sabato 25 dicembre 2010

Natale, "Dio con noi"?

"La vergine sarà incinta e partorirà un figlio, al quale sarà posto nome Emmanuele", che tradotto vuol dire: "Dio con noi" (Matteo 1:23).

Come ogni anno oggi si ricorda la nascita del Redentore. Purtroppo il consumismo mette in secondo piano ciò che l’avvento di Cristo comportò. La maggioranza delle persone dimentica che il profeta Isaia profetizzò settecento anni prima, che Cristo sarebbe stato l’Emmanuele. Molti riducono questa verità con quell’oggetto da porre in un presepe che rappresenterebbe Gesù bambino. Così molti sono convinti che “Dio è con noi”. Eppure, nonostante Dio Padre donò il Suo unigenito Figlio, nel mondo possiamo assistere ogni anno all’egocentrismo e consumismo più sfrenato. Le statistiche abbondano nell’evidenziare che decine di tonnellate di cibo andranno nei rifiuti, mentre milioni di bambini e adulti muoiono di fame. Meno male che a Natale bisogna essere più buoni!
Quando nacque Gesù non ci fu alcun posto, dove albergare. Oggi invece sembra che non ci sia spazio per l’amore che Egli ha dimostrato all’umanità. Non voglio generalizzare, ma sicuramente l’amore agapico insegnato da Cristo è poco presente. Dov’è Dio in tutto questo? Si odono belle parole circondate d’ipocrisia più profonda, dimenticando che Egli chiese più di duemila anni fa a un uomo ricco di vendere tutti i suoi possedimenti e distribuire gli introiti ai poveri: Gesú, udito questo, gli disse: "Una cosa ti manca ancora: vendi tutto quello che hai, e distribuiscilo ai poveri, e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi" (Luca 18:22). Ancora oggi nessuno è disposto a rinunciare a qualcosa cui tiene pur di aiutare il prossimo. Quindi, se quest’amore non è presente in noi, dov’è l’amore per Dio di cui parlò Gesù? Secondo voi questo sentimento alterato testimonia che Dio è con noi? Vediamo cosa disse Gesù: Gesú gli rispose: "Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l'amerà, e noi verremo da lui e dimoreremo presso di lui (Giovanni 14:23).
Se amiamo Gesù, osserveremo i Suoi comandamenti, e così anche il Padre ci amerà. Beh, mi sembra di capire che se vogliamo che Dio sia con noi, allora dobbiamo iniziare a ubbidire alla Sua parola. A questo punto molti lettori replicheranno che fanno tutto ciò che la loro religione prescrive, quindi, pensano, di essere dei buoni credenti. Vediamo cosa scrisse san Paolo alla chiesa di Roma: poiché riteniamo che l'uomo è giustificato mediante la fede senza le opere della legge (Romani 3:28). Come vedete già all’epoca di san Paolo molti ritenevano che le opere della legge (ebraica) avrebbero influito sulla salvezza, ma purtroppo da quel tempo non è cambiato molto, perché oggi la chiesa cattolica romana la pensa nello stesso modo, anche se naturalmente le pratiche ecclesiali sono cambiate. Tuttavia Cristo insegnò e dimostrò che soltanto per fede si ottiene grazia: Ma Gesú, udito ciò, rispose a Iairo: "Non temere; solo abbi fede, e sarà salva" (Luca 8:50). Non disse a Iairo d’assolvere un determinato compito o rito religioso, ma le Sue parole furono “solo abbi fede, e sarà salva”. Anche il profeta Habacuc lo evidenziò centinaia d’anni prima: Egli è pieno d'orgoglio, non agisce rettamente; ma il giusto per la sua fede vivrà (Habacuc 2:4). Queste parole furono poi riprese da san Paolo nella citata epistola ai Romani: poiché in esso la giustizia di Dio è rivelata da fede a fede, com'è scritto: "Il giusto per fede vivrà" (Romani 1:17). Penso sia evidente che la fede è il mezzo con cui Dio ci stringe a sé. Non dobbiamo fare altro, soltanto avere fede. È così che l’amore di Dio invaderà la vita di chi crede, permettendoGli di dimorare nella propria vita, come riferì san Giovanni: Nessuno ha mai visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e il suo amore diventa perfetto in noi (I Giovanni 4:12).
Dio fu con l'uomo più di duemila anni fa, ma dopo la sua dipartita possiamo realizzare che Egli è in noi, dipende soltanto dalla nostra fede. Quindi, se desideri che Dio sia con te ogni giorno, e non soltanto a Natale confinato nel tuo immaginario in un presepe, devi iniziare a credere e osservare ciò che Egli insegnò. Sperimenterai che le parole proferite prima della Sua dipartita, sono una realtà che non conoscevi, indipendentemente dalla festività natalizia: ….. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell'età presente" (Matteo 28:20). Invito, dunque, ogni lettore a rispondere al seguente appello affinché Egli possa abitare in lui: Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me (Apocalisse 3:20). Se aprirai la porta del tuo cuore avrai realizzato il Natale, magari in un giorno che non reca sul calendario l'odierna data.

giovedì 23 dicembre 2010

La Via!

Gesú gli disse: "Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me (Giovanni 14:6).

Eccomi! Oggi desidero parlarvi della Via. Devo confessarvi che mi stavo apprestando a occuparmi di un altro argomento che sicuramente in molti stanno attendendo, e che volevo introdurre molto tempo prima, ma lo Spirito Santo non me l’ha ancora permesso. Spero che il Signore mi conceda d’iniziarlo l’anno prossimo. Vi confido che lo Spirito Santo è stato molto insistente affinché esponessi l’odierno post. Quindi, iniziamo ad analizzare il verso in epigrafe.
Le parole di Cristo non sono altro che la risposta a una domanda posta da Tommaso: Quando sarò andato e vi avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché dove sono io, siate anche voi; e del luogo dove io vado, sapete anche la via". Tommaso gli disse: "Signore, non sappiamo dove vai; come possiamo sapere la via?" (Giovanni 14:3-5). Penso che ora possiamo comprendere mneglio il significato del verso, ma dobbiamo prima chiarire cosa s’intende con il vocabolo “via”. Se consultate un dizionario, noterete che il termine esprime vari significati, tuttavia dall’illustrato contesto possiamo comprendere che Cristo si riferiva al concetto di strada, passaggio, mezzo, sentiero o varco. Qualcuno si potrebbe chiedere, per andare dove o raggiungere che cosa? La risposta la possiamo rinvenire nella frase introduttiva del citato passo: Nella casa del Padre mio ci sono molte dimore; …. (Giovanni 14:2). Penso sia subito evidente che per raggiunger la casa del Padre esiste soltanto una Via (Gesù Cristo) poiché Gesù terminò la frase con le parole: nessuno viene al Padre se non per mezzo di me. Nonostante ciò molti sono convinti che per raggiungere il Divino si possa applicare il detto “tutte le strade portano a Roma”. Il sostantivo “Via”, espresso al singolare, non lascia però dubbi, non c’è altro modo per raggiungere la casa del Padre se non attraverso Cristo Gesù.
Qualcuno potrebbe pensare che quest’affermazione smentisce la realtà, considerando il divulgare di molteplici religioni. In apparenza questa deduzione sembra plausibile. Tuttavia l’errore risiede proprio nel concetto di religione, perché Cristo non disse che la Via fosse una religione, ma si definì Egli stesso la Via, ossia, il mezzo per giungere alla casa del Padre. La Via non consiste in una determinata religione ma nell’unico uomo Divino. Infatti, i primi cristiani erano conosciuti come i “seguaci della Via” o “della nuova Via”, san Paolo stesso (prima della conversione) gli definì nelle sue missive come tali: Saulo, sempre spirante minacce e stragi contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote, e gli chiese delle lettere per le sinagoghe di Damasco affinché, se avesse trovato dei seguaci della Via, uomini e donne, li potesse condurre legati a Gerusalemme (Atti 9:1,2). La Via è soltanto in Gesù Cristo. Egli è la scala (mostrata in sogno a Giacobbe) che ci permette di giungere in cielo, l’uomo però cerca di costruire delle “torri” per arrivare al Divino. E allora perché l’uomo vede e percorre varie vie? Dobbiamo evidenziare che per il Creatore esistono soltanto due vie, e non ci sono scorciatoie né vie preferenziali: Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa. Stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano (Matteo 7:13-14). La Scrittura esprime questo concetto dualistico molto bene e chiaramente. La Bibbia non descrive vie diverse da quelle esposte da Cristo, e le seguenti parole esprimono e riassumono il dualismo, tra il bene e il male, in una frase: Chi non è con me è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde (Matteo 12:30). Nemmeno il fatto che numericamente la propria religione prevale su altre è una garanzia di trovarsi sulla retta via, poiché come abbiamo letto, quelli che percorrono la via larga (che mena alla perdizione) sono in molti, quindi, non culliamoci in ciò.
Forse molti penseranno che dal loro punto di vista si trovino sulla via che conduce alla casa del Padre, ma vediamo cosa ne pensa il Signore dal proprio punto di vista: C'è una via che all'uomo sembra diritta, ma essa conduce alla morte (Proverbi 14:12). Non voglio seminare il dubbio tra chi legge questo post, ma le citate parole sono terrificanti, perché chi di noi non pensa di trovarsi sulla via diritta? E quindi alla luce di questo verso lo siamo veramente? Come avere la certezza d’essere nella giusta via? Innanzitutto dobbiamo avere l’umiltà d’ascoltare: La via dello stolto è diritta ai suoi occhi, ma chi ascolta i consigli è saggio (Proverbi 12:15).
Molti non capiscono che la Via è Cristo, il quale è la Parola (Logos) incarnata, e se vogliamo conoscere la Via, ossia la Parola incarnata, dobbiamo rivolgerci alla Sua parola, la Bibbia. E’ importante fermarsi e considerare, alla luce della parola di Dio, in quale via ci troviamo: Cosí dice il SIGNORE: "Fermatevi sulle vie e guardate, domandate quali siano i sentieri antichi, dove sia la buona strada, e incamminatevi per essa; voi troverete riposo alle anime vostre! ….. (Geremia 6:16). Scoprire che i sentieri antichi risiedono nella parola di Dio che ci permette di riconoscere la via su cui ci troviamo, poiché avremo lo stesso punto di vista del Creatore. Il tutto sarà più comprensibile provando a osservare i segueti schizzi.
Infatti, il primo schizzo mostra il punto di vista di colui il quale ricerca il proprio percorso attraverso la parola di Dio, il secondo schizzo mostra invece il punto di vista umano, il quale non riesce a riconoscere e distinguere la via in cui si trova, perché non è nemmeno in grado di vedere che esiste un’altra via, dovuto al fatto che ha un campo visivo molto ristretto (causato dall'ignoranza nelle Sacre Scritture). Notiamo che allargando il campo visivo (1° schizzo) mediante la parola di Dio saremo in grado di riconoscere il percorso delle due vie, ossia, il luogo ove giungono le strade. Questa visuale ci pone di fronte ad una scelta consapevole, poiché in questo modo (grazie alla piena visuale) siamo coscienti dello stato in cui ci troviamo. Auspico che nessuno possa ostinarsi a un punto tale da compiere la scelta errata affermando che “….. Non c'incammineremo per essa!” (vedi seconda parte di Geremia 6:16), scelta che avrebbe delle conseguenze eternamente disastrose di cui saremmo pienamente coscienti. Per chi si trova invece sulla Via e per mezzo di essa s’incammina per il cielo, lo Spirito Santo gli concederà quella certezza che l’uomo, il quale sta percorrendo la via larga, non può comprendere e realizzare: Lo Spirito stesso attesta insieme con il nostro spirito che siamo figli di Dio (Romani 8:16).
In conclusione possiamo affermare che la Via risiede in Cristo e nella fattispecie nell’opera che Egli compì. Quest’opera è descritta nella Bibbia che ci permette di riconoscere che Egli oltre ad essere la Via e anche la porta da cui dobbiamo passare. Come ribadito diverse volte, le Scritture ci mostrano anche, l’origine, lo stato e la fine dell’uomo. E se qualche credente si chiede come mai sta attraverso determinati problemi, dovrà rivolgersi sempre e comunque alla Scrittura, forse la risposta sarà nelle seguenti parole: Tutto questo non ti succede forse perché hai abbandonato il SIGNORE, il tuo Dio, mentre egli ti guidava per la buona via? (Geremia 2:17). Non posso sapere se la risposta risiede in questo verso, ma la parola di Dio non esiterà a mostrarti la via che stai percorrendo. Pertanto, l’appello odierno è di cambiare puto di vista e chiedere al Creatore dell’universo ciò cui il Salmista aspirava: Insegnami, o SIGNORE, la via dei tuoi statuti e io la seguirò sino alla fine (Salmo 119:33).

lunedì 15 novembre 2010

L’infinito “perché” dell’uomo visto dalla torre di Babele.

Poi dissero: "Venite, costruiamoci una città e una torre la cui cima giunga fino al cielo; acquistiamoci fama, affinché non siamo dispersi sulla faccia di tutta la terra" (Genesi 11:4).

