mercoledì 27 gennaio 2010

Una piccola goccia in memoria della Shoah.

Perciò, cosí parla DIO, il Signore: Ora io farò tornare Giacobbe dalla deportazione e avrò pietà di tutta la casa d'Israele, e sarò geloso del mio santo nome (Ezechiele 39:25).

Desideravo contribuire anch’io alla memoria di quella mostruosità, la Shoah, perpetratasi nell’ultimo secolo. È doveroso ricordare che insieme agli ebrei morirono altri cinque milioni di persone “diverse” (disabili, omosessuali, zingari, oppositori politici, testimoni di Geova e persone appartenenti anche ad altre religioni).
Nonostante tutto, niente e nessuno, è riuscito, in due millenni, a sterminare gli ebrei. È per questo che essi sono una testimonianza vivente delle promesse di Dio. A fine ottocento nessuno credeva che questo popolo sarebbe stato in grado di ripopolare la terra da cui furono dispersi. Eppure, chiunque conosceva le Scritture, era al corrente che ciò si sarebbe realizzato, infatti, molti furono gli scherni per coloro che lo predissero. E per restare in tema, con l’ultimo post, possiamo riconoscere in questo un altro segno che ci parla del secondo avvento di Cristo. Pertanto, la cosiddetta “Grande Israele” tornerà una realtà, ma non grazie agli sforzi umani, bensì, poiché ciò costituisce una promessa del Creatore contenuta nei libri profetici. Togliamoci dalla testa quel pensiero abominevole, esternato da Ahmadinejad, perché Dio continuerà a preservare questo popolo fino al compimento dei tempi.
Desideravo infine rammentare che gli ebrei (masoreti) contribuirono affinché pervenisse a ognuno di noi il bestseller della storia, la Bibbia, poiché: …. a loro furono affidate le rivelazioni di Dio (Romani 3:2).
Concludo, riempiendo questa "goccia", riportando le parole di una scritta rinvenuta su un muro nel ghetto di Varsavia, e che ha molto da insegnarci riguardo alla fede in Dio:
Credo nel Sole, anche quando non lo vedo!
Credo nell’amore, anche quando non lo percepisco!
Credo nella giustizia, anche quando scorgo soltanto ingiustizia!
Confido in Dio, anche quando non lo comprendo!

lunedì 18 gennaio 2010

Il Creatore, Signore del tempo e degli eventi.

Il piú piccolo diventerà un migliaio; il minimo, una nazione potente. Io, il SIGNORE, affretterò le cose a suo tempo" (Isaia 60:22).

