sabato 12 marzo 2011

Evoluzione e Genesi (4).

Per fede comprendiamo che i mondi sono stati formati dalla parola di Dio; cosí le cose che si vedono non sono state tratte da cose apparenti (Ebrei 11:3).

Bentornati! Allora, oggi esporrò alcuni pensieri in merito all’origine della vita. Innanzitutto dobbiamo comprendere che cosa s’intende con vita. In effetti, il mondo accademico si dibatte ancora, per dare una definizione adatta che soddisfi tutti gli aspetti che essa presenta. Penso sia evidente che la materia vivente, pur essendo costituita da atomi, si differenzia da quella inerte. Secondo una descrizione accademica si può definire vivente un “sistema termodinamico aperto, in grado di mantenersi autonomamente in uno stato energetico di disequilibrio stazionario e in grado di dirigere una serie di reazioni chimiche verso la sintesi di se stesso”.
La forma più semplice di vita la possiamo osservare negli organismi unicellulari (procarioti) in cui si raggruppano tutti i batteri. Fanno parte invece degli organismi unicellulari o pluricellulari (eucarioti) i protisti (alghe, muffe mucillaginose, protozoi), i funghi, le piante e gli animali. Per completare la classificazione dobbiamo segnalare che i virus non sono considerati organismi viventi, in quanto incapaci di riprodursi autonomamente. Ora torniamo al primo capitolo del Genesi, leggendo il testo noteremo che la prima forma di vita creata da Dio fu quella vegetale: Poi Dio disse: "Produca la terra della vegetazione, delle erbe che facciano seme e degli alberi fruttiferi che, secondo la loro specie, portino del frutto avente in sé la propria semenza, sulla terra". E cosí fu. La terra produsse della vegetazione, delle erbe che facevano seme secondo la loro specie e degli alberi che portavano del frutto avente in sé la propria semenza, secondo la loro specie. Dio vide che questo era buono (Genesi 1:11,12). Anche la scienza converge col fatto che la prima forma di vita più complessa fu quella vegetale, ma come ormai tutti sappiamo, l’origine essa lo attribuisce a una serie d’eventi casuali. Se dovessimo riassumere con un’addizione l’origine della vita, secondo il modello evolutivo, dovremmo descriverla nel seguente modo: materia + tempo + casualità = vita. L'esperimento di Miller - Urey, fu ideato per dimostrare che alcune molecole organiche (amminoacidi) possono formarsi spontaneamente anche in determinate condizioni ambientali (per esempio nel “brodo primordiale”) senza l’ausilio di un creatore. Purtroppo molti non divulgano che
in quest’esperimento e in quelli successivi (centinaia di tentativi con diverse modifiche), furono sintetizzate all’incirca la metà dei venti amminoacidi (mattoni delle proteine) indispensabili alla vita. Anche se molti citano quest’esperimento per spiegare l’origine della vita, dobbiamo evidenziare che dimostra soltanto l’opposto, poiché le proteine essendo gli elementi costituenti fondamentali della vita vegetale e animale, non possono sussistere se non sono a disposizione i venti amminoacidi cosiddetti ordinari (Alanina, Arginina, Asparagina, Acido aspartico, Cisteina, Glicina, Acido glutammico, Glutammina, Istidina, Isoleucina, Leucina, Lisina, Metionina, Fenilalanina, Prolina, Serina, Treonina, Triptofano, Tirosina, Valina). I rimanenti amminoacidi che non furono sperimentalmente riprodotti, necessitano una sintesi molto più complessa, e, quindi, per le ipotizzate condizioni ambientali dell’epoca, sarebbero stati irrealizzabili. Inoltre, l’esperimento escluse la presenza d’ossigeno, elemento che molti