domenica 29 marzo 2009

Dio (Creatore) parla! (parte 1)

Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che egli ha costituito erede di tutte le cose, mediante il quale ha pure creato i mondi. (Ebrei 1:1-2)

Desideravo riprendere un argomento, l’asciato in sospeso qualche mese fa, e pertanto ho riportato il medesimo passo biblico del post “comunica”. Come comunica il Creatore (Dio)? Beh, il verso in epigrafe afferma chiaramente che Egli parlò per mezzo dei profeti e parla ancora oggi attraverso il Suo Figliuolo. A questo punto ci sarà sicuramente qualcuno che replicherebbe: “Io questo Dio non l’ho mai sentito parlare, e tanto meno conosco la Sua voce”.
Bisogna innanzitutto chiarire che se non ci accostiamo a ciò che Egli disse per mezzo dei Suoi profeti (parole oggi raccolte nell’A.T.) e agli insegnamenti di Cristo (raccolti nel N.T.) non potremo mai riconoscere e udire la voce di Dio. Questo è un presupposto fondamentale. Il passo successivo è quello d’assumere la giusta attitudine. Quale? La medesima che impone un’efficace comunicazione tra due individui, cioè l’attento ascolto.
Nella comunicazione quest’è il primo presupposto affinché il tutto si svolga con successo. Purtroppo oggi viviamo in una società in cui non c’è nessuno che desidera ascoltare le nostre necessità. Inoltre ci sono persone che fanno finta d’ascoltarti ma alla fine non hanno capito nulla di ciò che s’é riferito. Un cristiano dovrebbe innanzitutto imparare ad ascoltare. Prendiamo esempio da Gesù, egli non interruppe mai i suoi interlocutori, ma stava sempre a sentire attentamente ciò che essi avevano nel cuore. Se trascuriamo quest’aspetto nella lettura della parola di Dio, non potremo giammai recepire ciò che il Signore ha da dirci. A volte ci capita d’ascoltare un discorso ma con la mente vagheggiamo chissà dove, e alla fine non abbiamo capito nulla di quanto è stato detto, pertanto, impariamo ad ascoltare il nostro Dio. Purtroppo spesso si traggono delle conclusioni senza aver ascoltato con attenzione il messaggio o addirittura la sua fine. Come accennato, nell'inefficacie comunicazione questo è uno degli errori fondamentali, ma la Bibbia evidenziò tal errato atteggiamento già migliaia d’anni prima della nascita di quell’insieme d'ambiti disciplinari che studia la comunicazione: Chi risponde prima di avere ascoltato, mostra la sua follia, e rimane confuso (Proverbi 18:13).
Ci fu un profeta che non conosceva la voce di Dio, e per distinguerla dovette ricorrere ai consigli del sacerdote: Ed Eli disse a Samuele: "Va' a coricarti; e, se sarai chiamato ancora, dirai: Parla, o Eterno, poiché il tuo servo ascolta". Samuele andò dunque a coricarsi al suo posto (I Samuele 3:9). Ma il Signore l’aveva chiamato in precedenza altre due volte, potremmo concludere che forse non l’aveva udito o ascoltato? No, Samuele pensava semplicemente che fosse la voce di un’ultra persona, e nella fattispecie quella di Eli: E l'Eterno chiamò Samuele, il quale rispose: "Eccomi!" e corse da Eli e disse: "Eccomi, poiché tu m'hai chiamato". Eli rispose: "Io non t'ho chiamato, torna a coricarti". Ed egli se ne andò a coricarsi. L'Eterno chiamò di nuovo Samuele. E Samuele s'alzò, andò da Eli e disse: "Eccomi, poiché tu m'hai chiamato". E quegli rispose: "Figliuol mio, io non t'ho chiamato; torna a coricarti".
Notiamo quindi che sebbene non fossimo distratti ma propensi all’ascolto, non è semplice riconoscere la voce di Dio. Come distinguere di conseguenza la voce del Creatore fra le miriadi di voci che giungono alla nostra mente? Cercherò di rispondervi nel prossimo post.

mercoledì 25 marzo 2009

"IO SONO"!

