' soldati; e dico ad uno: Va', ed egli va; e ad un altro: Vieni, ed egli viene; e al mio servitore: Fa' questo, ed egli lo fa. Udito questo, Gesù restò maravigliato di lui; e rivoltosi alla moltitudine che lo seguiva, disse: Io vi dico che neppure in Israele ho trovato una cotanta fede! E quando gl'inviati furon tornati a casa, trovarono il servitore guarito.
Gesù restò meravigliato dal centurione! Perché? Egli in primo luogo si reputò indegno identificandosi come un uomo peccatore, pur essendo stato riconosciuto dagli ebrei come un uomo meritevole. Questo perché essi guardavano soltanto all’apparenza, elencando le sue buone opere al Signore Gesù. Il centurione, però, riconoscendo in Cristo l’onniscienza, confessò immediatamente la sua indegnità. Il Signore restò prima di tutto meravigliato da questa confessione, in una società in cui molti si ritenevano irreprensibili. Nessuna richiesta del tipo: "ma Lei in che modo compie i miracoli, che rito esegue affinché si realizzi il miracolo", o, "mi dia un segno"! Nulla di tutto ciò. Soltanto una piena fiducia nelle parole di Colui che creò l’universo, e quindi possiede il potere sulla vita. Questo manifestò il centurione con le sue parole! E Cristo non guardò alle sue opere quand’anche lodevoli. Egli che creò qualsiasi particella sub atomica conosciuta e sconosciuta riuscì e riesce a veder dove nemmeno il microscopio dell'Oak Ridge National Laboratory (uno dei più potenti microscopi al mondo) riesce a scrutare, ossia, nell’intimo del cuore umano. Egli giudica i sentimenti e i pensieri dell’uomo. Niente può restare nascosto ai Suoi occhi. Fu proprio quello che Egli vide nel cuore di questo centurione che lo stupì, una fiducia irremovibile e incondizionata. Ma l’aspetto triste di questa storia è che quest’uomo era un pagano, cioè, qualcuno che non apparteneva al popolo ebraico cui Cristo stava rivolgendo il Suo messaggio di salvezza. Pur non essendo ebreo, dimostrò una fede esemplare, mentre i giudei che avevano conosciuto per mezzo dei loro antenati la potenza di Dio non stupirono mai in tale modo il Signore. Purtroppo questo scenario assomiglia tanto ai nostri tempi. Tutti vogliono (soprattutto chi si definisce cristiano) oggi una prova o un riscontro della realtà divina. Nessuno è disposto semplicemente a credere ciò che la Sua parola insegna. Ogni dubbio è condizionato dalla richiesta di un segno il quale dimostri e ci aiuti a credere. Però, questo evidenzia soltanto tutta la nostra sfiducia in Lui. Che tristezza e vergogna! Sapete come Egli rispose a chi gli chiese un segno?
I farisei e i sadducei si avvicinarono a lui per metterlo alla prova e gli chiesero di mostrar loro un segno dal cielo. Ma egli rispose: "Quando si fa sera, voi dite: Bel tempo, perché il cielo rosseggia!e la mattina dite: Oggi tempesta, perché il cielo rosseggia cupo! L'aspetto del cielo lo sapete dunque discernere, e i segni dei tempi non riuscite a discernerli? Questa generazione malvagia e adultera chiede un segno, e segno non le sarà dato se non quello di Giona". E, lasciatili, se ne andò.
Coloro che furono chiamati (fra l’altro la “crema” della società dell’epoca, farisei e sadducei) a essere d'esempio tra i popoli chiedevano un segno al loro Creatore, incredibile! Furono solo parole d’incredulità e Gesù li lasciò, senza che essi avessero ottenuto qualcosa. Da quelle parole vuote ricevettero soltanto un segno, quello di Giona. E questo segno era ed è rinvenibile soltanto nelle Scritture. Se non iniziamo a credere in ciò che la Sua parola insegna, non potremo mai realizzare le Sue promesse. È semplice bisogna soltanto credere come quel centurione che ripose la sua piena fiducia in Colui che è l’Onnipotente. Ma la domanda che Egli oggi ci pone è: … quando il Figliuol dell'uomo verrà, troverà egli la fede sulla terra? Se la risposta è affermativa, dimostriamolo!

Testo del cantico

La teoria restituzionista (parte 3)

Desideravo precisare e terminare quest’argomento. La teoria restituzionista si fonde sul fatto che tra il primo e il secondo verso vi fu un periodo di tempo indefinito per i motivi esposti nella prima parte di questo tema. Questa teoria, però, contiene alla sua base un’enorme falla logica. I sostenitori di questa credenza affermano che i giorni della creazione siano da prender alla lettera, ossia, equivalenti a dei periodi di ventiquattro ore. La falla logica consiste propria in quest’ipotesi. Infatti, la teoria restituzionista non può trovare riscontro nell’interpretazione letterale del testo. Se crediamo che i giorni equivalsero a ventiquattro ore non possiamo introdurre nel primo giorno un periodo indefinito. Perché? Ma sarebbe una contraddizione! Se asseriamo che i giorni equivalsero a ventiquattro ore, non possiamo inserire un periodo di tempo indefinito, magari di migliaia di anni, sostenendo così il contrario. Affermando viceversa che tra il primo e il secondo verso vi fu un’epoca di migliaia d’anni o più, non faccio altro che dichiarare implicitamente la non sussistenza dei giorni letterali di ventiquattro ore, almeno per quanto concerne il primo giorno. La descrizione del primo periodo creativo inizia, infatti, con il verso uno per terminare al quinto. Il Creatore non concluse il verso uno con i termini “Fu sera, poi fu mattina: primo giorno”, differendo i fatti (del verso due al cinque) al secondo giorno. Si potrebbe, però, obbiettare che la creazione della nostra realtà ebbe inizio al verso due e quindi il tutto andrebbe considerato da quel punto in poi. Tuttavia il verso quattro del capitolo due afferma che “... Nel giorno che Dio il SIGNORE fece la terra e i cieli,", nel giorno e non nei giorni, pertanto, il primo giorno decorse dal verso uno per terminare al quinto così come appare naturale nel suo contesto. Inoltre il verso due del capitolo due afferma che Egli “… si riposò il settimo giorno da tutta l'opera che aveva fatta”. Possiamo ancora una volta notare che Egli si riposò da tutta l’opera e non da una sua parte, cioè, quella seguente al verso due. Questo ci dimostra che non è possibile inserire un periodo indefinito tra il primo e il secondo verso del Genesi. In tal modo si creerebbe sì un caos, dato, però, dalla teoria restituzionista. Spero d’essere stato abbastanza chiaro e di aiuto a qualcuno nell’interpretazione dei primi versi del Genesi.

