venerdì 22 aprile 2011

Un Presidente del Consiglio dei Ministri che mi ricorda Erode Antipa, Erode Agrippa e il coraggio di Giovanni il Battista.

Il SIGNORE è lento all'ira e grande in bontà; egli perdona l'iniquità e il peccato, ma non lascia impunito il colpevole e punisce l'iniquità dei padri sui figli, fino alla terza e alla quarta generazione (Numeri 14:18).
Sono riuscito a postare quest’articolo prima d’eseguire la manutenzione dell’hardware. Dal titolo qualcuno potrebbe pensare che oggi ci occuperemo di politica, e molti sono convinti che un credente non se ne debba occupare. Non divergo da questa convinzione, almeno fino a un certo punto, ossia finché non si calpestano i principi della Parola di Dio. Il Vangelo riporta un esempio in merito, e leggendolo noteremo che Giovanni il Battista non esitò a riprendere Erode Antipa per la sua condotta immorale. Infatti, la moglie Erodiada era sua cognata, poiché moglie di suo fratello Filippo. La Torah proibiva tali unioni, pertanto, all’epoca quest’adulterio generò molto scandalo: Non scoprirai la nudità della moglie di tuo fratello: è la nudità di tuo fratello (Levitico 18:16). Giovanni fu l’unico che osò rinfacciare a Erode la sua condotta immorale, suscitando le ire di Erodiada.
In una delle sue feste Erode Antipa promise a Salomè di donarle tutto quello che desiderava. Salomè, figlia di Erodiada, chiese in un piatto, incitata da sua madre, la testa di Giovanni Battista: Infatti, Erode aveva soggezione di Giovanni, sapendo che era uomo giusto e santo, e lo proteggeva; dopo averlo udito era molto perplesso, e l'ascoltava volentieri. Ma venne un giorno opportuno quando Erode, al suo compleanno, fece un convito ai grandi della sua corte, agli ufficiali e ai notabili della Galilea. La figlia della stessa Erodiada entrò e ballò, e piacque a Erode e ai commensali. Il re disse alla ragazza: "Chiedimi quello che vuoi e te lo darò". E le giurò: "Ti darò quel che mi chiederai; fino alla metà del mio regno". Costei, uscita, domandò a sua madre: "Che chiederò?" La madre disse: "La testa di Giovanni il battista". E, ritornata in fretta dal re, gli fece questa richiesta: "Voglio che sul momento tu mi dia, su un piatto, la testa di Giovanni il battista". Il re ne fu molto rattristato; ma, a motivo dei giuramenti fatti e dei commensali, non volle dirle di no; e mandò subito una guardia con l'ordine di portargli la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò nella prigione e portò la testa su un piatto; la diede alla ragazza e la ragazza la diede a sua madre (Matteo 6:20-28). Nonostante Erode ne fu rattristato, dato che considerava Giovanni uomo giusto e santo, non esitò a esaudire la richiesta di Salomè. In questo comportamento possiamo riconosce tutta l’ipocrisia di un uomo egoista dedito alla lussuria e agli sfarzi di palazzo. Anche Cristo non risparmiò una dura parola a Erode Antipa evidenziando così tutta la sua ipocrisia: In quello stesso momento vennero alcuni farisei a dirgli: "Parti, e vattene di qui, perché Erode vuol farti morire". Ed egli disse loro: "Andate a dire a quella volpe: Ecco, io scaccio i demòni, compio guarigioni oggi e domani, e il terzo giorno avrò terminato. Ma bisogna che io cammini oggi, domani e dopodomani, perché non può essere che un profeta muoia fuori di Gerusalemme (Luca 13:31-33). Gesù non risparmiò parole dure per descrivere il carattere d’Erode, difatti, utilizzo l’appellativo “volpe” per evidenziare l’astuzia e la crudeltà di un uomo dissoluto. Tuttavia, il Creatore dell’universo non lo degnò nemmeno di una parola quando dovette subire il suo giudizio. Probabilmente perché Erode Antipa lo riteneva un prestigiatore, infatti, egli sperava di vedergli compiere qualche miracolo: Erode, come vide Gesù, se ne rallegrò grandemente, perché da lungo tempo desiderava vederlo, avendo sentito parlar di lui; e sperava di vedergli fare qualche miracolo. E gli rivolse molte domande, ma Gesù non gli rispose nulla. Or i capi sacerdoti e gli scribi stavan là, accusandolo con veemenza. Ed Erode co' suoi soldati, dopo averlo vilipeso e schernito, lo vestì di un manto splendido, e lo rimandò a Pilato (Luca 23:8-11). L’incontro con Gesù non produsse nulla, anzi, forse Erode non avendo ottenuto alcun riscontro in merito alla sua fama, mostrò soltanto il vero sentimento che lo animò, ossia, il disprezzo per un uomo che credeva volesse soppiantarlo.