Scusate il ritardo ma ho un bel po’ d’impegni da rispettare.
Fine ottobre ho avuto modo di conversare con un collega in merito alla realtà del Divino. E come molti intellettuali ha evidenziato la propria razionalità chiedendosi perché un dio onnipresente, onnisciente, onnipotente e d’amore possa permettere tutte le crudeltà e catastrofi che affliggono o hanno afflitto l’umanità. Le domande sono spesso le stesse, per esempio: dov’era Dio quando lo tsunami inondò mezzo sud est asiatico causando centinaia di migliaia di vittime, o quando il terremoto di Haiti rase al suolo Port-au-Prince, o quando un pedofilo sopprime la vita di un bambino? Beh, se dovessimo affrontare il problema da un punto di vista razionale, troveremmo non poche difficoltà a rispondere al quesito. Innanzi tutto dobbiamo chiarire che entrare nel merito del singolo caso è qualcosa veramente d’estenuante, e il dibattito tra libero arbitrio e determinismo diverrebbe sicuramente interminabile, dato che il libero arbitrio si pone come caratteristica fondamentale dell’individualità. Ma toniamo al verso in epigrafe, esso espone una parte della storia di Babel, e da quel tempo sono trascorsi migliaia d’anni. Babel o meglio conosciuta come Babele, che in seguito prese il nome di Babilonia, fu un luogo in cui l’ambizione non differì da quella riscontrabile nell’attuale società. In questa città, fondata da Nimrod, si proposero di costruire una torre che giungesse fino al cielo. Mattone su mattone iniziarono a costruirla, ma il Creatore spezzò questo tentativo confondendo il linguaggio dei costruttori.
Anche oggi possiamo assistere alla costruzione di torri in cui si rompono i record d’altezza, certamente non con lo scopo di giungere al cielo, dato che ne abbiamo compreso la realtà. Però desidero attrarre la vostra attenzione sul sentimento che animò i cittadini di Babel. Essi volevano costruire la descritta torre per occupare il luogo in cui pensavano risiedesse la divinità, ossia aspiravano a spodestarla. Anche oggi l’uomo cerca d’occupare il posto che appartiene al Creatore. Mattone su mattone si cerca di spodestare il Creatore. Ma in che senso? Beh, è semplice, ogni volta che l’antropologia, la biologia, la chimica, la fisica, l’archeologia, la geologia, psicologia o altra scienza, adopera la conoscenza per escludere il Creatore dalla nostra realtà, si pone un mattone con il quale si edifica quella torre che si proietta verso il cielo. E come a Babel, i costruttori di questa torre parlano la medesima lingua, cioè quella della negazione di un creatore. Gli edificatori della torre di Babel non compresero che la costruzione di una torre che giungesse al cielo sarebbe stata un’impresa impossibile, poiché non ne comprendevano la realtà, cioè, la concezione dello spazio era totalmente distorta, dato che la cosmologia mesopotamica considerava il cielo una specie di cupolone solido. Certamente, oggi, abbiamo una concezione della realtà molto più ampia, ma questo non impone l’esclusione del Creatore.
I sentimenti umani non differiscono da quelli dell’epoca di Babel. Ogni volta che l’uomo aggiunge un mattone alla propria torre, comprende che è insufficiente per raggiungere lo scopo preposto. Quante volte abbiamo sentito annunciare che l’ultimo mattone sarebbe stato posto a breve e invece salendo su quest’ultimo si capiva che ancora ne mancavano molti per toccare l’irraggiungibile. Molti sono convinti che LHC di Ginevra ci regalerà gli ultimi mattoni della fisica escludendo così il Creatore da ogni disegno che riguarda il principio. Il bosone di Higgs (ipotetica particella elementare) soprannominato, data la sua importanza, “particella di Dio”, è presentato dai media come se fosse uno degli ultimi mattoni. Se avessimo un riscontro sperimentale in merito alla “particella di Dio”, saremmo in grado d’escludere un disegno intelligente? Penso proprio di no, la storia c’insegna che non accadrebbe. Pensate all’evoluzione storica del modello atomico, il primo è d’attribuire a Joseph Thomson, il secondo a Ernest Rutherford, il terzo e più conosciuto a Niels Bohr, e l’ultimo al celebre Erwin Schrödinger. Chissà quanti pensavano d’aver posto l’ultimo mattone della conoscenza. Demòcrito ipotizzò addirittura, nel quarto secolo a. C., che prendendo a martellate un sasso se l’ultimo infinitesimo granello di sasso non si sarebbe rotto, avremmo potuto affermare che tal elemento fosse fatto unicamente di se stesso. Da quell’epoca abbiamo scoperto che quell’infinitesimo granello di pietra è una particella subatomica costituita dal protone, e che nonostante non si spacchi (alle nostre energie, e non a quelle prodotte in questi giorni al CERN di Ginevra di 1,38 TeV) è comunque fatto da particelle elementari denominati quark (l’opposto di ciò che pensava Demòcrito). Ogni traguardo pone nuovi quesiti, ma perché? La tipica risposta è che la nostra realtà è qualcosa di estremamente complessa e vasta, quindi, molti affermano che la scienza si trova attualmente soltanto agli albori della conoscenza. Eppure, alcuni pensano di poter escludere il Creatore dalla nostra realtà, e nonostante la torre continua a innalzarsi, “avvicinandosi” al cielo, la meta sembra allontanarsi sempre di più. È difficile accettare per l’uomo l’incapacità di capire ciò che ritiene raggiungibile, quest’insuccesso frustra l’animo umano a un punto tale da farlo cadere nell’ostinazione.
Ho citato diverse volte nei post un uomo vissuto ai tempi dei patriarchi (circa 2000 anni a. C.), avrete capito che mi riferisco a Giobbe. Chi conosce la sua storia sa che subì una prova che gli tolse tutto, perfino la salute. Ebbene il Creatore gli rispose dal seno della tempesta, in un discorso molto ampio che abbraccia quattro capitoli (38:1-41). Se vogliamo riassumere il discorso del Creatore, allora i quesiti sarebbero: riesci a controllare le forze della natura e il principio della vita? La vita è fine a se stessa? Spero che ognuno di noi sia consapevole che nessuna “torre” riuscirà a raggiungere le altezze celesti. È impossibile! Possiamo costruire delle "torri" per vedere qualcosa da più vicino, e ciò sicuramente ha portato dei benefici all’umanità, ma non riusciremo giammai a innalzare una "torre" che giunga lì dove la conoscenza di Dio, risiede. Essa è inaccessibile per un essere limitato come l’uomo. Infatti, Egli c’interroga: Puoi tu stringere i legami delle Pleiadi, o potresti sciogliere le catene d'Orione? (Giobbe 38:31). Chi di noi riesce a ravvicinare le Pleiadi? Nessuno, nemmeno di un metro. La tipica domanda che spesso insorge a seguito di queste considerazioni è: in che modo il Creatore compie o compì ciò che la Bibbia afferma? Quando il Figlio di Dio s’incarnò, abitando per un breve periodo tra gli uomini (vivendo soltanto trentatré anni) compì talmente così tante opere che se si dovessero raccontare il mondo non potrebbe contenerne i libri: Or vi sono ancora molte altre cose che Gesú ha fatte; se si scrivessero a una a una, penso che il mondo stesso non potrebbe contenere i libri che se ne scriverebbero (Giovanni 21:25). Considerando che l’universo ha un’età di circa quindici miliardi d’anni, proviamo a immaginare quanti “mondi” avremmo necessitato per contenere i libri che avrebbero narrato le opere compiute dal Creatore in tale periodo (vedi post l'infinito). Eppure l’Altissimo (questo il termine che Baalam usò per proferire il suo oracolo) è riuscito a condensare la propria opera in un libro, la Bibbia. Purtroppo, l’uomo non comprende che la torre rimarrà sempre e a qualsiasi altezza troppo bassa per raggiungere l’Altissimo. L’appellativo utilizzato da Baalam, che era partito per maledire il popolo d’Israele, è una chiara risposta al proposito dei cittadini di Babel. Essi non sapevano che Colui il quale volevano raggiungere, è l’Altissimo. L’uomo è chiamato soltanto ad alzare il capo: Levate gli occhi in alto e guardate: Chi ha creato queste cose? Egli le fa uscire e conta il loro esercito, le chiama tutte per nome; per la grandezza del suo potere e per la potenza della sua forza, non ne manca una. Perché dici tu, Giacobbe e perché parli cosí, Israele: "La mia via è occulta al SIGNORE e al mio diritto non bada il mio Dio?" Non lo sai tu? Non l'hai mai udito? Il SIGNORE è Dio eterno, il creatore degli estremi confini della terra; egli non si affatica e non si stanca; la sua intelligenza è imperscrutabile (Isaia 40:26-28). L’uomo non deve costruire “torri di conoscenza”, poiché abbiamo letto che la sua intelligenza è imperscrutabile, ma ciò non vuol dire che non possiamo intraprendere un cammino per capire la realtà intorno a noi. Purtroppo spesso si accusano i creazionisti di disprezzo nei confronti delle scienze. Però non credo che ciò corrisponda al reale pensiero di un creazionista. Penso invece che tutti siano riconoscenti del fatto che la scienza abbia contribuito a migliorare la qualità della vita. La scienza non è un problema per un credente, ma lo diventa nel momento in cui si cerca di censurare il Creatore a un punto tale da escluderlo da ogni disegno. Questa contesa dell’uomo tra se e il Creatore lo pone su una “torre" la cui cima non potrà mai raggiungere lo scopo preposto. Per questo motivo Egli pone all’uomo questa domanda: Il SIGNORE continuò a rispondere a Giobbe e disse: "Il censore dell'Onnipotente vuole ancora contendere con lui? Colui che censura Dio ha una risposta a tutto questo?" (l’espressione “a tutto questo” possiamo riassumerla con “creato”). Quale fu, la risposa di Giobbe (uomo giusto)? Certamente non fu quella di mettere in dubbio l’operato di Dio o continuare a porsi delle domande, no, egli si arrese al fatto che l’uomo è soltanto polvere: Allora Giobbe rispose al SIGNORE e disse: "Io riconosco che tu puoi tutto e che nulla può impedirti di eseguire un tuo disegno. Chi è colui che senza intelligenza offusca il tuo disegno? Sí, ne ho parlato; ma non lo capivo; sono cose per me troppo meravigliose e io non le conosco. Ti prego, ascoltami, e io parlerò; ti farò delle domande e tu insegnami! Il mio orecchio aveva sentito parlare di te ma ora l'occhio mio ti ha visto. Perciò mi ravvedo, mi pento sulla polvere e sulla cenere" (Giobbe 42:1-6). Se lo scopo della tua vita consiste nel raggiungere ciò che è irraggiungibile, mediante “torri”, devi semplicemente arrenderti a Colui la cui intelligenza è imperscrutabile, così parlerai la medesima lingua del Creatore, senza rimanere disperso nel mondo creato da Lui in cui ormai chiunque parla una lingua diversa.
Pertanto, scendi dalla torre e inizia a parlare la lingua del Creatore!

domenica 3 ottobre 2010

Sogni?!