P.S. Chi desidera approfondire l’argomento può leggere i post dedicati al tempo.

sabato 17 gennaio 2009

Ispirazione verbale e plenaria (parte 3)

Nella sidebar di questo blog potete leggere un avviso in cui si evidenzia che il fine di questo spazio non è quello di dimostrare filosoficamente o scientificamente la realtà del Creatore. Eppure la Bibbia contiene dei riferimenti scientifici espressi in un linguaggio elementare, e riamane nonostante le tante diatribe in armonia con molte realtà scientifiche. Ma chi c’è lo dice che questo libro sia rimasto inalterato con il trascorrere dei millenni? Esiste una prova oggettiva che non contenga degli errori tali da corromperne la Sua rivelazione? Ecco per chi desiderasse un riscontro del genere, potrebbe cimentarsi a studiare i vari manoscritti più antichi, e scoprirebbe che le variazioni non riguardano nemmeno un singolo punto dottrinale delle Scritture. E ciò vale anche per quelli ritrovati nelle grotte del mar Morto di un migliaio d’anni più antichi. Se tutto queste argomentazioni non vi convincono ancora, allora, abbiamo bisogno della prova sperimentale. Qualsiasi scienza la considera coma la prova delle prove. Noi possiamo stare qui a descrivere le realtà bibliche all’infinito, ma se l’uomo non inizia a gustare questo straordinario libro, non potrà mai realizzare la prova sperimentale, ossia, capire ciò che essa compie attraverso il suo massaggio nel cuore dell’uomo. Di seguito ho trascritto ciò che disse in merito il Dott. E. Stock:

Quand'ero ragazzo, lessi un racconto che mi mostrava i diversi modi attraverso i quali possiamo essere sicuri che questa grande biblioteca di Libri Sacri, che chiamiamo la Bibbia, è realmente la Parola di Dio, la rivelazione di Dio all'umanità. Lo scrittore del racconto aveva spiegato tre diverse prove: la storica, l'interiore e la sperimentale. Poi raccontava come una volta mandò un ragazzo dal farmacista a comprare del fosforo. Il ragazzo portò un pacchetto: era fosforo? Il ragazzo disse che era andato dal farmacista ed aveva chiesto del fosforo, il farmacista era andato presso uno dei suoi scaffali ed aveva preso della roba da un vaso, l'aveva messa nel pacchetto e gliel'aveva data, lui gliel'aveva portata. Questa era la prova storica che il pacchetto conteneva del fosforo. Poi aprì il pacchetto. La sostanza che conteneva aveva l'apparenza del fosforo e odorava come il fosforo. Questa era la prova interiore. Poi avvicino una candela a quella sostanza: «Guarda come brucia!». Questa era la prova sperimentale.

Difender la Bibbia intellettualmente ha un’importanza, ma l’argomentazione più evidente rimane quella sperimentale. Essa ha nei secoli cambiato civiltà (la democrazia ha una radice biblica), trasformato le persone nel loro comportamento e sostenuto miliardi di persone nei momenti di sconforto. Non dimentichiamo tutto questo! E quest’opera e in continua evoluzione, non ci credi? Inizia ad assaggiare quest’acqua viva da cui potrai ottenere la vita eterna!

giovedì 15 gennaio 2009

Ispirazione verbale e plenaria (parte 2)

Quali sono i passi da cui possiamo comprendere che la Scrittura è ispirata? Avete mai letto nell’A.T. l’affermazione “Dio, Il Signore, l’Eterno disse” o “così dice il Signore, l’Eterno”? Per esempio: Il SIGNORE disse a Mosè: "Sali da me sul monte e férmati qui; io ti darò delle tavole di pietra, la legge e i comandamenti che ho scritto, perché siano insegnati ai figli d'Israele"(Esodo 24:12). Questo non vi dice nulla? È un’affermazione implicita del testo!
E il nuovo N. T. cosa sostiene riguardo all’ispirazione delle Scritture? Iniziamo dagli apostoli: Qual è dunque il vantaggio del Giudeo? Qual è l'utilità della circoncisione? Grande in ogni senso. Prima di tutto, perché a loro furono affidate le rivelazioni di Dio (Romani 3:1-2). Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona (II Timoteo 3:16). Questa invece è un’affermazione esplicita e difficilmente incomprensibile. Ma Cristo cosa disse? Vediamo: Poiché in verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, neppure uno iota o un apice della legge passerà senza che tutto sia adempiuto (Matteo 5:18). Se chiama dèi coloro ai quali la parola di Dio è stata diretta (e la Scrittura non può essere annullata), (Giovanni 10:35). Gesù sostenne che neppure uno iota (o apice) della legge (A.T.), ossia, la più piccola lettera dell’alfabeto ebraico che sarebbe un segno diacritico per distinguere le lettere ebraiche, sarebbe rimasto incompiuto. Quest’affermazione del Creatore dovrebbe farci riflettere. Ma non solo, Egli andò oltre, sostenendo la storicità del racconto biblico riguardo al diluvio quando paragonò la società degli ultimi tempi a quella dell’epoca di Noè: Come avvenne ai giorni di Noè, cosí pure avverrà ai giorni del Figlio dell'uomo. Si mangiava, si beveva, si prendeva moglie, si andava a marito, fino al giorno che Noè entrò nell'arca, e venne il diluvio che li fece perire tutti (Luca 17:26-27). Se il racconto fosse stato una narrazione mitologica perché usarla per avvertire l’umanità inerente a eventi futuri? Nell’illustrazione dei ruoli tra maschio e femmina condotta dall’apostolo Paolo è implicito considerare il fatto storico, contrariamente che valenza avrebbe l’ammaestramento se il tutto poggiasse su degli eventi fittizi (I Timoteo 2:13,14). E le profezie che la Bibbia contiene cosa indicano? Non provano che essa è ispirata, dato che nessuno è riuscito a oggi a compiere previsioni inerenti al futuro con un’affidabilità così alta? A quanto ammonta quest’aliquota? Attualmente all’81%. Perché? Nella Bibbia ci sono 735 predizioni per il futuro, 596 si sono avverate. Il rimanente non si è realizzato soltanto perché concerne i tempi della fine. Possiamo, quindi, dedurre, viste le 596 predizioni realizzate al 100%, che abbiamo un’attendibilità del 100%, anche se ancora manca il restante 19% delle profezie. Tutto questo dovrebbe condurci alla riflessione. E alla domanda: chi afferma che la Bibbia è ispirata? Possiamo dedurre a seguito di quest’esposizione che è Dio stesso per mezzo della Sua parola, e nella storia d’averLo compiuto verbalmente su questa terra nei giorni in cui albergò tra gli uomini. Meditiamo e ascoltiamo ciò che lo Spirito ci dice! Spero di concludere nel prossimo post.

martedì 13 gennaio 2009

Ispirazione verbale e plenaria (parte 1)

