lunedì 23 novembre 2009

Peccato!

Chiunque commette il peccato trasgredisce la legge: il peccato è la violazione della legge (I Giovanni 3:4). Perché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesú, nostro Signore (Romani 6:23).

È un peccato! Quante volte pronunciamo questa frase senza comprenderne pienamente il significato. Anzi, spesso il termine “peccato” è sostituito da altre parole per sminuirne l’essenza. Tuttavia gli increduli considerano il peccato un concetto inventato dall’uomo, di conseguenza qualcosa d’inesistente. Il Buddismo, invece, non riconosce l’idea di una condizione di peccato, mentre l’Induismo intende per peccato il prevalere dell'istinto e dell'ignoranza. È un concetto presente soltanto nelle tre religioni monoteiste. Nel cristianesimo ci sono varie denominazioni che detengono ognuna il proprio elenco interminabile di peccati.
Le traduzioni italiane della Bibbia contengono il vocabolo “peccato” circa quattrocento volte (dipende dalla versione). Penso che il primo dei due versi in epigrafe sia una buona definizione biblica di peccato. Il peccato è la violazione della legge, ma cosa significa? Beh, avevamo illustrato che esiste una legge divina che Cristo sintetizzò in due comandamenti: Gesú rispose: "Il primo è: Ascolta, Israele: il Signore, nostro Dio, è l'unico Signore: Ama dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta l'anima tua, con tutta la mente tua, e con tutta la forza tua. Il secondo è questo: Ama il tuo prossimo come te stesso. Non c'è nessun altro comandamento maggiore di questi" (Matteo 12:29-32). Inoltre, san Paolo ribadì che: …. il "non commettere adulterio", "non uccidere", "non rubare", "non concupire" e qualsiasi altro comandamento si riassumono in questa parola: "Ama il tuo prossimo come te stesso" (Romani 13:9).
Qualcuno potrebbe però obbiettare che l’A. T. contiene svariati precetti i quali non possono essere certamente riassunti nei sunnominati versi. Oltretutto, Cristo affermò: "Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento (Matteo 5:17). E’ vero, Cristo non venne ad abolire ma a portare a compimento, dobbiamo tuttavia considerare che con il Suo sacrificio siamo entrati nel cosiddetto nuovo patto. Non abbiamo più bisogno d’offrire sacrifici così come prescritto nell’A. T., né c’è la necessità di rispettare tutti gli altri ordinamenti cerimoniali. Fu stabilito nella riunione (circa nel 50 d. C.) di Gerusalemme (Atti 15:1-35). Inoltre, l’apostolo Paolo chiarì il tutto successivamente nelle sue epistole, affermando in quella ai Galati: Portate i pesi gli uni degli altri e adempirete cosí la legge di Cristo (Galati 6:2). Comprendiamo che ciò (portare i pesi degli altri è un atto d'amore) equivale all’ottemperanza della legge dell’amore (come illustrato in questo post).
E allora, in che senso Cristo portò a compimento la legge? Mentre ogni sacerdote sta in piedi ogni giorno a svolgere il suo servizio e offrire ripetutamente gli stessi sacrifici che non possono mai togliere i peccati, Gesú, dopo aver offerto un unico sacrificio per i peccati, e per sempre, si è seduto alla destra di Dio, e aspetta soltanto che i suoi nemici siano posti come sgabello dei suoi piedi (Ebrei 10:11-13). Quello che la legge non è riuscì a fare, lo compì Cristo, per questo motivo non dobbiamo più osservare i cerimoniali descritti nell’A.T.. Ma c’è un altro significato nelle parole di Gesù nel verso diciassette del capitolo cinque del Vangelo secondo Matteo. Poiché Egli portò la legge a compimento in ogni senso, ossia, nelle azioni, nelle parole e sopratutto nei sentimenti. Il Suo ammaestramento più duro lo evidenziò proprio riguardo quest’ultimo aspetto: "Voi avete udito che fu detto agli antichi: Non uccidere: chiunque avrà ucciso sarà sottoposto al tribunale; ma io vi dico: chiunque si adira contro suo fratello sarà sottoposto al tribunale; e chi avrà detto a suo fratello: Raca sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli avrà detto: Pazzo! sarà condannato alla geenna del fuoco (Matteo 5:21,22). "Voi avete udito che fu detto: Non commettere adulterio. Ma io vi dico che chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore (Matteo 5:27,28). Come potete vedere la legge dell’amore, di Cristo, è molto più profonda di quanto possiamo pensare e va oltre a ciò che è visibile. In questo essa è compiuta!