Bentornati, desidero ringraziare tutti quelli che nonostante la mia lunga assenza, hanno continuato a mostrare interesse per il blog, grazie!
Spero che l’argomento odierno possa in qualche modo soddisfare la curiosità di qualcuno, e dal titolo potete comprendere che ci occuperemo dei sogni. Chissà quante persone hanno alimentato o realizzato nel trascorso periodo feriale ciò che nel comune senso del termine definiamo come un sogno. Penso comunque che la maggioranza delle persone non riuscirà mai a realizzare i sogni nati nell’infanzia o adolescenza. Ma che cosa s’intende con sogno? Beh, sicuramente la prima definizione si attribuisce a quell’attività psichica durante il sonno (fase REM) in cui la mente elabora immagini, parole e sentimenti molti intensi percepiti come reali.
Nell’antichità si attribuiva molta importanza ai sogni, che spesso alimentavano miti e leggende. Anche oggi si continua a conferire ai sogni un’importanza che non gli appartiene, e la superstizione trova un ampio spazio in questo campo. Però, dobbiamo ammettere che con l’avvento della neurologia e psicologia abbiamo iniziato a comprendere quest’attività mentale e allontanato il descritto modo di pensare.
L’ignoranza nelle Scritture ha sicuramente alimentato molta superstizione, in cui spesso la religione era il mezzo per accreditare il tutto. Il seguente verso biblico mostra, però, con parole semplici, l’origine dei sogni, descrizione che si discosta poco da ciò che oggi possiamo comprendere attraverso le nuove conoscenze: poiché con le molte occupazioni vengono i sogni, e con le molte parole, i ragionamenti insensati (Ecclesiaste 5:3). Qualche credente certamente obbietterà che nonostante la Bibbia dichiari la futilità dei sogni, Dio può parlare anche per mezzo d’essi. Certo ma non dobbiamo lasciarci condizionare la vita dai sogni. Quando Dio parla in un sogno, non si rimane nel dubbio né ricercheremo la sua volontà attraverso questo mezzo scelto da Dio. Non c’è esempio biblico in cui qualcuno abbia chiesto a Dio di parlargli attraverso un sogno. Anzi, ci sono diverse citazioni in cui s’invita il popolo di Dio a non porre attenzione ai sogni che non provengono da Lui: Infatti cosí dice il SIGNORE degli eserciti, Dio d'Israele: "I vostri profeti, che sono in mezzo a voi, e i vostri indovini non v'ingannino, e non date retta ai sogni che fate (Geremia 29:8). Purtroppo la realtà sociale dimostra che molti continuano a cadere nella superstizione a seguito dei propri sogni. Penso che l’Ecclesiaste abbia voluto fugare ogni dubbio in merito all’attività notturna della mente, così da attribuirla a un processo fisiologico del cervello. Di conseguenza, i credenti dovrebbero fuggire da ogni sorta d’interpretazione esoterica dei sogni, pratica molto in voga in un paese come il nostro con un passato e un presente pagano, dedito, inoltre, alla superstizione.
In premessa ho accennato a un altro significato del termine sogno. Infatti, nella lingua italiana tale vocabolo descrive anche una fantasia o desiderio spesso irraggiungibile. Pertanto, tutti hanno almeno una volta nella vita coltivato un sogno. Ma quante persone hanno realizzato il proprio sogno? Pochissimi, spesso i sogni rimangono ciò che sono, ossia, un’immagine irreale e inafferrabile. Avvolte nemmeno i sogni con dei propositi molto, nobili trovano adempimento. Un esempio molto conosciuto lo possiamo riconoscere nel discorso di Martin Luther King tenuto davanti al Lincoln Memorial di Washington il 28 agosto del 1963 e che tutti riconoscono dalla celebre frase “I Have a Dream” (Ho un sogno). Con questo post non voglio demoralizzare chi coltiva un sogno, ma lo scopo è quello d’invitare il lettore a non distogliere lo sguardo dalla realtà, perché molte persone spendono una vita nel perseguire un sogno senza vederne la realizzazione. Alla fine si ritrovano frustrati e depressi senza alcuna voglia di vivere, e ciò può accadere anche dopo poco tempo, perché una spasmodica ricerca sfiancherà chiunque, non vedrà realizzato il proprio sogno in tempi ragionevoli.
L’uomo non ha bisogno di sogni ma di certezze. I sogni sono bolle di sapone che scompaiano al risveglio. Un credente non deve lasciarsi guidare dai sogni, né condizionare. Di conseguenza è vietato “sognare”? No, però, trascurare la propria vita per dedicarsi alla realizzazione di qualcosa spesso irrealizzabile è sbagliato, poiché fiacca l’animo umano. Il Creatore desidera soltanto il nostro bene, e ciò è ottenibile soltanto se: Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in piú (Matteo 6:33). Anche quando si parla di regno dei cieli, a molti può sembrare un sogno, perché, in effetti, non esiste un territorio geografico identificato con regno dei cieli. Se cliccate sull’etichetta "regno dei cieli”, troverete vari post (iniziando dai primi) dedicati all’argomento da cui potrete comprendere di cosa sto parlando. Comunque resta il fatto che per molti il regno dei cieli rimane qualcosa d’idilliaco. Perché? Beh, è semplice molti non accettano il valore della fede. La ritengono un’invenzione degli uomini per tenergli stretti al credo cui aderiscono. Dobbiamo però evidenziare che: Or senza fede è impossibile piacergli; poiché chi si accosta a Dio deve credere che egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano (Ebrei 11:6). Senza fede non possiamo afferrare ciò che Egli promette. Così come l’interazione forte e quella elettromagnetica tengono insieme l’atomo, così l’uomo non può realizzare le realtà spirituali senza la fede. Il “braccio” che tiene insieme i protoni e i neutroni, è l’interazione forte (forza nucleare forte), così come la fede è il “braccio” che ci lega alle realtà spirituali, ed è impossibile tenere insieme entrambe le cose private del “braccio”. Ma la fede che cosa ‘è? Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono (Ebrei 11:1).
Uno dei significati che un dizionario fornisce in merito al vocabolo “certezza” è la condizione dell’assenza di dubbio. Certezze non sono dubbi, né sono accompagnati da essi. Ma come essere certi di cose che si sperano in un mondo privo di speranza? Se abbiamo sperato in Cristo per questa vita soltanto, noi siamo i piú miseri fra tutti gli uomini (I Corinzi 15:19). La speranza dei credenti risiede nella vita eterna, delimitare le speranze soltanto alla vita terrena è da miserabili. Nella società invece accade che ci si culli nei sogni cercando di realizzare tali desideri, si è disposti a compiere qualsiasi cosa (bugie, truffe, omicidi, tradimenti, compromessi, inganni, ecc.) pur di raggiungere lo scopo. Se leggete l’intero capitolo undici dell’epistola agli Ebrei, noterete che molti eroi della fede non hanno realizzato le promesse di Dio, nonostante ciò hanno dimostrato con la loro vita che avevano una visione la quale andava oltre alla propria vita terrena. Penso sia chiaro che le promesse di Dio non sono delimitate a questa vita.
Sono pochissimi quelli che riusciranno a realizzare un sogno, poiché, in effetti, un sogno non è una certezza, difatti è sempre preceduto dal “chissà se ….”, cioè dal dubbio. Di conseguenza molte persone si ritrovano alla fine della loro vita con un pugno di mosche in mano, e questo detto ci dice molto in merito alle vanità mondane. Sì, perché così il “dio delle mosche” (questo è il significato di Beelzebub) avrà raggiunto lo scopo, quello di separarli eternamente dal Creatore. Questo non significa che chi riesce a raggiungere un sogno avrà conquistato delle realtà eterne, magari pensando che a lui sarà andato bene a discapito degli altri, perché più abile e furbo. Anzi, la morte gli farà comprendere che l’unica cosa rimastagli in mano sarà quel pugno di mosche che pensava d’aver lasciato agli altri, in compagnia non del Creatore ma del "dio delle mosche".
I sogni possono spesso apparire come delle realtà, mentre le promesse di Dio alla gente comune sembrano dei sogni. Desidero quindi in conclusione invitare tutti i lettori a ricercare le certezze celesti eludendo i sogni, belli per quanto possono sembrare. Il nemico delle nostre anime può anche offrirci un sogno inimmaginabile, ma ciò che alla fine ci rimarrà in mano sarà comunque un pugno di mosche, mentre chi spera in Dio, otterrà le realtà celesti che sin d’ora sono una certezza, perché: Mai si era udito, mai orecchio aveva sentito dire, mai occhio aveva visto che un altro dio, all'infuori di te, agisse in favore di chi spera in lui (Isaia 64:4). Le nostre certezze sono scritte nere su bianco nella Bibbia, affinché anche tu possa un giorno dichiarare le parole di san Paolo: Ormai mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato la sua apparizione (II Timoteo 4:8). Dio riserva ai Suoi figli una corona, mentre un sogno nasconde un pugno di mosche, a te la scelta!

mercoledì 28 luglio 2010

Cielo stellato.

Ogni cosa buona e ogni dono perfetto vengono dall'alto e discendono dal Padre degli astri luminosi presso il quale non c'è variazione né ombra di mutamento (Giacomo 1:17).

Ci ritroviamo nuovamente nel periodo vacanziero, e molti si stanno preparando o organizzando per le attesissime ferie estive. Purtroppo un italiano su due dovrà rinunciare alla partenza. Come ricordato l‘anno scorso, in questo periodo è molto facile dimenticarsi di Colui che ci ha donato la vita. Desideravo, pertanto, invitare tutti i lettori ad alcune riflessioni.
Chi di noi non si è fermato almeno una volta a osservare un cielo stellato? Tutti, penso. A occhio nudo riusciamo a vedere all’incirca tremila stelle, ma la nostra galassia ne conta almeno cento miliardi. Uscendo sul balcone di casa riesco ogni sera ad ammirare il cielo, pertanto, mi ritrovo quasi ogni volta di fronte l’Orsa Maggiore, visibile grazie al fatto che vivo in una zona poco urbanizzata. Dall’angolo del medesimo balcone riesco ad ammirare l’Orsa Minore, e nelle notti molto chiare e poco illuminate dalla luna, è visibile addirittura la Via Lattea.
Quest’estate provate ad ammirare il cielo stellato contemplandone la bellezza, poi considerate l’ordine che esiste nell’universo, le leggi che governano i movimenti delle stelle e delle galassie. Queste opere non testimoniano che Dio “È il creatore dell'Orsa, d'Orione, delle Pleiadi, e delle misteriose regioni del cielo australe”? L’infinità dell’universo non ci parla dell’eternità? Non lo sai tu? Non l'hai mai udito? Il SIGNORE è Dio eterno, il creatore degli estremi confini della terra; egli non si affatica e non si stanca; la sua intelligenza è imperscrutabile (Isaia 40:28). L’universo non è uno spazio sprecato, l’infinità, oltre che parlarci dell’eternità, ci mostra anche un Suo attributo, ossia, l’amore: Da tempi lontani il SIGNORE mi è apparso. "Sí, io ti amo di un amore eterno; …. (Geremia 31:3). Il Suo amore è eterno, ossia, infinito nel senso matematico. Ma chi crede nell’amore di Dio spesso non condivide la giustizia divina. È difficile accettare un Dio d’amore e un Dio che esercita la propria giustizia, molte volte ingiusta agli occhi degli uomini. Il Pentateuco mostra tutto il rigore divino. Sembra quasi che il Creatore, prima di riportarlo nelle Sacre Scritture, lo abbia descritto e mostrato nelle leggi fisiche.
Queste’estate quando ammirerete il cielo stellato ricordativi che riuscite a contemplare lo spettacolo soltanto perché esistono delle leggi istituiti da Dio. Immaginatevi, per esempio, un universo privato della legge di gravitazione universale, pensate che la terra sarebbe vivibile e il cielo così bello come lo è oggi? No, assolutamente! È possibile osservare la bellissima volta celesta unicamente poiché il Creatore istituì le leggi fisiche che regolano la nostra realtà.
Sicuramente alcuni penseranno che la propria vita non è così serena da spingerli ad alzare la testa per osservare un cielo notturno di quest’estate. Ebbene, il Creatore è Colui il quale: …. protegge i forestieri, sostenta l'orfano e la vedova, ma sconvolge la via degli empi (Salmi 146:9). Forse chi legge l’odierno post è un extracomunitario lontano dagli affetti, o qualcuno che ha perso il marito e padre dei propri figli, non vi sgomentate, anche se sarete stanchi delle difficoltà della vita il Signore oggi ti incoraggia affermando che: …. dà forza allo stanco e accresce il vigore a colui che è spossato (Isaia 40:29). Sapessi quante volte mi sono rivolto a santi e santini, replicheranno alcuni, ma come considerato in questi post, dobbiamo riconoscere che tra Dio e l’uomo non c’è mediatore all’infuori di Gesù Cristo. Pertanto l’invito oggi giunge proprio da Dio: …. invocami nel giorno della sventura; io ti salverò, e tu mi glorificherai" (Salmi 50:15). Egli desidera soltanto che: Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in piú (Matteo 6:33). Questo è l’invito del Signore, scoprirai che Egli: ….. è in mezzo a te, come un potente che salva; egli si rallegrerà con gran gioia per causa tua; si acqueterà nel suo amore, esulterà, per causa tua, con grida di gioia" (Sofonia 3:17). E dopo aver riconosciuto in Lui il proprio Salvatore ti rivolgerà queste parole: Ma ora cosí parla il SIGNORE, il tuo Creatore, o Giacobbe, colui che ti ha formato, o Israele! Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome; tu sei mio! (Isaia 43:1).
Purtroppo, la realtà sociale mostra un aspetto diverso, molti guardando il cielo si sono piegati alla creatura anziché al Creatore: …. hanno mutata la verità di Dio in menzogna, ed hanno adorata e servita la creatura, lasciato il Creatore, che è benedetto in eterno. Amen (Romani 1:25). Quindi, l’invito odierno è: quando quest’estate ammirerete il cielo stellato ricordatevi del vostro Creatore, rammentandovi che la creazione mostra oltre al Suo amore il rigore, particolarità che Egli, prima di averla descritta nella Bibbia, scrisse e mostrò nei cieli attraverso le leggi fisiche che permettono la sussistenza della nostra realtà.
Buone vacanze a tutti, Dio ci benedica!

mercoledì 14 luglio 2010

Grazie a Dio!

Salmo di Davide. Il SIGNORE è il mio pastore: nulla mi manca. Egli mi fa riposare in verdeggianti pascoli, mi guida lungo le acque calme. Egli mi ristora l'anima, mi conduce per sentieri di giustizia, per amore del suo nome. Quand'anche camminassi nella valle dell'ombra della morte, io non temerei alcun male, perché tu sei con me; il tuo bastone e la tua verga mi danno sicurezza. Per me tu imbandisci la tavola, sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo; la mia coppa trabocca. Certo, beni e bontà m'accompagneranno tutti i giorni della mia vita; e io abiterò nella casa del SIGNORE per lunghi giorni.

Desideravo ringraziare il Signore per avermi regalato il quinto anno di vita, e per aver restituito ai miei figli il papà che cinque anni fa camminò nella valle dell'ombra della morte uscendone indenne. Il Salmo in epigrafe fu l’ultimo pensiero che la mia mente ricorda prima di scendere nella fossa. E il seguente Salmo esprime bene ciò che accadde: O SIGNORE, tu hai fatto risalir l'anima mia dal soggiorno dei morti, tu m'hai ridato la vita perché io non scendessi nella tomba (Salmi 30:3). Dio ci continui a benedire!

lunedì 28 giugno 2010

Il rimedio all’occultismo/possessione.

Cosí fece per molti giorni; ma Paolo, infastidito, si voltò e disse allo spirito: "Io ti ordino, nel nome di Gesú Cristo, che tu esca da costei". Ed egli uscí in quell'istante (Atti 16:18).