Quando si parla della Bibbia, si pensa che sia o contenga la parola di Dio. Se lo è, allora essendo divina dobbiamo ammettere che è infallibile perché ispirata nell’intero suo contenuto, mentre se riteniamo che essa la contenga dobbiamo dedurne il contrario. Ispirata da chi? Dallo Spirito Santo, Dio. Infatti, l’apostolo Paolo determina con questa espressione un atto strettamente divino (dal greco “theopneustos”). Con il termine ”plenaria”, riferito alla Bibbia, s’indica che quest’ispirazione coinvolge l’intera Scrittura, dalla prima all’ultima parola. Mentre con la voce “verbale” s’intende che lo Spirito Santo guidò gli scrittori nella scelta delle parole ed espressioni da utilizzare, mediante quell’influenza soprannaturale dello Spirito Santo sulla mente umana preservandola da errori. Questo vale per gli scritti autografi e non necessariamente per la trasmissione testuale delle copie di cui siamo in possesso. Sarebbe impossibile copiare dei testi privi d’errori, se non altro mediante un miracolo. Questo significa che ci troviamo di fronte ad dei testi che contengono la verità e l’errore, un miscuglio di autenticità? Niente affatto! C’è una sostanziale differenza tra un testo erroneo sin dal suo sorgere e uno originalmente giusto ma poi malamente copiato. Vi possono essere degli sbagli come “suo” per “tuo” o “casa” per “cosa”, e con un semplice processo di correzione alla luce del contesto raggiungere il vero senso inteso dallo scrittore. A tale scopo nacque la critica testuale o bassa critica, che si differenzia dall’alta critica poiché si occupa dell’autenticità e integrità dei testi biblici.
Quali sono le argomentazioni che ci inducono ad affermare quanto esposto sino ad ora? Innanzitutto vi siete mai chiesti come mai un libro scritto da circa quaranta scrittori diversi nell’arco di sedici secoli possiede una così grandiosa armonia? Ciò si spiega soltanto affermando che i testi presero vita da un unico Autore, lo Spirito Santo, e certamente questo è un indizio di non poco valore. Ma ho sempre enfatizzato il fatto che la Bibbia s’interpreta con la Bibbia. Nel prossimo post cercherò d’illustrarvelo.

domenica 11 gennaio 2009

Le leggi irraggiungibili

Il Creatore provvide affinché la nostra realtà fosse regolata da leggi fisiche che ne permettessero l’esistenza. Esse sono inviolabili. Non è possibile violarle. L’universo poggia su molteplici leggi, violarle significherebbe distruzione, rovina. Per recarci ai confini dell’universo (dove per alcuni risiederebbe il Creatore) dovremmo percorrere una distanza pari a circa 13,7 miliardi di anni luce. Questo significa che viaggiando per 13,7 miliardi di anni, alla velocità della luce (ca. 300'000 km/s), ne raggiungeremo i confini. Constatato che la velocità della luce non è superabile, e visto che l’espansione del cosmo è in continua evoluzione, possiamo dedurre che per noi i confini restano irraggiungibili, poiché dopo aver raggiunto la descritta distanza, i confini si saranno ulteriormente allontanati dagli attuali. Per l’uomo però, non esistono soltanto queste leggi. Il Legislatore che formulò le leggi fisiche enunciò anche altre leggi, le quali sono descritte nella Sua rivelazione, la Bibbia. Per Lui è “impossibile” violarle. Assurdo, l’Onnipotente che non riesce a fare qualcosa, un paradosso. Una precisazione, non è che Egli non è in grado di compierlo, semplicemente ciò andrebbe contro la Sua giustizia. Pensate, quello che per Lui è “impossibile” noi lo compiamo quotidianamente. E che cosa è? È il peccato: … il peccato è la violazione della legge (I Giovanni 3:4). Colui il quale conta le stelle e le chiama tutte per nome (Salmo147:4) non riesce a peccare, mentre noi che non riusciremmo (pensate al post intitolato "l’infinito") a contare nemmeno quelle della nostra galassia pecchiamo ogni giorno. Eppure Egli ha compiuto qualcosa a noi impossibile, è venuto affinché potessimo raggiungerlo nell’eternità. Il peccato ha portato uno squilibro nel rapporto tra noi e Dio, donandoci Suo Figlio Egli ci ha offerto la possibilità di portare nuovamente tutto in equilibrio. Come fare? Iniziamoci a specchiare nella Sua legge, la Parola di Dio. Noi siamo chiamati a rifletterci costantemente in questa legge per verificare se nella nostra vita ci sono degli squilibri. Nel caso in cui lo Spirito Santo c’indicherà una qualche violazione, possiamo ricorrere a Cristo affinché porti tutto in equilibrio dinanzi a Dio: Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; e se qualcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesú Cristo, il giusto. Egli è il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati, e non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo (I Giovanni 2:1-2). Se andiamo a Lui con fede, sarà sempre pronto a perdonarci. Ricordiamoci che nel momento in cui dovremo comparire dinanzi a Lui, sarà il nostro Giudice. Egli accerterà se la legge è stata rispettata. E in questo non potremo mai appellarci alle nostre opere o capacità. Soltanto se saremo ricorsi a Colui il quale ha completato quella legge potremo trovarci in equilibrio. Come essere certi di vivere nella giustizia? Esaminatevi per vedere se siete nella fede; mettetevi alla prova. Non riconoscete che Gesú Cristo è in voi? ( II Corinzi 13:5). Solo nel caso in cui l’esame non evidenzierà qualcosa, lo Spirito Santo ci donerà questa certezza: Lo Spirito stesso attesta insieme con il nostro spirito che siamo figli di Dio (Romani 8:16). Qualcuno potrà pensare: ma non hai affermato che questo tuo Creatore, Dio, dista più di 13,7 miliardi di anni luce? Il senso non era quello di dimostrate la distanza fisica del Creatore, ma soltanto il divario che c’è tra Lui e noi, come noi non possiamo raggiungere i confini dell’universo, medesimamente non riusciamo ad andare a Lui privi di Cristo. Senza il Suo Figliuolo la distanza tra noi è Lui rimarrebbe incolmabile come i confini dell’universo. E allora quanto dista il Creatore da noi? Soltanto la distanza di una semplice preghiera fatta con fede. Nulla d’irraggiungibile per chiunque, basta esercitare la fede di cui abbiamo parlato nell’ultimo post, e avrai colmato una distanza anche superiore ai 20, 50, 1000 o 100000000000000000000000000000000000000000000000000000000000000 miliardi di anni luce.

