venerdì 25 dicembre 2009

Realizzare il Natale!

È trascorso esattamente un anno dalla realizzazione di questo blog. E come molti noteranno “Il Creatore” è nato proprio il giorno di Natale. Quest’ultima frase sembra un gioco di parole in cui il titolo del blog la fa da protagonista. Infatti, nel giorno di Natale si celebra la nascita di Gesù Cristo (Il Creatore). E intorno a tale data (25 dicembre) sono nate molte divergenze. In realtà è inverosimile che i pastori di Betlemme abbiano portato ai pascoli il proprio gregge in un periodo invernale, per questo molti collocano la nascita di Cristo intorno ai primi di settembre. Ciò non cambia che, se non ci sono errori nel calendario gregoriano, duemila e nove anni orsono giaceva in una mangiatoia il Creatore dell’universo. Colui il quale aveva creato tutto ciò che lo circondava si era incarnato. L’Onnipotente aveva preso forma di un uomo e come tale era attorniato dai Suoi genitori. La domando di un bambino (membro di un coro) nel periodo natalizio, fu proprio quella di chiedere se quel Gesù bambino avesse dei genitori. Una domanda all’apparenza banale, ma che nella sua risposta implica non poche difficoltà, come quasi tutte le domande poste dai bambini.
È chiaro che all’epoca i genitori “ufficiali” furono Giuseppe e Maria. In effetti, Giuseppe fu soltanto il padre putativo di Gesù, ma per quanto concerne Maria, la quale partorì (per opera dello Spirito Santo) Cristo, si può affermare che fu ed è la madre di Dio così come molti credono? Se riguardo alla paternità di Gesù possiamo affermare che il Padre è Dio, possiamo con la medesima certezza attestare che Maria la madre di Gesù (Dio) è in conseguenza di ciò la sposa di Dio e, quindi, la madre di se stesso (Dio)? Può Dio avere una madre e partorire (dopo essere stato concepito) Dio (se stesso)? No, sarebbe un’assurdità. Affermare che Dio ha o ebbe una madre è inconcepibile. Certamente Gesù era l’incarnazione di Dio, e nella fattispecie del Figlio, è in quanto tale necessitava nella sua infanzia di una madre. Però il fatto d’essersi annichilito a un punto tale da prendere la forma di un uomo e, quindi, di un essere finito, non lo pose nella condizione di rinunciare alla Sua Deità: ma spogliò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; (Filippesi 2:7). Egli non smise d’essere Dio, né perse gli attributi assoluti riconoscibili prettamente nella Divinità, per questo c’è scritto che divenne simile agli uomini, infatti, Egli mantenne pienamente la Sua natura Divina e di conseguenza gli attributi assoluti di Dio. Dobbiamo oltretutto evidenziare che nel momento in cui Egli s’incarnò nel seno di Maria, non fu concepita la Divinità, ma “l’uomo Dio”, cioè, Gesù vero uomo e vero Dio. Penso sia chiaro che, seguendo questo semplice ragionamento logico, assegnare a Dio una madre, se pur soltanto con riferimento a Gesù, sia totalmente eretico. Forse quest’ultimo termine può sembrare a qualcuno un po’ eccesivo, ma desideravo illustrarvi che non lo è per niente. Coloro i quali attribuiscono a Dio una madre, pur difendendo (e devo ammettere molto bene) la natura divina di Gesù, non fanno altro che rinnegare la divinità del nostro Signor Gesù Cristo. In che modo? Beh, dichiarare che Cristo è Dio, ma nello steso tempo attribuirGli una madre Lo pone in una condizione d’inferiorità, anzi lo priva della Sua divinità, non solo per i descritti motivi, ma anche perché si da un’idea di dipendenza dalla propria madre, ossia, si umanizza il Cristo a un punto tale da renderlo dipendente dalla propria madre, come se non ne avesse potuto fare a meno (e che Dio sarebbe in questo caso?). Che cosa sarebbe accaduto, se la madre di Gesù sarebbe venuta a mancare? Non avrebbe Dio Padre portato a compimento il Suo piano? Certamente, anche perché Gesù pur essendosi abbassato allo stato umano, continuò a possedere le qualità Divine. Infatti, le opere e i miracoli (o più esattamente segni) compiuti nella Sua vita, non erano altro che la dimostrazione della propria Divinità. Affermare o pensare che abbia rinunciato momentaneamente ad alcuni attributi assoluti, per amore delle proprie creature, pone come prerogativa un cambiamento nella Divinità, e ciò non è ammissibile se si sostiene la natura divina di Cristo: "Poiché io, il SIGNORE, non cambio; ….. (Malachia 3:6). Con l’incarnazione non cessò d’essere Dio, poiché mantenne tutti gli attributi che distinguono la Divinità. Cristo assunse la piena forma umana, e per realizzarlo necessitò anche di una madre e di un padre (terreni), dai quali però non fu generato, poiché la Parola eterna si espresse miracolosamente, per opera dello Spirito Santo, nella persona di Gesù Cristo: ….. "In verità, in verità vi dico: prima che Abraamo fosse nato, io sono" (Giovanni 8:58). Se Maria fosse la madre di Dio, queste parole di Gesù non avrebbero alcun senso. Non dimentichiamo che Egli non restò mai in balia degli eventi, ma ogni cosa ebbe uno