Il piú piccolo diventerà un migliaio; il minimo, una nazione potente. Io, il SIGNORE, affretterò le cose a suo tempo" (Isaia 60:22).
Mi ero ripromesso, dopo aver pubblicato questo post, di riprendere l’argomento in un periodo successivo. Ma la catastrofe abbattutasi su Haiti m’impone di non ritardare le odierne considerazioni, perché sicuramente il dramma innescherà molti dubbi e perplessità inerente a Dio. Infatti, molte persone incredule, ma anche credenti, si chiederanno come può un Dio onnipotente, onnisciente, onnipresente e soprattutto pieno d’amore, permetter una catastrofe di queste proporzioni. E la prima argomentazione di molti miscredenti è proprio quella di rifiutare un creatore che permette, definendosi padre di tutte le creature e oltretutto dio d’amore, l’avvenimento di simili cataclismi. Il tutto poi è reso ancora più crudele dal coinvolgimento di milioni di bambini. Pertanto, come può il Creatore consentire una tragedia di questo genere? Come può Dio sopportare il coinvolgimento di persone innocenti, adulti e bambini, e magari buoni in ogni senso? È così che Egli tiene il tempo e gli eventi sotto la propria giurisdizione? Non c’è spazio ber un dio di questo genere, aggiungeranno in molti.
Beh, noi dobbiamo considerare questa tragedia non da un’ottica umana ma dal punto di vista di Dio. Il Signore ci ha donato la Sua parola (Bibbia) affinché prendessimo coscienza del nostro stato, origine e fine. La Bibbia ci rivela che siamo degli esseri immortali: prima che la polvere torni alla terra com'era prima, e lo spirito torni a Dio che l'ha dato (Ecclesiaste 12:9). Di conseguenza comprendiamo che la vita non si limita alla realtà materiale. Il primo errore che l’uomo commette nel considerare questi fatti tragici è proprio quello di considerare la vita come qualcosa di ben definito e limitato. La vita fisica è sì limitata nel tempo, ma oltre a questo periodo c’è l’eternità. Nel terremoto di Haiti, sono deceduti decine o centinaia di migliaia di persone, e, quindi, per ognuno di essi (come per ogni trapassato) è giunta l’ora del giudizio, non il giudizio finale o universale, ma nel senso che con la morte non potranno più cambiare la propria sorte eterna: …. è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola, dopo di che viene il giudizio, (Ebrei 9:27). Possiamo crederci o no, questa è una delle realtà che il Signore ci rivela mediante la Sua parola.
La società versa purtroppo in uno stato molto degradato, e Haiti non ne era certamente esclusa. La sofferenza, e non soltanto quella fisica, dilaga irrimediabilmente, e per tanti la morte può essere considerata un sollievo. Sì, perché per gli increduli con la morte giunge (secondo la convinzione ateista) la fine di ogni cosa e quindi anche della sofferenza, mentre per i credenti rappresenterà l’acceso alla vita eterna. Se pensiamo alle piccole vittime, possiamo essere certi che si trovano in luogo migliore di quello che occupavano: Ma Gesú disse: "Lasciate i bambini, non impedite che vengano da me, perché il regno dei cieli è per chi assomiglia a loro" (Matteo 19:14). Tuttavia, possiamo affermare la medesima cosa per le persone in grado di comprendere la differenza tra il bene e il male? No, perché ogni uomo in possesso di questa qualità è responsabile dinanzi a Dio della propria condotta. Di conseguenza la morte pone il credente in uno stato di riposo e felicità eterna, mentre il miscredente (o il credente che vive da incredulo) resterà lontano da Dio in eterno così come aveva scelto e vissuto nella sua vita terrena: Questi se ne andranno a punizione eterna; ma i giusti a vita eterna" (Matteo 25:46). La morte è soltanto un cambiamento di stato in cui si passa dalla realtà materiale in una spirituale (finché non avverrà la risurrezione dei corpi). E per i superstiti di simili tragedie? È sicuramente un dolore enorme assistere alla perdita di un caro, ma il credente troverà consolazione nel sapere che i propri cari si trovano in un luogo migliore. Per i miscredenti la sopravvivenza rappresenterà invece un’altra opportunità, poiché Dio