Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna (Giovanni 3:16).
L’attuale catastrofe economica che stiamo vivendo, e il cui epilogo è tutt’altro che vicino, affonda le proprie radici in un sentimento coperto spesso dall’ipocrisia. Dal titolo avrete capito che mi riferisco all’egoismo. L’attuale crisi è frutto dell’egoismo umano. E sicuramente questo periodo di crisi si acuirà, così come rammentato in questo post (per informazioni economiche vedi qui).
Purtroppo è dolente osservare che l’uomo più si trova in difficoltà e maggiormente l’egoismo trova spazio. Il noto detto “chi pensa per sé pensa per tre” ha un riscontro proprio nei momenti di crisi. In quei periodi l’istinto di sopravvivenza trova vigore nell’egoismo, sentimento opposto a quello del nostro Creatore. Il verso in epigrafe svela ciò che è l’opposto dell’egoismo, cioè, l’altruismo. Con egoismo s’intende l’amore per se stesso, le proprie esigenze e cose, senza alcun riguardo per il prossimo. Comprendiamo dal verso del Vangelo secondo Giovanni che il Creatore possiede un sentimento opposto a tale attitudine.
Se vogliamo un esempio d’egoismo, dobbiamo semplicemente osservare la politica italiana. In un paese che si definisce cristiano e in cui ha sede una delle più grandi organizzazioni religiose, è immorale che qualsiasi opera o fornitura pubblica sia determinata dal regalo che il politico o il funzionario riceverà dal fornitore. Sono decenni ormai che questa mentalità domina l’Italia e che ha prodotto il malessere economico cui assistiamo oggi.
L’uomo non è un essere altruista ma egoista. L’avarizia è un aspetto dell’egoismo. Le traduzioni italiane riservano soltanto un verso in cui appare il vocabolo “egoisti”: perché gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, irreligiosi, (II Timoteo 3:2). Diodati traduce il medesimo verso, riportando: Perciocchè gli uomini saranno amatori di loro stessi, avari, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, disubbidienti a padri e madri, ingrati, scellerati; (II Timoteo 3:2).
Saranno amatori di loro stessi, parole che svelano la natura dell’egoista. Egli ama unicamente la propria persona, e quindi le sue azioni saranno rivolte soltanto al proprio benessere, disinteressandosi di conseguenza del prossimo. Chi si definisce cristiano dovrebbe aborrire un tale comportamento, infatti, Cristo insegnò l’opposto: Il secondo è questo: Ama il tuo prossimo come te stesso. Non c'è nessun altro comandamento maggiore di questi" (Marco 12:31). Ma l’uomo ama soltanto se stesso, incurante del prossimo. Belle parole mascherano spesso la vera natura dell’egoismo umano, in cui i fatti non avranno alcun riscontro a quanto proferito. Quest’atteggiamento, ormai dilagante nella società, ha prodotto e produrrà disastri. Non può esserci benessere se l’uomo pensa a se stesso.
Il verso in epigrafe mostra invece un atto altruista, un atto d’amore così profondo nei confronti della propria creatura da donare perfino la vita. Cristo (il Logos) donò la vita dopo essersi incarnato, e nel compiere quest’opera rinunciò alla gloria celeste. L’Onnipotente subì ogni umiliazione. Il Creatore della vita offrì la propria senza indugio. Il Re dei re, unico uomo giusto che calpestò la terra, fu ucciso tra i malfattori. Dio mostrò così l’altruismo, in opposizione a tutto l’egoismo umano. Difatti, che cosa c’è di più generoso se non di offrire la propria vita per quella altrui? L’uomo invece e del pensiero opposto, cioè, "mors tua vita mea" (la tua morte è la mia vita). Paradossalmente Cristo offrì se stesso affinché l’uomo abbia accesso alla vita eterna. Egli fu la vittima del pensiero comune (mors tua vita mea) dell’epoca romana, nonostante avesse tutto il diritto del vincitore. Certamente la morte degli uomini non avrebbe donato a Cristo la vita, essendo Lui la vita, ma la nostra sorte sarebbe stata sicuramente inevitabile.
Purtroppo l’uomo continua a coltivare incurantemente il proprio egoismo. All’uomo tutto sembra scontato, credendo di poter opprimere, a seguito del proprio egoismo, i più deboli. Egli persevera nel pensare al proprio tornaconto. Il prossimo è visto soltanto come un oggetto da sfruttare per raggiungere i propri scopi. Pertanto è evidente che la carità non ha posto in un tale atteggiamento. Dio invece mostra la grandezza del proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi (Romani 5:8). Questo è altruismo, sentimento che si pone all’opposto dell’egoismo. E oggi il Creatore ci chiede: tu da che parte stai? Forse qualcuno mostra un’immagine in cui l’egoismo rimane coperto, in quanto nel suo intimo continua a pensarla come quel ricco protagonista di una parabola di Cristo: …… "La campagna di un uomo ricco fruttò abbondantemente; egli ragionava cosí, fra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Questo farò: demolirò i miei granai, ne costruirò altri piú grandi, vi raccoglierò tutto il mio grano e i miei beni, e dirò all'anima mia: "Anima, tu hai molti beni ammassati per molti anni; ripòsati, mangia, bevi, divèrtiti". Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa l'anima tua ti sarà ridomandata; e quello che hai preparato, di chi sarà? (Luca 12:16-20).
L’egoista (e, quindi, l’avaro) è incline ad accumulare, gli è difficile rinunciare a ciò che ha acquisito distribuendolo al prossimo, poiché è profondamente attaccato ai suoi beni: Gesú, udito questo, gli disse: "Una cosa ti manca ancora: vendi tutto quello che hai, e distribuiscilo ai poveri, e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi" (Luca 18:22). L’egoista è un avaro che non riesce a separarsi dai propri averi, e chi si rifugia in questo pensiero, diverrà vittima del suo stesso egoismo, rileggiamo l’ultimo verso del citato passo di san Luca: Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa l'anima tua ti sarà ridomandata; e quello che hai preparato, di chi sarà? (Luca 16:20). Questa è l’epilogo dell’egoista. Egli vuole tutto, ma alla fine si ritroverà separato eternamente dall’unico bene con un valore eterno.
L’apostolo Paolo scrivendo a Timoteo rammentò che negli ultimi giorni le persone saranno egoisti, amanti del denaro …., ma questa crisi si riferisce agli ultimi tempi descritti da Paolo? Non voglio approfondire l’aspetto escatologico del citato passo (II Timoteo cap. 3). Però è doveroso rammentare che se questa crisi sfocerà in un collasso economico globale, da cui sorgerà un uomo il quale riporterà l’ordine economico introducendo (magari a seguito di qualche attentato terroristico) il controllo fisico degli uomini, potremo riconoscere in ciò i tempi di cui parlò Paolo a Timoteo. Ma quando queste cose cominceranno ad avvenire, rialzatevi, levate il capo, perché la vostra liberazione si avvicina" (Luca 21:28).
Pertanto, non lasciamoci vincere dall’egoismo, poiché la sorte di questi uomini è già segnata, ricerchiamo invece l’altruismo del nostro Creatore. Dio ci benedica!
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