scopo: Credi forse che io non potrei pregare il Padre mio che mi manderebbe in questo istante piú di dodici legioni d'angeli? Come dunque si adempirebbero le Scritture, secondo le quali bisogna che cosí avvenga?" (Matteo 26:53,54). La madre di Gesù adempì fedelmente il piano per cui fu scelta, ma ciò non la pone ove la dottrina cattolica romana l’ha collocata. Infine dobbiamo ammettere che Cristo non si rivolse mai a sua madre chiamandola “mamma” o “madre”. Non troverete passo biblico in cui ci sia un tale riferimento. Pertanto, perché dobbiamo usare un’espressione con riferimento alla madre di Gesù se Lui stesso non la utilizzò mai? Semplicemente perché è sbagliato. È talmente errato che lo scrittore agli Ebrei evidenziò tale aspetto parlando di una figura (Melchisedec) di Cristo del passato: E senza padre, senza madre, senza genealogia, senza inizio di giorni né fin di vita, simile quindi al Figlio di Dio. Questo Melchisedec rimane sacerdote in eterno (Ebrei 7:3). Maria, la madre di Gesù (espressione corretta), rappresentata spesso con il “bambino Gesù” tra le braccia, è stata elevata a un posto che non le appartiene, ossia, a quella di madre del Creatore, concetto espresso in pratica nella dichiarazione di “Maria madre di Dio”, madre che, in effetti, Dio (Creatore) non può avere (vedi questi post, parte 1 e 2). Il bambino Gesù raffigurato tra le braccia di Maria, è inoltre un’immagine che distorce la realtà, se è vero che Maria si prese cura di Gesù nella sua infanzia, dobbiamo precisare però che Egli ora siede alla destra del Padre e prega per noi. E il Natale "commerciale" non mostra l’aspetto di questa bellissima realtà.
In premessa avevo scritto che il Natale celebra la nascita di Cristo. Ma quanti di noi oggi comprendono pienamente ciò che Egli compì? In una società consumistica come la nostra (occidentale) la celebrazione del Natale si è ridotta a una festa profondamente egoistica. Il Re dell’universo spogliò, invece, tutta la Sua maestà nell’assumere una forma umana. Purtroppo le Sue creature non fanno altro che pensare ai propri pranzi e regali. Dio ha donato il Suo unigenito Figlio, affinché chiunque creda in Lui abbia vita eterna. Quanti di noi sono oggi disposti a donare, non dico proprio figlio poiché ciò fu sufficiente una volta e per sempre, ma parte dei nostri averi per il bene del prossimo? Quanti di noi sono disposti a rinunciare al pranzo di Natale per sfamare decine di bambini nel continente africano o asiatico? Quanti di noi sono disposti a donare il proprio regalo per vedere un sorriso di un bambino del terzo mondo? Se queste risposte fossero affermative per ogni occidentale, il Natale sarebbe di gran lungo migliore per milioni di persone. I media occidentali ci mostrano soltanto l’aspetto piacevole del Natale perché glielo impone la tradizione cristiana. Eppure la realtà è diversa, quanti volti tristi di bambini affamati e abbandonati a se stessi, e quanti volti di persone disperate e soffocate da svariati problemi riempiono la faccia della terra. Cristo sfamò migliaia di persone con cinque pani e due pesci, e sarebbe in grado di farLo anche oggi, però, gli effetti sarebbero i medesimi dell’epoca in cui Gesù calcò i territori della Palestina, ossia, la Sua ricerca, da parte delle persone, sarebbe soltanto a proprio uso e consumo.
Egli desidera innanzitutto essere riconosciuto per quello che è, per il medesimo motivo per cui i magi d’Oriente lo visitarono, e per il quale (secondo i dominatori romani) fu condannato a morte. Infatti, la scritta latina in merito alla condanna apposta sulla croce, sentenziava “INRI”, che significa: “Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum”, tradotto, “Gesù Nazareno, re dei Giudei”. Cristo desidera semplicemente essere riconosciuto come il Re e Creatore dell’universo. Chiunque crede che il Figlio di Dio si sia fatto carne per venire in terra e offrire se stesso in sacrificio per la nostra redenzione, realizzerà il Suo avvento: Dimorate in me, e io dimorerò in voi. Come il tralcio non può da sé dar frutto se non rimane nella vite, cosí neppure voi, se non dimorate in me (Giovanni 15:4). Credendo nell’opera di Cristo, Egli verrà a dimorare nell’animo di chi ha prestato fede alla Parola incarnata. Questo è il senso del Natale, non le abbuffate e l’inondazione di regali. Il Natale resterà privo di significato finche non avrai realizzato l’avvento di Cristo. Quanti di noi hanno realizzato la dimora di Cristo e, quindi, il Suo avvento nella propria vita? Credi in Lui e confessa i tuoi peccati all’unico mediatore tra te e Dio, così il Natale non ricadrà più il 25 dicembre, ma corrisponderà al giorno dell’avvento di Cristo nella tua vita, e gli angeli gioiranno con Dio per la nascita di una nuova creatura, avrai realizzato ciò che milioni di persone oggi festeggiano ma non comprendono: Cosí, vi dico, v'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si ravvede" (Luca 15:10).