è disposto persino a scuotere la terra pur di risvegliare la coscienza nell’uomo. In effetti, una delle prime reazioni dei sopravissuti è quella di cercare il divino. Purtroppo questo è un effetto di poca durata se non sarà accompagnato dalla ricerca della volontà di Dio nella Sua parola. Per tutti potrà essere comunque un’occasione per riflettere sul ritorno corporale di Cristo, infatti, uno dei segni che Egli enunciò, in merito al Suo ritorno, fu proprio quello dei terremoti: Perché insorgerà nazione contro nazione e regno contro regno; vi saranno terremoti in vari luoghi; vi saranno carestie. Queste cose saranno un principio di dolori (Marco 13:8). Oh, sempre la solita retorica, i terremoti fanno parte della geodinamica del nostro pianeta, nulla di eccezionale, potrebbe pensare qualcuno. È vero che fanno parte della normale evoluzione della terra ma Cristo invitò a guardare a questi particolari per distinguere i tempi: "Dicci, quando avverranno queste cose e quale sarà il segno del tempo in cui tutte queste cose staranno per compiersi?" (Marco 13:4).
A questo punto siamo in grado d'affermare che i terremoti degli ultimi anni possono identificarsi con uno dei segni elencati da Gesù? Penso proprio di sì, anche se la scienza non lo riconosce, perché, in effetti, il National Earthquake Information Center (NEIC) dichiara che il numero dei terremoti di magnitudo 7.0 o maggiori è rimasto in sostanza quasi costante (vedi lista degli ultimi due anni). Nulla da eccepire, ma cosa è accaduto in questi ultimi anni? Proprio ciò che Cristo predisse, anche se non ha molto a che fare con il numero dei terremoti, quanto più con le parole letterali di Gesù. Vediamo cosa riportano i Vangeli. Marco e Matteo ci svelano che Egli predisse terremoti in vari luoghi, ma pure queste parole sono troppo generiche perché siano significativi, e, allora qual è il segno distintivo? San Luca lo rivela, usando la parola greca “megas”, quando riferì che Cristo aggiunse alla parola “terremoti” l’aggettivo ”grande”, e, cioè, che "vi saranno grandi terremoti" (Luca 21:11). È questo il particolare che distingue i terremoti di cui parlò Gesù. Ma grandi in che senso? Beh, grandi nell’intensità, nel numero di morti, nelle conseguenze sociali e nell’impatto mediatico che questi terremoti possono causare. Penso che il terremoto del 26/12/2004 nel sud est asiatico e quello del 12/01/2010 di Haiti rispecchino pienamente le parole proferite da Cristo. Inoltre, trova un riscontro nelle parole di Cristo, altresì il termine “vari luoghi”, essendo che sono avvenuti in parti opposti della terra. Forse queste conclusioni non concordano con le opinioni dei geologi, ma il Signore non parla unicamente a degli scienziati, poiché la Sua parola è rivolta a persone di qualsiasi levatura culturale e non soltanto a una ristretta cerchia d’individui. Dobbiamo oltretutto evidenziare che questi segni rappresentano però soltanto il principio di dolori, perché, in effetti, ciò non descrive ancora la fine. E allora quanto tempo manca all’epilogo? Ne abbiamo accennato in questo post, e non voglio ripetermi riguardo alla posizione del rapimento pre - tribolazione o post - tribolazione. La dottrina fondamentale è che Cristo ritornerà corporalmente per instaurare il Suo regno millenario, quando? Nessuno può definire una data a riguardo, perché Cristo affermò: Quanto a quel giorno e a quell'ora, nessuno li sa, neppure gli angeli del cielo, neppure il Figlio, ma solo il Padre (Marco 13:32). Tuttavia possiamo riconoscere il tempo dai segni che Egli enunciò. Non riusciamo a definire il giorno e l’ora, ma capiamo dalla parola di Dio ciò che distinguerà il tempo della fine. Ci sono molti segni e uno di questi riguarda proprio i terremoti. Forse in futuro avrò modo di parlare di altri segni che caratterizzeranno il tempo della fine. Pensate per esempio all’undici settembre (2001), in seguito a quegli eventi molte cose sono cambiate, che trenta anni fa sembravano impensabili ma che hanno ristretto la libertà personale di tutti, introducendo così il dominio dell’anticristo.