Penso che Gesù provasse molto disgusto per la situazione sociale dell’epoca, tanto da proferire le seguenti parole: E Gesú disse loro: "Ben profetizzò Isaia di voi, ipocriti, com'è scritto: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è lontano da me (Marco 7:6). Quanta verità in queste parole, e come si adattano bene alla nostra società. Molti credenti professano la loro fede soltanto con le labbra, ma nel cuore hanno tanti sentimenti opposti a quelli ispirati dalla legge dell’amore. Anche l’apostolo Paolo lo rimarcò nella sua epistola ai romani: L'amore sia senza ipocrisia. Aborrite il male e attenetevi fermamente al bene (Romani 12:9). Così come san Pietro: Sbarazzandovi di ogni cattiveria, di ogni frode, dell'ipocrisia, delle invidie e di ogni maldicenza, (I Pietro 2:1). Quanta gente perbenista indossa oggi un abito d’ipocrisia, pensando di piacere al proprio Creatore, senza rendersi conto che i loro sentimenti sono caratterizzati dal male (ira, invidia, disprezzo, spietatezza), ignorando che ciò è peccato, poiché viola la legge dell’amore.
Il peccato, tuttavia, non è soltanto quanto descritto sino a questo punto. Il fratello di Gesù richiama un altro caso in cui è facile commettere peccato: Chi dunque sa fare il bene e non lo fa, commette peccato (Giacomo 4:17). Quanti cristiani potrebbero fare del bene ma non lo attuano per avarizia, gelosia o indifferenza. Dove è l’amore in questi comportamenti? Basta seguire alcuni siti (non i media ufficiali ormai troppo condizionati) o blog d’informazione, per restare sconcertati e disgustati da quante volte i potenti o la gente comune omette di fare del bene per puro egoismo. In ogni caso, lo scopo di questo post non è quello di fare un elenco interminabile di regole e precetti come molti forse si aspettavano, poiché è peccato, penso sia chiaro, qualsiasi cosa contrasti con la volontà rivelata di Dio.
Se desideriamo conoscere la peccaminosità di determinate azioni, pensieri o parole, dobbiamo accostarci all’unica parola in grado di giudicare e penetrare lì dove non riuscì nemmeno Sigmund Freud: Infatti la parola di Dio è vivente ed efficace, piú affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l'anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore (Ebrei 4:12). Potrei anche fare un elenco di peccati, ma se non ci accostiamo alla parola di Dio, che per mezzo dello Spirito Santo ci convincerà di peccato, il tutto sarà inutile.
Non credo che alla luce di ciò qualcuno potrebbe affermare d’essere privo di peccato, e se qualcuno ne fosse convinto (o pensa di non aver fatto mai del male a qualcuno) legga i seguenti versi: Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi (I Giovanni 1:8) - Com'è scritto: "Non c'è nessun giusto, neppure uno (Romani 3:10) - Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio (Romani 3:23). Certo, penserà qualcuno, abbiamo ereditato il peccato originale, in questo senso siamo tutti peccatori. No, assolutamente, noi abbiamo ereditato una natura tendente al peccato, fatto che è ben differente dal ereditare il peccato di qualcun altro e nella fattispecie di Adamo ed Eva. In questo caso (dato che si nasce peccatori) un bambino non potrebbe entrare nel regno dei cieli, eppure, Cristo affermò l’opposto, poiché disse che bisogna assomigliare ai bambini per entrare nel regno dei cieli: Gesú, veduto ciò, s’indignò e disse loro: "Lasciate che i bambini vengano da me; non glielo vietate, perché il regno di Dio è per chi assomiglia a loro (Marco 10:14). Elencare i precetti di una determinata fede non è poi così sbagliato, però, è facile cadere in tale modo nell’ipocrisia farisaica costituita da una vita legalista in cui è sufficiente l’osservanza delle prescritte regole, con dei sentimenti, magari, opposti a ciò che si sta ottemperando. Cristo condannò duramente quest’atteggiamento: "Due uomini salirono al tempio per pregare; uno era fariseo, e l'altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava cosí dentro di sé: O Dio, ti ringrazio che io non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adúlteri; neppure come questo pubblicano. Io digiuno due volte la settimana; pago la decima su tutto quello che possiedo. Ma il pubblicano se ne stava a distanza e non osava neppure alzare gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: O Dio, abbi pietà di me, peccatore! Io vi dico che questo tornò a casa sua giustificato, piuttosto che quello; perché chiunque s'innalza sarà abbassato; ma chi si abbassa sarà innalzato" (Luca 18:10-14).