Mi ero ripromesso, dopo aver pubblicato questo post, di riprendere l’argomento in un periodo successivo. Ma la catastrofe abbattutasi su Haiti m’impone di non ritardare le odierne considerazioni, perché sicuramente il dramma innescherà molti dubbi e perplessità inerente a Dio. Infatti, molte persone incredule, ma anche credenti, si chiederanno come può un Dio onnipotente, onnisciente, onnipresente e soprattutto pieno d’amore, permetter una catastrofe di queste proporzioni. E la prima argomentazione di molti miscredenti è proprio quella di rifiutare un creatore che permette, definendosi padre di tutte le creature e oltretutto dio d’amore, l’avvenimento di simili cataclismi. Il tutto poi è reso ancora più crudele dal coinvolgimento di milioni di bambini. Pertanto, come può il Creatore consentire una tragedia di questo genere? Come può Dio sopportare il coinvolgimento di persone innocenti, adulti e bambini, e magari buoni in ogni senso? È così che Egli tiene il tempo e gli eventi sotto la propria giurisdizione? Non c’è spazio ber un dio di questo genere, aggiungeranno in molti.
Beh, noi dobbiamo considerare questa tragedia non da un’ottica umana ma dal punto di vista di Dio. Il Signore ci ha donato la Sua parola (Bibbia) affinché prendessimo coscienza del nostro stato, origine e fine. La Bibbia ci rivela che siamo degli esseri immortali: prima che la polvere torni alla terra com'era prima, e lo spirito torni a Dio che l'ha dato (Ecclesiaste 12:9). Di conseguenza comprendiamo che la vita non si limita alla realtà materiale. Il primo errore che l’uomo commette nel considerare questi fatti tragici è proprio quello di considerare la vita come qualcosa di ben definito e limitato. La vita fisica è sì limitata nel tempo, ma oltre a questo periodo c’è l’eternità. Nel terremoto di Haiti, sono deceduti decine o centinaia di migliaia di persone, e, quindi, per ognuno di essi (come per ogni trapassato) è giunta l’ora del giudizio, non il giudizio finale o universale, ma nel senso che con la morte non potranno più cambiare la propria sorte eterna: …. è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio, (Ebrei 9:27). Possiamo crederci o no, questa è una delle realtà che il Signore ci rivela mediante la Sua parola.
La società versa purtroppo in uno stato molto degradato, e Haiti non ne era certamente esclusa. La sofferenza, e non soltanto quella fisica, dilaga irrimediabilmente, e per tanti la morte può essere considerata un sollievo. Sì, perché per gli increduli con la morte giunge (secondo la convinzione ateista) la fine di ogni cosa e quindi anche della sofferenza, mentre per i credenti rappresenterà l’acceso alla vita eterna. Se pensiamo alle piccole vittime, possiamo essere certi che si trovano in luogo migliore di quello che occupavano: Ma Gesú disse: "Lasciate i bambini, non impedite che vengano da me, perché il regno dei cieli è per chi assomiglia a loro" (Matteo 19:14). Tuttavia, possiamo affermare la medesima cosa per le persone in grado di comprendere la differenza tra il bene e il male? No, perché ogni uomo in possesso di questa qualità è responsabile dinanzi a Dio della propria condotta. Di conseguenza la morte pone il credente in uno stato di riposo e felicità eterna, mentre il miscredente (o il credente che vive da incredulo) resterà lontano da Dio in eterno così come aveva scelto e vissuto nella sua vita terrena: Questi se ne andranno a punizione eterna; ma i giusti a vita eterna" (Matteo 25:46). La morte è soltanto un cambiamento di stato in cui si passa dalla realtà materiale in una spirituale (finché non avverrà la risurrezione dei corpi). E per i superstiti di simili tragedie? È sicuramente un dolore enorme assistere alla perdita di un caro, ma il credente troverà consolazione nel sapere che i propri cari si trovano in un luogo migliore. Per i miscredenti la sopravvivenza rappresenterà invece un’altra opportunità, poiché Dio è disposto persino a scuotere la terra pur di risvegliare la coscienza nell’uomo. In effetti, una delle prime reazioni dei sopravissuti è quella di cercare il divino. Purtroppo questo è un effetto di poca durata se non sarà accompagnato dalla ricerca della volontà di Dio nella Sua parola. Per tutti potrà essere comunque un’occasione per riflettere sul ritorno corporale di Cristo, infatti, uno dei segni che Egli enunciò, in merito al Suo ritorno, fu proprio quello dei terremoti: Perché insorgerà nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti in vari luoghi; vi saranno carestie. Queste cose saranno un principio di dolori (Marco 13:8). Oh, sempre la solita retorica, i terremoti fanno parte della geodinamica del nostro pianeta, nulla di eccezionale, potrebbe pensare qualcuno. È vero che fanno parte della normale evoluzione della terra ma Cristo invitò a guardare a questi particolari per distinguere i tempi: "Dicci, quando avverranno queste cose e quale sarà il segno del tempo in cui tutte queste cose staranno per compiersi?" (Marco 13:4).