Adesso, finalmente, desidero invece catturare la vostra attenzione sul verso in epigrafe, poiché anche se mancano ancora alcuni segni affinché si manifesti il giorno del Signore, il verso afferma che Egli affretterà le cose a suo tempo. A quali cose si riferisce? Dato che il verso è l’ultimo del capitolo sessanta, in cui è descritto la gloria futura d’Israele durante il millennio, possiamo dedurre che il termine “le cose” si riferisca agli eventi antecedenti a tale periodo. Infatti, il millennio sarà preceduto dal ritorno di Cristo e da tutti quei guai descritti e riportati nella Bibbia (Vangeli e libri profetici). Pertanto, nonostante il ritorno di Cristo può sembrare (relativamente) ancora molto distante, siamo in grado d’affermare che il Signore è Colui il quale tiene nella Sua mano il tempo, tempo in cui regna sugli eventi e dai quali possiamo riconoscere la fine. Infatti, il verso afferma che Egli affretterà (e non le persone) le cose (gli eventi) a suo tempo. Quale tempo? Che cosa significa a suo tempo? Dio ha una concezione del tempo completamente distaccato dal nostro modo di percepirlo. Il termine ”a suo tempo” non definisce una data ma i tempi in cui si verificheranno determinati eventi da cui siamo in grado di riconoscere la fine. Per questo motivo il ritorno di Cristo non sarà per i credenti così inaspettato (pur non conoscendone il giorno e l’ora) come lo sperimenteranno invece gli increduli. Il Creatore, Signore del tempo e degli eventi, condiziona quindi la nostra realtà (degli eventi) affinché ne possiamo distinguere i tempi: Ma egli rispose: "Quando si fa sera, voi dite: Bel tempo, perché il cielo rosseggia! e la mattina dite: Oggi tempesta, perché il cielo rosseggia cupo! L'aspetto del cielo lo sapete dunque discernere, e i segni dei tempi non riuscite a discernerli? (Matteo 16:2-3). È dunque sufficiente riconoscere i segni per capire i tempi in cui viviamo, sapendo che il Signore guida gli eventi che ci proietteranno in quel percorso escatologico descritto nella Bibbia.
Molti ritengono alcuni segni (catastrofi naturali) esposti nella Bibbia come qualcosa di lontano o addirittura molto improbabile. Certo, considerando i tempi geologici tutto ci sembra lontanissimo, ma ricordiamoci che in un giorno può accadere ciò che non è avvenuto in centinaia di migliaia d’anni. Dio guida gli eventi affinché si compiano i tempi, e quando l’orologio divino segna una scadenza, nulla potrà impedirne il compimento, poiché Egli regna sull’universo in cui il tempo contiene gli eventi che ci parlano del Suo ritorno.
In conclusione, in questi giorni di grande dolore, non possiamo definire una data in cui Cristo ritornerà dal cielo, ma siamo consapevoli che Dio tiene il tempo nelle sue mani guidandone gli eventi da cui possiamo riconoscere i tempi. E se qualcuno teme questi disastri, o ne rimanga abbattuto, cerchi aiuto in Colui che è il nostro rifugio: …. Dio è per noi un rifugio e una forza, un aiuto sempre pronto nelle difficoltà. Perciò non temiamo se la terra è sconvolta, se i monti si smuovono in mezzo al mare, se le sue acque rumoreggiano, schiumano e si gonfiano, facendo tremare i monti (Salmi 46:1). Credi nell’opera che Cristo compì nel Suo primo avvento, conoscerai il rifugio di cui parlò il salmista!
P.S. Da Haiti giungono molti appelli d’aiuto da parte di fratelli in Cristo. Aiutiamo il popolo haitiano con ogni mezzo, mostrando così l’amore di Cristo!
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