Si corre un ulteriore pericolo nel formulare una lista di regole da osservare: "Ma guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché serrate il regno dei cieli davanti alla gente; poiché non vi entrate voi, né lasciate entrare quelli che cercano di entrare (Matteo 23:13). Se continuate a leggere il passo fino al verso trentatré, noterete che i farisei con la loro tradizione avevano aggiunto o modificato la legge a propria convenienza così da renderla impraticabile per taluni, ma comunque praticabile (per chi ci riusciva) nell’ipocrisia. E questo rispecchia una vita certamente non mossa dall’amore per il proprio Creatore ma purtroppo “politically correct”. La società odierna assomiglia molto alla realtà dell’epoca ed è animata sopratutto dall’immagine, si guarda soltanto all’esteriore, senza alcun riguardo ai sentimenti (per quanto visibile) che motivano le persone nelle loro azioni. L’Onnisciente, però, vede dove nessuno può arrivare: ….. infatti il SIGNORE non bada a ciò che colpisce lo sguardo dell'uomo: l'uomo guarda all'apparenza, ma il SIGNORE guarda al cuore" (I Samuele 16:7).
Dio non si lascia ingannare dalle apparenze, né dalle parole, difatti: …. di ogni parola oziosa che avranno detta, gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio; (Matteo 12:36). E allora amiamoci tutti senza alcun riguardo ad altro, potrebbe pensare qualcuno. No, infatti, se qualcuno mi chiedesse se l’adulterio è peccato, risponderei di sì, perché è scritto: Non commettere adulterio (Esodo 20:14). È importante, però, che il peccatore si accosti alla parola di Dio, contrariamente non potrà mai prendere coscienza di questo peccato, e condurrà una vita piena d’insoddisfazione senza rendersi conto che la causa consiste nel peccato. Sarà una vita su cui penderà la condanna a morte se egli non si pentirà, poiché sta scritto che, come si legge nel secondo verso in epigrafe, il salario del peccato è la morte.
Il verso espone una duplice verità, nel senso che per mezzo del peccato è subentrata la morte fisica, la quale, però, catapulterà l’impenitente in quella eterna, ossia, senza fine. La Bibbia afferma che tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio (Romani 3:23), ma qual è il pieno significato del vocabolo “peccato”? In Genesi al capitolo quattro verso sette, dove la parola è menzionata per la prima volta, il testo ebraico riporta il termine khat-taw-aw' il quale a sua volta deriva da khaw-taw' che significa “fallire il bersaglio”. L’espressione esprime l’idea di un arciere che scocca la freccia sbagliando la mira. Anche nel testo greco una delle parole per descrivere il peccato, hamartia che deriva da hamartano, richiama il concetto appena illustrato. Adesso immaginatevi una finale olimpica di tiro con l’arco in cui basta fare un centro per conquistare la medaglia d’oro, ma per distrazione l’arciere manca il bersaglio, rendendosi conto che la colpa è solo sua e a nient’altro attribuibile, la delusione e il pianto sarebbero incommensurabili non solo per lui ma anche per chi lo circonderebbe nei suoi affetti. Questo rappresenta un po’ ciò che accade a chi pecca. Ma qualcuno potrebbe chiedersi: come mai non provo il rimorso di cui abbiamo parlato se siamo tutti dei peccatori? E come mai molti sono incoscienti d’aver sbagliato il tiro? Beh, è semplice, Cristo parlò di una trave, una trave che impedisce all’occhio di vedere: Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio di tuo fratello, mentre non scorgi la trave che è nell'occhio tuo? (Matteo 7:3). Per riuscire a vedere i nostri sbagli dobbiamo innanzitutto usare dell’acqua, la parola di Dio, affinché rimuova ciò che impedisce la nostra visuale. Soltanto allora ci renderemo conto degli errori (bersagli falliti, ossia, peccati) commessi, riuscendo, inoltre, da quel momento in poi anche a fare centro (non peccare). Nel momento in cui ci renderemo conto d’aver sbagliato, saremo colti da una profonda angoscia, la medesima che prova l’arciere nel descritto esempio, tale dolore sarà così forte da coinvolgere i nostri sentimenti, poiché avremo capito d’aver perso qualcosa di molto prezioso. Ma la buona notizia consiste proprio nel Vangelo, infatti, è tale perché nonostante tutto fosse perso, Cristo è venuto a morire sulla croce per rimediare ai nostri errori. Non serve altro, tutto fu compiuto sulla croce, dobbiamo soltanto riconoscere i nostri errori e confessarli, credendo che Egli morì anche per noi. E se la parola di Dio mette in luce dei peccati, e pensi magari che la tua situazione sia irrecuperabile, non disperare, l’importante è che tu abbia preso coscienza dei tuoi errori, poiché Egli oggi ci dice (dopo aver riconosciuto i propri errori): "Poi venite, e discutiamo", dice il SIGNORE: "Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve; anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come la lana (Isaia 1:18).