martedì 22 dicembre 2009

L’armatura di Dio (Creatore) per i credenti (parte 2).

Perciò prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio, e restare in piedi dopo aver compiuto tutto il vostro dovere. State dunque saldi: prendete la verità per cintura dei vostri fianchi; rivestitevi della corazza della giustizia; mettete come calzature ai vostri piedi lo zelo dato dal vangelo della pace; prendete oltre a tutto ciò lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infocati del maligno. Prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio; pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica; vegliate a questo scopo con ogni perseveranza.

Il passo in epigrafe descrive l’intera armatura di Dio, e sottolineo l’intera. Sì, poiché l’apostolo Paolo evidenzia che bisogna indossarla al completo. Pertanto nel presente post non farò una distinzione d’importanza, perché è efficace soltanto se indossata per intera. La rappresentazione dell’armatura, nel passo biblico in questione, rispecchia quella usata dai soldati romani dell’epoca. Una delle forze dell’impero romano risiedeva proprio nel buon equipaggiamento dei propri soldati, e l’apostolo Paolo ne applicò le parti per illustrarci delle realtà spirituali.La cintura è descritta come la verità. Al soldato romano serviva a fissare la tunica e sostenere la spada. Ma di quale verità si parla nel passo? Gesù disse: Gesú allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: "Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi". Possiamo dedurre che credendo in Lui e perseverando nella Sua parola (Bibbia) conosceremo la verità che ci farà liberi. Liberi da che cosa? Dalle menzogne di Satana. Il Diavolo cerca in tutti i modi di pervertire la parola di Dio sin dalla creazione dell’uomo (vedi caduta di Adamo ed Eva). Annullare tale parola ci rende schiavi delle paure sociali che ci potrebbero indurre a dei comportamenti superstiziosi limitandoci nella ricerca di Dio e della Sua volontà. Anche le false dottrine, il formalismo, le filosofie e teorie negazioniste della realtà del Creatore limitano il credente nella sua lotta. Se un cristiano non conosce la piena verità, non potrà mai essere libero nei suoi movimenti, e ciò lo comprometterà moltissimo in battaglia fino a un punto tale da perdere la fiducia nell’unica arma a disposizione. Privi della cintura non sarà possibile sostenere la spada e, pertanto, sarà facile smarrirla nel proprio cammino. Perder la fiducia nella parola di Dio significa regalare (incoscientemente) la vittoria a Satana.
La corazza cosa rappresenta? La corazza di un soldato romano era metallica e serviva a proteggere le parti più vitali del guerriero. San Paolo desiderava illustrarci la giustificazione che possediamo in Cristo: Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio (Efesini 2:8). La parte vitale protetta dalla corazza e soprattutto il cuore, che rappresenta la sede delle nostre emozioni. Non indossando la corazza della giustizia, corriamo il rischio d’essere colpiti nella parte più vitale del nostro essere. Noi siamo giustificati per fede, e nel momento in cui mettiamo da parte questa giustificazione, cullandoci nell’idea che abbiamo bisogno d’alcune opere (atti o riti religiosi) per raggiungerla o lasciandoci vincere dal pensiero che non necessitiamo d’alcuna giustificazione perché tanto non siamo poi così cattivi e peccatori, gettiamo via quello scudo che ci ripara dai colpi mortali di Satana, il quale non esiterà a ferirci nell’intimo dei nostri sentimenti pur di conseguire la vittoria. E' evidente che, è pericolosissimo uscire dalla giustificazione per fede.
I calzari invece permettevano al soldato antico di muoversi con rapidità e certezza su qualsiasi tipo di terreno. Indossandoli egli non correva il rischio di ferirsi e invalidare così il proprio passo, poiché calzava dei solidi sandali in cuoio. Essi rappresentano lo zelo, termine con il quale s’intende il fervore o l’ardore che ci spinge ad adoperarci per il conseguimento di un fine. Il fine del credente è la proclamazione del Vangelo e il raggiungimento della gloria celeste. La trascuratezza o il disinteresse di tale aspetto ci rallenterà moltissimo in questo cammino, diventando facile bersaglio per il nemico. Infatti, lo stare in movimento è fondamentale per non essere colpiti, poiché un bersaglio in continuo moto è molto più difficile da centrare. Per questo l’apostolo Paolo esortò i credenti di Roma