…. Gesú, ben sapendo tutto quello che stava per accadergli, uscí e chiese loro: "Chi cercate?" Gli risposero: "Gesú il Nazareno!" Gesú disse loro: "Io sono". Giuda, che lo tradiva, era anch'egli là con loro. Appena Gesú ebbe detto loro: "Io sono", indietreggiarono e caddero in terra. (Giovanni 18:4 – 6)

Non fu la prima volta che Cristo adoperò l’espressione “Io sono”. Che cosa significava? Nell’A.T. possiamo notare che soltanto Dio affermò d’essere l’”Io Sono”. Mosè chiese a Dio quale fosse il Suo nome, ed Egli rispose: … Poi disse: "Dirai cosí ai figli d'Israele: l'IO SONO mi ha mandato da voi" (Esodo 3:13-14). Se il conosciutissimo tetragramma YHWH palesa uno dei nomi di Dio, l’espressione ”Io Sono” ne rivela il significato. Infatti, Egli è, e non era o sarà ma è.
Vediamo cosa scrisse lo scrittore agli Ebrei: Or senza fede è impossibile piacergli; poiché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano (Ebrei 11:6). Sì, bisogna credere che Egli è, cioè che è l’”Io Sono”. In effetti, chi all’infuori dell’Onnipresente, Onnisciente e Onnipotente può fare una tale affermazione? Il nostro “io sono” non va oltre l’istante in cui lo pronunciamo, perché è irremovibilmente preceduto dall’”io ero” ed è seguito dall’”io sarò”. Nessuno riesce a esistere all’infuori di questa realtà temporale. Il Creatore è l’unico che trascende il tempo, e pertanto il solo a poter affermare d’essere l’”Io Sono”. Di conseguenza Egli è l’”Io Sono” del passato e del futuro. È difficile da comprendere per noi che conosciamo soltanto una realtà come la nostra.
Eppure Cristo affermò ciò di se: Gesú disse loro: "In verità, in verità vi dico: prima che Abraamo fosse nato, io sono" (Giovanni 8:58). Con tali parole Egli non fece altro che affermare d’essere il Dio d’Abramo, d’Isacco e di Giacobbe, lo stesso Dio con cui Mosè conversò. I Giudei sapevano benissimo cosa significasse quest’espressione (YHWH), tecnicamente è il participio del verbo essere (in greco è tradotto con “egò eimi”) e, pertanto, attribuirsi "l'io sono" equivaleva a una bestemmia che era punita con la morte. Difatti, in quell’occasione cercarono di lapidarlo senza, tuttavia, riuscirci. Comprendiamo che quest’espressione era in allusione al nome di Dio, di conseguenza Cristo affermava d’essere YHWH, dato che è una caratteristica appartenente soltanto a Dio.
È importante riconoscere in Cristo la Divinità. Perché? Vediamo Egli cosa disse in merito: Perciò vi ho detto che morirete nei vostri peccati; perché se non credete che io sono, morirete nei vostri peccati" (Giovanni 8:24). Avete mai udito proferire qualcuno le parole “se non credete che io sono”? Credere “che io sono”? Magari ci capita di sentire “io sono ….”, “come si permette io sono ….” o “Lei non sa con chi ha a che fare, io sono ….”. Nel citato verso, però Gesù afferma che bisogna credere che Egli è. Perché? Poiché soltanto Dio è in grado di rimettere i peccati, quindi, se non crediamo che Egli è Dio come possiamo ottenere la remissione dei peccati?
In un mondo in cui la prepotenza regna sovrana l’espressione “io sono” può anche sembrare arrogante, ma non dimentichiamo che l’unica persona la quale possiede il potere e diritto assoluto di proferire queste parole fu ed è Cristo. Egli il Creatore dell’universo non abusò mai della propria autorità e potenza, ma rimase sempre umile e ubbidiente al volere del Padre. Riflettete, i Giudei andarono per arrestarLo e chiesero chi fosse il Cristo, Egli non rispose “sono io” ma “Io sono”, replica che atterrò gli accusatori. Provate a dire a qualcuno “io sono ….”, certamente non cadrà in terra. Eppure, Cristo dimostrò tutta la Sua autorità e potenza pronunciando queste semplici parole ma con un significato inconfondibile. Che potenza in quell’espressione!
Magari se rivolte a qualcuno tali parole possono suscitare dei sentimenti come rabbia, disprezzo o indifferenza. Pronunciate, però dal Creatore (l’unico che possiede l’autorità di proferirle) produssero degli effetti inconsueti e inimmaginabili, infatti, la rabbia e i pregiudizi non ressero dinanzi alla potenza del nome di Dio, i Giudei furono atterrati. La semplice esposizione del nome di Dio sbaragliò coloro che stavano per giustiziarlo. Lui non comandò nulla come fece alla genesi, perché ciò avrebbe avuto certamente dei risvolti diversi. Da ciò possiamo comprendere che non furono i Giudei né l’indicazione di Giuda a permettere la cattura di Gesù. Cristo si consegnò volontariamente nelle loro mani, così come si addice a un vero re, poiché Egli era ed è il Re dell’universo. A noi spetta mettere in pratica le Sue parole “se non credete che io sono, morirete nei vostri peccati". Poiché senza l’esercizio della fede non potremo conoscere Colui che è l’IO SONO.