venerdì 9 gennaio 2009

La condizione indispensabile

Tutti i pensieri di questo blog nascono da un libro di cui ho parlato nei primi post, la Bibbia. Avevo affermato che questo scritto è fuori dal comune, diverso da tutti gli altri, vivente. Ma affinché queste caratteristiche prendano coscienza nell’uomo, è necessario che sussista una condizione. Quale? La Fede. Che cosa è la fede? Un dizionario fornisce la seguente definizione: Adesione incondizionata a un fatto, a un'idea. Questo ci dà un primo quadro in merito a ciò che s’intende con il termine fede. La stessa Bibbia chiarisce cosa significa questo vocabolo, e nella fattispecie citerò una definizione della sua costanza: Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono (Ebrei 11:1). E’ certezza di cose che si sperano. Che cosa significa? Quali sono le cose che si sperano? Le promesse che la Bibbia contiene, e c’è ne sono davvero tante, centinaia. Quindi, possiamo riassumere che la fede è la certezza nelle promesse divine! Ma la promessa è qualcosa di tangibile? No, e allora dobbiamo essere sicuri di qualcosa che non vediamo. Quando ci rechiamo a fare spese se ci richiedono un conto di settantacinque euro, non evitiamo di pagare con una banconota di cento euro, perché siamo certi d’ottenere dall’esercente la differenza. Non credo che qualcuno si rifiuta di pagare con una banconota da cento euro poiché teme di perdere la restituzione della differenza. Sono dei gesti oramai automatizzati da chiunque, non ci verrebbe mai in mente una simile idea. Ecco, questa è la prima caratteristica della fede. Nella seconda parte del verso, invece, cosa s’intende? Dimostrazione di realtà che non si vedono. Riflettiamo, dimostrare, pertanto, con dei fatti delle realtà che naturalmente non sono visibile ma comunque esistenti. Possiamo riconoscere che tutto il verso poggia sulla certezza di cose non ancora realizzate o visibili. Questa certezza produce delle azioni visibili a coloro che ci circondano. Desiderate un esempio? Continuate a leggere il citato capitolo undici dell’epistola agli Ebrei. Gli esempi riportati sono davvero tanti, e guarda caso il primo esempio concerne proprio la creazione. Il verso tre afferma proprio che per fede comprendiamo che i mondi furono creati per mezzo della Parola. Infatti, nessuno di noi assistette all’evento. Lo crediamo (per chi ci crede) poiché è narrato nella Bibbia, ma non perché qualcuno ci ha fornito una prova (empirica) di ciò che afferma il Genesi. Un altro esempio? Quello di Noè (verso sette). Egli divinamente avvertito costruì l’arca pur non avendo alcun riscontro oggettivo in merito al diluvio. Pensate che qualcuno costruirebbe oggi un’arca a seguito di una tale rivelazione? Non penso proprio. Innanzitutto esigerebbe un riscontro con qualche telescopio per verificare se esiste una minaccia celeste reale la quale in un eventuale impatto scatenerebbe un mega tsunami che indorerebbe mezzo globo. Naturalmente il tutto diverrebbe credibile dopo aver scartato qualsiasi margine d’errore. Ecco, questo rappresenta sfiducia e non fiducia. La fede è all’opposto, cioè in tale ipotesi inizierei a costruire un’arca, pur non avendo alcun riscontro e nonostante qualche dotto ridicolizzasse l’operato e di conseguenza la mia fede nel messaggio. Però in questo caso avrei ottemperato a tutti i punti richiesti nel primo verso del capitolo undici. La costruzione dell’arca dimostrerebbe d’essere certo della salvezza per mezzo d’essa, e mostrerebbe, a chi assiste alla costruzione, una realtà ancora non visibile che consisterebbe nella catastrofica inondazione. Difatti, a cosa gioverebbe un transatlantico (di questo si tratta in quanto l’arca misurava circa 150 metri di lunghezza e 25 metri di larghezza) immerso in un paesaggio privo di un accesso costiero? Questa è la fede che Dio esige da chiunque si accosta alla lettura della Sua Parola. Accostiamoci, quindi, con tale fiducia alle Sacre Scritture, poiché realizzeremo l’impossibile. Questo libro diventerà vivente. Chi desidera realizzarlo? E’ sufficiente la descritta fede!

giovedì 8 gennaio 2009

La teoria restituzionista (parte 2)

Per dare una risposta ai quesiti dell’ultimo post, dobbiamo ricorrere all’epistola di Pietro al capitolo tre verso cinque: “Ma costoro dimenticano volontariamente che nel passato, per effetto della parola di Dio, esistettero dei cieli e una terra tratta dall'acqua e sussistente in mezzo all'acqua;”. Pietro affermò che i cieli furono tratti (per effetto della Parola) dall'acqua. Qual è l’elemento chimico che prevale nell’acqua? L’idrogeno. Mentre qual è l’elemento chimico che prevale nell’universo? L’idrogeno, medesima risposta! Inoltre, il deuterio (un isotopo dell’idrogeno, elemento che occupa la stessa posizione della tavola periodica) fu il primo elemento chimico costituitosi nell’universo. E questo non vi dice nulla? L’acqua è la molecola più diffusa sul nostro pianeta, come lo fu l’idrogeno alle origini e lo è nel cosmo attualmente. Pertanto, se parafrasassimo le parole di Pietro, sostituendo il vocabolo "acqua" con "idrogeno", avremmo un quadro diverso rispetto a quanto una lettura superficiale e critica potrebbe rivelare.
Ora analizziamo cosa dice il testo del Genesi: Poi Dio disse: "Vi sia una distesa tra le acque, che separi le acque dalle acque". Una distesa che separi le acque dalle acque. Che cosa è la distesa? Penso che la nostra atmosfera rappresenti la distesa. Infatti essa ci separa dall’inospitale spazio, è come una pellicola protettiva che ci permette di sopravvivere. Vi siete mai chiesti che effetto avrebbe la rotazione del nostro pianeta (a 1668 km/h) senza un’atmosfera? Uno scenario davvero inimmaginabilmente disastroso e apocalittico. Inoltre il cielo non apparirebbe così azzurro se la terra fosse priva di un’atmosfera. Il Creatore provvide affinché l'atmosfera (distesa) separasse le acque della terra da quelle celesti, per creare le condizioni di un ambiente idoneo alle nostre esigenze fisiologiche.
Credo che ognuno di noi, quando legge la Bibbia, debba accostarsi a essa con tanta umiltà e fede, ma questo non esclude che nella lettura dobbiamo usare la testa. Egli ci ha donato un’intelligenza non per negare la Sua realtà, ma affinché riconosciamo che dietro ogni effetto c’è la causa, cioè Lui, l’Onnipotente. Riconoscere nel testo biblico alcune evidenze scientifiche, non significa annullare la Sua Parola creatrice, né rinnegare la Sacra Scrittura.
La scienza osserva ed espone soltanto alcuni effetti innescati da Lui, ma non la causa dei medesimi. Gli sforzi sono stati notevoli nel riuscirci, ma ciò che si è spiegato sono soltanto gli effetti.
Immaginate un ragazzo che calcia un pallone da dietro un muro. La scienza riuscirebbe a tracciarne la traiettoria, velocità, forza impressa, le caratteristiche fisiche ecc. Ma sarebbe in grado d’identificare la persona che ha dato il calcio al pallone, o a svelare se sia stata una macchina a lanciarlo? Impossibile, ecco, la causa rimarrebbe sconosciuta. Questo è ciò che accade all’uomo. I suoi molteplici sforzi non condurranno mai a un’evidenza fisica del Creatore. Vediamo che cosa pensa Egli di coloro che lo rinnegano: Guai a colui che contesta il suo creatore, egli, rottame fra i rottami di vasi di terra! L'argilla dirà forse a colui che la forma: Che fai? L'opera tua potrà forse dire: Egli non ha mani? (Isaia 45:9). E a chi pensa, di poter spiegare tutto senza l’ausilio del Creatore, Egli chiede: Puoi tu, come lui, distendere i cieli e farli solidi come uno specchio di metallo? (Giobbe 37:18). La risposta proviene dalla stessa scienza, è impossibile riprodurre un Big Bang. E allora perché non confessare la Sua realtà con le parole proferite da Giobbe: "Io riconosco che tu puoi tutto e che nulla può impedirti di eseguire un tuo disegno (Giobbe 42:2).
Iniziamo a meditare la Sua Parola, adoperando l’intelligenza che Egli ci ha donato.