studiosi ritengono fosse però presente nell’atmosfera primordiale. L’ossigeno, essendo un ossidante, avrebbe certamente distrutto gli appena formati composti organici. A queste problematiche la scienza ha risposto supponendo che la vita possa essersi formata nell’acqua. L’attività vulcanica avrebbe favorito in alcuni punti il riscaldamento dell’acqua a temperature compatibili alla polimerizzazione degli amminoacidi. Il processo è conosciuto come reazione di condensazione, in cui le molecole si uniscono cedendo dell’acqua. Ma se c’è dell’acqua a sufficienza, s’innesca l’idrolisi, reazione chimica (inversa) in cui le molecole sono scisse in una o più parti. Possiamo comprendere che questo processo non avrebbe certamente favorito la formazione della vita. Quando la scienza si arrampica sugli specchi fa sempre mala figura, diventa scientificamente grottesca, poiché scienza è ciò che trova un riscontro nel metodo scientifico. Fino a oggi nessuno è riuscito a sintetizzare una cellula, da elementi base, la quale avesse le caratteristiche necessarie per la vita. La fisica è riuscita a descrivere alcuni processi in merito alla formazione dell’universo, ma ciò che la teoria evolutiva descrive riguardo all’origine della vita non può trovare alcun riscontro empirico. Ah, stavo dimenticando un particolare, qualcuno ha usato una scienza empirica, quella matematica, per comprendere le possibilità della formazione casuale di una proteina o cellula. Per sottoporre la questione sotto una lente scientifica alcuni hanno fatto uso del calcolo delle probabilità. Questo metodo cerca di formulare delle valutazioni numeriche d'eventi definiti casuali, e poiché la teoria evolutiva demanda l’origine della vita a una serie d’eventi casuali, è doveroso rammentare, per onestà intellettuale, i risultati di questo calcolo. Iniziamo a definire che una probabilità su 1050 (1: 1050) è considerata statisticamente impossibile. Quindi, ogni valore superiore a quello riportato, rientra nel campo dell’impossibile. Per darvi un’idea vi ricordo che le stime in merito al numero di atomi nell’universo, ammontano tra i 1079 e 1080. Citerò soltanto un calcolo riportato in un libro il cui autore fu un fisico francese di nome Pierre Lecomte du Noüy (1883 – 1947), il quale affermò che le probabilità affinché una molecola d’albume (composta di 2000 atomi) si sviluppi spontaneamente, sono di 1: 10321. Per chi non comprende cosa significa il valore numerico 10321, provate a scrivere il numero, uno seguito da trecentoventuno zeri, otterrete il corrispondente valore. Penso che non ci voglia chissà quale conoscenza per comprendere l’assurdità da cui è circondata l’ipotesi dell’origine casuale della vita. Come riportato nei precedenti post, è la Bibbia che ci rivela l’origine di ogni cosa. Non è una descrizione empirica ma un racconto elementare che comunque non ci lascia “orfani”. Tornando al testo in esame, dobbiamo analizzare un’espressione che abbiamo rinvenuto anche nei versi precedenti e che ora siamo costretti ad approfondire: Dio disse: "….”