A questo punto siamo in grado d'affermare che i terremoti degli ultimi anni possono identificarsi con uno dei segni elencati da Gesù? Penso proprio di sì, anche se la scienza non lo riconosce, perché, in effetti, il National Earthquake Information Center (NEIC) dichiara che il numero dei terremoti di magnitudo 7.0 o maggiori è rimasto in sostanza quasi costante (vedi lista degli ultimi due anni). Nulla da eccepire, ma cosa è accaduto in questi ultimi anni? Proprio ciò che Cristo predisse, anche se non ha molto a che fare con il numero dei terremoti, quanto più con le parole letterali di Gesù. Vediamo cosa riportano i Vangeli. Marco e Matteo ci svelano che Egli predisse terremoti in vari luoghi, ma pure queste parole sono troppo generiche perché siano significativi, e, allora qual è il segno distintivo? San Luca lo rivela, usando la parola greca “megas”, quando riferì che Cristo aggiunse alla parola “terremoti” l’aggettivo ”grande”, e, cioè, che "vi saranno grandi terremoti" (Luca 21:11). È questo il particolare che distingue i terremoti di cui parlò Gesù. Ma grandi in che senso? Beh, grandi nell’intensità, nel numero di morti, nelle conseguenze sociali e nell’impatto mediatico che questi terremoti possono causare. Penso che il terremoto del 26/12/2004 nel sud est asiatico e quello del 12/01/2010 di Haiti rispecchino pienamente le parole proferite da Cristo. Inoltre, trova un riscontro nelle parole di Cristo, altresì il termine “vari luoghi”, essendo che sono avvenuti in parti opposti della terra. Forse queste conclusioni non concordano con le opinioni dei geologi, ma il Signore non parla unicamente a degli scienziati, poiché la Sua parola è rivolta a persone di qualsiasi levatura culturale e non soltanto a una ristretta cerchia d’individui. Dobbiamo oltretutto evidenziare che questi segni rappresentano però soltanto il principio di dolori, perché, in effetti, ciò non descrive ancora la fine. E allora quanto tempo manca all’epilogo? Ne abbiamo accennato in questo post, e non voglio ripetermi riguardo alla posizione del rapimento pre - tribolazione o post - tribolazione. La dottrina fondamentale è che Cristo ritornerà corporalmente per instaurare il Suo regno millenario, quando? Nessuno può definire una data a riguardo, perché Cristo affermò: Quanto a quel giorno e a quell'ora, nessuno li sa, neppure gli angeli del cielo, neppure il Figlio, ma solo il Padre (Marco 13:32). Tuttavia possiamo riconoscere il tempo dai segni che Egli enunciò. Non riusciamo a definire il giorno e l’ora, ma capiamo dalla parola di Dio ciò che distinguerà il tempo della fine. Ci sono molti segni e uno di questi riguarda proprio i terremoti. Forse in futuro avrò modo di parlare di altri segni che caratterizzeranno il tempo della fine. Pensate per esempio all’undici settembre (2001), in seguito a quegli eventi molte cose sono cambiate, che trenta anni fa sembravano impensabili ma che hanno ristretto la libertà personale di tutti, introducendo così il dominio dell’anticristo.
Adesso, finalmente, desidero invece catturare la vostra attenzione sul verso in epigrafe, poiché anche se mancano ancora alcuni segni affinché si manifesti il giorno del Signore, il verso afferma che Egli affretterà le cose a suo tempo. A quali cose si riferisce? Dato che il verso è l’ultimo del capitolo sessanta, in cui è descritto la gloria futura d’Israele durante il millennio, possiamo dedurre che il termine “le cose” si riferisca agli eventi antecedenti a tale periodo. Infatti, il millennio sarà preceduto dal ritorno di Cristo e da tutti quei guai descritti e riportati nella Bibbia (Vangeli e libri profetici). Pertanto, nonostante il ritorno di Cristo può sembrare (relativamente) ancora molto distante, siamo in grado d’affermare che il Signore è Colui il quale tiene nella Sua mano il tempo, tempo in cui regna sugli eventi e dai quali possiamo riconoscere la fine. Infatti, il verso afferma che Egli affretterà (e non le persone) le cose (gli eventi) a suo tempo. Quale tempo? Che cosa significa a suo tempo? Dio ha una concezione del tempo completamente distaccato dal nostro modo di percepirlo. Il termine ”a suo tempo” non definisce una data ma i tempi in cui si verificheranno determinati eventi da cui siamo in grado di riconoscere la fine. Per questo motivo il ritorno di Cristo non sarà per i credenti così inaspettato (pur non conoscendone il giorno e l’ora) come lo sperimenteranno invece gli increduli. Il Creatore, Signore del tempo e degli eventi, condiziona quindi la nostra realtà (degli eventi) affinché ne possiamo distinguere i tempi: Ma egli rispose: "Quando si fa sera, voi dite: Bel tempo, perché il cielo rosseggia! e la mattina dite: Oggi tempesta, perché il cielo rosseggia cupo! L'aspetto del cielo lo sapete dunque discernere, e i segni dei tempi non riuscite a discernerli? (Matteo 16:2-3). È dunque sufficiente riconoscere i segni per capire i tempi in cui viviamo, sapendo che il Signore guida gli eventi che ci proietteranno in quel percorso escatologico descritto nella Bibbia.
Molti ritengono alcuni segni (catastrofi naturali) esposti nella Bibbia come qualcosa di lontano o addirittura molto improbabile. Certo, considerando i tempi geologici tutto ci sembra lontanissimo, ma ricordiamoci che in un giorno può accadere ciò che non è avvenuto in centinaia di migliaia d’anni. Dio guida gli eventi affinché si compiano i tempi, e quando l’orologio divino segna una scadenza, nulla potrà impedirne il compimento, poiché Egli regna sull’universo in cui il tempo contiene gli eventi che ci parlano del Suo ritorno.
In conclusione, in questi giorni di grande dolore, non possiamo definire una data in cui Cristo ritornerà dal cielo, ma siamo consapevoli che Dio tiene il tempo nelle sue mani guidandone gli eventi da cui possiamo riconoscere i tempi. E se qualcuno teme questi disastri, o ne rimanga abbattuto, cerchi aiuto in Colui che è il nostro rifugio: …. Dio è per noi un rifugio e una forza, un aiuto sempre pronto nelle difficoltà. Perciò non temiamo se la terra è sconvolta, se i monti si smuovono in mezzo al mare, se le sue acque rumoreggiano, schiumano e si gonfiano, facendo tremare i monti (Salmi 46:1). Credi nell’opera che Cristo compì nel Suo primo avvento, conoscerai il rifugio di cui parlò il salmista!