mercoledì 7 gennaio 2009

La teoria restituzionista (parte 1)

Molti pensano che fra il primo e il secondo verso del Genesi esista un periodo di tempo indefinibile, poiché in questo punto sarebbe incorso un evento (i sostenitori di tale teoria pensano che Satana sarebbe stato cacciato dal cielo e scagliato sulla terra) che causò nella perfetta creazione di Dio il “disordine” descritto nel verso due. A sostegno della loro teoria c’è:
1. Il verso diciotto del capitolo quarantacinque di Isaia in cui si evidenziano i medesimi termini “informe e vuota” del verso due del primo capitolo del Genesi.
2. In Genesi uno verso ventotto il termine “riempire”si potrebbe tradurre anche con “riempire di nuovo”.
3. Si ricorre al verso sette capitolo trentotto di Giobbe per affermare che gli angeli non potevano gridare di gioia alla vista di una massa informe e vuota.
4. Poi ci sono molte scuole ebraiche in cui si afferma che il verso due del Genesi sarebbe meglio tradurlo con: “La terra divenne informe e vuota”.
5. Mentre nella descrizione dell’Eden, di Ezechiele ventotto tredici, elencando soltanto i minerali ed escludendo i vegetali indurrebbe a far pensare a un Eden diverso.
6. Dio è ordine e non può aver creato il caos.
E’ plausibile questa interpretazione? Innanzitutto non c’è alcun riferimento nel testo che lasci pensare a un cataclisma del genere. Né le parole descrivono una situazione caotica, l’essere informe e vuoto non significa caotico, ma semplicemente privo di struttura. E questo è uno dei primi errori che si compie nell’interpretazione di questo passo. Perché dove è scritto che quel verso descriva una situazione di caos o disordine? C’erto il primo verso, lascia intendere che Dio avesse già formato il cielo e la terra. Ma se invece raccontasse la creazione del cosmo, quindi, con "cielo" s’intendesse spazio – tempo e con il vocabolo "terra" la materia, allora il tutto inizierebbe a prendere forma. Infatti, la descrizione del verso due sarebbe soltanto una descrizione della nostra galassia e del sistema solare non ancora formati durante la loro genesi. Giungendo al verso tre (fino al cinque) potremmo riconoscere la nascita del nostro sistema solare e l’accensione (innesco delle fusioni nucleari) della nostra stella, inoltre, il Creatore disporrebbe l’ordine e la funzione di tutti i corpi celesti. I versi successivi (fino al dieci) racconterebbero piuttosto la formazione del nostro pianeta. Infatti, al verso dieci si parla di una scissione delle acque, ma quale sarebbe questa distesa che separa le acque dalle acque? Cosa s’intende con acque? Acqua nell’universo? Spero di potervi rispondere nel successivo post.

martedì 6 gennaio 2009

Do ut des

E venuto in casa sua e i suoi non l'hanno ricevuto; (Giovanni 1:11)

Viviamo ormai in una società in cui il “do ut des” (io do affinché tu dia) regna sovrano. Nessuno è disposto a donare (tempo, denaro, impegno, attenzione, beni, conoscenza, ecc.) senza pensare al proprio tornaconto. Questo, però, non è il caso del Creatore. Quando il Logos venne in questo mondo, non pretese nulla in cambio. Egli desiderava soltanto la nostra attenzione. Furono molti quelli che gliela offrirono, in un’occasione addirittura cinquemila uomini e nell’altra quattromila, senza contare donne e bambini. Possiamo anche ricordare le folle che lo seguivano, o il Suo ingresso in Gerusalemme, che accoglienza! Eppure quando fu arrestato e condannato, non c’era più nessuno con Lui. Tutti Lo abbandonarono. Perché? Per il principio del “do ut des”. La gente non desiderava conoscere Lui e la volontà del Padre. Egli era ed è l’incarnazione della Parola di Dio. In diverse occasioni affermò d’esserlo, rischiando addirittura d’essere linciato o lapidato. Eppure fu Lui a sfamare tutta quella gente, a guarire molte persone malate (basta toccare un lembo della Sua veste, Marco 6:56), a risuscitare alcuni defunti, e a scacciare i demoni dai posseduti. Lui dimostrò d’essere Colui il quale affermava d’essere. Però, non c’era nessuno con Lui nel Sinedrio per difenderlo quando fu processato. Nessuno, nemmeno un’unica persona. Che ingratitudine! Dove erano tutte quelle persone? Non lo so. So, però, che lì per difenderlo non c’era nessuno. Colui che creò gli alberi e le pietre che furono adoperati per la costruzione della città in cui stava per essere processato si ritrovò abbandonato da tutti. Addirittura fu Lui a creare l’ossigeno inalato dai sacerdoti e dagli scribi che fornì loro il fiato per pronunciare le parole di condanna nei confronti del Creatore e Signore dell’universo, che paradosso!
Nonostante tutto si continua a processarlo per mezzo di affermazioni negatorie della Sua realtà o divinità. E poi ci sono quelli che continuano a ignorarlo pur non negando la Sua venuta e storicità. Ma come duemila anni fa Egli oggi desidera soltanto d’essere ricevuto, accettato e ascoltato. Chi desidera donarli questa gioia che Egli ci restituirà nella nostra vita? E questo da parte Sua non avverrà per il principio del “do ut des”, poiché ogni cosa Gli appartiene, ma unicamente per amore (quello agapico)!