mercoledì 18 marzo 2009

Il senso della vita

Nella storia molti pensatori si sono occupai del senso della vita, senza giungere a delle conclusioni esaustive. Il pensiero comune è che la vita ha un senso soltanto quando si raggiungono determinati obiettivi come il successo. È stata ideata addirittura una trasmissione televisiva per esprimere vari pareri sul senso della vita. Ma, in effetti, qual è il senso di questa vita? Ci fu un celebre saggio che dopo aver assaporato tutti i piaceri possibili della vita, giunse a delle conclusioni molto significative:
Rallégrati pure, o giovane, durante la tua adolescenza, e gioisca pure il tuo cuore durante i giorni della tua giovinezza; cammina pure nelle vie dove ti conduce il cuore e seguendo gli sguardi dei tuoi occhi; ma sappi che, per tutte queste cose, Dio ti chiamerà in giudizio! Bandisci dal tuo cuore la tristezza, e allontana dalla tua carne la sofferenza; poiché la giovinezza e l'aurora sono vanità. Ma ricòrdati del tuo Creatore nei giorni della tua giovinezza, prima che vengano i cattivi giorni e giungano gli anni dei quali dirai: "Io non ci ho piú alcun piacere"; prima che il sole, la luce, la luna e le stelle si oscurino, e le nuvole tornino dopo la pioggia: prima dell'età in cui i guardiani della casa tremano, gli uomini forti si curvano, le macinatrici si fermano perché sono ridotte a poche, quelli che guardano dalle finestre si oscurano, i due battenti della porta si chiudono sulla strada perché diminuisce il rumore della macina; in cui l'uomo si alza al canto dell'uccello, tutte le figlie del canto si affievoliscono, in cui uno ha paura delle alture, ha degli spaventi mentre cammina, in cui fiorisce il mandorlo, la locusta si fa pesante, e il cappero non fa piú effetto perché l'uomo se ne va alla sua dimora eterna e i piagnoni percorrono le strade; prima che il cordone d'argento si stacchi, il vaso d'oro si spezzi, la brocca si rompa sulla fonte, la ruota infranta cada nel pozzo; prima che la polvere torni alla terra com'era prima, e lo spirito torni a Dio che l'ha dato. "Vanità delle vanità", dice l'Ecclesiaste, "tutto è vanità". L'Ecclesiaste, oltre a essere un saggio, ha anche insegnato al popolo la scienza, e ha ponderato, scrutato e messo in ordine un gran numero di sentenze. L'Ecclesiaste si è applicato a trovare parole gradevoli; esse sono state scritte con rettitudine, e sono parole di verità. Le parole dei saggi sono come degli stimoli, e le collezioni delle sentenze sono come chiodi ben piantati; esse sono date da un solo pastore. Del resto, figlio mio, sta' in guardia: si fanno dei libri in numero infinito; molto studiare è una fatica per il corpo. Ascoltiamo dunque la conclusione di tutto il discorso: Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è il tutto per l'uomo. Dio infatti farà venire in giudizio ogni opera, tutto ciò che è occulto, sia bene, sia male.
Dio farà venire in giudizio ogni opera, quando? L’abbiamo accennato in un post precedente: … è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio, (Ebrei 9:27). Il concetto di una vita futura è implicito nelle parole dell’Ecclesiaste, infatti, a cosa servirebbe un giudizio se non avrebbe un seguito (esecuzione)? Notiamo, quindi, che la vita avrà una continuazione dopo la morte, ma questo futuro è determinato nell’attuale realtà. Salomone scoprì alla fine dei suoi giorni, dopo avere sperimentato tutti i piaceri possibili, che la vita ha un senso soltanto se vissuta nell’ubbidienza alla parola di Dio. Un'idea all’opposto dell’odierno modo di pensare, poiché molti oggi cercano d’escludere Dio dalla propria realtà, vivendo una vita sfrenata senza occuparsi di Lui. Eppure essi non si rendono conto che la propria esistenza non ha un senso. Perché? Che senso ha la vita se non si conquista quella eterna? Non ha senso viverla senza quest’obiettivo, nulla di ciò che faremo, avrebbe valore. E ciò potrebbe spingersi a un punto tale da disprezzare la vita tanto da entrare in una scuola e sparare all’impazzata su degli inermi studenti, ponendo magari fine alla propria esistenza con una pallottola in testa, cosi come le cronache dei nostri giorni ci hanno abituato a sentire. Altri invece intraprendono una via che gli conduce all’uso di stupefacenti, bruciando un’esistenza nell’indifferenza altrui, soffocando così ogni possibilità di dare un valore alla propria vita. Mentre altri pensano di poter dare un senso alla vita ricercandolo negli eccessi di qualsiasi genere (sesso, potere, denaro). Eppure Salomone dovette alla fine dei suoi giorni ammettere che la cosa più importante è l’ubbidienza a Dio. Perché? Poiché ogni cosa in questo mondo perde valore se alla fine della nostra esistenza non avremo conquistato la vita eterna così come, affermò Gesù: Che gioverà a un uomo se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi l'anima sua? O che darà l'uomo in cambio dell'anima sua? (Matteo 16:26). Pertanto, inizia a dare un senso alla tua vita adoperandoti nella ricerca di ciò che sperimentò Salomone: Temi Dio e osserva i suoi comandamenti, perché questo è il tutto per l'uomo. Questo è il tutto per l’uomo! Forse pensi d’essere insignificante e miserevole, e ciò riguarderebbe soltanto le persone immerse nei piaceri di questa vita. Tuttavia sappi che solo ubbidendo alla parola di Dio darai un senso alla vita, poiché avrai conquistato qualcosa d’inconquistabile (dal punto di vista umano) evitando l’insensata morte eterna.

