lunedì 27 aprile 2009

Dio (Creatore) parla! (parte 3)

Non è sufficiente comprendere le parole del Signore, se poi non ne osserviamo i consigli. Praticare ciò che ci è stato suggerito non è meno importante dell’ascoltare e recepirne il significato. Tuttavia spesso capita d’ometterne i suggerimenti rispecchiando così una parabola di Gesù che narra diverse situazioni e motivazioni:
Egli insegnò loro molte cose in parabole, dicendo: "Il seminatore uscí a seminare. Mentre seminava, una parte del seme cadde lungo la strada; gli uccelli vennero e la mangiarono. Un'altra cadde in luoghi rocciosi dove non aveva molta terra; e subito spuntò, perché non aveva terreno profondo; ma, levatosi il sole, fu bruciata; e, non avendo radice, inaridí. Un'altra cadde tra le spine; e le spine crebbero e la soffocarono. Un'altra cadde nella buona terra e portò frutto, dando il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi per udire oda" …….. "Voi dunque ascoltate che cosa significhi la parabola del seminatore! Tutte le volte che uno ode la parola del regno e non la comprende, viene il maligno e porta via quello che è stato seminato nel cuore di lui: questi è colui che ha ricevuto il seme lungo la strada. Quello che ha ricevuto il seme in luoghi rocciosi, è colui che ode la parola e subito la riceve con gioia, però non ha radice in sé ed è di corta durata; e quando giunge la tribolazione o persecuzione a motivo della parola, è subito sviato. Quello che ha ricevuto il seme tra le spine è colui che ode la parola; poi gli impegni mondani e l'inganno delle ricchezze soffocano la parola che rimane infruttuosa. Ma quello che ha ricevuto il seme in buona terra, è colui che ode la parola e la comprende; egli porta del frutto e, cosí, l'uno rende il cento, l'altro il sessanta e l'altro il trenta" (Matteo 13:3-23).
È semplice capire che coloro i quali non comprendono la parola sono i protagonisti del terreno stradale. Possiamo anche ascoltare ciò che il Signore ci dice ma tuttavia essere distratti da non comprendere una parola. Forse a qualcuno capita addirittura di leggere la Bibbia ma con la mente chissà dove vagheggia non ricordando l’indomani nemmeno il capitolo oggetto della lettura. Qualsiasi frequenza o ampiezza del suono, scelta dal Signore, diverrà inutile. Pur avendone riconosciuto il timbro, non avremo capito nulla. Quant’anche avessimo compreso una parola, essa rimarrà inefficace, essendo esclusa dal contesto, di conseguenza sarà portata via dal nemico per mezzo della nostra negligenza, superficialità e apatia. Tutto questo evidenzia l’importanza dell’ascolto.
Il terreno roccioso rappresenta invece tutti quelli che ascoltano e comprendono il messaggio ma si fanno distogliere dai problemi della vita. Magari qualcuno dopo aver cercato consiglio dal Signore e aver ricevuto un messaggio che gli indica la via per uscire dal proprio bisogno, rinuncia a quel percorso poiché troppo doloroso e impegnativo, pur avendo provato la gioia della conoscenza di Dio. Ci si giustifica affermando di non aver compreso il messaggio, che il Signore non può volere un qualcosa di così difficoltoso e doloroso, gettando in via definitiva la spugna, tornando sfiduciati al punto di partenza. Notiamo che costoro non fanno altro d’aggravare il bisogno in cui si trovano, poiché rigettano i consigli ricevuti dal Signore, scelta la quale gli proietterà ulteriormente nello sconforto.