P.S. Da Haiti giungono molti appelli d’aiuto da parte di fratelli in Cristo. Aiutiamo il popolo haitiano con ogni mezzo, mostrando così l’amore di Cristo!

lunedì 11 gennaio 2010

Perdono e pena di morte.

All'alba tornò nel tempio, e tutto il popolo andò da lui; ed egli, sedutosi, li istruiva. Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna còlta in adulterio; e, fattala stare in mezzo, gli dissero: "Maestro, questa donna è stata còlta in flagrante adulterio. Or Mosè, nella legge, ci ha comandato di lapidare tali donne; tu che ne dici?" Dicevano questo per metterlo alla prova, per poterlo accusare. Ma Gesú, chinatosi, si mise a scrivere con il dito in terra. E, siccome continuavano a interrogarlo, egli, alzato il capo, disse loro: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei". E, chinatosi di nuovo, scriveva in terra. Essi, udito ciò, e accusati dalla loro coscienza, uscirono a uno a uno, cominciando dai piú vecchi fino agli ultimi; e Gesú fu lasciato solo con la donna che stava là in mezzo. Gesú, alzatosi e non vedendo altri che la donna, le disse: "Donna, dove sono quei tuoi accusatori? Nessuno ti ha condannata?" Ella rispose: "Nessuno, Signore". E Gesú le disse: "Neppure io ti condanno; va' e non peccare piú" (Giovanni 8:2-11).