Nell’ultimo post abbiamo condiviso brevemente alcuni aspetti dell’occultismo. E sicuramente saranno pochi quelli che considereranno l’idolatria come un aspetto dell’occultismo. Ma apriamo subito una parentesi riguardo all’argomento. Ho affermato che fu san Paolo a usare il binomio demoni -idolatria. Dobbiamo chiederci come giunse l’apostolo a questa conclusione? Paolo era un fariseo cresciuto ai piedi di Gamaliele, questa istruzione gli permise d’acquisire una profonda conoscenza della legge. Infatti, le sue parole non fanno altro che rispecchiare ciò che riporta un passo del Pentateuco: Hanno sacrificato a dèmoni che non sono Dio, a dèi che non avevano conosciuto, dèi nuovi, apparsi di recente, che i vostri padri non avevano temuto (Deuteronomio 32:17). Ecco, possiamo vedere che fu Dio stesso a usare questo binomio demoni - idolatria, ripreso in seguito da Paolo. Certamente ciò non significa che ogni idolatra è un indemoniato, ma questi passi dimostrano la relazione che c’è tra l’idolatria e l’occultismo. Spero che adesso il tutto sia più evidente rispetto all’ultimo post, pertanto, chiudo la parentesi.
Come scritto in premessa, oggi illustrerò l’unico rimedio per chi è caduto nelle tenebre più profonde dell'occultismo, o è purtroppo posseduto da spiriti maligni. Le persone che desiderano trovare riposo alla propria anima, dopo essere cadute nell’occultismo, si rivolgono spesso a persone sbagliate. Infatti, il rimedio per coloro che sono vittime dell’occultismo risiede in un oggetto, rituale o, appunto, persona. La soluzione è unicamente in un nome, e nella fattispecie nel nome meraviglioso di Gesù Cristo. Soltanto in questo nome l’uomo può trovare salvezza. Non c’è altro metodo per liberare le persone dalle forze diaboliche. Nulla potrà salvare l’uomo posseduto da un demone se non questo nome che è al di sopra di ogni altro nome. Semplice, nessun rito o formula magica, soltanto la preghiera nel nome di Gesù Cristo.
Come accennato, molti si rivolgono a persone sbagliate che usano, crocefissi, pozioni magiche o altre cose per liberare l’indemoniato dall’oppressione diabolica. Gli oggetti di culto non hanno alcun potere e fanno parte di un rito idolatrico oggetto d’idolatria. Come riportato in parentesi l’idolatria è un aspetto dell’occultismo e Cristo affermò: Ma egli, chiamatili a sé, diceva loro in parabole: "Come può Satana scacciare Satana? (Marco 3:23). Quindi, come può essere liberata un’anima dall’oppressione di un demone se si rivolge a qualcuno che opera attraverso le medesime forze diaboliche? Depressione, incubi, visioni malefiche, ansia e autolesionismo saranno il risultato del ricorso a questo metodo. Il verso in epigrafe svela invece che nel nome di GESU’ CRISTO c’è liberazione. Perché? Il N. T. inizia proprio con l’illustrazione del Vangelo (cioè, Buona Novella) affermando che: "La vergine sarà incinta e partorirà un figlio, al quale sarà posto nome Emmanuele", che tradotto vuol dire: "Dio con noi" (Matteo 1:23) - Ella partorirà un figlio, e tu gli porrai nome Gesú, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati" (Matteo 1:21). Egli salverà il popolo dai loro peccati, il Suo nome sarà: "Dio con noi". Cristo è "Dio con noi" e affermò che: ..... dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lí sono io in mezzo a loro" (Matteo 18:20). Quando invochiamo il nome di Gesù Cristo, Egli sarà presente in quel luogo. La presenza di Gesù Cristo renderà i demoni tremanti e irrequieti: e a gran voce disse: "Che c'è fra me e te, Gesú, Figlio del Dio altissimo? Io ti scongiuro, in nome di Dio, di non tormentarmi" (Marco 5:7). Le forze maligne non possono resistere dinanzi la potenza di Dio, pertanto, invocando il nome di Gesù Cristo, essi tremano, sì tremano poiché è scritto: Tu credi che c'è un solo Dio, e fai bene; anche i demòni lo credono e tremano (Giacomo 2:19). Possiamo capire che Gesù Cristo è presente ovunque s’invoca il Suo nome in spirito e verità. Da ciò comprendiamo che gli esorcismi a distanza sono soltanto delle fandonie inventate dall’uomo per impressionare i creduloni. Non lasciamoci ingannare da presunti esorcisti che maneggiano, crocefissi o Bibbie, non è in questo modo che i demoni fuggono, soltanto la presenza di Gesù Cristo (a seguito dell’invocazione del Suo nome) sottometterà gli spiriti maligni: Or i settanta tornarono pieni di gioia, dicendo: "Signore, anche i demòni ci sono sottoposti nel tuo nome" (Luca 10:17). La presenza di Cristo permetterà ai credenti di comandare al demonio d’uscire dal corpo del posseduto: Cosí fece per molti giorni; ma Paolo, infastidito, si voltò e disse allo spirito: "Io ti ordino, nel nome di Gesú Cristo, che tu esca da costei". Ed egli uscí in quell'istante (Atti 16:18).
Forse qualcuno pensa di poter invocare il nome di Gesù Cristo come se fosse una formula magica, vediamo cosa accadde con chi manifestò un tale atteggiamento: Or alcuni esorcisti itineranti giudei tentarono anch'essi d'invocare il nome del Signore Gesú su quelli che avevano degli spiriti maligni, dicendo: "Io vi scongiuro, per quel Gesú che Paolo annunzia". Quelli che facevano questo erano sette figli di un certo Sceva, ebreo, capo sacerdote. Ma lo spirito maligno rispose loro: "Conosco Gesú, e so chi è Paolo; ma voi chi siete?" E l'uomo che aveva lo spirito maligno si scagliò su due di loro; e li trattò in modo tale che fuggirono da quella casa, nudi e feriti (Atti 19:13-16). Notiamo che l’invocazione del nome di Gesù Cristo non è una formula magica che possiamo usare a nostro piacimento e consumo. Soltanto coloro che credono nell’opera di Cristo saranno esauditi quando invocheranno il nome di Gesù Cristo: Questi sono i segni che accompagneranno coloro che avranno creduto: nel nome mio scacceranno i demòni; parleranno in lingue nuove; (Marco 16:17). Solitamente chi si fa chiamare esorcista è tutt’altro che una persona nata di nuova a seguito della propria conversione, spesso sono persone che ricorrono a riti pseudo cristiani, in cui avviene soltanto un compromesso con lo spirito maligno, e non la fuga del demone nel luogo comandato, così come insegnò Gesù: Appena vide Gesú, lanciò un grido, si inginocchiò davanti a lui e disse a gran voce: "Che c'è fra me e te, Gesú, Figlio del Dio Altissimo? Ti prego, non tormentarmi". Gesú, infatti, aveva comandato allo spirito immondo di uscire da quell'uomo, di cui si era impadronito da molto tempo; e, anche quando lo legavano con catene e lo custodivano in ceppi, spezzava i legami, e veniva trascinato via dal demonio nei deserti. Gesú gli domandò: "Qual è il tuo nome?" Ed egli rispose: "Legione"; perché molti demòni erano entrati in lui. Ed essi lo pregavano che non comandasse loro di andare nell'abisso. C'era là un branco numeroso di porci che pascolava sul monte; e i demòni lo pregarono di permetter loro di entrare in quelli. Ed egli lo permise. I demòni, usciti da quell'uomo, entrarono nei porci; e quel branco si gettò a precipizio giú nel lago e affogò (Luca 8:28-33). Gli spiriti maligni ci sono sottomessi unicamente se abbiamo creduto in quell’opera espiatrice di Cristo, non c’è altro modo per aiutare coloro che sono caduti nella possessione attraverso l’occultismo. La nuova nascita permette di realizzare la promessa di Gesù: Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò (Giovanni 14:14). Naturalmente una persona liberata dalle forze del male compirà determinate azioni: Fra quanti avevano esercitato le arti magiche molti portarono i loro libri, e li bruciarono in presenza di tutti; e, calcolatone il prezzo, trovarono che era di cinquantamila dramme d'argento (Atti 19:19). Notiamo il cambiamento, poiché non esitarono a bruciare gli oggetti con un valore di cinquantamila giorni di lavoro (questo era all’incirca il valore economico di cinquantamila dramme d’argento). Non venderono quegli oggetti, ma bruciarono tutto, affinché non potessero più nuocere a nessuno. Quest’atteggiamento dovrebbe animare ogni individuo liberato dall’occultismo, inoltre, dovrà ricordarsi che: Quando lo spirito immondo è uscito da un uomo, va attorno per luoghi aridi, cercando riposo; e non trovandone, dice: Ritornerò nella mia casa donde sono uscito; e giuntovi, la trova spazzata e adorna. Allora va e prende seco altri sette spiriti peggiori di lui, ed entrano ad abitarla; e l'ultima condizione di quell'uomo divien peggiore della prima (Luca 11:24-26). Pertanto, è importante che il graziato sia vigile, non lasciando spazio a ogni forma d’occultismo, affinché non ricada in una condizione peggiore della prima. Non illudiamoci questo potrà accadere anche mediante pratiche apparentemente innocue così come descritto nell’ultimo post.
E’ importante evidenziare che nulla può resistere all’opera di Cristo: ….. Esso ora salva anche voi, mediante la risurrezione di Gesù Cristo, che, asceso al cielo, sta alla destra di Dio, dove angeli, principati e potenze gli sono sottoposti (I Pietro 3:21,22). Tutto Gli è sottoposto affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3:16). Poiché Egli è Colui che … sulla veste e sulla coscia porta scritto questo nome, RE DEI RE E SIGNORE DEI SIGNORI (Apocalisse 19:16), Lui è GESU’ CRISTO, e oggi t’invita: … invocami nel giorno della sventura; io ti salverò, e tu mi glorificherai" (Salmi 50:15).

domenica 27 giugno 2010

Pericolo, occultismo!

Non si trovi in mezzo a te chi fa passare suo figlio o sua figlia per il fuoco, né chi esercita la divinazione, né astrologo, né chi predice il futuro, né mago, né incantatore, né chi consulta gli spiriti, né chi dice la fortuna, né negromante, perché il SIGNORE detesta chiunque fa queste cose; a motivo di queste pratiche abominevoli, il SIGNORE, il tuo Dio, sta per scacciare quelle nazioni dinanzi a te. Tu sarai integro verso il SIGNORE Dio tuo; poiché quelle nazioni, che tu spodesterai, danno ascolto agli astrologi e agli indovini. A te, invece, il SIGNORE, il tuo Dio, non lo permette. Per te il SIGNORE, il tuo Dio, farà sorgere in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un profeta come me; a lui darete ascolto! (Deuteronomio 18:10-15).