Erode Agrippa, nipote di Erode il Grande e successore di Erode Antipa esiliato nel 40 d. C. in Gallia, non fu da meno del suo predecessore. L’estensione del regno corrispondeva a quello di suo nonno Erode il Grande. Anche lui fu un uomo crudele e soprattutto orgoglioso. Cercando il consenso dei Giudei perseguitò gli apostoli, fece decapitare Giacomo il Maggiore e imprigionò Pietro. Raggiunse il potere coltivando l’amicizia con Caligola (futuro imperatore). L’orgoglio di Agrippa raggiunse l’apice quando: Nel giorno fissato, Erode indossò l'abito regale e sedutosi sul trono, tenne loro un pubblico discorso. E il popolo acclamava: "Voce di un dio e non di un uomo!" In quell'istante un angelo del Signore lo colpí, perché non aveva dato la gloria a Dio; e, roso dai vermi, morí (Atti 12:21-23).
Sono trascorsi migliaia d’anni dall’epoca in cui regnarono i descritti personaggi. Naturalmente è cambiata la forma di governo e la società si è culturalmente evoluta. Alcuni caratteri di Erode Antipa e di Agrippa sono ancora a tutt’oggi riscontrabili in molti personaggi politici pur essendo trascorso tanto tempo. Ma perché fare un raffronto dei suddetti personaggi con il Presidente del Consiglio dei Ministri? Beh, lui è attualmente uno dei personaggio più popolari, ma la sua condotta presenta il peccato come se fosse una sciocchezza, pertanto, un credente dovrebbe sentirsi in dovere d’illustrare il pensiero del Creatore. Quello che subito appare nei discorsi del Presidente è innanzitutto l’orgoglio (vedi: …. “Io miglior presidente del Consiglio da 150 anni”). Saranno i libri di storia a dirci se sarà stato il miglior presidente, ma come buon cristiano (almeno questo fu il biglietto da visita con cui si presentò alle elezioni) il Presidente dovrebbe sapere che: Poiché chiunque si innalza sarà abbassato e chi si abbassa sarà innalzato" (Luca 14:11) - Cosí gli ultimi saranno primi e i primi ultimi" (Matteo 20:16) - Il timore del SIGNORE è scuola di saggezza; e l'umiltà precede la gloria (Proverbi 15:33). Da questi versi ogni credente (senza avere una formazione teologica) può comprende che l’orgoglio non dovrebbe trovare spazio in un cristiano. Certo tutti possiamo sbagliare e tutti siamo peccatori, ma trattare il peccato con leggerezza non fa parte di un vero credente. Il Presidente pur ammettendo d’esser un peccatore (vedi: …. “Sono anch’io un peccatore, ma c’è in corso un golpe morale. Contro di me processo degno della Ddr”) va a braccetto con il peccato come se fosse un miscredente. Ma desidero ricordarvi che: …. il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesú, nostro Signore (Romani 6:23). Sarà la magistratura ad accertare se i vizietti del Presidente con le escort corrispondono alla realtà, nonostante ciò voglio rammentarvi un verso dell’epistola ai Corinzi: Fuggite la fornicazione. Ogni altro peccato che l'uomo commetta, è fuori del corpo; ma il fornicatore pecca contro il proprio corpo (I Corinzi 6:18). Riguardo a quel senso di persecuzione, da parte della magistratura, cui spesso allude il Presidente, desidero citare, dato che risiede nella capitale, un passo dell’epistola ai Romani: infatti i magistrati non sono da temere per le opere buone, ma per le cattive. Tu, non vuoi temere l'autorità? Fa' il bene e avrai la sua approvazione, perché il magistrato è un ministro di Dio per il tuo bene; ma se fai il male, temi, perché egli non porta la spada invano; infatti è un ministro di Dio per infliggere una giusta punizione a chi fa il male (Romani 13:3,4). “Per infliggere una giusta punizione a chi fa il male”, altro che tempi di prescrizione. Un vero credente dovrebbe vivere l’accertamento giudiziario con serenità. Purtroppo sembra che il nostro Presidente del Consiglio sia talmente incredulo da inserire in una barzelletta una bestemmia (vedi: Il Cavaliere e la bestemmia) mostrando quindi tutta la sua stoltezza (solo un incredulo riesce a bestemmiare): .... Lo stolto ha detto