lunedì 3 maggio 2010

Matematica matrimoniale!

Perciò l'uomo lascerà il padre e la madre, e si unirà con sua moglie, e i due saranno una sola carne? Cosí non sono piú due, ma una sola carne; quello dunque che Dio ha unito, l'uomo non lo separi". Essi gli dissero: Perché dunque Mosè comandò di scriverle un atto di ripudio e di mandarla via?" Gesú disse loro: "Fu per la durezza dei vostri cuori che Mosè vi permise di mandare via le vostre mogli; ma da principio non era cosí.

In questi giorni un fratello, conosciuto in rete, mi ha confidato che tra pochi giorni si sposerà. La prima cosa che mi è venuta in mente sono state le parole del seguente verso, le quali hanno avuto un impatto così insistente da realizzare l'odierno post: Cosí non sono piú due, ma una sola carne; quello dunque che Dio ha unito, l'uomo non lo separi".
La società propone ormai una mentalità in cui il matrimonio è considerato un’istituzione superflua, dato che nulla (morale o leggi) impedisce a una coppia ad avere dei rapporti sessuali al di fuori del matrimonio e, quindi, dei precetti di Dio. Il Creatore non pensò, però, di far vivere all’uomo l’intimità sessuale al di fuori di quella morale in cui vissero Adamo ed Eva nel giardino d’Eden, poiché ciò condurrà a diversi squilibri che si rifletteranno nella vita della coppia. Questo squilibrio è talmente reale (dinanzi agli occhi di Dio) che lo possiamo rappresentare matematicamente.
Iniziamo, pertanto, ad applicare la matematica al citato verso. Il verso recita "non sono più due", quindi, la somma di uno e uno "ma una sola carne", ossia, uguale a uno. Illustriamo il tutto con dei numeri: 1+1=1. Beh, dato che la matematica non è un’opinione, dobbiamo costatare un errore nell’addizione, poiché la somma corretta degli addendi corrisponde a due e non a uno.
Il Creatore ha sbagliato i conti, potrebbe pensare qualcuno. In effetti, accertata l’apparente contraddizione, dobbiamo rappresentare il problema algebricamente: u+d=1, in cui u e d rappresentano rispettivamente l’uomo e la donna. Per risolvere il problema ci dobbiamo rivolgere al contesto in cui appare questo verso, e che ho riportato in epigrafe. Infatti, Cristo fece un riferimento al principio, e, quindi, leggiamo alcuni versi del secondo capitolo del Genesi: Allora Dio il SIGNORE fece cadere un profondo sonno sull'uomo, che si addormentò; prese una delle costole di lui, e richiuse la carne al posto d'essa. Dio il SIGNORE, con la costola che aveva tolta all'uomo, formò una donna e la condusse all'uomo (Genesi 2:21,22).
Sono state scritte e proferite fiumi di parole in merito alla “costola” che il Creatore avrebbe prelevato da Adamo. Non voglio entrare nel merito, ma desidero semplicemente riportare ciò che molti biblisti pensano riguardo a questo verso. È ormai risaputo che il testo ebraico ci riporta al fatto che il vocabolo “costola” andrebbe tradotto correttamente con il termine “metà”. Pertanto potremmo tradurre: Allora Dio il SIGNORE fece cadere un profondo sonno sull'uomo, che si addormentò; prese una metà di lui, e richiuse la carne al posto d'essa. Dio il SIGNORE, con la metà che aveva tolta all'uomo, formò una donna e la condusse all'uomo (Genesi 2:21,22). Questa realtà è riscontrabile spesso anche nell’espressione rivolta alla propria moglie quando adoperiamo l’appellativo la nostra (dolce) “metà”.
A questo punto possiamo affermare che se prima avevamo due incognite date da u e d, ora siamo in grado di definirle. Infatti, se Eva (donna) è un mezzo (1/2) di Adamo (uomo), possiamo comprendere che Adamo equivale all’altro mezzo (1/2), il tutto può essere ricavato così: u=1-d. Ora rifacciamo i conti di cui in premessa: 0,5 + 0,5 = 1 (u sta per 0,5 come anche d sta per 0,5). Ecco illustrata la soluzione del problema. Nell’espressione difatti esiste un perfetto equilibrio. Ma in tal espressione con che cosa è stata rappresentata l’unione di Dio? Semplicemente con il segno +. Se in una coppia manca l’unione di Dio, non potrà mai esserci un equilibrio dinanzi ai Suoi occhi. Togliete il più dall’espressione e sarete in grado di rilevare l’errore, infatti: ud ≠ 1, ossia, 0,5 moltiplicato per 0,5 equivale a 0,25 (algebricamente ud rappresenta una moltiplicazione tra u e d).
