Per fede comprendiamo che i mondi sono stati formati dalla parola di Dio; cosí le cose che si vedono non sono state tratte da cose apparenti (Ebrei 11:3).
Rieccoci!Prima di esaminare i successivi “confini” (Genesi 1:21,27) dobbiamo esaminare i versi antecedenti per comprendere appieno ciò che il Creatore desidera comunicarci. Iniziamo quindi dal verso due: La terra era informe e vuota, le tenebre coprivano la faccia dell'abisso e lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque (Genesi 1:2). Avevamo discusso in merito a questo verso in un altro post, per evidenziare che esso è la naturale continuazione dell’opera creativa di Dio. Di conseguenza non ci parla di una ricreazione o di uno stato caotico del creato. Avendo compreso che Dio nel verso uno descrive la creazione dello spaziotempo e della materia, possiamo dedurre che le parole “la terra era informa e vuota” descrivono lo stato primordiale del nostro sistema solare. Ma cosa significa “informa e vuota” in relazione al nostro globo? La terra per come la conosciamo noi, assomiglia geometricamente a un globo, anche se essa presenta una superficie e forma ben lontana da una sfera perfettamente liscia. Credo sia evidente che descrivendo il nostro pianeta come una cosa “informe” e “vuota”, nulla può farci pensare a una sfera, poiché la terra non è informe, ma possiede appunto una forma geometrica ben definita e conosciuta. Se l’aggettivo “informe” descrive la forma, e nella fattispecie l’assenza di forma, il vocabolo “vuota”, ci parla della sua consistenza. L’aggettivo “vuota”, inoltre, ci aiuta a comprendere che la terra, essendo priva di forma dovuta alla sua inconsistenza, era inadatta ad accogliere ciò per cui Dio la creò. Quest’illustrazione non assomiglia a quello che molti descrivono come un agglomerato gassoso? A me sembra che sia così. Anche se la scienza propone diverse teorie in merito alla genesi del nostro pianeta, possiamo tuttavia riconoscere nella descrizione biblica una narrazione semplice ma comunque corrispondente, in tale particolarità, a tutti i modelli teorici proposti dall’astrofisica. Se dovessimo descrivere la nascita del nostro pianeta a un bambino, non potremmo fare a meno d’usare i citati aggettivi per raccontargli lo stato iniziale della terra. Mi piace veder in questo verso il Creatore mentre dona forma e consistenza alla terra, perché possiamo leggere: Suo è il mare, perch'egli l'ha fatto, e le sue mani hanno plasmato la terra asciutta (Salmi 95:5). Naturalmente comprendiamo che il Creatore non necessità di una mano per eseguire le proprie azioni, infatti, Egli comandò e la cosa avvenne, tuttavia, il verso evidenzia che durante la creazione agì con molta cura e amore. Nel primo capitolo del Genesi, in cui possiamo leggere che Dio agì con la parola, possiamo riconoscere la Sua potenza, mentre il citato verso del Salmo novantacinque ci parla appunto dell’amore e la cura che Egli riservò al creato. Perché? Non credo che qualcuno si occupi di un bisognoso soltanto a “parole”, perché se sarà mosso da un sentimento d'amore, si rimboccherà certamente le maniche per accudirlo, e tale interesse mostra che Dio non abbandonò il creato a se stesso. Passiamo adesso alla seconda parte del secondo verso del Genesi, non vi sembra bellissimo, leggere che “lo Spirito di Dio aleggiava sulla superficie delle acque”? In questo particolare possiamo riconoscere l’onnipresenza e l’onniscienza del Creatore. Nonostante non vi fosse ancora alcuna forma di vita, il Creatore manifestò al creato la Sua presenza. Non immaginiamo che Egli dovesse svolazzare da una parte all’altra della nostra proto- terra. Il termine ebraico (rachaph) utilizzato per descrivere “l’aleggiare” dello Spirito, lo possiamo rinvenire soltanto tre volte nell’intero A.T., la prima volta nell’esaminato secondo verso biblico, le successive in: (Deuteronomio 32:11) Come un’aquila che desta la sua nidiata, svolazza sopra i suoi piccini, spiega le sue ali, li prende e li porta sulle penne. - (Geremia 23:9) Contro i profeti. Il cuore mi si spezza nel petto, tutte le mie ossa tremano; io sono come un ubriaco, come un uomo sopraffatto dal vino, a causa del SIGNORE e a causa delle sue parole sante. Nel verso del Deuteronomio l’aggettivo è tradotto con il vocabolo “svolazza”, mente nel verso di Geremia si utilizza la parola “tremano”. Quindi, con l’espressione “aleggiare” possiamo comprendere che lo Spirito, pur non dovendosi (essendo onnipresente) spostare da una parte all’altra della proto-terra, non rimase inattivo, ma si curò di ciò che avvenne mostrando (possiamo pensare a un movimento vibratorio) la Sua presenza.