L’occultismo è una pratica da cui molti si dissociano e allontanano. Alcuni invece si ritrovano in quella pratica conosciuta come magia bianca. Altri viceversa non ritengono le proprie credenze e pratiche riconducibili all’occultismo. Chi è che non legge un oroscopo o i tarocchi? Sono gesti quotidiani considerati innocui a un punto tale che tantissimi "cristiani" le praticano. Ma quello che agli occhi della gente comune può sembrare qualcosa d’innocuo, nasconde delle realtà spiritualmente devastanti, le quali naturalmente si rifletteranno nella vita quotidiana. Il cinema, le fiction e moltissimi cartoni animati fanno da veicolo per messaggi esoterici ispirati alla magia e al satanismo. Anche molti testi di canzoni (in lingua italiana ed estera) nascondono o mostrano esplicitamente dei messaggi diabolici. Nonostante ciò la maggioranza delle persone ritiene queste considerazioni delle stupidaggini frutto dell’immaginazione religiosa. Alcune stime ci mostrano che in Europa sono decine di milioni le persone che ricorrono a pratiche esoteriche. Dobbiamo, però, ricordare che numerosi sono coloro che si definiscono medium, streghe o sciamani pur non essendo altro che ciarlatani, così come dimostrato dal CICAP. Questo non esclude, tuttavia, che esistono soggetti con facoltà paranormali.
Il nemico di Dio è costantemente all’opera nel tentativo di ostacolare l’avanzamento del regno dei cieli, e in ciò è disposto persino a conferire particolari poteri preternaturali alle persone che le ricercano. Satana vuole, però, sempre qualcosa in cambio, egli non dona ma mercanteggia. È il mercenario più disonesto in circolazione. Bernard Madoff è in confronto una persona onesta. Lo scopo di Satana è quello d’abbattere l’anima a un punto tale da spingerla al suicidio conquistandone così la sorte eterna. Anche se a molti l’occultismo può incutere timore, l’uomo assetato di potere non si esimerà a sottomettersi al volere del diavolo pur di conquistare ciò cui ambisce.
Altri invece cadono nell’occultismo senza rendersene conto, quello che all’inizio può sembrare un gioco innocuo o una banalità, diviene una via d’accesso all’esoterismo. E magari queste influenze diaboliche diverranno sempre più ossessive e opprimenti finché quell’anima cederà alla possessione malefica di uno spirito maligno.
Quali sono questi canali d’accesso? L’oroscopo è una porta all’occultismo, così come lo sono i tarocchi, la lettura della mano, la radioestesia e tante altre pratiche apparentemente innocue. A questo punto molti potrebbero replicare che nonostante la lettura dell’oroscopo la praticano ormai da svariati anni, nulla di tutto ciò gli ha condotti all’occultismo e possessione, pertanto, perché rinunciarci? Purtroppo la vita riserva circostanze che potrebbero spingere alcune persone a una ricerca più approfondita da cui sarà difficile liberarsi, poiché: Un abisso chiama un altro abisso …. (Salmi 42:7).
Il verso in epigrafe è molto chiaro, l’astrologia, la magia, lo spiritismo, la negromanzia e tutte le pratiche a esse connesse sono abominevoli dinanzi agli occhi di Dio. Eppure la maggioranza dei genitori permette che i loro figli assistino alla proiezione di film o cartoni animati con dei riferimenti all’occultismo. Harry Potter o Dragon Ball sono soltanto due esempi in cui la magia e l’esoterismo trovano posto ampiamente ed esplicitamente. Inoltre queste pellicole non fanno altro che presentare, dei poteri acquisibili mediante l’esoterismo, come qualcosa di positivo e per il bene comune, così com'è risaputo che diversi gruppi heavy metal non nascondono la propria simpatia per il satanismo. Il cinema e la musica sono dei potenti strumenti di comunicazione che stimolano e convincono le giovani anime alla ricerca di poteri esoterici. Invito ogni genitore a vegliare su ciò che i propri figli acquisiscono attraverso le pellicole cinematografiche, la musica e la televisione (nella sidebar trovate un link dedicato all’argomento “La Fionda di Davide”).
I sogni sono un mezzo subdolo di cui il diavolo si può servire per introdurre l’uomo all’occultismo. Forse qualcuno obbietterà che è anche un modo con cui Dio può parlare all’uomo. Non voglio negare che il Signore possa comunicare con l’uomo attraverso un sogno, ma purtroppo molti ritengono i sogni, un mezzo da cui possiamo prevedere il futuro. Sicuramente Satana userà questa credenza in persone che lasciano spazio ai significati dei sogni. È così che alcuni per esempio prevedono una disgrazia dopo aver sognato della carne, o fortuna se si sogna del denaro. Addirittura c’è chi gioca dei numeri al lotto riscontrati in un sogno, o peggio ancora, si è convinti che i defunti comunicano attraverso i sogni. Si potrebbero fare diversi esempi, e certamente qualcuno sarebbe in grado di descrivere dei sogni che in seguito hanno avuto un riscontro. Come stanno le cose? Dalle Scritture possiamo apprendere che Dio nel passato si usò dei sogni per predire il futuro, parlando a persone in particolari occasioni, per comunicare la Sua volontà. Però dobbiamo sottolineare che questo non è il mezzo primario con cui parLa all’uomo.
Iniziamo a vedere cosa afferma la Bibbia in merito ai sogni: Infatti cosí dice il SIGNORE degli eserciti, Dio d'Israele: "I vostri profeti, che sono in mezzo a voi, e i vostri indovini non v'ingannino, e non date retta ai sogni che fate (Geremia 29:8). Il profeta Geremia, scrivendo agli esuli di Babilonia, esortò il popolo a non confidare nei falsi profeti e a non dare retta ai sogni perché in queste situazioni particolari è facile cadere nella superstizione, difatti, l’Ecclesiaste riconduce i sogni alle molte occupazioni: poiché con le molte occupazioni vengono i sogni, e con le molte parole, i ragionamenti insensati (Ecclesiaste 5:3). Un altro profeta che conobbe l’esilio, esortò i propri conterranei nel periodo di ricostruzione di Gerusalemme a non confidare nei sogni e ad aborrire l’idolatria: Poiché gl'idoli domestici dicono cose vane, gl'indovini vedono menzogne, i sogni mentono e danno un vano conforto; perciò costoro vanno smarriti come pecore, sono afflitti, perché non c'è pastore (Zaccaria 10:2). Come riferito, ci sono persone che credono ai sogni se il protagonista è un defunto, però, dobbiamo sapere che i defunti non possono avere alcun contatto con i viventi. L’unica volta che l’anima di un morto tornò nel mondo fu quando Saul (primo re d’Israele) disubbidì ai comandamenti riportati in epigrafe, rivolgendosi a un’evocatrice di spiriti: E quando la donna vide Samuele urlò e disse a Saul: "Perché mi hai ingannata? Tu sei Saul!" (I Samuele 28:12). Cristo dichiarò esplicitamente, nel racconto riportato nel Vangelo secondo san Luca, che non v’è possibilità di comunicazione tra i defunti e i viventi. Le reali apparizioni o manifestazioni di deceduti non sono altro che un inganno perpetrato da Satana con l’ausilio dei demoni. L’evocatrice essendo una “casa” per i demoni, e quindi in stretta confidenza con essi, si spaventò moltissimo, poiché fu la prima volta che avvenne un’apparizione diversa dalle altre e soprattutto nuova (eccezionalmente permessa da Dio) estranea alla comunione diabolica cui era abituata e legata. Ricorrere allo spiritismo non può che condurre alla distruzione, e se leggete la storia di Saul, comprenderete come una persona decade nella disperazione più profonda, il tutto iniziò semplicemente con la disubbidienza ai precetti divini.
Dio vieta ogni contatto con l’occultismo, e la superstizione è una porta aperta per il nemico delle nostre anime. La superstizione conduce a una vita ansiosa assillata da vari timori, il nemico approfitta subito dell’occasione, realizzando un verso dei Proverbi: All'empio succede quello che teme, ma ai giusti è concesso quello che desiderano (Proverbi 10:24).
Un’altra pratica che molti ritengono una banalità addirittura terapeutica è l’ipnosi. Sedute ipnotiche possono diventare la porta d’accesso per i demoni. L’uomo è bramoso di conoscere ciò che non rientra nella sua naturale sfera di cognizione, e tale desiderio non fa altro che spingere l'uomo alla ricerca dell'occulto.
Un aspetto poco conosciuto dell’occultismo risiede nell’idolatria. In questi post (parte 1 e 2) avevamo definito che cosa s’intende per idolatria e considerato com’è semplice cadere in tale peccato. L’apostolo Paolo chiarì molto bene che l’idolatria è un aspetto dell'occultismo: Tutt'altro; io dico che le carni che i Gentili sacrificano, le sacrificano ai demoni e non a Dio; or io non voglio che abbiate comunione coi demoni. Voi non potete bere il calice del Signore e il calice dei demòni; voi non potete partecipare alla mensa del Signore e alla mensa dei demòni (I Corinzi 10:20,21). Quello che la maggioranza delle persone ignora è che il servire o venerare altri (madonne, santi, angeli, persone, animali, cose ecc.) esseri o oggetti, equivale a idolatria e, quindi, secondo le parole di san Paolo, rientra tra le pratiche occulte, dato che l’apostolo usò l’accostamento demoni-idolatria. Ecco perché nei libri della legge ricorre svariate volte l’espressione “Io sono il Signore tuo o vostro Dio”: "Io sono il SIGNORE, il tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla casa di schiavitú. Non avere altri dèi oltre a me (Esodo 20:2,3) - Non vi rivolgete agli spiriti, né agli indovini; non li consultate, per non contaminarvi a causa loro. Io sono il SIGNORE vostro Dio (Levitico 19:31).
L’occultismo è una corsia preferenziale per l’inferno, e abbraccia, come abbiamo potuto considerare, un campo molto più vasto di quanto possiamo pensare. Ricordiamoci che il nostro Creatore vieta di praticarlo in tutte le sue forme. Penso sia chiaro che l’ubbidienza alla Sua parola ci preserva da tanti mali. Ogni pratica occulta va aborrita, innocua per quanto posa apparire. La consultazione di un oroscopo non dovrebbe nemmeno sfiorare la mente di un cristiano. Dio sterminò i popoli che occupavano la Palestina poiché dediti all’occultismo in cui non esitavano nemmeno a sacrificare i propri figli. Per diversi anni il Creatore sopportò la crudeltà di quei popoli, ma questa pazienza non ne evitò il giudizio, magari qualcuno lo pensava, come oggi lo pensano in molti. Pertanto: Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, gira come un leone ruggente cercando chi possa divorare (I Pietro 5:8).
Invito tutti i lettori ad allontanarsi da ogni forma d’occultismo, prima che il nemico approfitti della debolezza spirituale causata da qualsiasi pratica occulta, in cui non esiterà a divorare la vittima.

lunedì 31 maggio 2010

I colori della bugia.

Il falso testimone non rimarrà impunito, chi spaccia menzogne non avrà scampo (Proverbi 19:5).

Leggendo il verso in epigrafe molti potrebbero pensare che pur avendo proferito delle menzogne l’hanno fatta franca svariate volte. E una persona onesta pensa magari la medesima cosa in merito a queste persone. Eppure il verso afferma l’opposto.
Con il termine menzogna s’intende l’attestazione cosciente di una falsità. Dio proibì questo comportamento sin dalla promulgazione della Sua legge: Non attestare il falso contro il tuo prossimo (Esodo 20:16). La violazione del citato comandamento comporta la trasgressione del secondo precetto di Cristo cui abbiamo fatto riferimento diverse volte, anche san Paolo lo rammentò: poiché tutta la legge è adempiuta in quest'unica parola: Ama il tuo prossimo come te stesso (Galati 5:14). Comprendiamo che è peccato proferire una menzogna, e dato che il peccato conduce alla morte, dobbiamo stare molto attenti a ciò che esce dalla nostra bocca.
La maggioranza delle persone compie una distinzione tra le bugie nel senso comune del termine e le menzogne a fin di bene, pensando che quest’ultime non siano dei peccati dinanzi agli occhi di Dio. Tuttavia la Bibbia non fa una simile distinzione, anzi, insegna tutt’altro. È oltretutto scandaloso che quest’aspetto sia molto diffuso tra coloro che si definiscono cristiani.
Nella società la verità è divenuta quasi irriconoscibile, poiché amalgamata con la falsità. Alterare una realtà allo scopo d’ingannare e indurre a fare credere al prossimo qualcosa di diverso, corrisponde a una menzogna. Il detto le bugie hanno le gambe corte è spesso riscontrabile nella quotidianità. Oltre ad avere le gambe corte, le menzogne fomentano problemi e di conseguenza indurranno all'innesto di altre bugie, così da determinare un circolo vizioso.
La carriera del celebre soppiantatore (infatti, tale è il significato del patriarca) biblico, Giacobbe, iniziò proprio con una menzogna: Giacobbe disse a suo padre: "Sono Esaú, il tuo primogenito. Ho fatto come tu mi hai detto. Alzati, ti prego, mettiti a sedere e mangia la mia selvaggina, perché tu mi benedica". Isacco disse a suo figlio: "Come hai fatto a trovarne cosí presto, figlio mio?" E quello rispose: "Perché il SIGNORE, il tuo Dio, l'ha fatta venire sulla mia via". Allora Isacco disse a Giacobbe: "Avvicínati, figlio mio, e lascia che io ti tasti, per sapere se sei proprio mio figlio Esaú, o no". Giacobbe s'avvicinò a suo padre Isacco; e, come questi lo ebbe tastato, disse: "La voce è la voce di Giacobbe, ma le mani sono le mani d'Esaú". Non lo riconobbe, perché le sue mani erano pelose come le mani di suo fratello Esaú, e lo benedisse. Disse: "Tu sei proprio mio figlio Esaú?" Egli rispose: "Sí". E Isacco gli disse: "Portami da mangiare la selvaggina di mio figlio, e io ti benedirò". Giacobbe gliene serví, e Isacco mangiò. Giacobbe gli portò anche del vino, ed egli bevve. Poi suo padre Isacco gli disse: "Ora avvicínati e baciami, figlio mio". Egli s'avvicinò e lo baciò. E Isacco sentí l'odore dei vestiti, e lo benedisse dicendo: "Ecco, l'odore di mio figlio è come l'odore di un campo, che il SIGNORE ha benedetto (Genesi 27:19-27). A seguito di quest’inganno Giacobbe dovette fuggire lontano dalla propria casa, lavorare duramente, ed essere a sua volta ingannato prima di poter tornare nella propria terra natale.
Come accennato, la maggioranza delle persone pensa che le cosiddette bugie bianche (dette così perché a fin di bene e quindi non comportano un danneggiamento altrui) siano proferibili, ma queste menzogne sono legate a una visuale umana, poiché che cosa è buono o cattivo? La violazione di una legge divina è buono? L’unica cosa che il Creatore definì buono fu il creato, cui aggiunse l’avverbio molto con riferimento all’uomo. Pertanto il Creatore creò il mondo privo di menzogna. La menzogna fu introdotta nel mondo da colui il quale è il padre della menzogna, ossia, l’essere da cui ebbe origine la menzogna, Cristo lo evidenziò in un’occasione ai Giudei: Voi siete figli del diavolo, che è vostro padre, e volete fare i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin dal principio e non si è attenuto alla verità, perché non c'è verità in lui. Quando dice il falso, parla di quel che è suo perché è bugiardo e padre della menzogna (Giovanni 8:44).
La menzogna s’insinua nella vita nel credente travestita da un abito d’innocuità, così come accadde per i nostri progenitori, presentandocela, appunto, come qualcosa d’innocuo. Proferire menzogne o alterare la verità con delle falsità, ci rende simili a Satana, e quindi ci allontana dal nostro Creatore. Purtroppo i cristiani tollerano ormai le menzogne a un punto tale da non considerarle più dei peccati. Una bugia bianca rimane una menzogna, e come tale è un peccato, anche se si cerca d’abbellirla e diversificarla con un aggettivo (bianca). Un vero credente dovrebbe invece bandire ogni menzogna: Perciò, bandita la menzogna, ognuno dica la verità al suo prossimo perché siamo membra gli uni degli altri (Efesini 4:25).
Cristo è la Verità e come tale ogni credente (nato di nuovo) dovrebbe sforzarsi di proferire unicamente la verità: Il giusto odia la menzogna, ma l'empio getta sugli altri discredito e vergogna (Proverbi 13:5). Dalla bocca di Cristo uscì soltanto la verità, medesimamente ogni credente dovrebbe possedere tale caratteristica. Nel regno dei cieli non c’è posto per i bugiardi, poiché: Le labbra bugiarde sono un abominio per il SIGNORE, ma quelli che agiscono con sincerità gli sono graditi (Proverbi 12:22) - Chi agisce con inganno non abiterà nella mia casa; chi dice menzogne non potrà restare davanti ai miei occhi (Salmo 101:7). Pertanto, un cristiano che dichiara d’aver conosciuto il Signore ma che comunque proferisce delle menzogne, violando la legge di Dio, non fa altro che dimostrare l’opposto: Chi dice: "Io l'ho conosciuto", e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui; (I Giovanni 2:4).
Un cristiano dovrebbe ricordare cosa accadde a due coniugi vissuti all’epoca della chiesa apostolica: Ma un uomo di nome Anania, con Saffira sua moglie, vendette una proprietà,e tenne per sé parte del prezzo, essendone consapevole anche la moglie; e, un'altra parte, la consegnò, deponendola ai piedi degli apostoli. Ma Pietro disse: "Anania, perché Satana ha cosí riempito il tuo cuore da farti mentire allo Spirito Santo e trattenere parte del prezzo del podere? Se questo non si vendeva, non restava tuo? E una volta venduto, il ricavato non era a tua disposizione? Perché ti sei messo in cuore questa cosa? Tu non hai mentito agli uomini ma a Dio"Anania, udendo queste parole, cadde e spirò. E un gran timore prese tutti quelli che udirono queste cose. I giovani, alzatisi, ne avvolsero il corpo e, portatolo fuori, lo seppellirono. Circa tre ore dopo, sua moglie, non sapendo ciò che era accaduto, entrò. E Pietro, rivolgendosi a lei: "Dimmi", le disse, "avete venduto il podere per tanto?" Ed ella rispose: "Sí, per tanto". Allora Pietro le disse: "Perché vi siete accordati a tentare lo Spirito del Signore? Ecco, i piedi di quelli che hanno seppellito tuo marito sono alla porta e porteranno via anche te". Ed ella in quell'istante cadde ai suoi piedi e spirò. I giovani, entrati, la trovarono morta; e, portatala via, la seppellirono accanto a suo marito (Atti 5:1-10).
Qual è la lezione che possiamo trarre da questo passo? Innanzitutto che la bugia non è poi qualcosa di così innocuo. Il passo dimostra certamente che il salario del peccato (in questo caso la bugia) è la morte. Ma i credenti hanno qualcos’altro da imparare. Pietro disse che Anania e Saffira avevano mentito allo Spirito Santo, però, è interessante notare che il loro interlocutore era Pietro e non Dio. E allora perché affermare che essi avevano mentito allo Spirito Santo se l’interlocutore era Pietro? Beh, credo che Anania e Saffira conoscevano il verso di cui in epigrafe, e magari lo Spirito Santo l’avrà richiamato alle loro menti prima che essi rispondessero a Pietro. E sicuramente conoscevano anche il verso del seguente Salmo: Oggi, se udite la sua voce, non indurite il vostro cuore come a Meribà, come nel giorno di Massa nel deserto, (Salmi 95:8). È evidente che possiamo resistere alla voce di Dio non credendo a quanto ci sta comunicando o restando indifferenti alle parole, ma ciò non ci esimerà dalle conseguenze del peccato. In poche parole questo passo comunica e dimostra che chi spaccia menzogne non avrà scampo. Semplice, immediatamente o dopo alcuni anni, non si può sfuggire al giudizio di Dio, tutto qui.
Non illudiamoci, i bugiardi non potranno giustificarsi dinanzi a Dio affermando che le loro menzogne erano soltanto bugie bianche. Una bugia rimane una bugia indipendentemente dal suo “colore”, e, quindi, ciò comporta la violazione della legge di Dio. Amare la bugia significa perseverare in essa, ritenendola non peccaminosa, ma la parola di Dio è molto chiara in merito, e afferma negli ultimi versi della Bibbia: Fuori i cani, gli stregoni, i fornicatori, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna (Apocalisse 22:15). Però, se oggi qualcuno riconosce, d’essere manchevole in quest’aspetto, si rivolga a Dio, poiché: Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità (I Giovanni 1:9).
Dio ci benedica!