Invito alla riflessione

Con questi post non desidero rafforzare la teoria concordista, ma semplicemente esporre pienamente ciò che le Scritture rivelano. Non sono un sostenitore della teoria concordista! Noi possiamo anche ignorare alcuni versi della Bibbia, ma questo non significa che la Bibbia non le contenga. Oggigiorno abbiamo una diffusione delle Scritture come non mai, chiunque può accedere agli Scritti senza tante difficoltà (almeno in occidente). E questo ha condotto molti a fare dire alla Bibbia concetti che non afferma, visto i tanti fallimenti nello screditare questo libro. Il mio desiderio è che ognuno di noi possa fermarsi è riflettere su tutto il contenuto della Sacra Scrittura.

"Fu sera, poi fu mattina:....." (parte 2)

Desidero richiamare un noto pensiero d’Einstein: ”Lo spazio e il tempo non sono condizioni in cui viviamo, ma modi in cui pensiamo”.
Il Creatore chiarisce in alcuni versi cosa significa per lui un giorno: Ma voi, carissimi, non dimenticate quest'unica cosa: per il Signore un giorno è come mille anni, e mille anni sono come un giorno (II Pietro 3:8). Forse qualcuno potrebbe pensare che ciò è fuori contesto, ma vediamo cosa dice l’Architetto per mezzo di Mosè che ha scritto il Genesi: Prima che i monti fossero nati e che tu avessi formato la terra e l'universo, anzi, da eternità in eternità, tu sei Dio. Tu fai ritornare i mortali in polvere, dicendo: "Ritornate, figli degli uomini". Perché mille anni sono ai tuoi occhi come il giorno di ieri ch'è passato, come un turno di guardia di notte. (Salmi 90:2-4).
Per Lui mille anni sono come il giorno di ieri ch’è passato e come un turno di guardia di notte. Cosa s’interpone tra la sera e la mattina? La notte. Molti rifiutano d’accettare che il giorno creativo di Dio ebbe una durata maggiore di ventiquattro ore, poiché credono nella plenaria e verbale ispirazione delle Scritture, e se c’è scritto giorno bisogna intenderlo come tale, cioè di ventiquattro ore. Essi si trincerano letteralmente dietro questa spiegazione. Ebbene, se confidiamo nell’ispirazione plenaria e verbale delle Scritture dobbiamo anche accettare che nel Salmo novanta il Signore definisce la notte come un periodo di mille anni. O forse in questo passo biblico non si applica? Allora probabilmente c’è contraddizione? Nessuna contraddizione, soltanto un ulteriore messaggio per chi lo accetta.
La Bibbia parla anche del levar o alzar del Sole (p.e. Giudici 5:31 o II Samuele 23:4), eppure, non c’è più nessuno che crede a un sistema geocentrico. Se crediamo nell’ispirazione verbale e plenaria delle Sacre Scritture, dovremmo accettare, in effetti, un sistema geocentrico, poiché le espressioni di alcuni passi biblici ci mostrano un moto della nostra stella, il Sole. Nonostante tutto sappiamo di vivere in una realtà con un sistema eliocentrico, e per il quale non nutriamo alcun dubbio, anche se la Bibbia espone un’idea diversa, perché la scienza ha ormai da parecchio tempo chiarito il quesito. Accettando ciò non annulliamo la Scrittura, anzi comprendiamo che essa cela alcune volte delle verità che vanno approfondite. Pertanto, considerato i suddetti versi riguardo al giorno, non è eretico affermare che i giorni della creazione furono dei periodi maggiori alle ventiquattro ore. Il Creatore stesso che c’è lo rivela nei citati versi biblici, e accettando l’ispirazione plenaria e verbale delle Scritture, dobbiamo ammettere che Egli considera, ma non deve, la notte come mille (più o meno) anni. Ma quanti anni? Questo c’è lo rivelerà quando saremo con Lui nel cielo, poiché: Le cose occulte appartengono al SIGNORE nostro Dio, ma le cose rivelate sono per noi e per i nostri figli per sempre, perché mettiamo in pratica tutte le parole di questa legge (Deut. 29:29). Infatti, il fine del messaggio biblico è quello di condurre l’uomo a praticare ciò che essa prescrive. Tutto qui. Purtroppo tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.

lunedì 5 gennaio 2009

"Fu sera, poi fu mattina:....." (parte 1)