in cuor suo: "Non c'è Dio". Sono corrotti, fanno cose abominevoli; non c'è nessuno che faccia il bene (Salmi 14:1). Eppure per raggiungere ed eguagliare l’orgoglio di Erode Agrippa, dobbiamo ricordare un’altra barzelletta in cui egli si rappresenta addirittura come il presidente di Dio (vedi: …“Dio è mio vice-presidente”). Agrippa dopo essersi innalzato al posto di Dio morì roso dai vermi, ma questo non è avvenuto per il Presidente, chissà, forse il Creatore era distratto quando raccontò la barzelletta. No, poiché è scritto: Come è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio, cosí anche Cristo, dopo essere stato offerto una volta sola per portare i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza peccato, a coloro che lo aspettano per la loro salvezza (Ebrei 9:27,28). A questo punto il Presidente potrebbe pensare che ancora c’è del tempo, tanto lui vivrà cento e venti anni (vedi: …. sono il mortale più processato, ma vivrò 120 anni). Però, un vero credente conosce le parole di Cristo e sa che la vita non ci appartiene: Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa l'anima tua ti sarà ridomandata; e quello che hai preparato, di chi sarà? (Luca 12:20).
Quest’articolo naturalmente può essere applicato a qualsiasi persona orgogliosa dedita alla dissolutezza, e di persone come il Premier c’è ne sono tante. Ognuno è libero di condurre la vita che vuole. Dio ci ha creati liberi, ma ricordiamoci che tutti risponderemo delle nostre azioni dinanzi al Creatore. In effetti, la cosa che m’indigna profondamente e che coloro i quali dovrebbero difender la fede non hanno censurato con rigore le parole e gli atteggiamenti di un personaggio pubblico che si definisce cristiano. La chiesa (cattolica romana) è stata troppo blanda nel suo giudizio, addirittura il presidente del Pontificio consiglio per la rievangelizzazione dell’Occidente (R. Fisichella) ha rivolto un invito alla cautela (vedi: Osservatore Romano e Avvenire "Da Berlusconi battute offensive"). Dove sono i “Giovanni Battista” che denunciano “non ti è lecito”? Dove è “la voce che grida nel deserto” dell’odierna società invitando al ravvedimento? Chissà, forse oggi la chiesa (cattolica romana) conferisce le indulgenze in modo gratuito a chi riveste le posizioni apicali del potere. Un vero credente è consapevole che il perdono dei peccati si ottiene unicamente col ravvedimento così come predicato innanzitutto dal Battista e ribadito a Pentecoste da san Pietro: Ravvedetevi dunque e convertitevi, perché i vostri peccati siano cancellati (Atti 3:19). Spero avrete capito che questo post non ha nulla di politico ma lo scopo è quello di presentare il peccato per ciò che è, il tutto senza compromessi. Possiamo mascherare i peccati dietro a parole come debolezze, scappatelle, errori o piccolezze. La verità è che l’adulterio è un peccato così come la menzogna o il furto, non ci sono scusanti. L’unico rimedio risiede in Cristo come affermato dal Battista: Il giorno seguente, Giovanni vide Gesú che veniva verso di lui e disse: "Ecco l'Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo! (Giovanni 1:29). A questo punto molti replicheranno con la celebre frase di Cristo: .…"Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei" (Giovanni 8:7). Beh, nulla da ridire ma se continuate a leggere noterete che: …. Gesú le disse: "Neppure io ti condanno; va' e non peccare piú" (Giovanni 8:11). “Non peccare più” questo è ravvedimento, e non l’andare a braccetto con il peccato. Il verso in epigrafe è chiarissimo, Dio non lascerà il colpevole impunito, e se la chiesa (cattolica romana) non ha osato rammentarlo, ho voluto farlo io, anche se ormai queste notizie sono cadute nel dimenticatoio. Spero che tra i lettori ci siano altri “Giovanni Battista” che osino denunciare le immoralità dei potenti, indicandoli (le immoralità) per quello che sono, cioè, peccati.
Dio ci aiuti!

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