a non essere pigri in quest’aspetto: Quanto allo zelo, non siate pigri; siate ferventi nello spirito, servite il Signore; (Romani 12:11). Lo scudo invece, l’elemento difensivo per eccellenza, riusciva a coprire anche tutto il corpo se ci si disponeva nel modo corretto, evitando così d’essere colpiti dai dardi intrisi di pece e poi infiammati. Nel passo biblico è rappresentato con la fede. È praticamente impossibile restare illesi se non si possiede la fede. Nelle nostre lotte (difficoltà) ci rivolgiamo, spero, sempre al Signore, affinché ci indichi la via d’uscita, ed Egli non si esime mai dal farlo, ma quante volte siamo rimasti delusi? Spesso capita di non vedere realizzato ciò che Egli ci ha promesso, perché? Beh, poiché non abbiamo prestato fede alle parole che il Signore ci ha rivolto. Egli ha parlato, ma noi invece di porre fede nella Sua parola, non l’abbiamo ascoltato. Come non restare delusi in situazioni del genere? Sono ferite causate dal mancato utilizzo dello scudo (fede). Se desideriamo rafforzare la nostra fede dobbiamo accostarci alla parola di Dio, poiché: .... la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo. (Romani 10:17). Trascurare l’utilizzo dello scudo (fede) moltiplicherà notevolmente le difficoltà in un combattimento, sarà facile restare feriti dal nemico delle anime nostre, ed egli non avrà compassione, ma infierirà spietatamente pur d’ottenere la vittoria.
L’elmo è la parte dell’armatura che protegge il centro nevralgico (testa) del guerriero ed è presentato, nel passo in esame, come la salvezza. L’elmo dovrebbe preservare la nostra mente dai dubbi. È nella mente che nascono i dubbi a seguito di tutto ciò che essa riceve. Un modo per preservarla è rigettare tutto ciò che potrebbe minare l’esperienza della salvezza. Ma nella nostra mente non possiamo evitare che sorgano dei pensieri, come fare? Beh, come si dice, non possiamo evitare che gli uccelli volino sopra la nostra testa, però possiamo evitare che nidificano. Come? …. facendo prigioniero ogni pensiero fino a renderlo ubbidiente a Cristo; (II Corinzi 10:5). Capisco che indossare quest’elmo può comportare dei sacrifici, ma solo così usciremo vincenti dalla battaglia.
La spada dello spirito è descritta come la parola di Dio. E’ l’unica arma offensiva a disposizione del credente (soldato). Può capitare che il nemico non soccomba al primo colpo di spada, ma questo non dovrebbe spaventarci. Cristo dovette sferzare ben tre volta la spada prima che mettesse in fuga il nemico (Luca 4:3-13) e san Giacomo scrisse che: Sottomettetevi dunque a Dio; ma resistete al diavolo, ed egli fuggirà da voi (Giacomo 4:7). Quindi, non gettiamo via la spada quando al primo colpo non vinciamo lo scontro con il nemico, altrimenti che combattimento sarebbe? Infine, l’apostolo Paolo esortò a pregare in ogni tempo. Sì, pregare, e con pregare non intendo la recitazione infinita di parole preconfezionate. Anzi, qualsiasi posto è idoneo per rivolgere un pensiero spontaneo a Dio con un sentimento di preghiera. E come disse qualcuno, la preghiera è il respiro dell’anima, e il soldato, se pur ben equipaggiato con tuta la sua armatura, non resisterà un solo minuto allo scontro se privato del respiro (preghiera). Di conseguemza non è sufficiente munirsi di tutta l’armatura di Dio se poi non iniziamo a respirare regolarmente e intensamente. È importantissimo non trascurare la preghiera, onde evitare in combattimento di perdere il fiato, sarebbe mortale. In conclusione desideravo precisare che molti escono perdenti dalle battaglie spirituali poiché utilizzano l’armatura di Dio in modo errato. Infatti, non è possibile calzare la cintura della verità al posto dei sandali, perché calpesteremmo la verità. Così com’è sbagliato usare lo scudo in modo offensivo al posto della spada, il nemico non ha paura della nostra fede, ma lo scudo (fede) ci permette (proteggendoci) di sferzare dei colpi decisi con la spada (la parola di Dio), in altre parole, grazie alla fede (scudo) siamo in grado di colpire efficacemente il nemico. Possiamo notare che pur indossando l’intera armatura, dovrà sempre essere adoperata in modo corretto, senza trascurare la respirazione (preghiera). Soltanto così potremo alla fine del nostro camino esclamare: Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede. Ormai mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato la sua apparizione (II Timoteo 4:7,8).
Il Signore dell’universo ci aiuti!