Continuando a legger i versi del primo capitolo del Genesi ci imbatteremo in un’apparente contraddizione: Dio disse: "Sia luce!" E luce fu. Dio vide che la luce era buona; e Dio separò la luce dalle tenebre. Dio chiamò la luce "giorno" e le tenebre "notte". Fu sera, poi fu mattina: primo giorno (Genesi 1:3-5). Come coniugare la creazione della luce se le sue fonti come il sole e gli altri luminari furono creati soltanto al quarto giorno? Come sono cresciute le piante senza il sole? Beh, alcuni attribuiscono l‘origine della luce al Creatore, essendo Egli la fonte principale, mentre i luminari quella secondaria, infatti, nel libro dell’Apocalisse possiamo leggere che: Non ci sarà piú notte; non avranno bisogno di luce di lampada, né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà e regneranno nei secoli dei secoli (Apocalisse 22:5). Certo, la luce di Dio potrebbe ottemperare a tali bisogni, ma questa spiegazione è conciliabile con il testo in esame? Se dovessimo avvalorare l’appena citata spiegazione, allora potremmo dedurre che Dio comandò a se stesso d’emetter luce o di creare la propria luce, e ciò vi sembra plausibile? Penso sia una conclusione assurda, perché possiamo leggere che la luce di cui parla il Genesi servì a stabilire il giorno e la notte, pertanto, dobbiamo chiederci che cosa fu stabilito a tale proposito? Come avrete intuito sto parlando del sole. La rotazione del nostro pianeta permette al sole di illuminare l’intera superficie della terra con periodicità alterna, moto che ci concede, appunto, il giorno e la notte. La fonte di luce di cui parla il Genesi risiede quindi nella nostra stella, cioè, il sole. E allora cosa avvenne quando il Creatore comandò "Sia luce!"? Fu semplicemente l’inizio delle reazioni nucleari di fusione d’idrogeno in elio. Mi piace pensare che il Creatore abbia dato lettura di una parte delle Sue leggi (fisiche), e la Parola (Logos) le abbia eseguite, la conseguenza di quest’azione sarebbe stata, di conseguenza, “l’accensione” della nostra stella. Se questo verso descriverebbe la creazione del sole, che cosa narrerebbero quelli successivi al tredicesimo? Per comprendere questa parte del primo capitolo biblico, dobbiamo rivolgerci al secondo capitolo del Genesi: Queste sono le origini dei cieli e della terra quando furono creati. Nel giorno che Dio il SIGNORE fece la terra e i cieli, non c'era ancora sulla terra alcun arbusto della campagna. Nessuna erba della campagna era ancora spuntata, perché Dio il SIGNORE non aveva fatto piovere sulla terra, e non c'era alcun uomo per coltivare il suolo; ma un vapore saliva dalla terra e bagnava tutta la superficie del suolo (Genesi 2:4-6). Le parole, “non c'era ancora sulla terra alcun arbusto della campagna. Nessuna erba della campagna era ancora spuntata", descrivono la terra in uno stato arido, così come la scienza la immagina quattro miliardi e trecento milioni di anni fa. La Bibbia attribuisce quest’assenza di vegetazione al fatto che “Dio il SIGNORE non aveva fatto piovere sulla terra, e non c'era alcun uomo per coltivare il suolo”. E’ sorprendente notare che questa descrizione non contrasta per nulla con il modello evolutivo che riguarda la terra. E non solo, in quell’epoca, quattro miliardi e trecento milioni di anni fa, la scienza concorda col fatto che non vi era ancora presenza d’acqua, inoltre, la terra era avvolta da una fitta coltre di gas (dovuta alle violentissime attività geotermiche della terra) così come descritto nei seguenti versi: perché Dio il SIGNORE non aveva fatto piovere sulla terra, e non c'era alcun uomo per coltivare il suolo; ma un vapore saliva dalla terra e bagnava tutta la superficie del suolo. E' interessante notare che il Creatore precisa l'assenza dell'uomo sulla terra in quel periodo. Infatti, le condizioni ambientali erano incompatibili per la vita.