I protagonisti del terreno spinoso sono invece coloro i quali si lasciano distrarre dagli impegni e piaceri della vita. Ecco il classico esempio biblico: Un tale si avvicinò a Gesú e gli disse: "Maestro, che devo fare di buono per avere la vita eterna?" Gesú gli rispose: "Perché m'interroghi intorno a ciò che è buono? Uno solo è il buono. Ma se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti". "Quali?" gli chiese. E Gesú rispose: "Questi: non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso. Onora tuo padre e tua madre, e ama il tuo prossimo come te stesso". E il giovane a lui: "Tutte queste cose le ho osservate; che mi manca ancora?" Gesú gli disse: "Se vuoi essere perfetto, va', vendi ciò che hai e dàllo ai poveri, e avrai un tesoro nei cieli; poi, vieni e seguimi". Ma il giovane, udita questa parola, se ne andò rattristato, perché aveva molti beni (Matteo 19:16-22). Quel giovane desiderò conoscere come acquisire la vita eterna, e si recò dal Signore per chiedere consiglio. Dal testo possiamo notare che egli ascoltò attentamente le parole di Cristo ma quando gli chiese di rinunciare a ciò cui era più legato, non diede seguito alle indicazioni del Signore. Comprese talmente bene le parole di Gesù da rimanerne rattristato, forse perché si attendeva una risposta conforme ai propri desideri e piaceri. L’uomo non è cambiato durante i secoli. Molti oggi desiderano udire la voce di Dio, ed Egli non rimane in silenzio, ma propone i Suoi consigli con tanta pazienza. E nonostante costoro hanno compreso le parole di Dio, rinunciano a percorrere il sentiero indicato dal Signore poiché troppo legati a ciò che tale percorso imporrebbe d’abbandonare, rimanendo così nella tristezza pur avendo udito la voce di Dio.
Infine nella parabola abbiamo la rappresentazione di chi ha ascoltato, compreso e intrapreso il percorso indicato da Dio, praticando la parola consigliata dal Signore. Quella parola non resterà sterile ma produrrà ciò per cui fu proferita: ….. Nessuna delle mie parole sarà più differita; la parola che avrò pronunziata sarà messa ad effetto, dice il Signore, l'Eterno" (Ezechiele 12:28). La nostra fede nelle parole di Dio permetterà di realizzare ciò che quel messaggio avrà promesso. Sperimenteremo cosa significa conoscere e ubbidire alla voce del Signore, anche se questo comporterà confrontarci con le nostre paure o rinunciare a qualcosa di valore e di piacevole per noi.
In conclusione possiamo affermare che Dio parla. Dipende da noi ascoltare e recepire ciò che Egli comunica, e soprattutto poi praticare quanto riferitoci, affinché le parole di Dio non rimangano prive d’effetto. Non decliniamo ciò che Egli ha da dirci ma sforziamoci di conoscere la voce di Dio per essere pronti in tutto quello che la vita ci riserverà. Egli è un Padre fedele che desidera conversare con i Suoi figli, pertanto ascoltiamo ciò che il Creatore (nel caso in cui non ti consideri un Suo figlio) ha da dirci, poiché Egli è l’unico Dio (che parla)!

sabato 25 aprile 2009

Dio (Creatore) parla! (parte 2)

Otto giorni dopo, i suoi discepoli erano di nuovo in casa, e Tommaso era con loro. Gesú venne a porte chiuse, e si presentò in mezzo a loro, e disse: "Pace a voi!" (Giovanni 20:26)

Come possiamo riconoscere la voce di Dio? Per quanto concerne il nostro cammino cristiano bisogna innanzitutto chiarire che Dio può parlarci in modi e con metodi diversi, però, sarà soltanto la sua parola che ci permetterà d’udire la parola di grazia. Non potremo mai giungere alla grazia se non ci accosteremo alla parola di Dio che parlerà personalmente al nostro cuore. Essa giungerà sino all’imperscrutabile del nostro animo giudicando i nostri pensieri e sentimenti: Infatti, la parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l'anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore (Ebrei 4:12). Pertanto se non hai mai sentito la voce di Dio, dovrai accostarti alle Scritture affinché la voce di grazia raggiunga ciò che nessun amplificatore sarà in grado di fare. Accadrà ciò che capitò a un bambino protagonista di una storia fantasy (per approfondire quest’aspetto potete leggere una discussione con un ateo nel blog di un amico).
Tuttavia il Signore non parla soltanto quando desidera donarci la grazia. Egli è il Padre di tutti i suoi figli e vuole conversare con ognuno di noi. Nella vita siamo chiamati a compiere centinaia di decisioni. Spesso non abbiamo nemmeno il tempo necessario per riflettere, mentre altre volte ne disponiamo di talmente tanto da confonderci le idee. I pensieri si sovrappongono a parole e consigli altrui, che non fanno altro d’offuscare la nostra mente. E’ in queste situazioni che spesso trascuriamo di porgere l’orecchio per recepire la voce di Dio, e può capitare d’essere distratti a un punto tale che Egli è costretto a farci udire una voce fisica così come accadde a un servitore del Signore in preghiera (caso veramente eccezionale).