È un passo del Vangelo conosciuto, e che molti citano per evidenziare che non c’è nessun uomo privo di peccato. Ma oltre a ciò, queste parole ci rivelano qualcosa di molto importante. La legge di Mosè prescriveva per il peccato (reato) di adulterio la condanna a morte mediante lapidazione. Gli scribi e i farisei, maestri della legge divina, non esitarono a interrogare in merito qualcuno che non aveva studiato tale legge eppure istruiva il popolo con tanta saggezza. Cristo predicava il perdono e rivoltò addirittura la legge del taglione. Stava rivoluzionando la legge e pertanto cercavano un pretesto per poterLo accusare. Possiamo, però, notare che non iniziò a dibattere o annullare la legge, infatti, Egli ne era il compimento, né introdusse una nuova legge. No, nulla di tutto questo, Gesù andò subito al punto, produsse ciò per cui la legge fu promulgata, cioè, risvegliò le loro coscienze. Fu così che quella donna scampò a una morte certa.
Lui, il Creatore dell’universo, legislatore delle leggi naturali e morali, non la condannò a morte, anzi, le donò la vita. Non negò la peccaminosità dell’adulterio, ma la assolse (da quel peccato) invitandola a non peccare più. E in questo non ci fu alcun intercessore o mediatore. Da ciò possiamo capire che l’unico con il potere d’assoluzione è Cristo. Non c’è altro esempio biblico in cui qualcuno assolse un uomo dai propri peccati. Soltanto l’uomo perfetto (Gesù Cristo) ebbe e ha questa facoltà.
Il passo in esame ci mostra, però, anche altre verità. Infatti, quando Cristo interrogò i presenti, non chiese se qualcuno fosse privo d’adulterio, ma se qualcuno fosse privo di peccato. Che cosa significa? Beh, semplicemente che tutti i peccati hanno dinanzi a Dio la stessa gravità. L’apostolo Paolo, scrivendo alla chiesa di Roma, affermò che il salario del peccato è la morte (Romani 6:23) e, pertanto, Cristo evidenziò che tutti i presenti avrebbero dovuto subire la medesima sorte se avessero condannato quella donna. Avevamo già accennato alle conseguenze del peccato in questo post, e, quindi, passeremo a un'altro particolare contenuto nel passo, in particolare evidenzieremo la condanna a cui sarebbe andata incontro la donna.
Nella fattispecie Cristo aveva tutto il diritto e il potere di infliggere a quella donna la pena di morte, non solo perché Egli era il legislatore di quei precetti, ma soprattutto poiché era ed è Colui il quale detiene il potere sulla vita. Egli è l’unico, poiché Dio, a poter decidere in merito alla vita di una persona: Il SIGNORE fa morire e fa vivere; fa scendere nel soggiorno dei morti e ne fa risalire (I Samuele 2:6). Nella storia purtroppo molti si sono appropriati di questo diritto, esistono addirittura alcuni Stati “cristiani” in cui l’ordinamento giuridico prevede la pena di morte. Gesù pur possedendo ogni diritto per condannarla, poiché Dio e, quindi, detentore del potere sulla vita, e in quanto Re dell’universo e, pertanto, legislatore delle leggi naturali e morali, non la condannò, pur essendo stato oltre a tutto ciò l’unico uomo presente senza peccato (vedi Ebrei 9:28). Infatti, Egli disse: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei". Nessuno osò lanciare una pietra, perché ognuno dei presenti era un peccatore, è come tale reo di morte. Nel suo agire Cristo insegnò e mostrò una nuova legge, la legge del perdono, che illustrò nella seguente parabola: Perciò il regno dei cieli è simile a un re che volle fare i conti con i suoi servi. Avendo cominciato a fare i conti, gli fu presentato uno che era debitore di diecimila talenti. E poiché quello non aveva i mezzi per pagare, il suo signore comandò che fosse venduto lui con la moglie e i figli e tutto quanto aveva, e che il debito fosse pagato. Perciò il servo, gettatosi a terra, gli si prostrò davanti, dicendo: Abbi pazienza con me e ti pagherò tutto. Il signore di quel servo, mosso a compassione, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Ma quel servo, uscito, trovò uno dei suoi conservi che gli doveva cento denari; e, afferratolo, lo strangolava, dicendo: Paga quello che devi! Perciò il conservo, gettatosi a terra, lo pregava dicendo: Abbi pazienza con me, e ti pagherò. Ma l'altro non volle; anzi andò e lo fece imprigionare, finché avesse pagato il debito. I suoi conservi, veduto il fatto, ne furono molto rattristati e andarono a riferire al loro signore tutto l'accaduto. Allora il suo signore lo chiamò a sé e gli disse: Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito, perché tu me ne supplicasti; non dovevi anche tu aver pietà del tuo conservo, come io ho avuto pietà di te? E il suo signore, adirato, lo diede in mano degli aguzzini fino a quando non avesse pagato tutto quello che gli doveva. Cosí vi farà anche il Padre mio celeste, se ognuno di voi non perdona di cuore al proprio fratello". In conclusione possiamo affermare che coloro i quali uccidono una persona, sia “legalmente” e sia “illegalmente”, si appropriano di un diritto che non gli appartiene. Così come possiamo attestare che non sono soltanto l’omicidio o l’adulterio, i peccati che conducono a morte, ma ogni peccato è reo di morte. E infine abbiamo considerato che la violazione della legge del perdono equivale a peccato, e coma tale, senza ravvedimento, non ci sarà remissione dinanzi al Padre celeste.
Pertanto, spero che ognuno possa essere onestamente in grado di proferire nella propria preghiera le parole insegnate da Cristo: rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori; ( Matteo 6:12). Purtroppo tantissime persone pur recitando il “Padre nostro” riservano nell’intimo della propria anima un profondo rancore nei confronti di chi ha sbagliato. Ricordiamoci di questo passo del Vangelo quando la prossima volta saremo chiamati al perdono.