In fisica il tempo è un concetto che è utilizzato per stabilire la contemporaneità, l’ordine di una serie d’eventi o per localizzare un sistema nel tempo. Il tempo fa parte di quella terna di grandezze fondamentali o grandezze primitive (lunghezza, massa, tempo) le quali sono impiegate nella misurazione di un qualsiasi evento fisico, e da cui derivano le cosiddette grandezze derivate (velocità, superficie, densità ecc.). Un esempio: la velocità di un corpo si ricava dividendo le due grandezze primitive tra loro, vale a dire, distanza o lunghezza, diviso il tempo di percorrenza. In fisica non esiste un tempo assoluto da cui derivano tutte le misure di tempo effettuate. Ma l’unità di misura del tempo è identificata tramite la scelta di un campione, che nel nostro sistema di misurazione MKS (metro, chilo, secondo) o CGS è il secondo. Quest’ultimo corrisponde a 1/86’400 del giorno solare medio, che a sua volta è stato ridefinito nel 1967 come la durata di 9'192’631’770 oscillazioni della radiazione emessa, dall’atomo di cesio 133, nella transizione fra i due livelli iperfini del suo stato fondamentale. Per tutti quelli che vivono sulla terra, un giorno equivale a un periodo della durata di circa ventiquattro ore (23 ore 56 minuti e 4,0905 secondi) durante il quale il nostro pianeta compie una rotazione sul proprio asse. Questo periodo è stato definito come giorno solare. Ciò pur essendo esatto per noi, non lo è per il Creatore, e non lo sarebbe nemmeno per tutti coloro che si trovano su un altro pianeta del nostro sistema solare. Prendiamo com’esempio il famoso pianeta Marte, il cosiddetto giorno lì (di 24,6 ore) ha una durata differente dal nostro. Se fossimo dei navigatori spaziali, dovremmo precisare che il giorno si riferisce a quello terrestre, cioè dovremmo dire: è trascorso un giorno terrestre. Inoltre non dimentichiamo che la velocità della terra sul proprio asse è cambiata nel tempo. Alla sua genesi il giorno equivaleva a circa sei ore. Tutto questo dovrebbe già condurci a riflettere.
Riguardo all’argomento tempo durante la creazione, bisogna mettere in luce un particolare che si rinviene alla fine della descrizione d’ogni giorno. Notiamo che all’epilogo d’ogni periodo creativo, il Creatore gli assegna una cifra, attribuendogli i numeri della settimana in ordine crescente. Al lettore ciò potrebbe apparire come l’esposizione di un periodo di tempo. Sono convinto che se Dio desiderasse esprimere il decorso temporale dei citati periodi, avrebbe usato delle parole diverse, poiché i termini ”Fu sera, poi fu mattina: primo giorno”, non descrivono il decorso temporale dell’esposto spazio di tempo. Credo di conseguenza che Egli avrebbe adoperato dei vocaboli specifici, per mezzo dei quali se ne comprenderebbe la descrizione temporale, come ad esempio i verbi trascorrere o passare, ossia: “Fu sera, poi fu mattina, e trascorse, si concluse o passò il primo giorno”. Rileviamo, dunque, che la stessa strutturazione del testo non impone una definizione temporale dell’opera.
D’altro canto molti commentatori biblici interpretano tali espressioni mediante il fatto che il giorno ebraico inizia con dodici ore di buio (notte), cioè, il periodo che intercorre tra la sera è il mattino, per concludersi dopo dodici ore di luce (giorno) con l’avvento della sera successiva. Inoltre, per gli studiosi il vocabolo ebraico “yom” (giorno) associato a un numero identifica sempre un giorno di ventiquattro ore. Nulla da ridire riguardo a questi fatti. Ritengo però che ci sia un’ulteriore verità nelle nominate parole. Il periodo che intercorre tra la sera e la mattina, fu definito da Dio stesso come notte, essa ha una durata variabile, la quale dipende dalla latitudine in cui ci troviamo al momento che sopraggiunge.
Ognuno di noi la sera si corica nel proprio letto per addormentarsi e risvegliarsi riposato l’indomani mattina, poiché la notte è stata creata per consentire al nostro fisico di recuperare le forze. Una cosa molto naturale, penseranno alcuni di voi. Non vi stupite, ho pensato anch’io a tutto questo. Ma cosa succede a noi durante le ore notturne? Pensateci un attimo! Il sonno è caratterizzato da incoscienza e mancanza di attività e da un generale rallentamento dei processi metabolici, pertanto, trascorrendo la notte dormendo, non ne percepiamo il susseguirsi del tempo. In pratica, al momento in cui ci svegliamo la mattina, non ci rendiamo conto se sono passati cinque minuti o delle svariate ore dall’atto in cui ci siamo addormentati. Notiamo dalla luce, la quale penetra attraverso le tapparelle della finestra, che è iniziato un altro giorno, ma se la camera in cui dormiamo fosse totalmente al buio, non riusciremmo a capire quanto tempo sarebbe trascorso. Contrariamente, se non riusciamo a dormire durante le ore notturne, il tempo passato insonne, anche dopo alcuni minuti, ci appare come un periodo interminabile. Non ricordiamo nemmeno il momento esatto in cu ici siamo addormentati. E se ci addormentiamo per pochissimi minuti, abbiamo l’impressione reale di non aver chiuso un occhio pur avendo dormito per alcuni istanti.Il Creatore, penso, abbia voluto indicare al lettore, che l’estensione di tempo, in questo caso attinente ai giorni della creazione, siano da Lui stati percepiti come dei periodi che un uomo trascorre durante le ore notturne, in pratica Egli non ebbe percezione del tempo, non essendone vincolato in alcun modo. Ciò spiega il fatto per cui il Creatore delimita la fine d’ogni giorno, o meglio di un periodo, con le parole: ”Fu sera, poi fu mattina”. Penso che Egli abbia narrato nel modo più comprensibile, per la mente umana, la sua percezione di quei periodi. Nel prossimo post illustrerò la fondatezza biblica di quest’interpretazione.

domenica 4 gennaio 2009

L'infinito

Avevo promesso d’illustrarvi cosa s’intende con infinito
Vediamo cosa ne pensa un fisico credente:
Spesso diciamo “infinito”, “eterno” o “sempre”, ma dopo un po’ di tempo riconosciamo chiaramente che ci troviamo in un mondo ben definito. … Desidero a questo punto rappresentarvi alcuni pensieri riguardo all’infinito.
Quando in una limpida notte alziamo lo sguardo al cielo, possiamo pensare che è possibile osservare un’infinità di stelle. Possiamo supporre che ci sono molto più stelle di quanto non riusciamo nemmeno a vedere, chiedendoci se probabilmente c’è ne sono all’infinito.
In effetti, con un cielo totalmente oscurato possiamo scorgere ad occhio nudo, cosa da noi ormai compromessa dall’inquinamento atmosferico, soltanto alcune migliaia di Stelle. Tutte queste sono registrate dagli astronomi. Alcune hanno un nome vero come Castore, Polluce, Sirio e Deneb; altre contrariamente hanno un nome sistematico. Già con un binocolo è possibile aggiungerne altre migliaia; figuriamoci con un telescopio. Si stima che soltanto nella nostra Via Lattea si possono osservare 100 miliardi di stelle. Si suppone anche che nell’universo vi siano 100 miliardi di Vie Latte (galassie). Nell’ipotesi che ognuna di esse fosse composta di 100 miliardi di stelle (ovviamente vi sono dei margini d’errore) vi sarebbero nell’intero universo diecimila miliardi di miliardi di stelle, cioè:
10.000.000.000.000.000.000. 000 o 10 elevato a 22 (l’elevato o l’esponente indica il numero degli zeri)!
Questo è un numero inimmaginabilmente grande! Ponendo ad ogni stella un nome elencandone una per ogni secondo, bisognerebbe contare per ca. 3 X 10 elevato a 14 anni, cioè 300.000 miliardi d’anni. Se si considera che l’universo ha un’età di ca. 15 miliardi d’anni, bisognerebbe contare per 20.000 età d’universo per poter elencare tutte le stelle per nome. E poi sarebbero già tutte spente da un’eternità.

Però anche nel microcosmo si giunge a rimanere stupiti: un grammo di materia contiene ca. 10 elevato a 23 atomi, ossia 100.000.000.000.000.000.000.000 atomi! Il nostro corpo umano con una media di 75 kg contiene pertanto ca. 75 X 10 elevato a 26 atomi (poiché un chilo corrispondono a 1000 grammi). Il 75 tuttavia non bisogna considerarlo con tanta precisione, poiché si tratta soltanto di valori tondi. In quanto non ogni atomo possiede lo stesso peso. Una cosa simile vale anche per la nostra Terra: essa pesa 6 X 10 elevato a 24 chilogrammi e contiene così ca. 10 elevato a 50 atomi! Ed il nostro Sole pesa 330.000 volte quanto la Terra. Con i suoi 2 X 10 elevato a 30 chilogrammi raggiunge ca. 10 elevato a 57 atomi (Se avete calcolato con me, noterete che la proporzione tra Terra e Sole non quadra tanto. Ho considerato in questa stima che il Sole sarebbe composto soprattutto dal leggero idrogeno)!

