Allora Samuele prese una pietra, la pose tra Mispa e Sen, e la chiamò Eben-Ezer, e disse: "Fin qui il SIGNORE ci ha soccorsi" (I Samuele 7:12).
Spesso capita di sentire che non bisogna guardare al passato, e specialmente all’inizio di un anno nuovo si guarda al futuro sperando in uno migliore. Il tempo trascorre a ritmo sempre maggiore in cui è facile non rendersi conto che s’invecchia. Alcuni invece desiderano ardentemente dimenticare il proprio passato travagliato per dedicarsi totalmente al raggiungimento del benessere. Il verso in epigrafe ci dice, però, che Samuele guardò al futuro considerando il passato. Forse da una prima lettura non è facile riconoscere nel passo quest’ultima affermazione, perché non si conoscono molto bene gli eventi storici antecedenti alle parole di Samuele. Il popolo ebraico, infatti, visse fino a quell’epoca in un periodo d’anarchia, tutti facevano ciò che credevano meglio, senza alcun riguardo ai precetti divini, cadendo così nelle scorrerie e conquiste dei popoli vicini, subendone, quindi, i soprusi. In quei momenti essi si ricordavano di Dio, pentendosi dei propri misfatti gridavano a Lui. Sì, perché conoscevano benissimo le promesse di Dio: Ora, se tu ubbidisci diligentemente alla voce del SIGNORE tuo Dio, avendo cura di mettere in pratica tutti i suoi comandamenti che oggi ti do, il SIGNORE, il tuo Dio, ti metterà al di sopra di tutte le nazioni della terra; e tutte queste benedizioni verranno su di te e si compiranno per te, se darai ascolto alla voce del SIGNORE tuo Dio: Sarai benedetto nella città e sarai benedetto nella campagna (Deuteronomio 28:1-3). Anche in quell'occasione le parole di Samuele scaturirono in seguito ad una delle molteplici liberazioni di Dio, così come avvenne nel passato. Egli desiderava porre l’accento sul fatto che quell’aiuto, e tutti quelli antecedenti, trovavano un riscontro in Colui che creò il mondo e li aveva tratti dall’Egitto. Di conseguenza quelle parole miravano a confidare (in futuro) nell’aiuto di Colui che fece una promessa nel passato e la quale fu sempre mantenuta. Pertanto, l’esortazione odierna (per il nuovo anno) è di confidare in Colui il quale ci ha soccorsi nel passato.
Le ansie per il futuro sono tante, ma non lasciamoci abbattere dalle circostanze. Guardiamo al passato riconoscendo che la pietra del soccorso (Eben-Ezer significa proprio questo) è la medesima che all’epoca di Samuele non si era ancora incarnata. Difatti, Cristo s’incarnò un millennio dopo, realizzando ciò che quella pietra, posta da Samuele, rappresentò. La Parola, cui gli ebrei dovevano ubbidire, s’incarnò affinché chiunque credesse in Lui ricevesse il soccorso di cui ebbe, ha o avrà bisogno. Non dimentichiamo nel 2010 ciò che Cristo realizzò nel passato. Egli è il nostro soccorso in ogni tempo: Confida in lui in ogni tempo, o popolo; apri il tuo cuore in sua presenza; Dio è il nostro rifugio (Salmo 62:8). Chi o cosa è per te la pietra del soccorso? Sono forse gli amici, la cultura, il denaro, il potere o semplicemente le tue capacità? Aiutati che Dio ti aiuta, potrebbe pensare qualcuno. Ma se oggi non credi nell’opera che Cristo compì, non potrai mai sperimentare nel futuro ciò che Egli fece per te nel passato. Auspico a tutti un 2010 ricco di benedizioni divine!
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