sabato 15 maggio 2010

L’egoismo fonte di crisi.

Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3:16).

L’attuale catastrofe economica che stiamo vivendo, e il cui epilogo è tutt’altro che vicino, affonda le proprie radici in un sentimento coperto spesso dall’ipocrisia. Dal titolo avrete capito che mi riferisco all’egoismo. L’attuale crisi è frutto dell’egoismo umano. E sicuramente questo periodo di crisi si acuirà, così come rammentato in questo post (per informazioni economiche vedi qui).
Purtroppo è dolente osservare che l’uomo più si trova in difficoltà e maggiormente l’egoismo trova spazio. Il noto detto “chi pensa per sé pensa per tre” ha un riscontro proprio nei momenti di crisi. In quei periodi l’istinto di sopravvivenza trova vigore nell’egoismo, sentimento opposto a quello del nostro Creatore. Il verso in epigrafe svela ciò che è l’opposto dell’egoismo, cioè, l’altruismo. Con egoismo s’intende l’amore per se stesso, le proprie esigenze e cose, senza alcun riguardo per il prossimo. Comprendiamo dal verso del Vangelo secondo Giovanni che il Creatore possiede un sentimento opposto a tale attitudine.
Se vogliamo un esempio d’egoismo, dobbiamo semplicemente osservare la politica italiana. In un paese che si definisce cristiano e in cui ha sede una delle più grandi organizzazioni religiose, è immorale che qualsiasi opera o fornitura pubblica sia determinata dal regalo che il politico o il funzionario riceverà dal fornitore. Sono decenni ormai che questa mentalità domina l’Italia e che ha prodotto il malessere economico cui assistiamo oggi.
L’uomo non è un essere altruista ma egoista. L’avarizia è un aspetto dell’egoismo. Le traduzioni italiane riservano soltanto un verso in cui appare il vocabolo “egoisti”: perché gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, irreligiosi, (II Timoteo 3:2). Diodati traduce il medesimo verso, riportando: Perciocchè gli uomini saranno amatori di loro stessi, avari, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, disubbidienti a padri e madri, ingrati, scellerati; (II Timoteo 3:2).
Saranno amatori di loro stessi, parole che svelano la natura dell’egoista. Egli ama unicamente la propria persona, e quindi le sue azioni saranno rivolte soltanto al proprio benessere, disinteressandosi di conseguenza del prossimo. Chi si definisce cristiano dovrebbe aborrire un tale comportamento, infatti, Cristo insegnò l’opposto: Il secondo è questo: Ama il tuo prossimo come te stesso. Non c'è nessun altro comandamento maggiore di questi" (Marco 12:31). Ma l’uomo ama soltanto se stesso, incurante del prossimo. Belle parole mascherano spesso la vera natura dell’egoismo umano, in cui i fatti non avranno alcun riscontro a quanto proferito. Quest’atteggiamento, ormai dilagante nella società, ha prodotto e produrrà disastri. Non può esserci benessere se l’uomo pensa a se stesso.
Il verso in epigrafe mostra invece un atto altruista, un atto d’amore così profondo nei confronti della propria creatura da donare perfino la vita. Cristo (il Logos) donò la vita dopo essersi incarnato, e nel compiere quest’opera rinunciò alla gloria celeste. L’Onnipotente subì ogni umiliazione. Il Creatore della vita offrì la propria senza indugio. Il Re dei re, unico uomo giusto che calpestò la terra, fu ucciso tra i malfattori. Dio mostrò così l’altruismo, in opposizione a tutto l’egoismo umano. Difatti, che cosa c’è di più generoso se non di offrire la propria vita per quella altrui? L’uomo invece e del pensiero opposto, cioè, "mors tua vita mea" (la tua morte è la mia vita). Paradossalmente Cristo offrì se stesso affinché l’uomo abbia accesso alla vita eterna. Egli fu la vittima del pensiero comune (mors tua vita mea) dell’epoca romana, nonostante avesse tutto il diritto del vincitore. Certamente la morte degli uomini non avrebbe donato a Cristo la vita, essendo Lui la vita, ma la nostra sorte sarebbe stata sicuramente inevitabile.
Purtroppo l’uomo continua a coltivare incurantemente il proprio egoismo. All’uomo tutto sembra scontato, credendo di poter opprimere, a seguito del proprio egoismo, i più deboli. Egli persevera nel pensare al proprio tornaconto. Il prossimo è visto soltanto come un oggetto da sfruttare per raggiungere i propri scopi. Pertanto è evidente che la carità non ha posto in un tale atteggiamento. Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi (Romani 5:8). Questo è altruismo, sentimento che si pone all’opposto dell’egoismo. E oggi il Creatore ci chiede: tu da che parte stai? Forse qualcuno mostra un’immagine in cui l’egoismo rimane coperto, in quanto nel suo intimo continua a pensarla come quel ricco protagonista di una parabola di Cristo: …… "La campagna di un uomo ricco fruttò abbondantemente; egli ragionava cosí, fra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Questo farò: demolirò i miei granai, ne costruirò altri piú grandi, vi raccoglierò tutto il mio grano e i miei beni, e dirò all'anima mia: "Anima, tu hai molti beni ammassati per molti anni; ripòsati, mangia, bevi, divèrtiti". Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa l'anima tua ti sarà ridomandata; e quello che hai preparato, di chi sarà? (Luca 12:16-20).
L’egoista (e, quindi, l’avaro) è incline ad accumulare, gli è difficile rinunciare a ciò che ha acquisito distribuendolo al prossimo, poiché è profondamente attaccato ai suoi beni: Gesú, udito questo, gli disse: "Una cosa ti manca ancora: vendi tutto quello che hai, e distribuiscilo ai poveri, e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi" (Luca 18:22). L’egoista è un avaro che non riesce a separarsi dai propri averi, e chi si rifugia in questo pensiero, diverrà vittima del suo stesso egoismo, rileggiamo l’ultimo verso del citato passo di san Luca: Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa l'anima tua ti sarà ridomandata; e quello che hai preparato, di chi sarà? (Luca 16:20). Questa è l’epilogo dell’egoista. Egli vuole tutto, ma alla fine si ritroverà separato eternamente dall’unico bene con un valore eterno.
L’apostolo Paolo scrivendo a Timoteo rammentò che negli ultimi giorni le persone saranno egoisti, amanti del denaro …., ma questa crisi si riferisce agli ultimi tempi descritti da Paolo? Non voglio approfondire l’aspetto escatologico del citato passo (II Timoteo cap. 3). Però è doveroso rammentare che se questa crisi sfocerà in un collasso economico globale, da cui sorgerà un uomo il quale riporterà l’ordine economico introducendo (magari a seguito di qualche attentato terroristico) il controllo fisico degli uomini, potremo riconoscere in ciò i tempi di cui parlò Paolo a Timoteo. Ma quando queste cose cominceranno ad avvenire, rialzatevi, levate il capo, perché la vostra liberazione si avvicina" (Luca 21:28).
Pertanto, non lasciamoci vincere dall’egoismo, poiché la sorte di questi uomini è già segnata, ricerchiamo invece l’altruismo del nostro Creatore. Dio ci benedica!

lunedì 3 maggio 2010

Matematica matrimoniale!

Perciò l'uomo lascerà il padre e la madre, e si unirà con sua moglie, e i due saranno una sola carne? Cosí non sono piú due, ma una sola carne; quello dunque che Dio ha unito, l'uomo non lo separi". Essi gli dissero: Perché dunque Mosè comandò di scriverle un atto di ripudio e di mandarla via?" Gesú disse loro: "Fu per la durezza dei vostri cuori che Mosè vi permise di mandare via le vostre mogli; ma da principio non era cosí.