Anche il temuto serial killer Peter Sutcliff, che uccise tredici donne oltre a ferirne altre sette gravemente, riferì d’avere udito la voce di Dio la quale lo spinse a commettere i citati delitti. Pertanto le voci che si affollano nella nostra mente vanno distinte. Abbiamo accennato che Dio può servirsi di vari modi per parlarci. Egli non reclinò addirittura un’asina per recapitare un Suo messaggio. Perché allora nella parola di Dio si parla della Sua voce? Che cosa è una voce? Un dizionario riporta che per voce s’intende quel suono prodotto dalla laringe e articolato per mezzo delle corde vocali, nel parlare e nel cantare. Notiamo che la voce è un suono, emesso dalla laringe e articolato dalle corde vocali, che formerà delle parole. Affinché il tutto avvenga, necessitiamo di un agente datoci dall’aria, ma che può essere anche un altro mezzo di propagazione elastico in forma liquida o solida (acqua, terreno ecc.). Nel vuoto non ci saranno quindi suoni e parole. Qual è l’agente della voce di Dio? Lo Spirito Santo, Egli è colui il quale reca il messaggio divino.
C’è un verso che descrive un’esperienza particolare: Dio gli disse: "Va' fuori e fermati sul monte, davanti al SIGNORE". E il SIGNORE passò. Un vento forte, impetuoso, schiantava i monti e spezzava le rocce davanti al SIGNORE, ma il SIGNORE non era nel vento. E, dopo il vento, un terremoto; ma il SIGNORE non era nel terremoto. E, dopo il terremoto, un fuoco; ma il SIGNORE non era nel fuoco. E, dopo il fuoco, un suono dolce e sommesso. Quando Elia lo udí, si coprí la faccia con il mantello, andò fuori, e si fermò all'ingresso della spelonca; e una voce giunse fino a lui, e disse: "Che fai qui, Elia?" (I Re 19:11-13). Bisogna evidenziare che al verso dodici nell’originale il termine suono (kole) è il medesimo del verso tredici in cui è tradotto con voce. Possiamo quindi affermare che anche se non comprendiamo immediatamente le parole di una voce, possiamo comunque percepirne il suono il quale attrarrà la nostra attenzione. Sebbene lo Spirito Santo non abbia ancora comunicato le parole, inizierà comunque a farci sentire il suono che agiterà il nostro spirito catturandone l’attenzione, così come accadde a Sansone: Lo Spirito del Signore cominciò ad agitarlo quando era a Maane-Dan, fra Sorea ed Estaol (Giudici 13:25). Questo suono non sarà mai arrogante, aggressivo o violento, ma come abbiamo letto, avrà le caratteristiche della dolcezza e sommessità.
In fisica il suono si distingue in frequenza, ampiezza e timbro. La frequenza rappresenta il numero di oscillazioni al secondo che l’onda sonora compie durante la sua propagazione. Da essa dipende l’altezza del suono: maggiore è la frequenza, più alto è il suono percepito. Non posso indicarvi la frequenza della voce di Dio. Il motivo è oggettivo, perché non credo che qualcuno abbia mai avuto l’occasione di misurarla. Il secondo motivo dipende dal fatto che Dio non usa sempre la stessa frequenza quando parla. Essa varia, infatti, alcune volte Egli può adoperare una frequenza udibile a tutti, altre volte usa una frequenza “personale” (Atti 22:9, 9:7 Ebrei 1:1-2).
L'ampiezza di un'onda sonora rappresenta il massimo spostamento, rispetto alla posizione di equilibrio, che le molecole del mezzo di propagazione compiono al passaggio dell’onda; al crescere dell'ampiezza, aumenta la forza con la quale è colpito il timpano dell'orecchio e quindi l'intensità con cui il suono è percepito. Per quanto concerne l'ampiezza dobbiamo precisare che se non disponiamo il nostro cuore all’ascolto non potremo mai determinarne l’ampiezza. Posso affermare che essa è sempre adeguata all’ambiente in cui ci troviamo così da farci sentire in ogni occasione la voce di Dio. Qualcuno potrebbe replicare che non sente la voce di Dio, ma ciò potrebbe dipendere da lui, essendo talmente distratto (e quindi indisposto all’ascolto) da non rilevarla. Disporre il nostro orecchio (cuore) all’ascolto comporta un impegno, così come per udire al meglio un messaggio dobbiamo sforzaci concentrandoci per capire bene ciò che sentiamo.