. Che cosa significano queste parole? Nei seguenti Salmi troviamo la risposta: Poich'egli parlò, e la cosa fu; egli comandò e la cosa apparve (Salmi 33:9) - Tutte queste cose lodino il nome del SIGNORE, perch'egli comandò, e furono create; (Salmi 148:5). La spiegazione è quindi che “Egli parlò, e la cosa fu; egli comandò e la cosa apparve …. egli comandò, e furono create”. In che modo? Esistono delle leggi di cui Dio si usò per creare la vita? Come riportato, a tutt’oggi non esiste un’equazione che descriva la nascita e l’evoluzione di una forma di vita primitiva (monocellulare) a una variante molto più evoluta e intelligente (pluricellulare). Tutto si fonda su teorie e congetture prive di una descrizione empirica. Qualcuno potrebbe pensare che il neodarwinismo con la genetica abbia dato una base empirica all’evoluzione delle specie. Non vi voglio coinvolgere in un discorso troppo tecnico, ma desidero rammentarvi soltanto alcuni fatti. Iniziamo a dire che fino agli anni settanta si cercò d’utilizzare le osservazioni di Mendel per avvalorare il modello evolutivo. Oggi sappiamo che le uniche mutazioni osservate si riscontrano all’interno di una stessa specie. Abbiamo anche scoperto che non sono i singoli geni a determinare le caratteristiche, ma l’insieme dei geni “collabora” alla definizione fisica di un organismo vivente. Il nostro corpo è composto all’incirca da 100’000 miliardi di cellule, e in ogni secondo della vita, milioni di cellule sono rimpiazzate da altre. Si pensa che questo processo contribuisca per il trenta percento all’invecchiamento, quindi, prima o poi sopraggiungerà la morte fisica. In tale processo un errore di replicazione del DNA potrebbe originare una mutazione, diversità che entrerebbe nel patrimonio ereditario del soggetto, e che il neodarwinismo riconosce come selezione naturale. Ovviamente il tutto non può reggere di fronte alla realtà, il gatto di Manx (gatto dell'Isola di Man nel Mar d'Irlanda) per esempio, e il frutto di un'alta frequenza di accoppiamento che ha prodotto, appunto, una mutazione. Tuttavia, questa mutazione non ha generato una nuova specie né delle migliorie. Ha avuto soltanto degli effetti degenerativi, così come altre mutazioni genetiche osservate fino ad ora. Notiamo che le mutazioni trovano un riscontro unicamente nell’ambito della stessa specie. Non esistono mutazioni che hanno sviluppato delle nuove specie. In natura siamo riusciti a osservare che le mutazioni possono generare delle razze ma non una nuova specie. Forse la prima replica a quest’affermazione, da parte degli evoluzionisti, consiste nell’illustrare che per osservare delle mutazioni così profonde da condurre a una nuova specie, abbiamo bisogno di un tempo di centinaia di miglia o addirittura milioni d’anni, nei quali determinate condizioni ambientali abbiano isolato un gruppo di una determinata specie in un ecosistema diverso da quello originario, così da costringere l’isolata specie a cambiare alcune abitudini comportamentali. Ma l’uomo è presente sulla terra da decine di migliaia d’anni, e ciò non ha generato una nuova specie, così come altre forme di vita, presenti da milioni d’anni, non hanno prodotto delle specie diverse. In sostanza possiamo riassumere che alcune mutazioni genetiche, trovano un riscontro nell’ambito della specie, ma che tuttavia non provano con metodo scientifico ciò che il modello evolutivo ci propone riguardo all’origine della vita e del regno animale. Ricordate le parole “… Dio disse … … e la cosa apparve” - “Egli comandò, e furono create”? Questo è il modo migliore per descriver l’origine della vita e dell’intera realtà che ci circonda. Abbiamo considerato che non esistono leggi o teorie empiriche le quali descrivono l’origine della vita. E nemmeno Gregor Johann Mendel aiutò il neodarwinismo nel suo scopo, le cui leggi, però, definirono l’ereditarietà del patrimonio genetico. Forse un giorno avremo qualche modello che include delle leggi empiriche, ma non dimentichiamoci che Dio “… parlò, e la cosa fu; egli comandò e la cosa apparve”.