In questi giorni un fratello, conosciuto in rete, mi ha confidato che tra pochi giorni si sposerà. La prima cosa che mi è venuta in mente sono state le parole del seguente verso, le quali hanno avuto un impatto così insistente da realizzare l'odierno post: Cosí non sono piú due, ma una sola carne; quello dunque che Dio ha unito, l'uomo non lo separi".
La società propone ormai una mentalità in cui il matrimonio è considerato un’istituzione superflua, dato che nulla (morale o leggi) impedisce a una coppia ad avere dei rapporti sessuali al di fuori del matrimonio e, quindi, dei precetti di Dio. Il Creatore non pensò, però, di far vivere all’uomo l’intimità sessuale al di fuori di quella morale in cui vissero Adamo ed Eva nel giardino d’Eden, poiché ciò condurrà a diversi squilibri che si rifletteranno nella vita della coppia. Questo squilibrio è talmente reale (dinanzi agli occhi di Dio) che lo possiamo rappresentare matematicamente.
Iniziamo, pertanto, ad applicare la matematica al citato verso. Il verso recita "non sono più due", quindi, la somma di uno e uno "ma una sola carne", ossia, uguale a uno. Illustriamo il tutto con dei numeri: 1+1=1. Beh, dato che la matematica non è un’opinione, dobbiamo costatare un errore nell’addizione, poiché la somma corretta degli addendi corrisponde a due e non a uno.
Il Creatore ha sbagliato i conti, potrebbe pensare qualcuno. In effetti, accertata l’apparente contraddizione, dobbiamo rappresentare il problema algebricamente: u+d=1, in cui u e d rappresentano rispettivamente l’uomo e la donna. Per risolvere il problema ci dobbiamo rivolgere al contesto in cui appare questo verso, e che ho riportato in epigrafe. Infatti, Cristo fece un riferimento al principio, e, quindi, leggiamo alcuni versi del secondo capitolo del Genesi: Allora Dio il SIGNORE fece cadere un profondo sonno sull'uomo, che si addormentò; prese una delle costole di lui, e richiuse la carne al posto d'essa. Dio il SIGNORE, con la costola che aveva tolta all'uomo, formò una donna e la condusse all'uomo (Genesi 2:21,22).
Sono state scritte e proferite fiumi di parole in merito alla “costola” che il Creatore avrebbe prelevato da Adamo. Non voglio entrare nel merito, ma desidero semplicemente riportare ciò che molti biblisti pensano riguardo a questo verso. È ormai risaputo che il testo ebraico ci riporta al fatto che il vocabolo “costola” andrebbe tradotto correttamente con il termine “metà”. Pertanto potremmo tradurre: Allora Dio il SIGNORE fece cadere un profondo sonno sull'uomo, che si addormentò; prese una metà di lui, e richiuse la carne al posto d'essa. Dio il SIGNORE, con la metà che aveva tolta all'uomo, formò una donna e la condusse all'uomo (Genesi 2:21,22). Questa realtà è riscontrabile spesso anche nell’espressione rivolta alla propria moglie quando adoperiamo l’appellativo la nostra (dolce) “metà”.
A questo punto possiamo affermare che se prima avevamo due incognite date da u e d, ora siamo in grado di definirle. Infatti, se Eva (donna) è un mezzo (1/2) di Adamo (uomo), possiamo comprendere che Adamo equivale all’altro mezzo (1/2), il tutto può essere ricavato così: u=1-d. Ora rifacciamo i conti di cui in premessa: 0,5 + 0,5 = 1 (u sta per 0,5 come anche d sta per 0,5). Ecco illustrata la soluzione del problema. Nell’espressione difatti esiste un perfetto equilibrio. Ma in tal espressione con che cosa è stata rappresentata l’unione di Dio? Semplicemente con il segno +. Se in una coppia manca l’unione di Dio, non potrà mai esserci un equilibrio dinanzi ai Suoi occhi. Togliete il più dall’espressione e sarete in grado di rilevare l’errore, infatti: ud ≠ 1, ossia, 0,5 moltiplicato per 0,5 equivale a 0,25 (algebricamente ud rappresenta una moltiplicazione tra u e d).
Le molteplici relazioni prematrimoniali o extraconiugali possono essere rappresentate nell’uomo da ud, ud₁d₂ o ud₁d₂d₃ ecc. e nella donna come du, du₁u₂ o du₁u₂u₃ ecc., il risultato sarà comunque sempre disuguale e inferiore a uno (naturalmente il valore numerico da inserire al posto dei simboli sarà 0,5). Se qualcuno pensa che il matrimonio sia superfluo, possiamo matematicamente costatare (secondo il descritto principio) che una relazione al di fuori del matrimonio pone la coppia in disequilibrio dinanzi a Dio. Non si potrà mai giungere a quell’unità cui aveva pensato il Creatore fin dal principio. Potete fare varie prove matematiche, osserverete sempre che la somma sarà inferiore a uno. Certo, questa è soltanto una metafora matematica, ma che illustra anche a un razionale il valore del matrimonio.
Anche le relazioni extraconiugali sono, dinanzi agli occhi di Dio, un peccato che di conseguenza conduce a uno squilibrio nella coppia. Applichiamo nuovamente le descritte regole algebriche, pensando al marito come al colpevole. Abbiamo rappresentato una relazione priva dell’unione (prematrimoniale) di Dio con ud il cui risultato è ≠ 1. Quindi, per rappresentare un matrimonio macchiato dall’adulterio, dovremmo riportare i simboli nel seguente modo: ud₂ + d₁ ≠ 1, in cui d₂raffigura l’amante e ud₂indica l’uomo adultero unito illecitamente all’amante, mentre d₁simboleggia la moglie. Ora verifichiamo il tutto inserendo i valori numerici: 0,5 x 0,5 + 0,5 = 0,75. Notiamo dal risultato (≠ 1) che un matrimonio macchiato dall’adulterio entrerà subito in disequilibrio. Infatti, la formula mostra molto bene che, non si raggiungerà mai l’unità (raffigurata dall’uno) pensata dal Creatore, e se qualcuno voleva una rappresentazione razionale in merito, credo che l’odierno post l’abbia fornito (anche se simbolicamente). Credo sia chiaro che l’unione tra un uomo e una donna (cioè tra u e d) deve essere sempre suggellata dal Creatore (espressa nei descritti esempi dal simbolo +) altrimenti non potrà esserci quell’unità (indicata dal numero 1) istituita da Lui nel giardino d’Eden. Giardino in cui il Creatore prelevò una metà dell’uomo per ricongiungerla a lui, nella forma di una donna, la quale riempirà la parte mancante nell’uomo.
In conclusione è interessante notare che ogni relazione illecita non fa altro che allontanarci sempre più da quell’unità pensata da Dio. Facciamo due esempi tra coniugi adulteri: ud + du ≠ 1 - (0,5 x 0,5) + (0,5 x 0,5) = 0,5 - i coniugi adulteri avranno dimezzato la loro unità; ud₁d₂ + du₁u₂ ≠ 1 - (0,5 x 0,5 x 0,5) + (0,5 x 0,5 x 0,5) = 0,25 - in un rapporto in cui entrambi i coniugi commettono due adulteri, rimarrà soltanto un quarto dell’unità. Naturalmente questi esempi si prefiggono di mostrare soltanto l’indebolimento di una relazione macchiata da molteplici adulteri, e, di conseguenza, non indicano altro all’infuori di questo.
Come potete notare, anche la matematica espone ciò che alcuni non vogliono riconoscere, pertanto, termino ricordando che: Il matrimonio sia tenuto in onore da tutti e il letto coniugale non sia macchiato da infedeltà; poiché Dio giudicherà i fornicatori e gli adúlteri (Ebrei 13:4). E se qualcuno s’è macchiato di questi peccati, introducendo squilibrio nella propria vita di coppia, deve rivolgersi esclusivamente a Colui che è l’unico in grado di cancellare l’elemento estraneo (frutto del peccato) rappresentato nelle descritte “formule”, poiché: Io, io, sono colui che per amor di me stesso cancello le tue trasgressioni e non mi ricorderò piú dei tuoi peccati (Isaia 43:25).
A Dio sia la gloria, nei secoli dei secoli, per una così grande grazia!

lunedì 26 aprile 2010

L’ipocrisia, un comportamento da debellare!

Ipocriti, ben profetizzò Isaia di voi quando disse: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è lontano da me (Matteo 15:7,8).

È evidente dal titolo del post che l’argomento odierno concernerà l’ipocrisia. Iniziamo a definire che cosa s’intende con il vocabolo “ipocrisia”. Il termine ci riporta a un comportamento che mostra la capacità di simulare sentimenti lodevoli, agli occhi della società, allo scopo di ingannare qualcuno per ottenerne la simpatia o i favori.
La politica è forse il modello ipocrita più conosciuto dalle persone. Parole belle per conquistare voti, fatti purtroppo contraddittori, una volta occupate le poltrone di comando, smaschereranno il vero intendo degli oratori politici, evidenziandone l’ipocrisia. Tuttavia non ne sono esimi, da questo comportamento, nemmeno i religiosi, e aggiungerei all’affermazione l’avverbio “soprattutto”. Perché? Semplicemente poiché Cristo rivolse le parole del verso in epigrafe proprio a dei religiosi, anzi moltissime volte questo termine fu rivolto a persone religiose. Credenti (Farisei, Scribi o Sadducei) che insegnavano e istruivano il popolo in merito alla volere di Dio, furono spogliati da Cristo poiché ne indicò l’ipocrisia:
"Ma guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché serrate il regno dei cieli davanti alla gente; poiché non vi entrate voi, né lasciate entrare quelli che cercano di entrare. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché divorate le case delle vedove e fate lunghe preghiere per mettervi in mostra; perciò riceverete maggior condanna. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché viaggiate per mare e per terra per fare un proselito; e quando lo avete fatto, lo rendete figlio della geenna il doppio di voi. Guai a voi, guide cieche, che dite: Se uno giura per il tempio, non importa; ma se giura per l'oro del tempio, resta obbligato. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l'oro o il tempio che santifica l'oro? E se uno, voi dite, giura per l'altare, non importa; ma se giura per l'offerta che c'è sopra, resta obbligato. Ciechi! Che cosa è più grande: l'offerta o l'altare che santifica l'offerta? Chi dunque giura per l'altare, giura per esso e per tutto quello che c'è sopra; e chi giura per il tempio, giura per esso e per Colui che lo abita; e chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi siede sopra. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pagate la decima della menta, dell'aneto e del comino, e trascurate le cose più importanti della legge: il giudizio, la misericordia, e la fede. Queste sono le cose che bisognava fare, senza tralasciare le altre. Guide cieche, che filtrate il moscerino e inghiottite il cammello. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché pulite l'esterno del bicchiere e del piatto, mentre dentro sono pieni di rapina e d'intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere e del piatto, affinché anche l'esterno diventi pulito. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché siete simili a sepolcri imbiancati, che appaiono belli di fuori, ma dentro sono pieni d'ossa di morti e d'ogni immondizia. Cosí anche voi, di fuori sembrate giusti alla gente; ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, perché costruite i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti e dite: Se fossimo vissuti ai tempi dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nello spargere il sangue dei profeti! In tal modo voi testimoniate contro voi stessi, di essere figli di coloro che uccisero i profeti. E colmate pure la misura dei vostri padri! Serpenti, razza di vipere, come scamperete al giudizio della geenna? (Matteo 13-33).
Le parole di questo passo biblico esordiscono con un’accusa e terminano con una domanda che prefigura una condanna. L’ipocrisia è un comportamento che potrebbe coltivare un miscredente, ma il credente dovrebbe aborrire un tale atteggiamento. L’ipocrisia ha sempre la medesima conseguenza se non confessata e abbandonata, la geenna (morte eterna). Un credente ipocrita oltre a danneggiare la propria condizione, sarà motivo di scandolo anche per chi lo circonda. Le parole mostreranno magari una personalità spirituale e vicina a Dio, ma i sentimenti che animeranno tali persone saranno all’opposto, poiché lo scopo sarà di vestirsi di una personalità che non gli appartiene. Mentre nel miscredente il fine sarà di raggiungere (a qualunque costo) un determinato obiettivo: Con la sua bocca l'ipocrita rovina il suo prossimo, ma i giusti sono liberati grazie alla loro scienza (Proverbi 11:9). È chiaro che questo verso evidenzia una conseguenza dell’ipocrisia nei confronti del prossimo, e ciò viola il secondo precetto (ama il tuo prossimo come te stesso) di cui in questo post. Possiamo amare il prossimo ma comunque nascondere dietro tale sentimento un comportamento ipocrita. Ecco perché l’apostolo Paolo scrivendo ai credenti di Roma gli esortò a non trascurare quest’aspetto: L'amore sia senza ipocrisia. Aborrite il male e attenetevi fermamente al bene (Romani 12:9).
Ci sono molte persone che riescono a percorrere la propria vita senza esser smascherate. Sono degli ipocriti veramente abili. Magari riusciremo a nascondere la vera natura all’umanità intera ma non al Creatore: ….. poiché il SIGNORE scruta tutti i cuori e penetra tutti i disegni e tutti i pensieri. Se tu lo cerchi, egli si lascerà trovare da te; ma, se lo abbandoni, egli ti respingerà per sempre (I Cronache 28:9).
Molti curano l’aspetto formale ed esteriore della propria persona, ma dentro sono lupi rapaci, vipere, ciechi, sepolcri imbiancati, serpenti e, pertanto, morti pur essendo vivi. Parole dure per un cuore duro che non vuole riconoscere la propria condizione. Non è bello sentirsi attribuire le parole di Cristo, però, esse scuotano le coscienze con lo scopo di svegliarle. L’ipocrita tende a evidenziare i difetti altrui senza riconoscere i propri: Come puoi dire a tuo fratello: Fratello, lascia che io tolga la pagliuzza che hai nell'occhio, mentre tu stesso non vedi la trave che è nell'occhio tuo? Ipocrita, togli prima dall'occhio tuo la trave, e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza che è nell'occhio di tuo fratello (Luca 6:42).
Queste rinomate parole di Cristo rispecchiano perfettamente la società odierna. Siamo tutti bravi a fare lezioni di moralismo, specialmente fra i religiosi, e le cronache degli ultimi giorni lo mostrano nel modo più crudo. Gente che dovrebbe difender i più deboli, predicando la purezza di cuore, risalta nelle cronache per i propri vizi, amoralità e delitti. Oggi concerne un prete cattolico, domani riguarderà un pastore protestante, poiché l’ipocrisia non ha denominazioni o categorie sociali. Agli occhi della società possiamo apparire anche delle brave persone, ma non illudiamoci.
Abbiamo visto che Cristo condannò aspramente i sentimenti peccaminosi del cuore, eppure ciò non era un nuovo concetto per il popolo di Dio, poiché l‘ultimo giudice e primo profeta d’Israele (Samuele) lo riportò nel suo libro: Ma il SIGNORE disse a Samuele: "Non badare al suo aspetto né alla sua statura, perché io l'ho scartato; infatti il SIGNORE non bada a ciò che colpisce lo sguardo dell'uomo: l'uomo guarda all'apparenza, ma il SIGNORE guarda al cuore" (I Samuele 16:7).
Molti credenti conducano una vita ipocrita pur conoscendo l’intolleranza di Dio nei confronti di questo comportamento. Amano recitare preghiere molto struggenti e apparentemente sincere. Mostrano per bene ogni loro azione caritatevole, prestandosi a ogni attività ecclesiale pur di conquistare e indossare la maschera del buon cristiano. Parimenti molti valutano la fedeltà di un cristiano guardano all’osservanza di precetti e regole magari non enunciate o previste nelle Scritture.
Uno strumento molto utilizzato dall’ipocrisia è la bugia. Ci sono tanti credenti che predicano di non testimoniar il falso contro il prossimo, ma che coltivano la bugia come se fosse la verità. Molti credenti predicano la moralità sessuale, ma vivono nell’immoralità. Molti credenti predicano l’amore, ma riservano tanto di quell’odio e risentimento nel cuore da far rabbrividire qualsiasi peccatore incallito. Si cade così facilmente nel formalismo che condurrà a una vita ipocrita priva dell’amore di Cristo.
Un credente ipocrita sarà animato da atti sleali nei confronti di Dio che è Giusto e guarda al cuore, sede dei nostri segreti. Ricordiamoci che per Lui non ci sono cose occulte: Lo spirito dell'uomo è una lucerna del SIGNORE, che scruta tutti i recessi del cuore (Proverbi 20:27). Meditiamo sul fatto che il Creatore scruta tutti i recessi del cuore, poiché l’ipocrita non rappresenta altro che un uomo con una doppia personalità. Sì, doppia, una faccia che si mostra gradevole agli occhi della società, e l’altra che rispecchia la vera natura dell’animo. Un credente dovrebbe invece condividere i sentimenti del Salmista: Mediante i tuoi precetti io divento intelligente; perciò detesto ogni doppiezza (Salmi 119:104).
Quanti di noi detestano la doppiezza? Se la risposta è affermativa, dimostriamolo!