giovedì 7 gennaio 2010

Testo del cantico "il Centurione".

Circa un anno fa pubblicai un post dal titolo “Il centurione”.
Ho notato da quel giorno che molti hanno visitato questo blog per rinvenire il testo del canto, ispirato ad un fatto biblico, da cui nacque il post del 19/01/2009. Di conseguenza desideravo pubblicare il testo del cantico tratto dall’album “Spandi il tuo spirito” della Corale di Palmi.

C’era un giorno in cui un uomo andò incontro a Gesù
Era un uomo straniero che viveva laggiù
Molto amato da tutti per le sue virtù
Ho sentito parlare così tanto di Te
C’è un mio servo che muore ed io so che non c’è
Uno che può salvare all’infuori di Te

Io ti prego Signore non entrare da me
Perché so che il mio cuore non è degno di Te
Ma con una parola sono certo Signore
Tu potrai guarire questo mio servitore

Perché anche io sono un uomo e so quello che fa
E se dico ad un soldato devi andare di là
Ed ad un mio servo fa questo egli pure lo fa
Non esiste in Israele una fede così
Disse allora il Signore rivolgendosi a chi
Stava lì ad ascoltare quel servo guarì

Io ti prego Signore non entrare da me
Perché so che il mio cuore non è degno di Te
Ma con una parola sono certo Signore
Tu potrai guarire questo mio servitore

Io ti prego Signore entra dentro al mio cuore
Non ho al mondo nessuno all’infuori di Te
Che mi sappia capire che mi possa guarire
Fa che cresca ogni giorno la mia fede per Te

Io ti prego Signore non entrare da me (tu non entrar, tu non entrar da me)
Perché so che il mio cuore non è degno di Te (perché so che il mio cuore non è degno di Te)
Ma con una parola sono certo Signore (ma con una parola)
Tu potrai guarire questo mio servitore

Io ti prego Signore entra dentro al mio cuore
Non ho al mondo nessuno all’infuori di Te
Che mi sappia capire che mi possa guarire
Fa che cresca ogni giorno la mia fede per Te
Fa che cresca ogni giorno la mia fede per Te
Fa che cresca ogni giorno la mia fede per Te

venerdì 1 gennaio 2010

Guardare al futuro considerando il passato.