Il timbro invece, è quella qualità che, a parità di frequenza, distingue un suono da un altro. Alcuni potrebbero chiedersi come faccio a riconoscere il timbro della voce di Dio se non l’ho mai udita? Beh, se sei salvato (nato di nuovo) hai con certezza almeno un precedente: Lo Spirito stesso attesta insieme col nostro spirito, che siamo figliuoli di Dio; (Romani 8:16). Questa voce ha il medesimo suono che attesta la nostra salvezza. Ecco, quando sentiamo questo suono, possiamo essere certi che è il Signore. Nella sua parola rinveniamo che: Chi avrà creduto e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato (Marco 16:16). Non c’è scritto che Jonny è salvato, perché? Poiché lo Spirito Santo lo attesta personalmente a ognuno di noi. Pertanto, pur non riscontrando nelle Scritture il nostro nome (che è riportato nel libro della vita), sentiamo, però, questa certezza nei nostri cuori. Se desiderate un esempio per distinguere il timbro della voce di Dio, pensate alla voce che attesta la vostra salvezza, e se qualcuno non ha fatto ancora quest’esperienza lo chieda al Signore che non mancherà di farvi udire il timbro della Sua voce la quale attesterà per fede la vostra redenzione.
Possiamo comprendere, dopo tutte queste parole, che essendo lo Spirito Santo l’Agente della voce divina, il messaggio non giungerà alla nostra mente attraverso un organo come l’orecchio, ma si presenterà all’improvviso direttamente nella mente dell’uditore, ad eccezione di casi particolari come quello occorso al pastore che udì una voce fisica. Il libro degli Atti riporta alcune volte l’espressione “lo Spirito disse”, facendoci presumere che lo Spirito Santo abbia direttamente inserito le parole del messaggio nella mente del credente, vediamo un esempio: Lo Spirito disse a Filippo: "Avvicínati, e raggiungi quel carro" (Atti 8:29). Come rappresentare quest’affermazione? Beh, il verso in epigrafe c’illustra chiaramente ciò che accade quando il Signore parla.
Gesù è il verbo di Dio (Logos) incarnato che si presentò (dopo la risurrezione) ai Suoi discepoli a porte chiuse. Ecco se rappresentiamo quella camera in cui i discepoli erano riuniti come se fosse la nostra mente, possiamo capire che il Logos si presenta nella mente a porte chiuse, cioè all’improvviso senza alcun intervento della stessa mente. Quel pensiero non sarà quindi il frutto dei nostri pensieri e sforzi intellettuali, ma si presenterà chiaramente nella sua sostanza alla mente dell’uditore. Ma non finisce qui, poiché quel messaggio porterà pace e serenità nella nostra vita. Sì, serenità, proprio nei momenti di maggior irrequietudine, afflitti e appesantiti da preoccupazioni di varia natura magari mentre stavamo ricercando conforto nella parola di Dio. E’ in quei momenti che prendiamo maggiormente coscienza dell’intervento di Dio per mezzo di una sua parola di conforto, la quale ci avrà indicato la via da seguire. Non so quanti di voi hanno fatto un’esperienza del genere, poiché è talmente percepibile come lo fu la presenza di Cristo in quella stanza più di duemila anni fa. Infatti, Egli lo predisse: Ma quando sarà venuto il Consolatore che io vi manderò da parte del Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli testimonierà di me; (Giovanni 15:26). Non c’è nulla di mistico in queste parole, ma il tutto avviene in maniera naturale come s’è una voce parlasse al nostro orecchio. Purtroppo, molte volte non diamo retta alla parola di consolazione e guida che il Signore ci trasmette attraverso l’Agente, lo Spirito Santo. Egli non forza nessuno, ma si limita semplicemente a invitare all’ascolto affinché la Sua parola rechi pace nell’animo turbato di coloro che si accostano a Lui.
È importante essere ricolmi dello Spirito Santo, poiché soltanto così potremo sentire chiaramente ciò che Egli ci dice. Affinché avvenga una combustione, abbiamo bisogno di un combustibile (p. e. l’olio) e di un comburente (aria). Ebbene lo Spirito Santo rappresenta entrambi gli elementi, ma solo se saremo ripieni di Lui, comprenderemo chiaramente ciò che Egli ha da dirci. Infatti, noi udiamo il rumore della combustione unicamente nelle grandi fiamme (conseguenza di tanto combustibile e comburente) e non in quella di un fiammifero. Ma cosa accade dopo che avremo compreso un messaggio divino? Lo vedremo nell’ultimo post.