Se moltiplichiamo gli atomi del Sole con il numero delle stelle dell’universo, supponendo che tutte le stelle avessero lo stesso peso del Sole (ipotesi naturalmente non tanto precisa) giungeremmo a 10 elevato a 69 atomi nell’universo. Come accennato questa cifra vale soltanto all’incirca; essa potrebbe anche risultare 10 elevato a 66 o 10 elevato a 72. Per rendervi conto di quest’enorme cifra, desidero scrivere per esteso il numero 10 elevato a 69:

1000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000

Quindi se qualcuno come prima contasse ogni secondo un atomo, impiegherebbe così 2 X 10 elevato a 52 età d’universo! Quanto anche l’aiutassero i suoi 6 miliardi di vicini, non cambierebbe molto: impiegherebbero comunque 4 X 10 elevato a 42 età d’universo! Da fisico ciò non riesco ad immaginarmelo nemmeno con un bel po’ di buona volontà.
Eppure tale cifra non è infinita. Immaginiamoci di vivere un tale gigantesco periodo di tempo, che sperimenteremmo come delle miriadi di “eternità”, avremmo comunque vissuto soltanto una infinitamente piccola frazione dell’eternità. Poiché essa è, come afferma la stessa parola, eterna!
Pertanto, se nel cosmo il numero degli atomi, così come le particelle subatomiche, è limitato; in matematica esiste un risvolto diverso: ci sono un’infinità di numeri. Innanzi tutto esistono i numeri naturali: 1, 2, 3, 4, 5, .... ecc. Si può contare all’infinito! In più: tra un numero e l’atro ci sono i numeri razionali! Per esempio: 1,1; 1,11; 1,111; 1,1111.... o 1,53; 1,533; 1,5333; 1,53333.... In tale circostanza non c’è limite alla fantasia. Se questi numeri si lasciano rappresentare in frazioni, c’è tra ognuno di questi numeri (quand’anche ci siano 1,000000000000000000000000000000000000000000000000000000001
e
1,000000000000000000000000000000000000000000000000000000002)
un’infinità di numeri irrazionali!
Se in fisica ci si confronta di solito col finito, in matematica con l’infinito.

Pertanto la fisica, la quale osserva ed esplora i processi (spesso non viventi) naturali, è una scienza naturale; la matematica tuttavia una scienza dello “spirito”. 1+1 è = , secondo natura, a 2; nel sistema binario, su cui si basano i nostri computer, 1+1 è = 10 (leggasi: uno zero).
Però esiste nel vero senso della parola un’altra scienza dello “spirito” che ci mette a confronto con l’infinito: la teologia.
Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. (Giovanni 3:16)
Questa vita eterna non dura 10 elevato a 69 anni, e nemmeno 10 elevato a 69 età d’universo, e né
100. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 000. 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età d’universo. Ma realmente un'eternità.

Spero che adesso tutti ci siamo fatti una minima idea dell’infinito Creatore, e cosa possa rappresentare per Lui il tempo. Naturalmente i prossimi post saranno incentrati su quest’argomento.

sabato 3 gennaio 2009

Il Creatore e il tempo

Satana ha sempre cercato di screditare e distruggere la credibilità del primo e ultimo libro della Bibbia. Se ci riuscirebbe vincerebbe la propria guerra, trascinando tutta l’umanità all’infero. Non avremmo in questo modo conoscenza delle origini, e della fine che c’è riservata. Possiamo comprendere adesso perche questi libri furono e sono così discreditati e criticati.
Molti (se non tutti) s’interrogano sul fatto che l’Architetto creò tutto in sei giorni. Perché? Poiché subentra il fattore tempo. S'intendono sei giorni veri (24 h) o figurali? Questa dimensione fu creata da Dio affinché fosse possibile l’esistenza della nostra realtà. Ecco il tempo è qualcosa che non si vede, ma se ne percepiscono gli effetti. Ha un’influenza su di noi, perché ci fa invecchiare. Non possiamo arrestarlo! Perlomeno finché non riusciremo a penetrare in un buco nero. Iniziamo a meditare su un verso molto noto: Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti,in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che egli ha costituito erede di tutte le cose, mediante il quale ha pure creato i mondi. (Ebrei 1:1-2). C’è scritto ultimi giorni. Cosa significa? Il Figlio di Dio venne in questo mondo duemila anni fa, pertanto questi ultimi giorni perdurano da due millenni, cioè: circa 730’500 giorni. Il Creatore è onnisciente, Egli sapeva quando ispirava lo scrittore del suddetto libro quanto sarebbero perdurati questi giorni, poteva anche adoperare un'altra espressione (tipo ultimi decenni o secoli). Questo può essere un primo indizio sul fatto che per il Creatore il tempo, dal Suo punto di vista, è un fattore soggettivo. Dobbiamo considerare che Egli è il Creatore del tempo, non n’è influenzato e può interagire con esso senza esserne condizionato. Siamo noi che non riusciamo a concepire una realtà in cui il tempo è inesistente, e questo conduce l’uomo (che ha un’idea antropomorfa del Creatore) a dubitare della Parola di Dio. Egli è eterno. Provate soltanto a immaginare che cosa è l’infinito. Nel prossimo post cercherò d’illustrarvelo.

venerdì 2 gennaio 2009

La Bibbia, il best seller della storia umana

Lo sapevate che questo libro inizia è finisce con il Creatore all’opera? Egli è l’Architetto delle origini e della fine, la quale catapulterà l’umanità nel creato eterno. Pertanto questo libro narra dell’inizio e fine dell’attuale realtà.
Nel mezzo di questi due libri ci siamo noi, l’umanità, la nostra storia. Egli, però, non si limita a narrarci com’eravamo, diventammo e diverremo. La Bibbia è un libro totalmente differente da tutti gli altri. È vivente, possiede una caratteristica unica, poiché rimane attuale in ogni secolo.
Fu scritta nell’arco di sedici secoli con l’ausilio di quaranta scrittori diversi. Gli ultimi due millenni hanno visto questo libro messo a tacere per diversi secoli (vietandone la diffusione nel medio evo). Agli inizi del milleottocento iniziò a nascere la critica biblica e le varie teorie evoluzionistiche che gettarono discredito sul suo contenuto, mentre negli ultimi decenni s’è potuto osservare la nascita di concetti che si attribuiscono a libri biblici, ma non trovano alcun riscontro, cioè, si è cercato di fare dire alla Bibbia ciò che essa non dice, mettendo così a tacere la voce del nostro Creatore.
Comunque è sorprendete osservare come l’Autore di questo libro abbia preservato i testi nella loro integrità e fedeltà dottrinale. L’invito odierno è, quindi, d’iniziare a leggere e meditare questo straordinario libro, non c’è cosa migliore per iniziare un nuovo anno. Auspico a tutti un buon 2009, e che chiunque possa sperimentare l’amore del Creatore nei confronti della sua creatura.