Le molteplici relazioni prematrimoniali o extraconiugali possono essere rappresentate nell’uomo da ud, ud₁d₂ o ud₁d₂d₃ ecc. e nella donna come du, du₁u₂ o du₁u₂u₃ ecc., il risultato sarà comunque sempre disuguale e inferiore a uno (naturalmente il valore numerico da inserire al posto dei simboli sarà 0,5). Se qualcuno pensa che il matrimonio sia superfluo, possiamo matematicamente costatare (secondo il descritto principio) che una relazione al di fuori del matrimonio pone la coppia in disequilibrio dinanzi a Dio. Non si potrà mai giungere a quell’unità cui aveva pensato il Creatore fin dal principio. Potete fare varie prove matematiche, osserverete sempre che la somma sarà inferiore a uno. Certo, questa è soltanto una metafora matematica, ma che illustra anche a un razionale il valore del matrimonio.
Anche le relazioni extraconiugali sono, dinanzi agli occhi di Dio, un peccato che di conseguenza conduce a uno squilibrio nella coppia. Applichiamo nuovamente le descritte regole algebriche, pensando al marito come al colpevole. Abbiamo rappresentato una relazione priva dell’unione (prematrimoniale) di Dio con ud il cui risultato è ≠ 1. Quindi, per rappresentare un matrimonio macchiato dall’adulterio, dovremmo riportare i simboli nel seguente modo: ud₂ + d₁ ≠ 1, in cui d₂raffigura l’amante e ud₂indica l’uomo adultero unito illecitamente all’amante, mentre d₁simboleggia la moglie. Ora verifichiamo il tutto inserendo i valori numerici: 0,5 x 0,5 + 0,5 = 0,75. Notiamo dal risultato (≠ 1) che un matrimonio macchiato dall’adulterio entrerà subito in disequilibrio. Infatti, la formula mostra molto bene che, non si raggiungerà mai l’unità (raffigurata dall’uno) pensata dal Creatore, e se qualcuno voleva una rappresentazione razionale in merito, credo che l’odierno post l’abbia fornito (anche se simbolicamente). Credo sia chiaro che l’unione tra un uomo e una donna (cioè tra u e d) deve essere sempre suggellata dal Creatore (espressa nei descritti esempi dal simbolo +) altrimenti non potrà esserci quell’unità (indicata dal numero 1) istituita da Lui nel giardino d’Eden. Giardino in cui il Creatore prelevò una metà dell’uomo per ricongiungerla a lui, nella forma di una donna, la quale riempirà la parte mancante nell’uomo.
In conclusione è interessante notare che ogni relazione illecita non fa altro che allontanarci sempre più da quell’unità pensata da Dio. Facciamo due esempi tra coniugi adulteri: ud + du ≠ 1 - (0,5 x 0,5) + (0,5 x 0,5) = 0,5 - i coniugi adulteri avranno dimezzato la loro unità; ud₁d₂ + du₁u₂ ≠ 1 - (0,5 x 0,5 x 0,5) + (0,5 x 0,5 x 0,5) = 0,25 - in un rapporto in cui entrambi i coniugi commettono due adulteri, rimarrà soltanto un quarto dell’unità. Naturalmente questi esempi si prefiggono di mostrare soltanto l’indebolimento di una relazione macchiata da molteplici adulteri, e, di conseguenza, non indicano altro all’infuori di questo.
Come potete notare, anche la matematica espone ciò che alcuni non vogliono riconoscere, pertanto, termino ricordando che: Il matrimonio sia tenuto in onore da tutti e il letto coniugale non sia macchiato da infedeltà; poiché Dio giudicherà i fornicatori e gli adúlteri (Ebrei 13:4). E se qualcuno s’è macchiato di questi peccati, introducendo squilibrio nella propria vita di coppia, deve rivolgersi esclusivamente a Colui che è l’unico in grado di cancellare l’elemento estraneo (frutto del peccato) rappresentato nelle descritte “formule”, poiché: Io, io, sono colui che per amor di me stesso cancello le tue trasgressioni e non mi ricorderò piú dei tuoi peccati (Isaia 43:25).
A Dio sia la gloria, nei secoli dei secoli, per una così grande grazia!

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