mercoledì 30 settembre 2009

Il Logos (Creatore) incarnato ritornerà!

Questa è una verità biblica ben conosciuta da tutti i cristiani. Tale dottrina afferma che Cristo (il Logos incarnato e, quindi, il Creatore) tornerà dal cielo per sconfiggere l’anticristo e instaurare il Suo regno millenario. Inoltre san Paolo attesta che: …. il Signore stesso, con un ordine, con voce d'arcangelo e con la tromba di Dio, scenderà dal cielo, e prima risusciteranno i morti in Cristo; poi noi viventi, che saremo rimasti, verremo rapiti insieme con loro, sulle nuvole, a incontrare il Signore nell'aria; …. (I Tessalonicesi 4:16,17). Quest’ultimo passo ha fato nascere alcune divergenze a proposito del periodo in cui ciò avverrà.
Nella teologia evangelica ci si dibatte se questo momento accadrà per i soli credenti all’inizio dei sette anni di governo dell’anticristo (senza che Egli ritorni all’istante sulla terra) o al suo epilogo in cui i credenti incontreranno il Signore nell’aria per ritornare immediatamente con Lui sulla terra per porre fine al regno dell’anticristo (cioè, il tutto verte sul cosiddetto rapimento pre - tribolazione o post - tribolazione). Sottolineo che queste due vedute non negano o sminuiscono la verità fondamentale del ritorno di Cristo.
La Bibbia è molto chiara in merito a quest’argomento. Il nuovo testamento lo evidenzia più di trecento volte, e l’apostolo Paolo ne parla nelle sue epistole almeno per cinquanta volte. Penso che sia proprio lui a spazzare via ogni dubbio riguardo al quesito di cui ci stiamo occupando.
Nella seconda epistola ai credenti di Tessalonica, i quali credevano che il secondo avvento di Cristo fosse già avvenuto, Paolo chiarì le idee a tutti: Ora, fratelli, circa la venuta del Signore nostro Gesú Cristo e il nostro incontro con lui, vi preghiamo di non lasciarvi cosí presto sconvolgere la mente, né turbare sia da pretese ispirazioni, sia da discorsi, sia da qualche lettera data come nostra, come se il giorno del Signore fosse già presente. Nessuno vi inganni in alcun modo; poiché quel giorno non verrà se prima non sia venuta l'apostasia e non sia stato manifestato l'uomo del peccato, il figlio della perdizione, l'avversario, colui che s'innalza sopra tutto ciò che è chiamato Dio od oggetto di culto; fino al punto da porsi a sedere nel tempio di Dio, mostrando sé stesso e proclamandosi Dio (II Tessalonicesi 2:1-4).
Notiamo dal testo che Paolo elencò alcuni eventi i quali anticiperanno il ritorno di Cristo. Infatti, egli scrisse che quel giorno sarà preceduto dall’apostasia e dalla manifestazione dell’anticristo. In altre parole possiamo affermare che Cristo tornerà soltanto dopo che si saranno realizzati i citati eventi. Perché? Beh, è semplice, Paolo scrisse che non dovevano turbarsi perché il Signore non sarebbe tornato se prima non si fosse manifestata l’apostasia e l’uomo del peccato. Ma perché non dovevano (i Tessalonicesi) turbarsi? Poiché come ripetuto, essi credevano (a seguito delle persecuzioni) che Cristo fosse già tornato, ma essendo che i suddetti eventi non si erano realizzati, potevano essere certi che la promessa era ed è ancora oggi inadempiuta. Nel caso in cui i credenti non dovrebbero assistere all’avvento dell’apostasia e dell’anticristo (come previsto nell’ipotesi del rapimento pre - tribolazione) che senso avrebbe avuto per san Paolo indicare tali eventi come quelli precursori? È chiaro dal contesto che l’apostolo desiderava chiamare all’attenzione il lettore proprio per non cadere nell’errore in cui cascarono i Tessalonicesi funestati dalla persecuzione. Essi erano talmente afflitti che dovette corregger le loro errate convinzioni segnalando pertanto alcuni eventi precursori i quali avrebbero preceduto il ritorno di Cristo. E a ciò si giunge, come abbiamo visto, semplicemente seguendo il ragionamento logico imposto dal testo.
Con questo post non desidero instaurare un dibattito infinito inerente all’argomento in questione, ma attirare l’attenzione del lettore ai suddetti particolari, senza negare con ciò la verità fondamentale del ritorno corporale di Cristo. Questo significa che non dobbiamo prepararci al ritorno di Cristo? No, affatto! Anzi dobbiamo essere più che pronti, poiché ciò significa che il credente dovrà affrontare un periodo di grande tribolazione (vedi libro dell’Apocalisse) in cui la sua fede potrebbe venir meno. Infatti, è semplice affermare d’essere pronti al ritorno di Cristo in un tempo di pace e serenità, ma quanti di noi hanno una fede tale da resistere a ogni avversione? Pertanto, l’appello biblico nei secoli non è cambiato, bensì è rimasto uguale: "……. prepàrati, Israele, a incontrare il tuo Dio!" (Amos 4:12). Quanti di noi sono pronti?

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