domenica 21 febbraio 2010

L'uomo (1)

Che cos'è l'uomo che tu ne faccia tanto caso, che tu t'interessi a lui, (Giobbe 7:17).

Il verso in epigrafe svela l’argomento cui dedicheremo alcuni post. Infatti, ci occuperemo d’antropologia biblica. Desideravo iniziare questa serie di post alcuni mesi prima, ma sentivo una maggiore urgenza per gli argomenti precedenti, particolare che ha naturalmente posticipato il tutto. Nella fattispecie cercheremo di rispondere alla prima parte del quesito di Giobbe: Che cos'è l'uomo ….?. Una domanda alquanto semplice, ma cui l’uomo moderno può trovare una risposta esaustiva soltanto rivolgendosi alla parola di Dio. Penso sia chiaro che l’incredulo, escludendo la realtà del Creatore, negherà che l’uomo è una Sua creatura, così com’è evidente che un credente attribuisca la propria origine al divino. Pertanto, per un miscredente l’uomo è una macchina biochimica frutto del caso, mentre per i credenti siamo degli esseri creati da Dio o déi. In quest’ultimo termine possiamo inserire anche chi attribuisce la propria origine agli extraterrestri.
Per rispondere all’interrogativo “che cos'è l'uomo ....?” dobbiamo ricorrere all’antropologia biblica poiché quella fisica è insufficiente. Difatti, l’antropologia fisica, rifiutando un creatore, studia l'evoluzione e le caratteristiche fisiche dell’uomo escludendo la parte spirituale. A questo punto gli interessati salteranno dalla sedia replicando che non abbiamo alcun riscontro riguardo all’essenza spirituale dell’uomo. Beh, non potrò mai misurare le caratteristiche dell’anima con un metro o un calibro. Questo non esclude, però, una parte spirituale nell’uomo, infatti, esistono in una persona anche altre qualità che non sono misurabili con degli strumenti, come la stupidità, l’intelligenza, l’odio o l’amore, e nonostante ciò non ne neghiamo la realtà.
Per comprendere la parte spirituale dell’uomo abbiamo bisogno della rivelazione Divina, non possiamo farne a meno se vogliamo rispondere al quesito di cui in premessa. Ma le strade dell’ateo e dell’incredulo si dividono già all’inizio del percorso, la deviazione avviene proprio al principio della nostra realtà. Il credente pone al principio il Creatore, l’ateo, l’incognito seguito dalla casualità. Alla fine della propria esistenza il credente crede d’incontrare il Creatore, l’ateo crede all’epilogo d’ogni cosa e, quindi, al nulla. In questo periodo, tra l’inizio e la fine, si colloca il quesito di cui ci stiamo occupando.
La Bibbia rivela che l’uomo è una creatura di Dio. L’antropologia fisica ricorre invece all’evoluzionismo. Questi post non saranno un confronto tra il creazionismo e l’evoluzionismo, ma come potete leggere nella sidebar, lo scopo è di condurre il lettore alla riflessione.
Le Scritture rivelano che l’uomo fu creato il sesto giorno, ma di quale anno, in che mese e giorno? È impossibile determinare l’anno o il giorno in cui avvennero i fatti della creazione. Il libro del Genesi non offre alcun riferimento a tale quesito, anche se molti si sono cimentati a calcolare una data in cui l’Eterno iniziò l’opera. James Ussher, per esempio, determinò che l’universo fu fondato il 23 ottobre del 4004 a. C.. Nella penultima frase ho scritto “l’Eterno”, affinché prendiamo coscienza che in un periodo in cui non era presente un solo uomo, se non in una “piccola” parte del sesto giorno, e nel quale (primo giorno) Egli creò ciò che noi conosciamo come il tempo, è inutile cercare di datare l’origine di tutte le cose in cui il tempo perde ogni senso alla luce delle parole di Colui che è l’Eterno. Se Egli avesse voluto rivelare il giorno in cui tutto ebbe inizio, avrebbe certamente menzionato un riferimento temporale (vedi Ester 3:7, Nehemia 2:1). Da ciò possiamo comprendere che non è possibile datare la creazione dell’uomo, in quanto quest’evento rientrò nei sei giorni creativi di Dio, così come descritto in questi post (parte 1 e 2).