Non dobbiamo pensare all’italiana, ossia, ma tanto all’ultimo, se Dio è amore, farà un condono generale, pertanto, perché preoccuparsi? Stiamo attenti, l’apostolo Paolo evidenziò la giustizia Divina, rivelata nell’A.T., per ammonire i credenti di Corinto: Ora, queste cose avvennero loro per servire da esempio e sono state scritte per ammonire noi, che ci troviamo nella fase conclusiva delle epoche (I Corinzi 10:11). Se volete conoscere la giustizia Divina, provate a leggere il Pentateuco. Noterete la crudeltà del peccato e l’odio che Dio prova per esso, inoltre, scoprirete che fu sempre punito. Dio è amore, ma è anche giusto, un aspetto non molto conosciuto e compreso, però, ben evidenziato nelle Scritture. Non culliamoci nella mentalità italiana.
È in Cristo che oggi c’è offerta la salvezza, la quale, magari, non ci risparmierà la morte fisica, ma ci eviterà di subire quella eterna. Non giochiamo con il fuoco: Perché il nostro Dio è anche un fuoco consumante (Ebrei 12:29). Pertanto: Badate di non rifiutarvi d'ascoltare colui che parla; perché se non scamparono quelli, quando rifiutarono d'ascoltare colui che promulgava oracoli sulla terra, molto meno scamperemo noi, se voltiamo le spalle a colui che parla dal cielo; (Ebrei 12:25). Dio ci benedica!

giovedì 19 novembre 2009

Il nemico del regno dei cieli.

L’essere di cui parleremo oggi è circondato purtroppo da moltissimo scetticismo. Probabilmente perché comunemente è raffigurato con la coda, le corna e la forca in mano. Avrete capito che ci occuperemo di Satana. E il suo nome ci rivela il ruolo che svolge, poiché significa “l’avversario”. Egli è l’avversario di Dio, infatti, è in continua lotta con il Creatore e quindi ne ostacola l’opera. Non è che con ciò si mette in discussione o in pericolo la regalità e sovranità del Creatore (anche se la letteratura ci ha abituati a una lotta perenne tra il bene e il male). No, nulla di tutto questo. Il Creatore ha il pieno controllo su Satana, addirittura su di lui pende già la condanna. Purtroppo, Adamo ed Eva consegnarono la nostra terra a Satana, nel momento in cui disubbidirono all’unico precetto di Dio. Nonostante tutto il regno dei cieli giunse, per mezzo di Cristo, fino a noi. Attraverso il Suo sacrificio ristabilì quella comunione che andò perduta nel giardino dell’Eden.
Eppure questo non toglie il fatto che Satana continua a essere il principe (Giovani 12:31) o dio (II Corinzi 4:4) di questo mondo. Però, il suo potere è limitato nel tempo, non può andare oltre di un solo secondo o frazione di esso, né può toccare un suddito del regno dei cieli senza il permesso di Dio (Giobbe 1,2) il quale non permetterà che sia provato oltre le proprie forze: Nessuna tentazione vi ha còlti, che non sia stata umana; però Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via d'uscirne, affinché la possiate sopportare (I Corinzi 10:13).
Qual è l’attività di Satana? Il secondo appellativo, Diavolo, c’è lo svela. Questo nome deriva dal greco “diablos” che significa “accusatore”. Egli ci accusa dinanzi al Creatore. Gli mostra i nostri misfatti che Dio chiama sempre peccati. E poiché il suo scopo primario è quello di distruggere l’opera del Creatore, si usa d'alcuni uomini per devastare il creato. Pensate alle condizioni in cui versa il nostro pianeta. Dio ci ha concesso tanta conoscenza scientifica, e invece d’usarla per preservare il nostro pianeta, è stata adoperata per rovinarlo. Abbiamo la capacità tecnologica che ci permetterebbe di trasformare la terra in un posto veramente incantevole. Ma l’egoismo regna sovrano e l’altruismo è presente soltanto alle condizioni del “do ut des”. Il nemico del regno dei cieli sfalda le famiglie per distruggere la società e piegarla al suo volere.
Eppure, come affermato in premessa, la maggioranza degli uomini è molto scettica, riguardo alla sua realtà. Beh, anche questa convinzione fa parte della strategia di Satana. Convincere l’uomo della sua inesistenza o identificarlo con qualcosa di mitologico e privo di personalità lo pone nella sua lotta in grande vantaggio. Dobbiamo però evidenziare che egli si presentò all’uomo in una veste certamente non convincente. Infatti, la prima comparsa biblica l’abbiamo nel giardino dell’Eden in cui non si presentò come ciò che è (un angelo decaduto) ma si usò di un serpente per condurre l’uomo alla caduta. Né si mostrò a Eva come un essere splendete, sfociando tutta la sua potenza e magari avvisandola dicendole: “Vedi che io sono l’avversario del tuo Creatore”. No, comparì in un serpente, e il libro del Genesi evidenzia che era il più astuto degli animali. Forse fu proprio l’astuzia presente nel serpente che convinse Eva, la quale di conseguenza disubbidì al precetto di Dio.
