lunedì 5 gennaio 2009

"Fu sera, poi fu mattina:....." (parte 1)

In fisica il tempo è un concetto che è utilizzato per stabilire la contemporaneità, l’ordine di una serie d’eventi o per localizzare un sistema nel tempo. Il tempo fa parte di quella terna di grandezze fondamentali o grandezze primitive (lunghezza, massa, tempo) le quali sono impiegate nella misurazione di un qualsiasi evento fisico, e da cui derivano le cosiddette grandezze derivate (velocità, superficie, densità ecc.). Un esempio: la velocità di un corpo si ricava dividendo le due grandezze primitive tra loro, vale a dire, distanza o lunghezza, diviso il tempo di percorrenza. In fisica non esiste un tempo assoluto da cui derivano tutte le misure di tempo effettuate. Ma l’unità di misura del tempo è identificata tramite la scelta di un campione, che nel nostro sistema di misurazione MKS (metro, chilo, secondo) o CGS è il secondo. Quest’ultimo corrisponde a 1/86’400 del giorno solare medio, che a sua volta è stato ridefinito nel 1967 come la durata di 9'192’631’770 oscillazioni della radiazione emessa, dall’atomo di cesio 133, nella transizione fra i due livelli iperfini del suo stato fondamentale. Per tutti quelli che vivono sulla terra, un giorno equivale a un periodo della durata di circa ventiquattro ore (23 ore 56 minuti e 4,0905 secondi) durante il quale il nostro pianeta compie una rotazione sul proprio asse. Questo periodo è stato definito come giorno solare. Ciò pur essendo esatto per noi, non lo è per il Creatore, e non lo sarebbe nemmeno per tutti coloro che si trovano su un altro pianeta del nostro sistema solare. Prendiamo com’esempio il famoso pianeta Marte, il cosiddetto giorno lì (di 24,6 ore) ha una durata differente dal nostro. Se fossimo dei navigatori spaziali, dovremmo precisare che il giorno si riferisce a quello terrestre, cioè dovremmo dire: è trascorso un giorno terrestre. Inoltre non dimentichiamo che la velocità della terra sul proprio asse è cambiata nel tempo. Alla sua genesi il giorno equivaleva a circa sei ore. Tutto questo dovrebbe già condurci a riflettere.
Riguardo all’argomento tempo durante la creazione, bisogna mettere in luce un particolare che si rinviene alla fine della descrizione d’ogni giorno. Notiamo che all’epilogo d’ogni periodo creativo, il Creatore gli assegna una cifra, attribuendogli i numeri della settimana in ordine crescente. Al lettore ciò potrebbe apparire come l’esposizione di un periodo di tempo. Sono convinto che se Dio desiderasse esprimere il decorso temporale dei citati periodi, avrebbe usato delle parole diverse, poiché i termini ”Fu sera, poi fu mattina: primo giorno”, non descrivono il decorso temporale dell’esposto spazio di tempo. Credo di conseguenza che Egli avrebbe adoperato dei vocaboli specifici, per mezzo dei quali se ne comprenderebbe la descrizione temporale, come ad esempio i verbi trascorrere o passare, ossia: “Fu sera, poi fu mattina, e trascorse, si concluse o passò il primo giorno”. Rileviamo, dunque, che la stessa strutturazione del testo non impone una definizione temporale dell’opera.
D’altro canto molti commentatori biblici interpretano tali espressioni mediante il fatto che il giorno ebraico inizia con dodici ore di buio (notte), cioè, il periodo che intercorre tra la sera è il mattino, per concludersi dopo dodici ore di luce (giorno) con l’avvento della sera successiva. Inoltre, per gli studiosi il vocabolo ebraico “yom” (giorno) associato a un numero identifica sempre un giorno di ventiquattro ore. Nulla da ridire riguardo a questi fatti. Ritengo però che ci sia un’ulteriore verità nelle nominate parole. Il periodo che intercorre tra la sera e la mattina, fu definito da Dio stesso come notte, essa ha una durata variabile, la quale dipende dalla latitudine in cui ci troviamo al momento che sopraggiunge.
Ognuno di noi la sera si corica nel proprio letto per addormentarsi e risvegliarsi riposato l’indomani mattina, poiché la notte è stata creata per consentire al nostro fisico di recuperare le forze. Una cosa molto naturale, penseranno alcuni di voi. Non vi stupite, ho pensato anch’io a tutto questo. Ma cosa succede a noi durante le ore notturne? Pensateci un attimo! Il sonno è caratterizzato da incoscienza e mancanza di attività e da un generale rallentamento dei processi metabolici, pertanto, trascorrendo la notte dormendo, non ne percepiamo il susseguirsi del tempo. In pratica, al momento in cui ci svegliamo la mattina, non ci rendiamo conto se sono passati cinque minuti o delle svariate ore dall’atto in cui ci siamo addormentati. Notiamo dalla luce, la quale penetra attraverso le tapparelle della finestra, che è iniziato un altro giorno, ma se la camera in cui dormiamo fosse totalmente al buio, non riusciremmo a capire quanto tempo sarebbe trascorso. Contrariamente, se non riusciamo a dormire durante le ore notturne, il tempo passato insonne, anche dopo alcuni minuti, ci appare come un periodo interminabile. Non ricordiamo nemmeno il momento esatto in cu ici siamo addormentati. E se ci addormentiamo per pochissimi minuti, abbiamo l’impressione reale di non aver chiuso un occhio pur avendo dormito per alcuni istanti.Il Creatore, penso, abbia voluto indicare al lettore, che l’estensione di tempo, in questo caso attinente ai giorni della creazione, siano da Lui stati percepiti come dei periodi che un uomo trascorre durante le ore notturne, in pratica Egli non ebbe percezione del tempo, non essendone vincolato in alcun modo. Ciò spiega il fatto per cui il Creatore delimita la fine d’ogni giorno, o meglio di un periodo, con le parole: ”Fu sera, poi fu mattina”. Penso che Egli abbia narrato nel modo più comprensibile, per la mente umana, la sua percezione di quei periodi. Nel prossimo post illustrerò la fondatezza biblica di quest’interpretazione.

Nessun commento: