Dio, dopo aver parlato anticamente molte volte e in molte maniere ai padri per mezzo dei profeti, in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che egli ha costituito erede di tutte le cose, mediante il quale ha pure creato i mondi.(Ebrei 1:1-2)
Accettando che questa forma d’intelligenza superiore possiede una personalità, dobbiamo dedurre che egli sia nella condizione di comunicare. Forse penserai: “Con me non ha mai comunicato”, o magari, “io non ho mai sentito alcun che”. Eppure uno degli assiomi della comunicazione propone l’impossibilità di non comunicare. Infatti, il silenzio è una forma di comunicazione.
Il fatto che stiamo qui a discutere a proposito della realtà di un creatore, ci pone nella posizione d’uditori. Perché? Poiché osservando il creato, possiamo distinguere un disegno intelligente che reca un messaggio dell’esistenza di un essere superiore. Il messaggio consiste in quel pensiero che sorge nella nostra mente nel momento in cui ci chiediamo: “Non può essere frutto della casualità, ci deve essere qualcosa in più”.
Ecco, questo è il primo messaggio che il creatore ha voluto, trasmettere attraverso la sua opera. Il problema non consiste nel fatto che egli non comunichi, ma sta nel fatto che noi possiamo essere distratti o disinteressati, oppure semplicemente rigettare il suddetto messaggio pur avendolo compreso. Penso che ognuno di noi abbia almeno per una volta percepito un sentimento del genere.
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