La Bibbia rivela chiaramente che il Diavolo possiede una personalità (vedi I Pietro 5:8, Giovanni 8:44, II Timoteo 2:26, Luca 4:3-9) e quindi come tale non è semplicemente la rappresentazione filosofica del male ma ne è l’istigatore. In quest’opera si serve dei suoi collaboratori, gli angeli decaduti e i demoni. Anche se nella terminologia di uso comune capita d’adoperare il plurale di Diavolo, ossia, diavoli, dobbiamo chiarire che la realtà del Diavolo è una personalità unica. Quelli che comunemente sono definiti diavoli sono degli angeli decaduti o demoni. Il coordinatore e capo di questa schiera è invece il Diavolo, pertanto, esiste soltanto un Diavolo.
Le origini di Satana sono descritte in due libri profetici (vedi Isaia 14:12-15; Ezechiele 28:12-19). Se avete letto i passi, noterete che Egli era un cherubino, protettore del trono di Dio, pieno di sapienza e bellezza. La superbia fu causa della sua decaduta, poiché ambì divenire come Dio, in altre parole, la creatura volle occupare il posto del Creatore. L’orgoglio lo accecò a un punto tale da ritenersi all’altezza del suo Creatore. Questo è un sentimento comune anche nell’uomo, l’essere vivente che Satana cerca d’assoggettare alla sua volontà, e nel quale basta suscitare il medesimo sentimento per allontanarlo dall’Altissimo. Tuttavia, l'obiettivo primario è quello di strappare dei sudditi dal regno dei cieli così da sottometterli al suo volere. Ma ogni vero cristiano è a conoscenza di ciò: il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti (Efesini 6:12).
Satana ambisce tuttora l’adorazione che è dovuta soltanto a Dio, posto che egli vorrebbe occupare. Egli nella sua conquista userà ogni mezzo, poiché essendo una creatura spirituale, possiede dei poteri superiori a quelli dell’uomo, e adopererà perfino le forze della natura per abbattere e tentare l’uomo fedele a Dio (Giobbe 1:12-22). Proprio perché la sua attività consiste nel tentare l’uomo a infrangere le leggi Divine è nominato anche come il “tentatore” (Mateo 4:3, I Tessalonicesi 3:5). Ma cosa s’intende con il termine “tentazione”? La prima definizione di un dizionario riporta che equivale alla sollecitazione o istigazione al male. Possiamo comprendere pienamente quest’attività di Satana leggendo il passo evangelico in cui si narra della tentazione che subì Cristo (Matteo 4:2 -11). Se avete letto il brano, noterete che egli tentò Gesù dopo un digiuno di quaranta giorni (in un momento di debolezza). Egli è veramente astuto e spietato, e non si asterrà da nulla pur di conquistare una creatura di Dio. Dobbiamo però precisare che egli possiede soltanto dei poteri “preternaturali” e non “sopranaturali”, cioè, egli ha delle capacità maggiori a quelle nostre ma comunque inferiori a quelli del Creatore (così come qualsiasi altro essere angelico). Spesso si usa (capita anche a me) il termine “sopranaturale” in relazione a tutto ciò che va oltre le capacità naturali dell’uomo, ma, in effetti, quando parliamo di poteri angelici dovremmo fare la suddetta distinzione per distinguere l’Onnipotente dalle creature. Infatti, il Diavolo non crea dal nulla, ma riesce soltanto a manipolare la materia (Giobbe 1:12-22, Esodo 7:10-8:7), così come non è onnipresente e onnisciente. Egli è un essere finito, nettamente sottomesso all’infinito Creatore.