martedì 15 dicembre 2009

L’armatura di Dio (Creatore) per i credenti (parte 1).

il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti (Efesini 6:12).

In un combattimento l’armatura è per un soldato qualcosa d’irrinunciabile, e lo è anche per un credente. Avevamo considerato che esiste un nemico del regno dei cieli, e il verso in epigrafe ci svela che la lotta contro questo nemico non è carnale ma spirituale. Come vuoi che sia, potrebbe pensare qualcuno, dato che quest’ipotetico nemico non è tangibile. Infatti, una realtà spirituale lo presuppone. Però non dobbiamo dimenticare che il mondo spirituale ha degli effetti sulla nostra realtà. Molti non riescono a percepire questo mondo spirituale, proprio perché non sono in grado di riconoscere gli effetti di tale realtà su quella nostra. È vero che, come attesta il verso in epigrafe, il nostro combattimento non è contro sangue e carne, ma è altrettanto vero che questa lotta ha delle ripercussioni sulla nostra vita (quindi visibili). Ma perché l’armatura di Dio è per i credenti? Beh, è semplice, poiché un miscredente è considerato da Cristo privo di vita: Ma Gesú gli disse: "Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; ma tu va' ad annunziare il regno di Dio" (Luca 9:60). Pertanto, come tale, non può indossare un’armatura, sarebbe inutile per un individuo morto. Penso sia chiaro che l’armatura è riservata a delle persone spiritualmente vive (cioè, nate di nuovo), anche perché una battaglia può essere condotta soltanto dai viventi.
Ho evidenziato in premessa che il nemico contro cui combattono i credenti è Satana, ma non è l’unico, poiché a tale lotta partecipano tutte quelle forze angeliche che nella sua ribellione lo seguirono. Noi (credenti) lottiamo contro tutte quelle forze spirituali malvagie che tentano d’indurci al peccato. Il nostro combattimento è quindi continuo, infatti, lo scrittore agli Ebrei affermò che: …., deponiamo ogni peso e il peccato che cosí facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, (Ebrei 12:1). Purtroppo il male ci avvolge molto facilmente, e se non siamo equipaggiati per bene ogni credente sarà soprafatto dal peccato, correndo il rischio di soccombere in battaglia. In questa lotta il maligno userà ogni mezzo pur di sconfiggere il credente. Per questo motivo è importantissimo indossare la completa armatura di Dio, affinché riusciamo a resistere a ogni tipo d’attacco del nemico. E se qualcuno riconosce d’essere spiritualmente privo di vita, chieda (credendo e confessando i propri peccati) al Creatore e Salvatore dell’universo di riportarlo in vita, affinché anch’egli possa indossare l’armatura che gli permetterà di vincere le battaglie della sua vita. Nel prossimo post vedremo in cosa consiste l’armatura di Dio. EGLI ci benedica!