Il Creatore è l’unico a poter piegare le leggi della natura al Suo volere, poiché abbiamo letto nei precedenti post, che Egli è il Legislatore. La detenzione di tale potere il Verbo (Logos) lo manifestò quando s’incarnò: I discepoli, avvicinatisi, lo svegliarono, dicendo: "Maestro, Maestro, noi periamo!" Ma egli, destatosi, sgridò il vento e i flutti, che si calmarono, e si fece bonaccia (Luca 8:24) - Detto questo, gridò ad alta voce: "Lazzaro, vieni fuori!" Il morto uscí, con i piedi e le mani avvolti da fasce, e il viso coperto da un sudario. Gesú disse loro: "Scioglietelo e lasciatelo andare" (Giovani11:43,44). Il Creatore è Colui il quale piega le leggi fisiche affinché si plachi una tempesta, ed Egli è anche Colui che risuscita un defunto al quarto giorno, contrastando qualsiasi legge razionale. Ma Egli è altresì Colui il quale, prima del Suo avvento, divise il Mar Rosso, raddoppiò quasi la durata di un giorno e riportò a galla una scure dispersa in un fiume. Ci sono altri esempi, però desidero citarvi un evento che a molti potrà sembrare una banalità: L'indomani, allo spuntar dell'alba, Dio mandò un verme a rosicchiare il ricino e questo seccò (Giona 4:7). Sì, Egli è anche Colui il quale comanda a un verme di rosicchiare una pianta. Provate ad addestrare un verme che al vostro comando si reca presso una determinata pianta per rovinarla. Certamente sarebbe un addestramento assurdo, dato che i vermi non hanno una strutturazione anatomica del cervello come quello dei vertebrati. Il cervello di un lombrico, per esempio, è sparso all’interno di tutto il corpo in cui alle due estremità anteriori si concentra la parte più consistente del sistema nervoso, il cuore, invece, assomiglia a dei tubi rigonfi (pensate ai collettori d’aspirazione di un motore). Spero abbiate compreso che Dio comanda e la natura Gli ubbidisce. Per comprendere ulteriormente questa verità dobbiamo nuovamente esaminare le parole “… Dio disse …”. Rileggendovi il primo capitolo biblico noterete che a ogni atto creativo il Creatore emanò un comando, da cui sorse ciò che Egli impartì. Se avete letto attentamene il testo, costaterete che le parole “… Dio disse …” mancano nel primo verso del capitolo. Perché? Che cosa avvenne? Il Creatore non emanò alcun comando, poiché le leggi con cui avrebbe governato l’universo, non erano ancora esistenti. Se nel primo verso del Genesi riconosciamo che la Parola creò quello che noi oggi riconosciamo come la materia e lo spaziotempo, possiamo dedurre che le leggi con cui fu stabilito l’universo vennero all’esistenza nel momento in cui Dio creò ciò che antecedentemente non esisteva. Pertanto, in quell’istante (anche se è assurdo parlare “d’istante” alla genesi del tempo) la Parola creò le leggi che governano l’universo, compiendo ciò per cui fu pronunciata. In effetti, quest’ultime frasi rappresentano una sorta di riassunto dei primi post, in cui mi soffermavo appunto sul primo “confine” posto nel testo. E allora il secondo “confine” che cosa denota? Rileggiamo il passo: Poi Dio disse: "Producano le acque in abbondanza esseri viventi, e volino degli uccelli sopra la terra per l'ampia distesa del cielo". Dio creò i grandi animali acquatici e tutti gli esseri viventi che si muovono, e che le acque produssero in abbondanza secondo la loro specie, e ogni volatile secondo la sua specie. Dio vide che questo era buono (Genesi 1:20,21). E’ evidente che questi versi riportano l’origine della vita animale, e il verbo “creò” (bara’) ci comunica che non fu il frutto del caso e/o di qualche legge naturale, conosciuta o sconosciuta che sia. Così come il primo verso ci parla del fatto che l’universo non sorse da leggi fisiche, perché apparse nello stesso istante dello spaziotempo, similmente possiamo affermare (grazie alla presenza del verbo bara’) che la vita animale ebbe la sua origine in un atto creativo. La fisica ci ha permesso di comprendere molte verità in merito all’opera creativa, mentre il modello evolutivo che concerne l’origine della vita, fonda le sue deduzioni unicamente su delle ipotesi. Certo la biologia e la genetica ci hanno svelato tante realtà totalmente sconosciute fino a qualche decennio fa, ma dov’è l’equazione che descrive il “salto” di specie? Una specie comprende degli individui con caratteristiche simili, in grado di’incrociarsi tra loro e produrre una prole fertile. Il mulo, frutto dell’incrocio tra un asino e una cavalla, non è in grado di riprodursi. Certo l’impossibilità di riprodursi deriva dal fatto che i cavalli hanno 64 cromosomi, e gli asini ne hanno 62, di conseguenza il figlio mulo (ridete pure) avrà 63 cromosomi, pertanto, tale numero cromosomico non permetterà una gametogenesi idonea alla riproduzione, oltre naturalmente a un’incompatibilità dei cluster genici. Questi limiti riproduttivi non fanno altro che esibire nel creato un disegno intelligente. In natura non è sufficiente che siano presenti tutti gli elementi chimici necessari alla vita affinché essa compaia. Se mettete una rana nel mixer (fatelo soltanto nella vostra mente) e la frullate, l’elettrodomestico conterrà comunque gli stessi elementi chimici della rana, comprendete però che il contenuto sarà ben lontano da un essere vivente. Quindi, quando nel testo rinveniamo il verbo “bara’”, dobbiamo ammettere che il Creatore portò all’esistenza qualcosa che prima di quel momento non sussisteva, cioè, la vita. I versi venti e ventuno del Genesi ci svelano che la vita animale ebbe la sua origine nell’acqua. Devo rilevare che le parole “… Dio disse …” (nel verso 20) non alludono in questo caso all’uso di leggi naturali per creare la vita, come illustrato nel post in cui commentavo il terzo verso, perché rinveniamo l’espressione “bara’”, la quale si riferisce alla creazione della vita e non ai suoi elementi (materia) che furono portati all’esistenza nel primo verso biblico (primo “confine”).