Un’altra caratteristica di Satana è la menzogna: …. Egli è stato omicida fin dal principio e non si è attenuto alla verità, perché non c'è verità in lui. Quando dice il falso, parla di quel che è suo perché è bugiardo e padre della menzogna (Giovanni 8:44). Cristo lo identificò come il padre della menzogna, perché? Poiché esordì nella storia umana con la menzogna. E per fare ciò preparò il terreno con il dubbio: …. "Come! Dio vi ha detto di non mangiare da nessun albero del giardino?" La donna rispose al serpente: "Del frutto degli alberi del giardino ne possiamo mangiare; ma del frutto dell'albero che è in mezzo al giardino Dio ha detto: Non ne mangiate e non lo toccate, altrimenti morirete". Il serpente disse alla donna: "No, non morirete affatto; ma Dio sa che nel giorno che ne mangerete, i vostri occhi si apriranno e sarete come Dio, avendo la conoscenza del bene e del male" (Genesi 3:1-5). È interessante osservare che l’affermazione di Satana non fu l’assoluta falsità, infatti, alla verità aggiunse una menzogna, cioè, il tutto fu una mezza verità. E questo non solo ci mostra che le mezze verità sono delle menzogne, ma dimostra oltretutto che è sbagliato aggiungere delle parole alla parola di Dio: Non aggiungerete nulla a ciò che io vi comando e non ne toglierete nulla, ma osserverete i comandamenti del SIGNORE vostro Dio, che io vi prescrivo (Deuteronomio 4:2) - Io lo dichiaro a chiunque ode le parole della profezia di questo libro: se qualcuno vi aggiunge qualcosa, Dio aggiungerà ai suoi mali i flagelli descritti in questo libro; (Apocalisse 22:18). È con la bugia che Satana conquisterà il governo di questo mondo pretendendo l’adorazione: l'avversario, colui che s'innalza sopra tutto quello che è chiamato Dio od oggetto di culto; fino al punto da porsi a sedere nel tempio di Dio, mostrando se stesso e dicendo ch'egli è Dio. - La venuta di quell'empio avrà luogo, per l'azione efficace di Satana, con ogni sorta di opere potenti, di segni e di prodigi bugiardi, (II Tessalonicesi 2:4,9). Nella medesima maniera con cui sedusse i primi due uomini della storia, conquisterà l’umanità alla fine dei tempi, ossia, con la menzogna.
Martin Lutero disse: “Il diavolo è la scimmia di Dio”. Egli cerca d’imitare l’opera di Dio in ogni senso e in questo è disposto perfino a travestirsi da angelo di luce. Tuttavia san Paolo scrisse che: Ma anche se noi o un angelo dal cielo vi annunziasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunziato, sia anatema (Galati 1:8). E nel verso seguente lo ripeté: Come abbiamo già detto, lo ripeto di nuovo anche adesso: se qualcuno vi annunzia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema (Galati 1:9). Perché tanta insistenza? Affinché comprendiamo che possediamo un’arma molto efficace per sconfiggere il nemico delle anime nostre: Prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio; (Efesini 6:17). La parola di Dio è la spada con cui mettiamo in fuga il leone ruggente (I Pietro 5:8). Non abbiamo bisogno d’altro, Cristo lo dimostrò usando esclusivamente la parola di Dio per sconfiggere il nemico (rileggete il citato passo di Matteo 4:3-11).
Abbiamo brevemente esposto l‘origine, le caratteristiche e l’opera di Satana, ma quale sarà la sua fine dato che la condanna ormai è scritta? E il diavolo che le aveva sedotte fu gettato nello stagno di fuoco e di zolfo, dove sono anche la bestia e il falso profeta; e saranno tormentati giorno e notte, nei secoli dei secoli (Apocalisse 20:10). Questo è l'epilogo del nemico del regno dei cieli, è già scritto. Cristo schiacciò la testa di quel serpente, che sedusse Eva, sulla croce, affinché il peccato non avesse alcun potere mortale su chi crede in LUI! A Dio, unico in saggezza, per mezzo di Gesú Cristo sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen (Romani 16:27).

sabato 7 novembre 2009

La cittadinanza del regno dei cieli si acquisisce soltanto per nascita!

Gesú gli rispose: "In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio" (Giovanni 3:3).

Il titolo dell’odierno post svela chiaramente l’argomento di cui ci occuperemo, anche se a prima vista può sembrare incomprensibile. Perché? Beh, l’immaginario comune è che siamo tutti figli di Dio e, quindi, cittadini del regno dei cieli. Di conseguenza se siamo nati su questo pianeta, possiamo ritenerci tutti figli di Dio essendo l’intera umanità di discendenza adamitica. Però, il verso in epigrafe ci rivela che bisogna nascere di nuovo, cioè, una seconda volta. A questo punto qualcuno potrebbe pensare che Jonny questa volta ha perso il lume della ragione, poiché come si fa a nascere di nuovo ritornando nel grembo della propria madre? In effetti, non è poi così assurdo avere una tale perplessità, infatti, è la stessa che ebbe Nicodemo, un dottore della legge (una delle più alte figure religiose dell’epoca), quando Cristo replicò in merito a delle sue convinzioni: C'era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, uno dei capi dei Giudei. Egli venne di notte da Gesú, e gli disse: " Rabbí, noi sappiamo che tu sei un dottore venuto da Dio; perché nessuno può fare questi miracoli che tu fai, se Dio non è con lui". Gesú gli rispose: "In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio". Nicodemo gli disse: "Come può un uomo nascere quando è già vecchio? Può egli entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e nascere?" Gesú rispose: "In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio. Quello che è nato dalla carne, è carne; e quello che è nato dallo Spirito, è spirito. Non ti meravigliare se ti ho detto: Bisogna che nasciate di nuovo. Il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene né dove va; cosí è di chiunque è nato dallo Spirito" (Giovanni 3:1-8).
