lunedì 11 aprile 2011

Evoluzione e Genesi (5).

Per fede comprendiamo che i mondi sono stati formati dalla parola di Dio; cosí le cose che si vedono non sono state tratte da cose apparenti (Ebrei 11:3).


Rieccoci ai post titolati “Evoluzione e Genesi”. Prima di esporvi le odierne argomentazioni, desidero richiamare la vostra attenzione su un evento che oggi ha scosso nuovamente il Giappone. Se ricordate, nell’ultimo post avevo fatto un riferimento a questa notizia. Il terremoto (magnitudo 7.1 sulla scala Richter) di oggi, anche se rientra dal punto di vista scientifico nella normale attività d’assestamento, dovrebbe farci riflettere, perché il dato di fatto è che esattamente dopo un mese s’è verificato un terremoto importante. Certo, in questo mese ne sono capitati altri, anche d'intensità superiori all’odierno, ma che ce ne sia stato uno forte esattamente a un mese di distanza dalla catastrofe, non dovrebbe farci dimenticare che il Creatore è il Signore del tempo e degli eventi, perché è scritto: Due passeri non si vendono per un soldo? Eppure non ne cade uno solo in terra senza il volere del Padre vostro (Matteo 10:29). Ecco questi eventi dovrebbero farci riflettere. Possiamo anche tralasciare quello che Egli vorrebbe comunicarci con la Sua Parla, ma ricordiamoci che Egli parla anche attraverso gli eventi.