sabato 7 marzo 2009

Dove sei?

Dio il SIGNORE chiamò l'uomo e gli disse: "Dove sei?"

Oggi il Creatore pone la medesima domanda a ogni essere umano. Dove sei? Purtroppo, i ruoli si sono invertiti, infatti, gli uomini oggi urlano: Dio, dove sei? Però, è Lui che pone innanzitutto a ogni persona il suddetto quesito. Ma perché s’invertono i ruoli? Di solito le prime considerazioni e meccanismi intellettuali sono: io non vedo, non sento e di conseguenza non credo e intendo nulla. E’ sufficiente per escludere e smentire un messaggio che reca un quesito? O quando non comprendete un messaggio, ne escludete l’emissione? Non credo, anzi, inizierete a compiere delle verifiche per ottenere un riscontro. Pertanto, se in questo momento state prendendo coscienza che il Creatore vi ha posto questa domanda, dovete fare qualcosa per giungere a una conclusione.
In che modo Egli pone la domanda? Semplicemente avendo letto il verso in epigrafe. O forse non prendete in considerazione dei quesiti comunicati verbalmente soltanto perché non ne avete udito pronunciare le parole? Nella società un tale comportamento sarebbe disastroso, la pubblica amministrazione andrebbe in tilt, così come tutti gli altri atti amministrativi di qualunque settore. Possiamo notare che la Bibbia continua a trasmettere la voce di Dio nelle coscienze di chiunque legge o ode le parole della Sacra Scrittura. Pertanto Egli oggi continua a chiederci: Dove sei? Forse qualcuno, pur avendo sentito echeggiare nella propria coscienza questa domanda, continua a nascondersi dietro le proprie convinzioni. Puoi anche nasconderti ma questo non significa che il Creatore non ti stia cercando. Egli si è fatto addirittura uomo per donarci la possibilità di trovarlo: Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che egli ha costituito erede di tutte le cose, mediante il quale ha pure creato i mondi (Ebrei 1:1-2).
Il Creatore desidera tornare a passeggiare con ognuno di noi, così come passeggiava con Adamo ed Eva. Vuole diventare nostro Padre e accompagnarci per tutta la vita, mostrandoci la Sua fedeltà. Se non credi che un pensiero possa essere d’origine Divina non riuscirai mai a rispondere alla domanda di cui in epigrafe, così come non potrai comprendere quel sentimento che tale pensiero ti arrecherà. Devi solo iniziare a leggere la Sua parola, la Bibbia, per udire la voce del Creatore che desidera divenire anche il tuo Salvatore. Come? … "Credi nel Signore Gesú, e sarai salvato tu e la tua famiglia" (Atti 16:31).
Tutte le parole pronunciate in questo mondo suscitano dei sentimenti come curiosità, rabbia, compassione, indifferenza, gioia, paura o incredulità, in coloro che le ascoltano, ma la Bibbia produrrà qualcosa d’inimmaginabile per molti: Cosí la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo (Romani 10:17). Pertanto, se oggi credi che Egli ti stia chiedendo “dove sei ?”, rispondiGli: … "Parla, poiché il tuo servo ascolta" (I Samuele 3:10). Riuscirai così a rispondere al tuo quesito (“Dio, dove sei?”) rimasto irrisolto magari da moltissimo tempo, scoprendo che Egli è più vicino di quanto tu abbia potuto mai immaginare.