Chiariamo innanzitutto che cosa s’intende con cittadinanza. In ambito giuridico indica quell’insieme di diritti e doveri di un soggetto (persona fisica) appartenente a uno stato. Ma come si acquisisce la cittadinanza? Si può acquisire per un diritto di sangue, di suolo, per il fatto d’aver contratto matrimonio con un cittadino dello stato per cui si richiede la cittadinanza, o per naturalizzazione (a seguito di un provvedimento della pubblica autorità, subordinatamente alla sussistenza di determinate condizioni).
Dal citato passo biblico è chiaro che la cittadinanza celeste si acquisisce soltanto per un diritto di sangue, e cioè per il fatto che si è nati da un genitore in possesso della cittadinanza. Giuridicamente dovremmo usare il termine latino “ius sanguinis”, e in alcuni ordinamenti deve trattarsi esclusivamente del padre. Questo è proprio il caso di cui parlava Gesù. Se è vero che siamo tutti delle creature di Dio non lo è altrettanto per quanto riguarda la Sua figliolanza. Come accennato, possiamo acquisire in vari modi la cittadinanza di uno stato, ma l’unico modo per acquisire quella celeste è quello d’essere rigenerato da Dio (nato di nuovo). Tutto questo ha forse una qualche attinenza con la reincarnazione? No, nulla di tutto ciò. Gli ultimi quattro versi del citato passo evangelico (dal verso cinque al verso otto) chiariscono ciò di cui ci stiamo occupando. Infatti, possiamo capire che questa nuova nascita si riferisce a una realtà spirituale, poiché il nostro essere non è composto soltanto da carne ma anche dall’anima e dallo spirito. Siamo degli esseri trini. Possiamo, quindi, affermare affinché la nuova nascita abbia luogo, deve avvenire una rigenerazione del nostro spirito. Ed è proprio dallo spirito che Egli ha iniziato (non è però il primo atto creativo in assoluto poiché il primo si compì con la risurrezione di Cristo) la Sua nuova creazione che culminerà con i nuovi cieli e la nuova terra, contrariamente alla prima in cui la parte spirituale fu l’ultimo atto creativo dell’attuale realtà.
Ma per opera di chi avviene il tutto? Beh, se vogliamo divenire figli di Dio, ciò può avvenire soltanto per opera Sua. È Cristo stesso a precisarlo quando disse: In verità, in verità ti dico che se uno non è nato d'acqua e di Spirito, non può entrare nel regno di Dio. La Scrittura ci rivela che l’acqua è un simbolo delle parola di Dio: per santificarla dopo averla purificata lavandola con l'acqua della parola, (Efesini 5:26). Pertanto la Parola, simboleggiata dall’acqua, ha una proprietà purificatrice ma quest’azione, ha luogo soltanto per opera dello Spirito Santo che convince il lettore di peccato conducendolo così al ravvedimento, sempre nei limiti del nostro libero arbitrio, rigenerando a seguito di quest’atto il nostro spirito. Tuttavia come può avvenire una cosa del genere se non vedo nulla? Anche a questo quesito Gesù non lasciò dubbi: Il vento soffia dove vuole, e tu ne odi il rumore, ma non sai né da dove viene né dove va; cosí è di chiunque è nato dallo Spirito.