Ma torniamo all‘argomento, “che cos'è l'uomo?”: Dio creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina (Genesi 1:27). Che cosa significa “lo creò a immagine di Dio”? Significa forse che Dio possiede delle caratteristiche antropomorfe? No, Egli creò l’uomo con una personalità, e soprattutto con la facoltà del libero arbitrio. Dio creò l’uomo perfetto ma non santo, poiché la santità è purezza provata, e questa qualità si acquisisce unicamente se godiamo del libero arbitrio. Un uomo privo di tali qualità sarebbe soltanto un androide, e certamente non un santo. L’unica differenza consisterebbe nella composizione chimica dell’individuo. La nostra chimica, però, è uguale a quella della terra: Dio il SIGNORE formò l'uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l'uomo divenne un'anima vivente (Genesi 2:7).
È sorprendente osservare che il nostro corpo è composto dai medesimi elementi chimici rinvenibili nella polvere della terra, cambia soltanto la proporzione degli elementi, poiché se pesassi 100 kg, 65 kg costituirebbero all’incirca il peso dell’ossigeno, 10 kg quelli dell’idrogeno, 18 kg quelli del carbonio, 3 kg quelli dell’azoto, 2 kg quelli del calcio e 1 kg quello del fosforo. Il rimanente chilogrammo costituirebbe invece il peso degli elementi cosiddetti (anche se in minoranza) essenziali, e cioè, potassio, zolfo, sodio, cloro, magnesio, ferro, manganese, rame, cobalto, zinco, iodio, fluoro, silicio, stagno, vanadio, cromo, selenio, molibdeno. Commercialmente i nostri elementi chimici valgono pochi euro. Eppure: Che cos'è l'uomo che tu ne faccia tanto caso, che tu t'interessi a lui, ….?. Beh siamo degli esseri molto più complessi di quello che la chimica può svelarci. L’incredulo si limita purtroppo a considerare soltanto ciò che è tangibile.
Il verso ventisette del primo capitolo del Genesi, adopera nei testi originali il verbo bara' (nelle traduzioni italiane è tradotto con "creò") per ben tre volte, particolarità che ci svela qualcosa di molto più profondo, dato che si rinviene nella narrazione della creazione soltanto per altre due volte, e nella fattispecie nel primo e nel ventunesimo verso. Questo verbo ci parla di un atto creativo da parte del Creatore in cui trasse qualcosa dal nulla, penso, quindi, che il primo verso biblico narri la creazione della materia, mentre il ventunesimo verso riporti l’origine della vita. Ma perché utilizzarlo per ben tre volte quando si narra la creazione dell’uomo? Semplicemente perché siamo degli esseri trini. Sin dal primo capitolo biblico il Creatore desidera svelarci la nostra triplice natura. Sì, poiché il corpo è soltanto una parte della triplice natura dell’uomo, in cui esso fa da contenitore agli altri due elementi. L’uomo e di conseguenza un’unità composta.