Allora Samuele prese una pietra, la pose tra Mispa e Sen, e la chiamò Eben-Ezer, e disse: "Fin qui il SIGNORE ci ha soccorsi" (I Samuele 7:12).

Spesso capita di sentire che non bisogna guardare al passato, e specialmente all’inizio di un anno nuovo si guarda al futuro sperando in uno migliore. Il tempo trascorre a ritmo sempre maggiore in cui è facile non rendersi conto che s’invecchia. Alcuni invece desiderano ardentemente dimenticare il proprio passato travagliato per dedicarsi totalmente al raggiungimento del benessere. Il verso in epigrafe ci dice, però, che Samuele guardò al futuro considerando il passato. Forse da una prima lettura non è facile riconoscere nel passo quest’ultima affermazione, perché non si conoscono molto bene gli eventi storici antecedenti alle parole di Samuele. Il popolo ebraico, infatti, visse fino a quell’epoca in un periodo d’anarchia, tutti facevano ciò che credevano meglio, senza alcun riguardo ai precetti divini, cadendo così nelle scorrerie e conquiste dei popoli vicini, subendone, quindi, i soprusi. In quei momenti essi si ricordavano di Dio, pentendosi dei propri misfatti gridavano a Lui. Sì, perché conoscevano benissimo le promesse di Dio: Ora, se tu ubbidisci diligentemente alla voce del SIGNORE tuo Dio, avendo cura di mettere in pratica tutti i suoi comandamenti che oggi ti do, il SIGNORE, il tuo Dio, ti metterà al di sopra di tutte le nazioni della terra; e tutte queste benedizioni verranno su di te e si compiranno per te, se darai ascolto alla voce del SIGNORE tuo Dio: Sarai benedetto nella città e sarai benedetto nella campagna (Deuteronomio 28:1-3). Anche in quell'occasione le parole di Samuele scaturirono in seguito ad una delle molteplici liberazioni di Dio, così come avvenne nel passato. Egli desiderava porre l’accento sul fatto che quell’aiuto, e tutti quelli antecedenti, trovavano un riscontro in Colui che creò il mondo e li aveva tratti dall’Egitto. Di conseguenza quelle parole miravano a confidare (in futuro) nell’aiuto di Colui che fece una promessa nel passato e la quale fu sempre mantenuta. Pertanto, l’esortazione odierna (per il nuovo anno) è di confidare in Colui il quale ci ha soccorsi nel passato.
Le ansie per il futuro sono tante, ma non lasciamoci abbattere dalle circostanze. Guardiamo al passato riconoscendo che la pietra del soccorso (Eben-Ezer significa proprio questo) è la medesima che all’epoca di Samuele non si era ancora incarnata. Difatti, Cristo s’incarnò un millennio dopo, realizzando ciò che quella pietra, posta da Samuele, rappresentò. La Parola, cui gli ebrei dovevano ubbidire, s’incarnò affinché chiunque credesse in Lui ricevesse il soccorso di cui ebbe, ha o avrà bisogno. Non dimentichiamo nel 2010 ciò che Cristo realizzò nel passato. Egli è il nostro soccorso in ogni tempo: Confida in lui in ogni tempo, o popolo; apri il tuo cuore in sua presenza; Dio è il nostro rifugio (Salmo 62:8). Chi o cosa è per te la pietra del soccorso? Sono forse gli amici, la cultura, il denaro, il potere o semplicemente le tue capacità? Aiutati che Dio ti aiuta, potrebbe pensare qualcuno. Ma se oggi non credi nell’opera che Cristo compì, non potrai mai sperimentare nel futuro ciò che Egli fece per te nel passato. Auspico a tutti un 2010 ricco di benedizioni divine!