Cristo non venne sulla terra per parlare a dei meteorologi ma a della gente comune. Quando proferì le suddette parole, intendeva insegnare che non possiamo vedere il vento né da dove viene né dove va, ma esso soffia, dove vuole, e pur essendo invisibile ne percepiamo gli effetti. Le parole di Cristo spiegano molto bene cosa accade quando qualcuno nasce di nuovo. Infatti, nonostante non riusciamo a osservare questa rigenerazione, se ne possono, però, osservare gli effetti, e ciò è un’esperienza vera che coinvolge l’intera personalità. E' reale ma invisibile come il vento che soffia, un cambiamento che interessa tutto il nostro essere. A questo punto qualcuno evidenzierà che non ha ancora riscontrato il “ius sanguinis”, in altre parole, in virtù di quale legame di sangue nasciamo di nuovo? La risposta la possiamo trovare nelle parole del fratello di Gesù: Non v'ingannate, fratelli miei carissimi; ogni cosa buona e ogni dono perfetto vengono dall'alto e discendono dal Padre degli astri luminosi presso il quale non c'è variazione né ombra di mutamento. Egli ha voluto generarci secondo la sua volontà mediante la parola di verità, affinché in qualche modo siamo le primizie delle sue creature (Giacomo 1:16-18). Egli ha voluto generarci, come? Mediante la parola di verità! E qual è questa parola di verità? Santificali nella verità: la tua parola è verità (Giovanni 17:17). Però per essere figli di Dio dobbiamo avere un legame di sangue con Lui e non con la sua Parola. Beh, la natura di questo legame la rivelò l’apostolo Giovanni: E la Parola è stata fatta carne ed ha abitato per un tempo fra noi, …. (Giovanni 1:14). La Parola s’è fatta carne, ecco il legame di sangue. Quella parola del Creatore non è rimasta inattiva o passiva ma s’è fatta carne, affinché chiunque crede in Lui abbia vita eterna. Per cui, quella parola dovette incarnarsi e spargere il proprio sangue che creò e crea il “ius sanguinis” dei figli di Dio: Gesú rispose loro, dicendo: "L'ora è venuta, che il Figlio dell'uomo dev'essere glorificato. In verità, in verità vi dico che se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto (Giovanni 12:22-23) - Gesú, dopo aver offerto un unico sacrificio per i peccati, e per sempre, si è seduto alla destra di Dio (Ebrei 10:12). Il sacrificio della Parola incarnata ci permette di diventare figli di Dio. Credere in Gesù Cristo significa credere nella Sua parola, e credere nella Parola di Cristo produce, quindi, ciò che san Pietro scrisse (che non fu il primo papa della chiesa): perché siete stati rigenerati non da seme corruttibile, ma incorruttibile, cioè mediante la parola vivente e permanente di Dio (I Pietro 1:23).
Molti si chiederanno: come posso comprendere d’essere nato di nuovo? È semplice, poiché quest’esperienza produrrà ciò che ogni nascita comporta. Innanzitutto un pianto, cioè, i sentimenti saranno talmente coinvolti da scaturire un pianto, però non sempre accade perché dipende dalla personalità, ma il pianto rappresenta bene ciò che si verifica. Infatti, in un neo nato serve a riempire i polmoni d’aria, cioè a respirare, e nel caso della nuova nascita, il nato di nuovo avvertirà il bisogno incessante di pregare, poiché la preghiera è il respiro dell’anima, così come il pianto del neo nato serve ad avviare la respirazione. Un altro bisogno primario sarà quello dell’alimentazione, avrà fame, una "fame" per la parola di Dio, non potrà fare a meno d’alimentarsi del puro latte (1 Pietro 2:2) spirituale, così come un neo nato non può restare a digiuno (Matteo 4:4). Sarà una nuova vita, come lo è per ogni nascita. La vecchia vita non esisterà più, perché si avranno altri desideri totalmente opposti a quelli precedenti. Si gusterà semplicemente il dono di una nuova vita. La conversione di Zaccheo illustra molto bene cosa accade quando si nasce di nuovo: Ma Zaccheo si fece avanti e disse al Signore: "Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; se ho frodato qualcuno di qualcosa gli rendo il quadruplo" (Luca 19:8). In altre parole, avverrà una conversione, etimologicamente, un cambiamento di rotta. Anche l’apostolo Paolo lo sperimentò quando da persecutore divenne seguace di Cristo, cioè cristiano (Atti 9).
Volete una testimonianza personale? La prima cosa che provai fu un sollievo immediato, come se qualcuno mi avesse sollevato da un enorme peso, che scaturì in un pianto e una preghiera d’immensa gratitudine. Se prima ragionavo con i pugni, oggi prevale un sentimento d’amore e compassione, e se prima non sentivo il bisogno d’accostarmi giornalmente alla parola di Dio, oggi non posso farne a meno, così come non riesco a concludere una giornata senza aver parlato con il mio Re. Pensate, il Re dell’universo che è sempre pronto ad ascoltare i Suoi figli, senza alcun bisogno d’annunciarsi o di protocollo. Se devo riassumere la mia esperienza in tre parole, esclamerò: una vita nuova! Riassumendo possiamo affermare che cittadini del regno dei cieli si diventa credendo nella parola di Dio la quale produrrà per opera dello Spirito Santo una rigenerazione dello spirito, in altre parole una nuova nascita. Pertanto, oggi l’appello è: chi desidera nascere di nuovo acquisendo così la cittadinanza celeste? Se lo vuoi, puoi, poiché ciò rientra nel tuo libero arbitrio. Credi nella Parola incarnata, ravvediti e confessaGli tutti i tuoi peccati, lì dove sei, basta una semplice preghiera cui Egli non esiterà a rispondere, compiendo in te il miracolo della vita, quella eterna. Il Re dell’universo ci benedica!