mercoledì 14 aprile 2010

La Verità!

Allora Pilato gli disse: "Ma dunque, sei tu re?" Gesú rispose: "Tu lo dici; sono re; io sono nato per questo, e per questo sono venuto nel mondo: per testimoniare della verità. Chiunque è dalla verità ascolta la mia voce". Pilato gli disse: "Che cos'è verità?" E detto questo, uscí di nuovo verso i Giudei e disse loro: "Io non trovo colpa in lui (Giovanni 18:37,38).

Oggi ci occuperemo di un argomento molto discusso e dibattuto già migliaia d’anni or sono. Nella storia antica uno dei più celebri filosofi (Platone) era del parere che la completa conoscenza della verità fosse in sostanza impossibile, finché una determina realtà, rimarrà descritta, in quanto sconosciuta, soltanto attraverso dei discorsi (lògoi). Giungere alla verità di qualcosa d’ignoto sarebbe quindi impossibile. Ecco perché le parole di Cristo ottennero da Pilato una replica quasi sarcastica. La verità era per gli elleni una conoscenza riservata unicamente alla divinità.
Ma cosa s’intende, nel senso comune del termine, con l’espressione “verità”? La parola descrive la qualità di ciò che è vero e reale, ossia, che corrisponde esattamente alla realtà. Come riferito, gli elleni attribuivano la conoscenza della verità esclusivamente agli dèi. Gesú disse: ….."Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me (Giovanni 14:6). Che cosa desiderava esprimere con questa affermazione? E le seguenti parole non sono una contraddizione di ciò che affermò in seguito? Vediamo: Santificali nella verità: la tua parola è verità (Giovanni 17:17). Lui affermò d’essere la Verità, ma disse anche che la Verità è la parola di Dio. I primi versi del medesimo Vangelo, che riportano le suddette parole di Cristo, chiariscono tutto: E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre (Giovanni 1:14). La Parola (Logos) è diventata carne, ecco la spiegazione, ciò che per la filosofia greca era irraggiungibile, mediante i logoi (discorsi), si fece carne, mostrandosi all’umanità, affinché chiunque fosse in grado di conoscere la Verità.
Pilato, conobbe Cristo, ma non discerse in Lui l’incarnazione del Logos, quella verità (alethèia), descritta con i discorsi (logoi) e che, secondo la cultura greca, apparteneva soltanto agli dèi. Egli ebbe l’occasione di contemplare la Verità, conoscenza che secondo la filosofia greca si limitava ai lògoi (discorsi), Logos che, nel pensiero ebraico, Filone l'Ebreo (filosofo ellenistico di cultura ebraica) identificò come mediatore tra Dio è l’uomo.
La società odierna mostra tutt’altro che la verità, la confusione regna sovrana ed è inzuppata di falsità. In qualsiasi campo la verità sembra un miraggio difficile da riconoscere, nella politica, nell’economia, nella sanità, nella finanza, nella giustizia, nello sport e soprattutto nella religione, e di conseguenza i rapporti interpersonali non sono per nulla caratterizzati da sincerità. In campo religioso si possono osservare molteplici speculazioni intorno alla Verità. Ogni religione tira acqua al proprio mulino, e allora qual è la verità? Innanzitutto dobbiamo evidenziare che Cristo non istituì una religione ma un insegnamento. Se è vero che etimologicamente il termine religione richiama il concetto d’unire un gruppo di persone sotto la stessa fede o legge, dobbiamo chiarire che il cristianesimo non nacque così come lo conosciamo oggi. Il cristianesimo era un’unica fede nel medesimo Dio trino. Non esistevano denominazioni o gruppi che si differenziavano. Il termine “cristiani” fu coniato dai cittadini d’Antiochia (metropoli della Siria, oggi in territorio turco sulle rive del fiume Oronte): Essi parteciparono per un anno intero alle riunioni della chiesa, e istruirono un gran numero di persone; ad Antiochia, per la prima volta, i discepoli furono chiamati cristiani (Atti 11:26). Pertanto la verità era una, la quale annunciava l’incarnazione del Logos (Parola o Verbo di Dio) per la salvezza delle Sue creature, deturpate dal peccato.
Naturalmente la Verità doveva includere la rivelazione di ciò che l’uomo è e sarà, rivelazione infallibile che poté essere trasmessa soltanto attraverso la parola di Dio. Questa parola fu scritta e raccolta in quel libro che oggi conosciamo come la Bibbia, termine che deriva dal greco “Biblia” e che significa “i libri”. Sì, libri, poiché di ciò si tratta. Infatti, la Bibbia è una raccolta di libri in cui Dio comunica all’uomo la Verità. Se dobbiamo riassumere questa verità in una frase, affermeremo che l’uomo è una creatura di Dio, natura che fu irrimediabilmente deturpata dal peccato (quindi condannato alla morte eterna), ma che la Verità (Parola di Dio) riscattò (offrendo una gratuita via di salvezza) incarnandosi e morendo per lui (uomo), affinché non restasse confinata nella Divinità, e, pertanto, si manifestasse razionalmente all’uomo. Riflettette un attimo, che cosa c’è di più razionale (nella Verità) di uomo (Dio) il quale dimostrò, realizzò e completò ciò che fu proclamato fino a quell’epoca? Qualcuno potrebbe, però replicherà che oggi quell’uomo non è più presente, e, quindi, quella verità era visibile soltanto ai contemporanei dell’epoca. È vero ma oggi abbiamo le testimonianze (Vangeli ed Epistole) delle persone che vissero in quel tempo, le quali c’illustrano la Verità in modo talmente chiara che può essere contemplata come un mosaico. Non esistono le verità, ma una Verità, un Dio, una chiesa, quella di Dio, sposa di Cristo.
Ma questa Verità, di cui ci stiamo occupando, è oggettiva o soggettiva? Essa è oggettiva poiché consultabile da chiunque in quanto raccolta in un libro, la Bibbia, ma è anche soggettiva poiché esposta a diverse interpretazioni. Però tale veduta diventa oggettiva se ci atteniamo ad alcune affermazione: Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, (II Timoteo 3:16) - Poiché in verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice della legge passerà senza che tutto sia adempiuto (Matteo 5:18). La Verità afferma che è tutta ispirata, pertanto, se vogliamo giungere alla piena comprensione di ciò che essa espone, dobbiamo ricorrere semplicemente con fede a quello che insegna e presenta. Non possiamo contaminare questa Verità con altri discorsi o pensieri, non sarebbe più verità ma falsità. La Verità pertanto non risiede in questo blog o altro pensiero umano, ma unicamente nelle parole bibliche.
Non sempre è facile comprendere ciò che si legge, potrebbe pensare qualcuno. Certo, avvolte, potremmo avere bisogno d’aiuto: Filippo accorse, udí che quell'uomo leggeva il profeta Isaia, e gli disse: "Capisci quello che stai leggendo?" Quegli rispose: "E come potrei, se nessuno mi guida?" E invitò Filippo a salire e a sedersi accanto a lui (Atti 8:30,31). Quest’aiuto non sarà, però, mai in contrasto con le Scritture, e se: …. poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data (Giacomo 1:5). Nel caso in cui l’immagine di quel bel mosaico non sarà abbastanza visibile, avremo il Consolatore che ci illustrerà il tutto con più chiarezza: ma il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto (Giovanni 14:26). Se desideriamo la Verità riguardo alle nostre origini, condizione e futuro, dobbiamo ricercarla nella parola di Dio, poiché abbiamo letto: …..la tua parola è verità (Giovanni 17:17). Mentre il Salmista afferma che: La tua parola è una lampada al mio piede e una luce sul mio sentiero (Salmi 119:105). Solo questa Verità (parola di Dio) potrà illuminare il nostro percorso nel comprendere ciò che a noi sembra incomprensibile.
Molti penseranno che la risposta inerente, le nostre origini, illustrata nella Bibbia, sia troppo elementare e irrazionale, mentre l’insegnamento della salvezza per grazia, per alcuni, può sembrare assurdo, perché sono figli del "do ut des". E allora cosa bisogna fare per conoscere la Verità? È semplice, bisogna credere come un bambino: Mentre egli parlava cosí, molti credettero in lui. Gesú allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: "Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi". Mentre Egli parlava, credettero, un bambino se ha capito, crede subito a ciò che ode, e non mette in dubbio le parole, anzi, cercherà di realizzare subito ciò che ha udito per verificarne la veridicità. È in questo modo che si conosce la Verità, e ciò renderà l’uomo libero. Liberi da cosa? Dalla condanna e schiavitù del peccato, la Verità (parola di Dio) libera dai dubbi, dall’angoscia, dalla paura o dagli incubi. Facciamo un esempio pratico che è avvenuto sabato notte. La sera prima ho chiesto a mio figlio (di sei anni) il motivo per cui la notte veniva a coricarsi nel lettone. La risposta naturalmente è stata che faceva brutti sogni. Ho approfittato subito dell’occasione per parlargli della Verità. Gli ho detto semplicemente di chiedere a Gesù perdono per i propri sbagli e di preservarlo da quei brutti sogni. L’indomani mi ha raccontato che non aveva avuto alcun incubo. L’esperienza è stata così incisiva che lo testimoniò nella propria classe della scuola domenicale. È un esempio banale ma che rappresenta bene l’attitudine con cui ci dobbiamo accostarci alla parola di Dio (Verità).
Perché la Verità ci è stata trasmessa attraverso delle parole contenute in un libro? La risposta la possiamo rinvenire negli ultimi versi biblici: Io lo dichiaro a chiunque ode le parole della profezia di questo libro: se qualcuno vi aggiunge qualcosa, Dio aggiungerà ai suoi mali i flagelli descritti in questo libro; se qualcuno toglie qualcosa dalle parole del libro di questa profezia, Dio gli toglierà la sua parte dell'albero della vita e della santa città che sono descritti in questo libro (Apocalisse 22:18,19). La trasmissione orale di una verità è esposta a corruzione, essa potrà contenere delle verità, ma non sarà la Verità. La società mostra quest’aspetto molto bene, considerando cosa rimane di una verità dopo che è stata esposta alle cosiddette voci di corridoio. Come si dice: carta canta! Una documeto cartaceo, ben custodito e preservato, non sarà soggetto ad alterazioni. Per questo si verbalizzano gli atti di un processo, affinché nessuno alteri il contenuto delle dichiarazioni, custodendo ed esibendo così la verità. La tradizione, cui molti sono legati e assoggettati, non è la Verità, né il compendio o la chiave di lettura, ma rimane semplicemente parola d’uomo, mentre la Verità è parola di Dio. Poiché: Cosí parla il SIGNORE: "Maledetto l'uomo che confida nell'uomo e fa della carne il suo braccio, e il cui cuore si allontana dal SIGNORE! (Geremia 17:5). La tradizione conduce soltanto alle mezze verità, che come sappiamo non è la Verità ma falsità, seminata dal maligno. Non lasciamoci ingannare da colui (Satana) che: ….. è stato omicida fin dal principio e non si è attenuto alla verità, perché non c'è verità in lui. Quando dice il falso, parla di quel che è suo perché è bugiardo e padre della menzogna (Giovanni 8:44).
Forse qualcuno brancola nel buio alla ricerca della Verità. Sappi che soltanto la Verità potrà illuminarti, affinché tu trova riposo e pace all’anima. Sì, riposo, perché tale ricerca può condurre all’esasperazione se non ci si rivolge a Colui che è la Verità, così conoscerete la Verità e la Verità vi farà liberi!
Dio ci benedica.

P.S. Grazie per i commenti, sono molto belli.