Come riferito, il verso ventisette del primo capitolo biblico recita che “Dio creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio”. Ciò può apparire come la ripetizione del medesimo concetto, perché? Perché è difficile distinguere l’anima dallo spirito e viceversa. Inoltre questi elementi compongono la parte spirituale dell’uomo, e, quindi, rispecchiano l’immagine di Dio, dato che Egli è spirito. Come si giunge a tale conclusione? Notando che le prime due volte questo verbo è adoperato con riferimento all’immagine di Dio, mentre la seconda e ultima volta con riferimento al corpo. Il corpo privo dell’anima e dello spirito non è un essere vivente: Dio il SIGNORE formò l'uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l'uomo divenne un'anima vivente (Genesi 2:7). L’uomo divenne un’anima vivente soltanto dopo che il Creatore soffiò nelle sue narici l’alito vitale. La triplice natura umana può sembrare un po’ ambigua, ma abbiamo l’apostolo Paolo che esplicitamente parlò di quest’aspetto: Or il Dio della pace vi santifichi egli stesso completamente; e l'intero essere vostro, lo spirito, l'anima e il corpo, sia conservato irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesú Cristo (I Tessalonicesi 5:23). Pertanto, il nostro intero essere è composto dallo spirito, dall’anima e dal corpo, non facciamo parte della specie umana se non possediamo questi elementi. Il corpo privo della sua parte spirituale ne determina la morte fisica. Molti cardiochirurghi non riescono a spiegarsi l’insuccesso di alcuni interventi nonostante tecnicamente tutta si sia svolto alla perfezione. Nella fattispecie capita che, in un intervento a cuore aperto, dopo aver eseguito la circolazione extracorporea, il cuore non inizi a battere nonostante gli stimoli elettrici. Che cosa accade in questi casi? La classica spiegazione è che la medicina non è una scienza esatta, e quindi, comprendere pienamente questi casi è in pratica impossibile, di conseguenza le cause potrebbero essere molte. Però la Bibbia insegna che: Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa l'anima tua ti sarà ridomandata; e quello che hai preparato, di chi sarà? (Luca 12:20). Quando il Creatore ridomanda (vedi I Samuele 2:6) ciò che gli appartiene il nostro corpo termina di funzionare, e di conseguenza subentra la morte. In sostanza accade ciò che l’Ecclesiaste affermò: prima che la polvere torni alla terra com'era prima, e lo spirito torni a Dio che l'ha dato (Ecclesiaste 12:9). È per tale motivo che quando il corpo si guasta (ammala) irrimediabilmente, Dio ridomanda l’anima, ossia, il nostro spirito torna sotto la Sua giurisdizione, mentre il corpo privo di vita andrà in decomposizione. Possiamo raffiguralo come un vaso (corpo) che contiene dell’acqua (spirito), nel momento in cui si rompe il vaso, l’acqua si disperde. Il Creatore, però, raccoglie l’acqua (spirito) che Egli aveva versato nel vaso, designandone (a seguito delle nostre scelte) la condizione eterna. Nel momento in cui Egli ridomanda l'anima, il corpo cessa di svolgere la propria funzione, e per tale motivo che avvolte non c’è spiegazione in merito alle cause di morte, anche se sempre e comunque si può osservare un arresto cardiocircolatorio. In effetti, la causa di morte è determinata dalla dipartita dell’anima dal corpo, nel quale sarà riscontrabile una causa fisica, ossia, l’arresto cardiocircolatorio, determinato da qualche trauma o patologia.
Molti desiderano conoscere questo momento e si affannano inesorabilmente onde allontanare questo evento della vita il più lontano possibile ma Cristo affermò che: E chi di voi può con la sua preoccupazione aggiungere un'ora sola alla durata della sua vita? (Luca 12:25). Questo significa che non ricorreremo alle cure mediche vivendo una vita dissoluta affidata alla fatalità? No, chi di noi percorrerebbe una strada conoscendo che terminerà in un burrone alto centinaia di metri? Siamo responsabili del nostro corpo dinanzi a Dio, esso va curato e preservato, contrariamente, ciò, corrisponderebbe a un suicidio, disprezzando il dono della vita.
Dobbiamo precisare che Dio non creò l’uomo con un corpo mortale. Egli era un essere perfetto, non soggetto a deterioramento, ed era talmente perfetto che il Creatore considerò il creato molto buono unicamente dopo aver creato l’uomo. Il peccato produsse la morte perché causò uno sconvolgimento nella natura umana, e soprattutto l’immagine di Dio nell’uomo rimase sbiadita. Infatti, è difficile accettare che siamo costituiti anche da una parte spirituale, la conseguenza del peccato nasconde, deprime e, quindi, occulta l’immagine di Dio in noi.
In conclusione possiamo rispondere al quesito “che cos'è l'uomo ….?”, affermando che l’uomo è una creatura a immagine del Creatore, in quanto trino come Lui e con una parte spirituale, ma dotato anche di un corpo con il quale interagisce nel creato di cui fa parte. Nel prossimo post approfondiremo la parte spirituale dell’uomo, dato che rappresenta la parte meno conosciuta, visibile e accettata, continuando a rispondere al verso in epigrafe.

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