martedì 1 dicembre 2009

Insonnia

In pace mi coricherò e in pace dormirò, perché tu solo, o SIGNORE, mi fai abitare al sicuro (Salmi 4:8).

Un recente studio indica che circa il quattordici per cento delle persone lamenta un qualche disturbo del sonno. E sicuramente alla radice di tutto ciò ci saranno molte paure e incertezze. Lo scrittore del verso in epigrafe sembra che non rientri in tale casistica, anche perché visse più di tremila anni orsono. Fu Davide, il re d’Israele del X secolo a. C., a scrivere questo Salmo. Ma tali parole non scaturirono in un periodo sereno della sua vita, come potrebbe apparire da una prima lettura. Anzi, scrisse questo Salmo in un tempo di pericolo, poiché era in continua fuga da Saul, il primo re d’Israele, che tentava d’ucciderlo a seguito della sua crescente fama. Infatti, Davide fu designato da Dio come successore di Saul.
Eppure le parole del Salmo esprimono una serenità riscontrabile in un bambino nelle braccia dei propri genitori. Ma che cosa donava a Davide una tale tranquillità? La certezza che: Chi abita al riparo dell'Altissimo riposa all'ombra dell'Onnipotente (Salmi 91:1). Davide non aveva bisogno di psicofarmaci per riposare come un bambino, la sicurezza d’abitare al ritiro dell’Altissimo lo poneva all’ombra dell’Onnipotente. Pertanto, pur essendo la sua vita in continuo pericolo, riusciva a dormire in piena serenità.
Cristo disse che: ….. "Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l'amerà, e noi verremo da lui e dimoreremo presso di lui (Giovanni 14:23). Davide amava Dio a un punto tale che quando ebbe modo di vendicarsi del proprio nemico non approfittò dell’occasione, anzi se ne astenne in ogni forma (I Samuele 24:7-13). Fu proprio l’amore per la parola di Dio, e la fiducia in essa, che permise a Davide d’albergare e, quindi, abitare al sicuro. Questo non perché egli andò a risiedere con Dio nel cielo, ma poiché osserverò la Sua parola e, quindi, la presenza di Dio era in lui.
Alla luce delle parole di Cristo possiamo affermare che chiunque rispetterà i precetti di Dio, sarà amato dal Padre, il quale andrà ad abitare da lui con Cristo. È una semplice verità che molti ignorano, poiché non prestano fede alla parola di Dio. E chi ha tale fede riuscirà a fare, alla fine di una giornata, la preghiera di Davide. Possiamo anche vivere negli agi più inimmaginabili, ma non sarà questo a donarci la serenità di cui godeva il riposo di Davide. Solamente la certezza d’abitare al riparo dell'Altissimo ci farà riposare all'ombra dell'Onnipotente. Se non hai questa certezza, significa che non sei in pace con Dio, pertanto, devi mettere in discussione la tua vita: Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesú Cristo, nostro Signore, (Romani 5:1). Soltanto se ti coricherai in pace, riuscirai a dormire in pace. E per possedere questa pace devi essere giustificato dal Creatore.