Torniamo all’apparente conflitto che c’è tra il verso cinque e quelli successivi al tredicesimo. Qualcuno potrebbe chiedermi che cosa creò il Signore al verso sedici, se le stelle e, quindi, anche il nostro sole, furono creati antecedentemente al verso tredici, come spiegare questa particolarità? Abbiamo letto che un “vapore saliva dalla terra e bagnava tutta la superficie del suolo”, di conseguenza non credo che i luminari siano stati visibili, e, quindi, apparentemente facenti parti della realtà di un ipotetico osservatore posto sulla terra. Dobbiamo oltretutto precisare che il verbo “fece”, utilizzato dall’Autore al verso sedici, non ha il medesimo significato del verbo “creò”. Difatti, nel testo ebraico non è riportato il vocabolo “bara’” ma “`asah”. Questo verbo esprime ciò che le traduzioni italiane della Bibbia lasciano intendere, cioè, “fare”. Il verbo “`asah” lo possiamo rinvenire 2275 volte nel testo ebraico, e spesso è stato tradotto con il verbo “fare”, ma “fare” e ”creare” sono due concetti distinti. Nei precedenti post abbiamo considerato il significato del verbo “creò”, però, non possiamo effettuare le medesime considerazioni in merito al verbo “fare”, poiché spesso non designa un’azione ben definita. Facciamo un esempio, l’affermazione “ho fatto un’automobile” può significare che ho disegnato un’automobile, ho costruito un’automobile o ho progettato un’automobile. Quindi, la citata affermazione potrebbe descrivere diverse azioni o, addirittura, una serie d’azioni, poiché per fare un’automobile devo innanzitutto progettarla, disegnarla e infine realizzarla (in cui avverranno tantissime azioni). Come potete notare, da questo semplice esempio, il verbo “fare” può comunicarci più di quanto pensiamo.
È importante, quindi, analizzare il contesto per comprendere pienamente la parte biblica in esame. Sarebbe troppo complicato ed esteso descrivere ciò che Dio compì in quei periodi o momenti. Spero abbiate compreso che il Creatore ha semplicemente riassunto l’opera (o azioni) adoperando il verbo “fare”. Dall’esposta interpretazione possiamo dedurre che non è assurdo collocare l’origine della vita vegetale nei versi antecedenti a quelli del quattordicesimo verso, dato che il sole fu creato (verso 3) in un periodo precedente alla comparsa dei vegetali (verso 11), anche se molti sono convinti del contrario. Io penso invece che un’attenta lettura del testo riesca a fugare qualsiasi dubbio o contraddizione. Prima di terminare desideravo però attrarre la vostra attenzione su questi versi: Poi Dio disse: "Le acque che sono sotto il cielo siano raccolte in un unico luogo e appaia l'asciutto". E cosí fu. Dio chiamò l'asciutto "terra", e chiamò la raccolta delle acque "mari". Dio vide che questo era buono (Genesi 1:9,10). È interessante notare che Dio raccolse le acque in un unico luogo, così come ci propone la paleogeografia e la teoria della deriva dei continenti. Il fatto che le acque furono raccolte in un unico luogo ci fa comprendere che “l’asciutto” era anch’esso costituito in un unico luogo, che la paleogeografia riconosce, appunto, nel cosiddetto supercontinente Pangea (180 milioni di anni fa). Anche se la geologia ha ipotizzato altri supercontinenti (Pannotia, 600 milioni di anni fa; Rodinia, 750 milioni di anni fa; Vaalbara, 3,6 miliardi di anni fa) ciò non toglie che il Genesi descriva un unico luogo in cui furono raccolte le acque, caratteristica che ci fa considerare “l’asciutto” (terra) come un supercontinente. Infine, preciso che non ho commentato i versi sei, sette e otto del primo capitolo biblico, perché sono stati oggetto di questo post. Purtroppo non siamo ancora riusciti a descrivere il secondo “confine” del primo capitolo, quindi, vi rimando al prossimo post. Dio ci benedica!
1 commento:
Scusate, ho cercato di essere il più breve possibile, ma alla fine non ho risposto esplicitamente a un quesito. Che cosa compì il Creatore al quarto giorno (versi dal 14 al 18)? Sicuramente avrete comunque compreso dai post che la creazione degli astri avvenne al primo giorno ma dato che la terra era avvolta da una coltre di gas, possiamo dedurre che il Creatore rese visibile (quindi “fece”) i luminari del cielo soltanto al quarto giorno. In tal senso penso che Egli abbia “fatto” i luminari del cielo.
Se qualcuno ha un’interpretazione diversa, può inserirla liberamente nei commenti. Per questo motivo ho scelto il blog, affinché tutti possano partecipare agli argomenti trattati.
Posta un commento