Le parole “Poi Dio disse: "Producano le acque …“ e quelle seguenti “Poi Dio disse: "Produca la terra animali viventi …” ci rivelano quindi che il Creatore usò la materia per creare degli esseri viventi, in sostanza, rese vivente la materia inerte. Di conseguenza non fu un processo evolutivo, ma il frutto della Sua Parola. Lui è l’Onnipotente, e dimostrò all’uomo di poter trarre la vita dalla materia inerte, già migliaia d’anni orsono: Il SIGNORE gli disse: "Che cos'è quello che hai in mano?" Egli rispose: "Un bastone". Il SIGNORE disse: "Gettalo a terra". Egli lo gettò a terra ed esso diventò un serpente; Mosè fuggí davanti a quello (Esodo 4:2,3). Come potete notare, non ci fu alcun processo evolutivo, soltanto un comando e la cosa avvenne. La vita può nascere unicamente da altra vita, e il Creatore lo affermò esplicitamente quando disse: ... "Io sono la via, la verità e la vita; …. (Giovanni 14:6).
Possiamo osservare un’evoluzione soltanto in quel processo mutativo riscontrabile nell’ambito di una stessa specie. Infatti, oltre a questi cambiamenti la scienza non è riuscita a dimostrare altro, quindi, il termine evoluzione trova un riscontro unicamente nei suddetti eventi. Sembra che il testo del Genesi non contrasti per niente con quanto affermato, poiché possiamo leggere: … le acque produssero in abbondanza secondo la loro specie, e ogni volatile secondo la sua specie … (Genesi 1:21) - Dio fece gli animali selvatici della terra secondo le loro specie, il bestiame secondo le sue specie e tutti i rettili della terra secondo le loro specie … (Genesi 1:25). Le parole “secondo le loro specie” paiono indicare l’impossibilità del “salto” di specie (mutazione) senza però escludere un’evoluzione nell’ambito della stessa specie. L’evoluzione all’interno della stessa specie è stata definita come microevoluzione, anche se nel mondo accademico è nato un dibattito per evidenziare che i meccanismi sono i medesimi di quelli descritti in ambito macroevoluzionistico. L’unica differenza, affermano, consiste nei periodi molto più estesi e, quindi, è poco corretto fare una distinzione tra micro e macroevoluzione. Nonostante quest’obbiezione, la scienza non è riuscita a dimostrare empiricamente una relazione tra i due concetti.
Spero che questo post abbia contribuito a farvi comprendere che non c’è spazio per il caso nel definire l’origine della vita, poiché: Tutte queste cose le ha fatte la mia mano, e cosí sono tutte venute all'esistenza", dice il SIGNORE. "Ecco su chi io poserò lo sguardo: su colui che è umile, che ha lo spirito afflitto e trema alla mia parola (Isaia 66:2). E se qualcuno si è smarrito nella ricerca dell’origine della vita, deve tornare alla parola di Dio: fissando lo sguardo su Gesú, colui che crea la fede e la rende perfetta. Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l'infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio (Ebrei 12:2).

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