Rivolgiamoci ora all’odierno tema, e come avrete capito, il post concernerà gli ultimi tre “confini” descritti nel primo capitolo del Genesi. Nell’ultimo post ho cercato di stimolare la mente affinché comprenda che la vita è il frutto di un atto creativo di Dio. Come ormai sappiamo, il primo capitolo biblico narra oltre che all’origine dell’universo anche l’origine della vita vegetale, animale e infine umana. Leggendo attentamente il testo noteremo che la vita vegetale verdeggiò perché: … Dio disse: "Produca la terra della verdura, dell'erbe che faccian seme e degli alberi fruttiferi che, secondo la loro specie, portino del frutto avente in sé la propria semenza, sulla terra". E così fu. E la terra produsse della verdura, dell'erbe che facevan seme secondo la loro specie, e degli alberi che portavano del frutto avente in sé la propria semenza, secondo la loro specie. E Dio vide che questo era buono (Genesi 1:11,12). È interessante notare che lo scrittore sacro usò un termine ben definito per descrivere l’inizio della vita vegetale. Le traduzioni italiane adoperano il verbo “produrre”. Se invece ci rivolgiamo al testo ebraico, noteremo che il termine richiama un’espressione che è tipica del mondo vegetale, ossia, “verdeggiare”. Possiamo quindi parafrasare che “… Dio disse: la terra verdeggi della verdura dell’erba …”. In effetti, alcune traduzioni bibliche (non italiane) riportano l’espressione “verdeggiare”. È molto bello vedere questa particolarità nel testo, perché possiamo comprendere che la prima primavera fu generata dal Creatore. Inoltre, nell’ultimo post abbiamo considerato che, anche la vita animale ebbe origine da un atto creativo di Dio, evento descritto dal secondo “confine” (creò) rinvenibile nel testo. In sostanza, il verbo creò ci comunica che “le cose che si vedono non sono state tratte da cose apparenti”. Come ricordato nel precedente post, ciò non esclude però che il Creatore abbia lasciato una certa autonomia di sviluppo della vita, nell’ambito della medesima specie.
La vita vegetale venne all’esistenza perché “Dio disse”, mentre quella animale perché “Dio disse e creò”, e infine, quella umana perché “Dio disse, formò (capitolo 2) e creò”. Da questa sintesi possiamo riconoscere che l'origine della vita più complessa comportò un impegno maggiore da parte del Creatore. Penso che il testo voglia proprio comunicare questa particolarità, affinché l’uomo non dimentichi che “le cose che si vedono non sono state tratte da cose apparenti”, nonostante il Creatore abbia attribuito alla vita, una determinata libertà di sviluppo riscontrabile in ambito microevoluzionistico. Come ormai sapete, gli ultimi tre “confini” sono dedicati tutti alla creazione dell’uomo: Poi Dio disse: "Facciamo l'uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza, e abbia dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra". Dio creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina (Genesi 1:26,27). Dio definì ciò che aveva fatto “molto buono” solamente dopo aver creato l’uomo, perché egli è il centro di tutta la creazione: Dio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono. Fu sera, poi fu mattina: sesto giorno (Genesi 1:31). Il Creatore terminò il sesto giorno, e quindi l’intera opera creativa, con le parole “molto buono” per farci comprendere che l’uomo è un essere speciale intorno al quale Dio creò una realtà idonea alla sua esistenza. Purtroppo la società moderna è incline a credere che l’uomo sia il frutto della realtà da cui è circondato. Però, lo scopo del verso ventisei e ventisette del primo capitolo biblico, è quello di comunicare l’opposto, ossia, l’uomo è il frutto di un’opera creativa.
E’ importante comprendere che quest’opera non si limita soltanto alla parte spirituale o materiale dell’essere umano, ma abbraccia l’intera natura dell’uomo. I versi inerenti la creazione dell'uomo comunicano propria questa verità. Ho dedicato alcuni post all’argomento “l’uomo” e di conseguenza non voglio ripetermi, però, è interessante evidenziare alcuni particolari poco diffusi. Come esposto nei post dedicati all’uomo, le parole “Dio creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina” svelano la triplice natura umana. Rinvenire nel testo che “Dio creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio” ci aiuta a comprendere che la parte spirituale dell’uomo ebbe la sua origine con due atti creativi. Due azioni in cui il Creatore creò l’anima e lo spirito, diversamente, perché ripetere per due volte praticamente le stesse parole? Certo, l’anima e lo spirito sono due elementi diversi ma comunque si permeano e completano a vicenda. E’ difficile comprendere dove inizia e finisce l’anima e lo spirito nell’uomo. Se l’uomo fosse soltanto un essere dotato di un unico elemento spirituale, che cosa avrebbe creato il Creatore, vi rammento che il verbo creò (bara’) ci comunica il trarre qualcosa dal nulla, quando nel testo rinveniamo le parole “lo creò a immagine di Dio”? Penso che le suddette parole dimostrano un duplice atto creativo. Il creare all’immagine di Dio non può riferirsi a qualcosa d’antropomorfo poiché Egli è Spirito, e quindi quando nel testo rinveniamo le richiamate parole, possiamo essere certi che il Creatore creò (essendo creati a Sua immagine) ciò che noi conosciamo come l’anima e lo spirito, elementi che costituiscono appunto la parte spirituale dell’uomo. Le parole “li creò maschio e femmina” denotano, invece, la creazione del corpo. Infatti, il riferimento alla distinzione sessuale dell’uomo, indica chiaramente la parte materiale dell’uomo, dato che quella spirituale è asessuata e non richiede una tale classificazione. Tutte le tre citate espressioni includono il vocabolo creò (bara’), verbo il cui significato ormai conosciamo molto bene. Quindi, non credo che per spiegare l’origine dell’uomo questa particolarità lasci molto spazio ad alcune ipotesi avanzate anche in ambito evangelico, come quella in cui l’uomo preistorico è visto come colui il quale fu creato dalla polvere della terra e che in seguito ricevette lo spirito alitato dal Creatore. Di conseguenza non possiamo immaginare l’uomo come un surrogato dell’essere preistorico, il quale sarebbe stato una specie di prototipo in cui Dio alitò lo spirito creando così l’Homo sapiens sapiens. No, il verbo "creò" (confine) esclude una simile interpretazione del testo, e sembra che nel secondo capitolo del Genesi il Creatore abbia descritto il tutto più dettagliatamente affinché comprendessimo pienamente l’origine dell’uomo. Dobbiamo quindi chiederci, in che modo “Dio creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina”? La risposta la rinveniamo appunto nel secondo capitolo del Genesi: Dio il SIGNORE formò l'uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l'uomo divenne un'anima vivente (Genesi 2:7). Dio creò l’uomo formando il corpo dalla polvere della terra, mentre la parte spirituale la creò alitando nelle sue narici (vedi questi post: 1, 2, 3, 4 e 5). Spero sia chiaro che Il Creatore non ebbe bisogno di un prototipo per collaudare l’Homo sapiens sapiens essendo Egli l’Onnipotente e l’Onnisciente. Siamo in conclusione e certamente ci sarebbe moltissimo da dire, anzi, sono stati scritti fiumi di parole e di conseguenza non mi soffermerò ulteriormente a quanto esposto fino ad ora.
Penso che alla fine di questa serie di post dobbiamo rammentare le prime parole del verso in epigrafe, altrimenti si corre il rischio di cadere in una ricerca infinita come esposto in questo articolo, pertanto, “per fede comprendiamo che i mondi sono stati formati dalla parola di Dio; cosí le cose che si vedono non sono state tratte da cose apparenti”. La narrazione biblica della nostra origine è un racconto molto elementare, e questa particolarità non dovrebbe allontanarci dal principio del racconto, ossia, dal Creatore, così come un bambino rimane attaccato al proprio genitore nonostante non comprenda molte cose che egli gli illustra.
Dedicherò all’argomento soltanto un ultimo post, in cui citerò alcune frasi di celebri intellettuali, e se vedrò dell'interesse, spenderò qualche parola in merito ai fossili riallacciandomi al tema delle mutazioni (ma certamente passerà del tempo).
Dio ci benedica!

P. S. Purtroppo l’hardware del blog richiede della manutenzione, quindi passerà qualche settimana prima di rincontrarci.

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